Autonomia regionale. Sulla necessità di “recuperare” il Parlamento
Autonomia regionale. Sulla necessità di “recuperare” il Parlamento
L'autonomia differenziata è legge. Il vaglio preventivo di costituzionalità è stato superato, non sussistendo manifesti profili di illegittimità: così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rifuggendo dalla possibilità di una promulgazione “con osservazioni”, ha promulgato la normativa, che entrerà in vigore 15 giorni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
I punti critici sono diversi, a partire dalla generazione di nuove disuguaglianze sociali che andranno ad accostarsi a quelle già esistenti (specialmente nell'area meridionale del Paese).
Tuttavia, quel che preoccupa maggiormente la figura del costituzionalista è la totale emarginazione del Parlamento, che sin dai tempi dell’emergenza sanitaria sembra entrato in una condizione di crisi senza precedenti.
La definizione dei livelli essenziali delle prestazioni è affidata ad una Commissione tecnica, i cui componenti sono nominati dal fronte politico. In concreto, la stessa tende ad operare al dì fuori dell'arena parlamentare, senza essere soggetta ad alcun controllo.
Si tende a trascurare che i percorsi per la realizzazione del regionalismo differenziato possano essere diversi e rispondenti alle esigenze di tutti. Nel mese di settembre 2019, nel Governo Conte II, si è tornati ad affrontare il predetto tema annunciando, nello stesso programma, la necessità di “completare il processo di autonomia differenziata”, ove “decisivo e centrale sarà il ruolo del Parlamento, che andrà coinvolto anche preventivamente, non solo nella fase legislativa finale di approvazione”.
Oggi, si rischia invece di rompere l'equilibrio costituzionale tra poteri. Pertanto, l'auspicio è quello di incentrare l’intero percorso sulla base di una produttiva e leale collaborazione tra Parlamento, Governo e Regioni, nell'ottica di un regionalismo cooperativo e non competitivo.