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“Vesuvio”, “Ascarelli”, “Partenopeo”

Planimetria dello stadio “Partenopeo”, già “Ascarelli”
Planimetria dello stadio “Partenopeo”, già “Ascarelli”

Il 16 febbraio 1930 è inaugurato nel popolare rione Luzzatti, alle spalle della stazione centrale di Napoli, il “Vesuvio”, primo stadio dedicato al calcio professionistico di proprietà dell’Associazione Calcio Napoli. A farsi carico dell’impresa è il primo presidente della squadra, nata nel 1926 dall’Internaples: il Calcio Napoli può così finalmente lasciare il campo militare “Albricci” all’Arenaccia e allenarsi e disputare le gare in un impianto proprio.

Telegramma dell’Alto commissario per la provincia di Napoli al Ministero dell’interno e alla Presidenza del consiglio dei ministri sull’inaugurazione dello stadio “Partenopeo”, 27 maggio 1934
Telegramma dell’Alto commissario per la provincia di Napoli al Ministero dell’interno e alla Presidenza del consiglio dei ministri sull’inaugurazione dello stadio “Partenopeo”, 27 maggio 1934

Come nella storia di ogni club che si rispetti, patron dell’operazione è un ricco industriale, un commerciante di tessuti che risponde al nome di Giorgio Ascarelli. Figlio di Salomone Pacifico e di Bice Foà, denuncia chiaramente nell’onomastica familiare le proprie origini ebraiche. Nel 1930 queste ancora non gli impediscono di sedere tra i potenti della città: sono lontane, infatti, sia l’alleanza dell’Italia con la Germania nazista, sia le leggi razziali con cui il Duce si allineerà alla politica discriminatoria e persecutoria del Terzo Reich.

Si muove abilmente e velocemente, Ascarelli, tanto che nell’ottobre del 1929 la duchessa Teresa di Miranda invoca l’intervento dell’Alto commissario per la provincia di Napoli perché Ascarelli ha occupato parte di un fondo di proprietà della sua famiglia, ha avviato le opere per la costruzione dello stadio senza un preventivo avviso e non ha depositato alcuna somma a titolo di indennità di espropriazione. Nonostante il tono veemente con cui l’Alto commissario censura Ascarelli in una lettera del 14 ottobre, nel febbraio successivo si registra ancora il disappunto della duchessa per la condotta “fuor ogni regola” del commendatore.

Giorgio Ascarelli (1894-1930)
Giorgio Ascarelli (1894-1930)

Un pioniere, Ascarelli, sia nell’attività di impresa, con cui si espande fino in Lombardia, sia nella passione sportiva. Una nota del Commissariato di pubblica sicurezza del quartiere San Ferdinando del novembre 1914, tracciandone un conciso profilo biografico, lo dipinge come “un sovversivo poco fervente, e pare che più che dedicare il suo tempo alla causa socialista lo occupi fra il commercio e gli svaghi”. Le tiepide posizioni socialiste hanno così poco vigore che la Questura cesserà la vigilanza e lo radierà dall’elenco dei sovversivi già nel 1925.

Gli onori tributatigli in vita dalla calorosa tifoseria napoletana per aver regalato alla città e alla squadra un campo da 20.000 posti si tramuteranno in commossa acclamazione allorquando, a pochi giorni dall’inaugurazione del campo, Ascarelli muore per una peritonite: il “Vesuvio” a furor di popolo diventa l’“Ascarelli”.

Tuttavia, quando all’Italia viene assegnata l’organizzazione del Campionato mondiale di calcio del 1934, la storia dello stadio prende una piega inaspettata. L’impianto viene acquistato nel luglio del 1933 da parte del Comune, in seguito alla liquidazione della Società Campo Napoli, ed è pronto un progetto di rifacimento: le gradinate di legno vengono ricostruite in cemento armato, la capienza viene portata da 20.000 a 40.000 posti. Nasce così una struttura avveniristica, che amplia l’originario progetto del “Vesuvio” dell’ingegner Amedeo D’Albora: lo stadio ha ora due tribune coperte per complessivi 3000 posti, una tribuna numerata da 2000 posti, due curve (“popolari”) per complessivi 24000 posti, una tribuna “distinti” da 8000. I lavori sono durati appena sei mesi, ma d’altronde quelli del “Vesuvio” ne erano durati appena uno in più! Lo stadio viene inaugurato il 27 maggio 1934. Nella stessa giornata si gioca la partita degli ottavi di finale Ungheria-Egitto; a distanza di undici giorni, la finale per il 3° posto Germania-Austria. Lo stadio, però, non si chiama più “Ascarelli”. È diventato “Partenopeo”.

Planimetria dello stadio “Partenopeo”, già “Ascarelli”
Planimetria dello stadio “Partenopeo”, già “Ascarelli”

Sulla damnatio memoriae che colpisce la figura di Ascarelli in virtù delle sue origini ebraiche, tanto è stato detto, spesso erroneamente riconducendola alle leggi razziali e all’alleanza con la Germania nazista, con un evidente anacronismo. Certo è che nel 1934 il Campionato del mondo rappresenta una vetrina, un evento politico prima ancora che sportivo. Di conseguenza, il messaggio da veicolare deve essere quello del primato fascista e dell’affermazione dei valori ad esso collegati. Ragioni di opportunità e convenienza portano alla cancellazione del nome dell’ebreo e socialista Ascarelli. Mentre la stampa dell’epoca e l’opinione pubblica non metabolizzano facilmente il cambio del nome dello stadio, a nessun organo dello stato (Prefettura, Questura, Commissariati di pubblica sicurezza) sfugge che il passo è cambiato. Solo il questore, nell’agosto del 1934, inciampa ancora nel nome di “stadio Ascarelli”.

Di lì a quattro anni, la storia corre. Nel servizio d’ordine approntato dalle autorità per la partita Italia-Francia del 4 dicembre 1938 ogni minimo dettaglio è curato perché la manifestazione riesca soprattutto “sotto il profilo politico”. Gli inni suonati sono la “Marsigliese” per la compagine d’Oltralpe, la “Marcia reale d’ordinanza” e “Giovinezza” per l’Italia. Lo stadio “Partenopeo” deve apparire al meglio, emblema del valore e della potenza dell’Impero. Nelle stesse ore, si consuma il dramma degli ebrei italiani: a Napoli, Bianca Ascarelli, sorella di Giorgio, fa istanza di discriminazione rispetto alle leggi razziali, ma vede respinta la sua richiesta perché “appartiene ad un nucleo familiare composto nella quasi totalità da elementi di razza ebraica”. Poco importa se un fratello “a nome Giorgio, deceduto nel marzo 1930”, sia stato “volontario di guerra”. Il nome di Giorgio Ascarelli è ormai opaco persino alle autorità che ne avevano obliterato la memoria obbedendo a ordini superiori: uno fra tanti, uno dei tanti cancellati a colpi di toponomastica.

Il tema quanto mai attuale e spinoso, che va sotto l’anglicismo di cancel culture, per i ciclici corsi e ricorsi storici ora riporta alla ribalta l’affaire Ascarelli. Dal 2017, la Commissione toponomastica, istituita presso il Comune di Napoli, è compulsata per reintitolare l’attuale piazzale Vincenzo Tecchio, antistante lo stadio “San Paolo” (ora “Maradona”), proprio a Giorgio Ascarelli. Gerarca fascista per ebreo socialista, stadio per stadio: uno scambio che reitererebbe, semplicemente cambiando i fattori e il loro ordine, quanto avvenuto nel 1934.

 

Per saperne di più:

Documenti

ASNA, Prefettura di Napoli, Gabinetto, II versamento, fs. 590, f.lo 2

ASNA, Prefettura di Napoli, Gabinetto, II versamento, fs. 552, f.lo 1

ASNA, Questura di Napoli, Gabinetto, Sovversivi radiati, fs. 14, f.lo 208

ASNA, Questura di Napoli, Gabinetto, Disposizioni di massima, fs. 84, f.lo 1779

ASNA, Questura di Napoli, Gabinetto, Cittadini di razza ebraica, fs. 1, f.lo 3

 

Libri

Palmieri Francesco, Chi fu Giorgio Ascarelli, il mecenate ebreo "padre" del Napoli, in AGI Agenzia Italiana, 2018, raggiungibile al link https://www.agi.it/cronaca/ascarelli_napoli_intitola_piazzale-3420634/news/2018-01-27/

Smulevich Adam, Presidenti. Le storie scomode dei fondatori delle squadre di calcio di Casale, Napoli e Roma, Firenze, Giuntina, 2017

Pirozzi Nico, Il Fantasma che sconfisse il Duce, in Carratelli Mimmo-Grassi Antonello-Santoro Gianpaolo Pirozzi Nico, Napoletani. Irripetibili, irriducibili e incorruttibili, Cento Autori, 2013

Enciclopedia Treccani, voce “Ascarelli Giorgio”, raggiungibile al link  https://www.treccani.it/enciclopedia/giorgio-ascarelli/

Nicolini Gianni, La storia del Napoli, Editrice Italiana, Roma, 1967

 

Video

CLICCA QUI per vedere il video dell’Archivio di Stato di Napoli