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Studi legali virtuali. La nuova frontiera?

Studi legali virtuali. La nuova frontiera?
Studi legali virtuali. La nuova frontiera?

Indice

1. Cosa non è uno studio legale virtuale

2. Cos’è uno studio legale virtuale secondo l’American Bar Association

3. Cos’è il cloud computing

4. Vantaggi del cloud computing

5. Principali rischi del cloud computing e regole di comportamento

6. Consulente virtuale: organizzazione e deontologia

7. Cosa cambia per l’assistito

8. Cosa cambia per la professione forense

Testi normativi

Sitografia

 

1. Cosa non è uno studio legale virtuale

La prima risposta che mi venne fornita da un avvocato alla domanda “tu sai qualcosa degli studi legali virtuali?” fu, “apri il dizionario perché secondo me ti mancano le basi per avere la minima cognizione della carriera che ti stai apprestando a svolgere”. Dopo aver contato fino a dieci, seguii il consiglio convinta che lui, il dizionario, mi avrebbe se non altro spiegato che cosa il mio interlocutore avesse capito della domanda. Fu un’ottima mossa che mi rivelò come questi fosse appena scivolato in uno dei primi e più diffusi equivoci che concorrono a mantenere un atteggiamento di diffidenza nei confronti di questo “nuovo” fenomeno. Il mio dizionario mi ricordava infatti, quasi stupito anch’esso che il mio dito si fosse fermato proprio su quel lemma, che l’avvocato è un “laureato in giurisprudenza abilitato ad assistere una parte in un procedimento legale”. Potrebbe sembrarvi banale, ma ciò che mi stava suggerendo era che l’avvocato è, innanzitutto, una persona. Tranquilli, non vi rubo tempo per dirvi delle ovvietà, resistete ancora un attimo. Il punto è che per molte persone le parole “virtuale” e “telematico” evocano qualcosa di impersonale, come se dietro al nostro schermo ci fosse, nella migliore delle ipotesi, un androide. In realtà, dietro l’architettura tecnologica dello studio legale 2.0, se andiamo a scavare, ci troveremo una persona in carne ed ossa, più precisamente -e non potrebbe essere diversamente- un avvocato.

Mi scuso sin d’ora con i puristi della lingua italiana e, naturalmente, con i giuristi informatici, per l’improprio utilizzo in questo testo della parola “virtuale”. Non vogliatemene per questa auto-concessione linguistica, ma il fatto è semplicemente che mi piace tradurre il termine “virtual law firm” con “studio legale virtuale” anziché con “studio legale telematico” che sarebbe indubbiamente più corretto dal momento che uno studio legale, sebbene questo comunichi tramite mezzi di comunicazione elettronica, esiste nella realtà tangibile. O forse, non tutti voi concordano con questa mia ultima affermazione. Nel tentativo di fare un po’ di chiarezza su questo fenomeno ho rivolto la mia attenzione oltremanica e, soprattutto, oltreoceano. 

2. Cosa è uno studio legale virtuale - secondo l’American Bar Association

L’esercizio della professione forense attraverso sistemi di comunicazione elettronica può assumere diverse forme ma, secondo la definizione data dalla American Bar Association (“ABA”) nell’Elawyering Task Force, l’elemento chiave è l’utilizzo di un portale di accesso sicuro per le comunicazioni tra l’avvocato ed il suo assistito.

“a virtual law firm is characterized by access by the firm’s clients to a password protected and secure web space where both the attorney and client may interact and legal services consumed by the client”

Pertanto, uno studio legale virtuale è tale se ha la capacità di gestire telematicamente ed in modo sicuro il rapporto con il cliente; al contrario, la semplice scelta di utilizzare per le comunicazioni con i propri clienti dei sistemi di comunicazione elettronica non criptati o un’area “contattaci” sul sito che non sia crittografata, non è sufficiente a creare uno studio legale virtuale. Parimenti, non è sufficiente la semplice assenza di un ufficio fisso o l’utilizzo di una segreteria virtuale per poter classificare lo studio legale come virtuale. Ciò detto, è opportuno specificare che gli studi legali virtuali possono assumere la forma completamente dematerializzata oppure possono integrare questa nuova forma a quella di uno studio legale tradizionale di modo da coprire le necessità di una più vasta gamma di clienti. Per scrupolo, si precisa che le linee guida dettate dall’ABA riguardano l’intero svolgimento della professione di avvocato tramite il web, vale a dire, ad esempio, le seguenti attività: collaborazione e comunicazione con i clienti e con gli altri avvocati, produzione di documenti, risoluzione di dispute e interazione con le Corti.

3. Cos’è il cloud computing 

Siccome l’intera filosofia dell’elawyering si basa sull’utilizzo del cloud computing è importante a questo punto capire che cosa questo sia e, soprattutto, come possa essere utilizzato dagli avvocati nello svolgimento della propria attività.

L’essenza del cloud computing è l’utilizzo di un provider remoto di un terzo (il fornitore) per servizi informatici come la memorizzazione di dati e sostituisce l’uso del computer o del server nella sede dell’utente o sotto il suo diretto controllo. Secondo l’Istituto Nazionale US sugli standard tecnologici (NIST), il cloud computing abilita dovunque, convenientemente e immediatamente all’accesso tramite la rete ad un bacino di archivi condivisi consistenti in risorse informatiche, come reti, server, archivi, applicazioni e servizi che possono essere rapidamente messi in relazione ed interconnessi ai service provider.

4. Vantaggi del cloud computing

Gli studi legali, al pari di altri professionisti, hanno diversi motivi che li spingono ad utilizzare il cloud. Tra questi, il primo è sicuramente quello relativo alla riduzione dei costi per l’acquisto di server e software o per dotarsi di risorse umane per la gestione degli stessi. A tale motivazione si affianca quella dell’aumento della flessibilità che l’utilizzo del cloud consente.  Infatti, a differenza dei computer fissi o dei software basati su server locali, le piattaforme basate sul cloud si possono usare da qualsiasi dispositivo abilitato alla connessione internet e con qualsiasi sistema operativo, consentendo all’utente di avere accesso ai file archiviati e gestire le diverse funzionalità in qualunque momento purché vi sia una connessione internet.

Questa tecnologia rende concretamente possibile lavorare a distanza, garantendo non solo un risparmio nelle spese di viaggio e di locazione degli spazi di lavoro, ma facilitando altresì la collaborazione tra studi legali dislocati sul territorio e, soprattutto, il raggiungimento di un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata...

 

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Indice

1. Cosa non è uno studio legale virtuale

2. Cos’è uno studio legale virtuale secondo l’American Bar Association

3. Cos’è il cloud computing

4. Vantaggi del cloud computing

5. Principali rischi del cloud computing e regole di comportamento

6. Consulente virtuale: organizzazione e deontologia

7. Cosa cambia per l’assistito

8. Cosa cambia per la professione forense

Testi normativi

Sitografia

 

1. Cosa non è uno studio legale virtuale

La prima risposta che mi venne fornita da un avvocato alla domanda “tu sai qualcosa degli studi legali virtuali?” fu, “apri il dizionario perché secondo me ti mancano le basi per avere la minima cognizione della carriera che ti stai apprestando a svolgere”. Dopo aver contato fino a dieci, seguii il consiglio convinta che lui, il dizionario, mi avrebbe se non altro spiegato che cosa il mio interlocutore avesse capito della domanda. Fu un’ottima mossa che mi rivelò come questi fosse appena scivolato in uno dei primi e più diffusi equivoci che concorrono a mantenere un atteggiamento di diffidenza nei confronti di questo “nuovo” fenomeno. Il mio dizionario mi ricordava infatti, quasi stupito anch’esso che il mio dito si fosse fermato proprio su quel lemma, che l’avvocato è un “laureato in giurisprudenza abilitato ad assistere una parte in un procedimento legale”. Potrebbe sembrarvi banale, ma ciò che mi stava suggerendo era che l’avvocato è, innanzitutto, una persona. Tranquilli, non vi rubo tempo per dirvi delle ovvietà, resistete ancora un attimo. Il punto è che per molte persone le parole “virtuale” e “telematico” evocano qualcosa di impersonale, come se dietro al nostro schermo ci fosse, nella migliore delle ipotesi, un androide. In realtà, dietro l’architettura tecnologica dello studio legale 2.0, se andiamo a scavare, ci troveremo una persona in carne ed ossa, più precisamente -e non potrebbe essere diversamente- un avvocato.

Mi scuso sin d’ora con i puristi della lingua italiana e, naturalmente, con i giuristi informatici, per l’improprio utilizzo in questo testo della parola “virtuale”. Non vogliatemene per questa auto-concessione linguistica, ma il fatto è semplicemente che mi piace tradurre il termine “virtual law firm” con “studio legale virtuale” anziché con “studio legale telematico” che sarebbe indubbiamente più corretto dal momento che uno studio legale, sebbene questo comunichi tramite mezzi di comunicazione elettronica, esiste nella realtà tangibile. O forse, non tutti voi concordano con questa mia ultima affermazione. Nel tentativo di fare un po’ di chiarezza su questo fenomeno ho rivolto la mia attenzione oltremanica e, soprattutto, oltreoceano. 

2. Cosa è uno studio legale virtuale - secondo l’American Bar Association

L’esercizio della professione forense attraverso sistemi di comunicazione elettronica può assumere diverse forme ma, secondo la definizione data dalla American Bar Association (“ABA”) nell’Elawyering Task Force, l’elemento chiave è l’utilizzo di un portale di accesso sicuro per le comunicazioni tra l’avvocato ed il suo assistito.

“a virtual law firm is characterized by access by the firm’s clients to a password protected and secure web space where both the attorney and client may interact and legal services consumed by the client”

Pertanto, uno studio legale virtuale è tale se ha la capacità di gestire telematicamente ed in modo sicuro il rapporto con il cliente; al contrario, la semplice scelta di utilizzare per le comunicazioni con i propri clienti dei sistemi di comunicazione elettronica non criptati o un’area “contattaci” sul sito che non sia crittografata, non è sufficiente a creare uno studio legale virtuale. Parimenti, non è sufficiente la semplice assenza di un ufficio fisso o l’utilizzo di una segreteria virtuale per poter classificare lo studio legale come virtuale. Ciò detto, è opportuno specificare che gli studi legali virtuali possono assumere la forma completamente dematerializzata oppure possono integrare questa nuova forma a quella di uno studio legale tradizionale di modo da coprire le necessità di una più vasta gamma di clienti. Per scrupolo, si precisa che le linee guida dettate dall’ABA riguardano l’intero svolgimento della professione di avvocato tramite il web, vale a dire, ad esempio, le seguenti attività: collaborazione e comunicazione con i clienti e con gli altri avvocati, produzione di documenti, risoluzione di dispute e interazione con le Corti.

3. Cos’è il cloud computing 

Siccome l’intera filosofia dell’elawyering si basa sull’utilizzo del cloud computing è importante a questo punto capire che cosa questo sia e, soprattutto, come possa essere utilizzato dagli avvocati nello svolgimento della propria attività.

L’essenza del cloud computing è l’utilizzo di un provider remoto di un terzo (il fornitore) per servizi informatici come la memorizzazione di dati e sostituisce l’uso del computer o del server nella sede dell’utente o sotto il suo diretto controllo. Secondo l’Istituto Nazionale US sugli standard tecnologici (NIST), il cloud computing abilita dovunque, convenientemente e immediatamente all’accesso tramite la rete ad un bacino di archivi condivisi consistenti in risorse informatiche, come reti, server, archivi, applicazioni e servizi che possono essere rapidamente messi in relazione ed interconnessi ai service provider.

4. Vantaggi del cloud computing

Gli studi legali, al pari di altri professionisti, hanno diversi motivi che li spingono ad utilizzare il cloud. Tra questi, il primo è sicuramente quello relativo alla riduzione dei costi per l’acquisto di server e software o per dotarsi di risorse umane per la gestione degli stessi. A tale motivazione si affianca quella dell’aumento della flessibilità che l’utilizzo del cloud consente.  Infatti, a differenza dei computer fissi o dei software basati su server locali, le piattaforme basate sul cloud si possono usare da qualsiasi dispositivo abilitato alla connessione internet e con qualsiasi sistema operativo, consentendo all’utente di avere accesso ai file archiviati e gestire le diverse funzionalità in qualunque momento purché vi sia una connessione internet.

Questa tecnologia rende concretamente possibile lavorare a distanza, garantendo non solo un risparmio nelle spese di viaggio e di locazione degli spazi di lavoro, ma facilitando altresì la collaborazione tra studi legali dislocati sul territorio e, soprattutto, il raggiungimento di un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata...

 

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