Storia dell’idea di Europa: il contributo di Montesquieu e Voltaire

The dance of life, Edward Munch, 1899-1900
The dance of life, Edward Munch, 1899-1900

Indice:

1. Introduzione

2. La visione di Montesquieu

3. L’idea di Voltaire

4. Conclusioni

 

1. Introduzione

L’idea che oggi abbiamo dell’Europa è frutto di un viaggio nei secoli.

È un corpo che mostra due aspetti; la sua diversità rispetto al non europeo, che si trova oltre i suoi confini geografici, politici, storici e culturali, e la sua appartenenza ad una stessa matrice di valori che ne hanno accomunato la storia. È un viaggio in cui l’idea di Europa si genera da un continuo confronto con i diversi attori che nel tempo hanno diviso la scena con il Vecchio Continente. Chiedersi cosa sia l’Europa non porta ad una risposta valida per ogni epoca, cambia lo scenario in cui si sviluppa questa idea: più che di storia di Europa si deve parlare di storia dell’idea di Europa. (Per approfondire: di F. Chabod “Storia dell’idea di Europa”, Editori Laterza 2003; di M. Verga “Storie d’Europa”, Carocci Editore 2004). Il primo confronto con una realtà diversa è con l’Asia, durante le guerre persiane e Alessandro Magno, e già Erodoto e Aristotele affrontano questa tematica.

Al tempo il mondo civilizzato era rappresentato dalla Grecia e si afferma il contrasto tra la realtà ellenica retta dalla libertà e la tirannide asiatica. Gli asiatici appaiono inferiori perché vivono in servitù ai loro padroni, i Greci migliori perché vivono secondo le leggi. Questa differenza, con il proseguire della storia, si connota di ulteriori caratteri, come la contrapposizione romano-barbaro, quella cristiano-pagano, ma un senso morale europeo è ancora lontano.

Un cambiamento si avverte con l’Umanesimo e il Rinascimento; nel periodo di Erasmo da Rotterdam nasce l’Europa dei letterati, con un maggiore senso di unità culturale. Qui è ancora forte la connessione con la religione, vista come paterna rispetto alla cultura; nel periodo dell’Illuminismo questo nesso viene meno, ed è in questo contesto storico che Montesquieu e Voltaire contribuiscono alla storia dell’idea di Europa.

 

2. La visione di Montesquieu

Lo strumento che Montesquieu utilizza per entrare in questo dibattito è quello del genere letterario epistolare, già utilizzato nel ‘500 per esporre le differenze tra Europa e altri continenti. Nell’opera Lettere Persiane del 1721 egli immagina che un persiano in fuga compia un lungo viaggio in Occidente, e la corrispondenza tra questo e i suoi conoscenti genera appunto l’opera.

Qui Montesquieu espone la sua idea di Europa, un corpus civile e politico molto diverso dall’Asia, ed emerge la distinzione che già faceva Machiavelli tra l’Europa associata a molti stati di forma repubblicana, e l’Asia associata a pochi stati, nessuna repubblica e un potere illimitato del sovrano sui sudditi. Il nostro continente è caratterizzato quindi dal regime repubblicano, un governo che si basa sulla limitazione dell’autorità centrale a vantaggio della libertà dei singoli.

Questa era una condizione nuova per l’Asia, schiacciata sempre dal dispotismo. Altra differenza importante era l’amministrazione della giustizia: in Europa pene miti e commisurate al reato commesso, in Asia esagerate e smisurate. Il motivo della libertà, della forma repubblicana e il maggior senso di giustizia fanno propendere per l’Europa; ma non mancano aspetti negativi per il nostro continente, soprattutto nei rapporti internazionali.

Da qui la critica per le continue guerre, per i metodi della conquista, per la ragion di stato teorizzata da Machiavelli: il modo in cui i governanti la applicano è la causa dei mali dell’Europa, cosi come lo è la corruzione, e qui il riferimento è a Luigi XIV e alla classe dell’epoca. Altri tratti distintivi in Europa sono la socievolezza degli uomini e l’intensità delle relazioni sociali, tratti che si contrappongono all’isolamento degli Orientali.

Questa visione contribuirà all’idea degli europei come dotati di un dinamismo, di una passione per il lavoro quasi anticipatrice del capitalismo, e questo approccio favorisce le grandi invenzioni che arricchiscono l’Europa.

In Montesquieu c’è sì infatti l’esaltazione dei benefici portati da queste scoperte, quindi la illuministica esaltazione delle scienze e delle arti, ma anche la critica verso l’uso che ne viene fatto, a fini di conquista e di dominio. In questa epoca quindi all’elemento religioso e culturale si va a sommare quello della cultura scientifica. La civiltà europea è si caratterizzata dalla religione cattolica, ma questa costituisce per Montesquieu un aspetto negativo: la Chiesa cattolica è vista come seminatrice di discordie, e poiché gli uomini di chiesa con la loro avidità accumulano ricchezze, recano danno allo stato, impedendo la circolazione delle merci, l’industria e le arti. Ecco quindi spiegata la critica nelle Lettere Persiane al clero e al fanatismo religioso che frenano la scienza. Il quadro delineato nelle Lettere Persiane può essere ritrovato anche nella sua opera più famosa, lo Spirito delle Leggi (per approfondire: Montesquieu, le “Lettere persiane” e lo “Spirito delle leggi” su library.weschool.com) ma qui si attenua l’anticlericarismo; infatti c’è una rivalutazione del cristianesimo come la religione che meglio si accorda con il governo temperato tipico europeo.

In questa opera appare chiaro il nesso tra molteplicità di stati e libertà: la repubblica, il più alto ideale di libertà, non può che essere di piccola estensione e se si hanno grandi imperi questa sfocia nel dispotismo come accade in Asia, e l’Europa invece è terra di molteplicità di stati e quindi di libertà. Questa connessione è importante anche a fini economici: gli stati dispotici ignorano gli scambi internazionali, mentre gli stati che si basano sulla libertà devono la loro prosperità proprio alla loro attività commerciale.

 

3. L’idea di Voltaire

Anche in Voltaire è presente la polemica contro il fanatismo religioso, accompagnata da una superiorità religiosa e morale dei popoli orientali. Qui il riferimento è alla Cina dove la giustizia e la moralità sono fondamentali, il bene pubblico è il primo dei doveri, e le leggi reprimono meglio i vizi perché sono sempre le stesse, non cambiando continuamente come in Europa. Altra realtà a cui si fa riferimento è l’India, a cui si devono molte invenzioni, l’origine delle arti, e di cui Voltaire ammira l’alto senso morale della religione, che rende gli uomini più miti.

Questa visione della religione è figlia del periodo illuminista, una visione che va a spogliare la religione dei suoi aspetti divini, guardandola solo come composta da norme di vita, etiche e razionali. Dove invece l’Europa supera gli orientali è nelle scienze, in quanto è sì vero che i Cinesi sono stati i primi a dare inizio ai rami del sapere, raggiungendo prima livelli più alti, ma non sono riusciti a progredire, fermandosi sui livelli raggiunti; mentre gli Occidentali sono riusciti prima ad imparare da loro, e poi a perfezionarsi.

E Voltaire indica anche i motivi di questa mancata evoluzione dei saperi in Oriente: il grande rispetto che hanno per le conoscenze e gli antichi metodi tramandati, e il loro linguaggio, alla base di ogni conoscenza. Questa maggiore evoluzione dei saperi caratterizza l’Europa come luogo del progresso, delle lettere e delle arti. Infatti pur essendo comune a Montesquieu la polemica contro l’assolutismo, contro il cattivo uso della politica, Voltaire è più sensibile alla questione culturale che a quella politica. L’Europa è patria di una grande tradizione sia letteraria che artistica che non ha pari per Voltaire, e la prova di questo è la poesia. Nonostante il Vecchio Continente sia sempre colpito da guerre gli uomini sono stati capaci di coltivare le arti, e questo è fondamentale perchè la decadenza delle arti porta alla barbarie.

Voltaire individua quattro età felici in cui le arti sono state perfezionate, e nonostante l’ammirazione espressa per Cina ed India, queste epoche sono tutte in Europa: il periodo da Pericle ad Alessandro Magno, l’età di Cesare e Augusto, il Rinascimento e l’età di Luigi XIV. Queste epoche sistemano l’Occidente al centro della cultura del genere umano; l’Europa di Voltaire è quella unità culturale dove tutte le scienze e le arti sono tra loro connesse. (Per approfondire: “Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni” di Voltaire su questo Link)

 

4. Conclusioni

Montesquieu e Voltaire hanno una diversa idea dell’Europa del loro tempo: nel primo prevale l’elemento politico, con la centralità delle repubbliche; centralità che il secondo non condivide, annotando come anche in Asia ci sono state repubbliche degne di considerazione. Prevalenza in Voltaire ha l’elemento culturale: la sua è un’Europa delle scienze, delle arti, un’unità culturale distinta dal resto. Entrambi condividono l’esaltazione per la vita di società europea, che è alla base della civiltà italiana, della Kultur tedesca, della civilisation francese.

Quella di Montesquieu e Voltaire è la visione illuminista dell’Europa, un corpo che si distingue per una propria tradizione, e delle proprie caratteristiche. A metà del XVIII secolo si affaccia l’idea di nazione, che scalfirà quel senso di unità culturale europea e si genera lo scontro tra individualità nazionale e universalità, perché si teme che la prima sia soffocata dalla seconda; e ciò porta ad un atteggiamento antieuropeo. Termini come popolo e nazionalità catturano l’interesse della cultura politica e storica e la nazione come coscienza, come volontà di essere nazione, rivendica i suoi diritti.

Negli anni successivi l’imperialismo e il nazionalismo spoglieranno l’Europa del suo comune sentire e solo con i Trattati di Roma del 1957, si porranno le basi per una rinascita. Il nostro continente ha attraversato la storia, e sarà ancora protagonista; il valore della diversità tra gli stati è il suo patrimonio di ricchezza culturale. L’astronauta Luca Parmitano ha detto “Mai come nello spazio ti accorgi che i confini non esistono.

Dall’alto l’Europa è un reticolo di luci, collegamenti, i cui confini sono solo dentro le menti delle persone”. Questa è la definizione che noi Europei dovremmo sposare.