La lotta al contante è una bieca violazione dei diritti dei cittadini senza che vi sia alcun beneficio collettivo dimostrato o dimostrabile

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La lotta al contante è una bieca violazione dei diritti dei cittadini senza che vi sia alcun beneficio collettivo dimostrato o dimostrabile

La misura del Governo che ha innalzato la soglia del contante ha dato il via ad una polemica ormai trita e ritrita tra i sostenitori della libertà totale dell’uso dello stesso e chi invece ha tra le proprie priorità l’obiettivo della lotta al contante e il sogno di un’economia dove i pagamenti sono smaterializzati e tracciabili sostenendo che questo sarebbe il modo per ridurre l’evasione, il riciclaggio ed il finanziamento del terrorismo.

Non resta che una analisi di entrambi i pensieri per verificare la fondatezza di entrambe le teorie.

Se si va alla ricerca di dati sull’esistenza di una correlazione tra contante ed attività illecita non si arriva oltre un giudizio percettivo basato sulla cosiddetta “congettura dell’idraulico” basata sul seguente assunto: se io pago l’idraulico in contanti e lui non emette la fattura, quella è l’evasione, con buona pace delle evidenze empiriche.

Ebbene, si parta con l’evidenziare come l’OCSE,  in uno studio del 2017 sull’Economia Sommersa, espone le determinanti dell’evasione e nei suggerimenti per il contrasto della stessa non cita né la riduzione né tantomeno l’eliminazione del contante.

Come visto, il futuro del contante veniva ampiamente discusso già prima della pandemia, in relazione al crescente ricorso a strumenti di pagamento digitali. 

La pandemia ha fortemente influito sull’utilizzo del contante, anzitutto per il ridotto impiego come mezzo di pagamento: dall’inizio dello scorso anno, il valore delle banconote in euro affluite alle banche centrali e alle banche commerciali è diminuito di circa il 20-25 per cento.  Secondo una recente indagine dell’Eurosistema, nel 2020 circa il 40 per cento dei cittadini europei ha effettuato pagamenti in contante in proporzione minore rispetto al passato, senza che nessuna flessione sia stata invece registrata in tema di flessione dell’evasione fiscale.

Il tutto confermando quindi quanto già nel Report della Commissione Europea (COM(2018) 483 final) che evidenziava come la correlazione percettiva tra evasione e utilizzo di contanti sia totalmente indimostrata.

Le cause della flessione dei pagamenti in contante sono ben note e spaziano dall’espansione del commercio on-line alle restrizioni volte a contrastare la pandemia, che si sono ripercosse negativamente sulle attività ricreative e culturali e su settori, quali i viaggi e il turismo, caratterizzati da un ampio uso di contante. 

Nonostante la significativa flessione dei pagamenti in contante, fra il marzo del 2020 e lo scorso maggio la domanda di banconote in euro ha registrato un aumento significativo, pari a circa 190 miliardi di euro in termini complessivi e a 550 euro su base pro capite. L’apparente paradosso rappresentato dall’incremento della domanda di banconote e dalla concomitante flessione dei pagamenti in contante può essere spiegato dall’utilizzo del contante come strumento per far fronte all’incertezza generata dalla crisi. Analisi recenti indicano che all’inizio della pandemia i consumatori, specialmente quelli con basso reddito, hanno ridotto gli acquisti di beni e servizi e aumentato le scorte di attività finanziarie liquide. Ciò ha alimentato la domanda di contante, che rappresenta l’attività finanziaria in assoluto più liquida e quindi, per la sua stessa natura, maggiormente adatta a soddisfare la preferenza per la liquidità espressa dai cittadini.

La funzione di riserva di valore ha quindi presumibilmente contribuito a sostenere la domanda di banconote anche in una fase di forte aumento dei pagamenti digitali.

L’emissione di moneta e le funzioni di regolazione monetaria sono di esclusiva competenza della BCE e la a circolazione del contante è libera e prevista dai trattati UE e l’introduzione di controlli sul contante, a fini fiscali, va dimensionata tenendo conto della funzione legale della moneta fisica e deve essere giustificata da comprovate e dimostrate esigenze di contenimento reati come l’evasione fiscale e il riciclaggio, verificando attentamente la disponibilità in generale in tutti gli strati della società di altri mezzi legali per l’estinzione dei debiti pecuniari, a costi comparabili con i pagamenti in contanti.

Le uniche limitazioni al contante ritenute “adeguate” sono quelle previste dalle Direttive Antiriciclaggio (Direttiva (UE) 2015/849) che, pur confermando la vulnerabilità dei pagamenti in contanti di importo elevato al rischio del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, ha tuttavia previsto misure di adeguata verifica della clientela (nel caso di soggetti che commerciano beni) per i pagamenti in contanti di importo pari o superiore a 10.000 euro: quindi non un divieto ma una “tracciatura”.

I lavori e gli studi internazionali evidenziano l’assenza di un rapporto di causalità tra attività illecita ed utilizzo del contante.
La pervicacia narrativa della stragrande parte dei media nostrani continua comunque imperterrita nella sua crociata, infischiandosene di dati, studi e analisi economiche, spacciando un sistema senza contante quale soluzione finale, ma non fornendo in realtà altro che una risposta populista, banale e sbagliata a domande complesse.

Il contante costituisce la garanzia che i cittadini possano esercitare il loro diritto di determinare come immagazzinano ricchezza e come prendono decisioni sulla spesa e sui consumi nell’economia. Anche per questo si può dire che il denaro contante è un bene pubblico, in quanto ad oggi è l’unica forma di pagamento che può essere utilizzata gratuitamente una volta in circolazione e il suo utilizzo non comporta alcun costo per i consumatori ed è  l’unica forma di denaro non controllata da un’entità commerciale privata e il suo trasferimento quale pagamento non genera profitto per alcuna parte. Questo non significa, ovviamente, che non ci siano costi associati al contante, ma che il contante stesso, come mezzo di trasferimento di valore, non ha costi. Nessun terzo guadagna dalla liquidità stessa come mezzo di trasferimento di valore e “l’immediatezza” del contante elimina i modelli di business per gli intermediari, con conseguenti attacchi di quest’ultimi.

La domanda di contante è inoltre alimentata dalle peculiari caratteristiche delle banconote. Essendo prive di costi, le banconote rappresentano talora l’unico modo per garantire l’inclusione finanziaria di ampi strati della popolazione: ad esempio, nell’area dell’euro vi sono 13,5 milioni di adulti privi di un conto bancario, che effettuano quasi esclusivamente pagamenti in contante. Le banconote consentono inoltre a quasi tutte le persone, comprese quelle in età avanzata o con disabilità visive o di altra natura, di verificare l’autenticità del denaro che stanno utilizzando. Il contante svolge un ruolo fondamentale anche nell’educazione finanziaria (in cui l’Italia è davvero molto indietro) in quanto i ragazzi di età inferiore a 15 anni usano banconote e monete per i loro piccoli acquisti quotidiani.

L’evidenza empirica indica che la carenza di contante danneggerebbe sia i commercianti sia i consumatori, soprattutto quelli con basso reddito. Difficoltà emergerebbero in particolare per i segmenti della popolazione, quali gli anziani o le persone con un minore livello di istruzione, che preferiscono il contante ad altri mezzi di pagamento. Secondo analisi recenti, una scarsità di banconote genererebbe per la collettività costi di gran lunga superiori ai benefici che deriverebbero dal possibile contenimento delle attività illecite connesse l’utilizzo di contante. Per dissipare i timori che l’accesso al contante possa agevolare queste attività, l’Eurosistema ha cessato le emissioni delle banconote in euro di taglio più elevato..

Oltre ad essere un bene comune, la carta moneta potrebbe essere altresì definita un’infrastruttura pubblica, in quanto unico mezzo di pagamento tangibile che consente ai cittadini di regolare istantaneamente una transazione in moneta della banca centrale al valore nominale. Al contrario, tutte le forme di pagamento digitali richiedono una terza parte o un intermediario per il pagamento. Lo status di denaro contante come moneta a corso legale garantisce che sia universalmente accettato, ugualmente accessibile e gratuito per i consumatori, rendendolo un bene pubblico importante e un’infrastruttura pubblica. Il contante rimane vitale in un mondo digitale a causa della sua forma fisica e distribuita nelle società come strumento deliberativo per l’attività politica ed economica. Ciò contrasta con gli account digitali da cui, in teoria, le persone potrebbero essere escluse con la semplice pressione di un interruttore. Il denaro contante è l’unica forma di pagamento accessibile a tutti, sempre e indipendentemente dal funzionamento delle infrastrutture.

Il contante rappresenta inoltre lo strumento più indicato per garantire la privacy nei pagamenti, un elemento cui i consumatori attribuiscono una importanza fondamentale ricordando che la società della trasparenza, del “chi non ha niente da nascondere, non ha nulla da temere” (J. Goebbels) è il preludio ad uno Stato totalitario, paternalista e illiberale.

Con l’espansione dell’economia digitale i cittadini nutrono infatti timori crescenti sulla raccolta e sull’utilizzo dei propri dati.

Infine, le banconote in euro rappresentano il segno più tangibile, il simbolo dell’integrazione europea che ha tra i suoi pilastri la moneta unica, appunto. Ed anche i recenti sondaggi tra i cittadini europei riguardanti l’Euro digitale hanno visto una maggioranza dichiararsi favorevole a detta introduzione purché non sia a scapito del contante. Affiancamento, quindi, non sostituzione e men che meno eliminazione. Questo è ciò che vuole la maggioranza dei cittadini europei.

La valuta fisica ha quindi un ruolo cruciale e costante da svolgere nel panorama dei pagamenti in rapida evoluzione, ora e in futuro.

I detrattori dei contanti, di converso, portano esempi virtuosi, anche se devono essere visti nel loro insieme e nel loro svolgimento.
L’esempio principale è la Svezia, che da tempo sta andando verso una società senza contanti: pur tuttavia tale direzione è generata da un fenomeno sociale che viene dal basso, grazie ad infrastrutture funzionanti, regolazione immediata delle transazioni, fiducia nel Governo e nelle Istituzioni.  Tutte cose che in Italia non ci sono. Ad ogni buon conto, il Governo svedese, nel piano di gestione dei disastri (loro lo fanno) suggeriscono alla popolazione di mantenere sempre una scorta di contanti in casa per superare eventuali guasti/attacchi alle reti elettriche o informatiche. La stessa IRS statunitense chiede semplicemente informazioni sui movimenti superiori ai 10.000 dollari, non pensando né di limitare né di vietare transazioni.
Il voler canalizzare l’intera economia in un sistema logoro di potere e di burocrati, in un percorso ad ostacoli, costoso, ridondante, inefficiente e rischioso pare quindi una follia senza né capo né coda.
La lotta al contante, inventando un nemico che non esiste, costituisce solamente una bieca violazione dei diritti dei cittadini, la cui scelta viene menomata senza che vi sia alcun beneficio collettivo dimostrato o dimostrabile .
Il denaro contante, strumento di libertà, di autodeterminazione, baluardo dei diritti civili e contraltare della fiducia nel sistema finanziario, resta l’unico strumento di difesa dell’individuo e di protezione dagli abusi e dai soprusi.

L’economia mondiale è in rapida trasformazione, ma, come garantito dal dott. Fabio Panetta, Membro del Comitato esecutivo della BCE, in occasione della 5a conferenza internazionale sul contante della Deutsche Bundesbank dal titolo “Cash in times of turmoil”

“l’Eurosistema garantirà, anche nell’era digitale, a tutti i cittadini europei un accesso adeguato e privo di costi a forme di moneta sovrana esenti da rischi, rispettose della privacy, che abbiano corso legale e utilizzabili ovunque nell’area dell’euro. Il nostro impegno nell’offerta di moneta sovrana in forma sia fisica sia digitale rafforzerà il ruolo della moneta pubblica nell’area dell’euro, adeguandola alle esigenze dell’era digitale; assicurando al tempo stesso che il contante continui a soddisfare le esigenze dei cittadini europei”.

E non abbiamo motivo di pensare che ci siano politici così miopi da non capire.