Come correggere l’importo della pensione se è errato

Come correggere l’importo della pensione se è errato
Sbagliare è umano, ma quando l’errore riguarda la pensione può avere conseguenze importanti sul proprio reddito e sul proprio stile di vita. Molti pensionati, infatti, si accorgono troppo tardi che il calcolo dei loro contributi o il procedimento di liquidazione non è stato gestito correttamente, finendo per ricevere un assegno più basso rispetto a quanto realmente spettante.
Cosa fare in questi casi? Vediamolo insieme.
Come scoprire se esistono errori sull’importo della pensione: i primi controlli
Il primo passo per capire se la pensione è stata liquidata correttamente è verificare la documentazione in proprio possesso, come l’estratto conto contributivo disponibile sul portale INPS e le buste paga passate.
Potrebbero emergere inesattezze nei periodi di servizio computati, negli importi dei contributi trasferiti o nel conteggio delle maggiorazioni riconosciute. Anche un rapido confronto tra la cifra versata e quella effettivamente risultante nei calcoli può far scoprire discrepanze.
Se in questo caso ti affidi a professionisti e, ad esempio, chiedi il ricalcolo della pensione con MiaPensione, potrai facilmente dissipare il sospetto che l’assegno pensionistico sia troppo basso. Grazie a un esperto, infatti, sarà possibile ottenere un’analisi dettagliata della carriera lavorativa e una relazione scritta che individua con precisione eventuali errori o omissioni. Avere un documento chiaro e ben motivato è molto importante per avviare la procedura di correzione con l’ente previdenziale.
Come correggere l’importo della pensione se è errato: ricostituzione, supplemento o ricorso
Esistono tre procedure per la correzione, una volta accertate le irregolarità:
- Ricostituzione della pensione: è l’operazione con cui l’INPS ricalcola l’assegno già liquidato alla luce di nuovi contributi accreditati o di ulteriori documenti presentati dal pensionato. Può accadere, ad esempio, di vedersi riconosciuti contributi figurativi (legati al servizio militare o a periodi di malattia), o di correggere errori nei periodi di lavoro effettivamente svolti (ma non riguarda i contributi versati dopo il pensionamento);
- Supplemento di pensione: se si continua a versare contributi dopo essere andati in pensione, si ha la possibilità di chiedere un supplemento. Questo si verifica quando, a seguito di una nuova attività lavorativa, si accumulano versamenti aggiuntivi che vanno a incrementare la rendita in essere;
- Ricorso o istanza di autotutela: nel caso in cui l’INPS rigetti l’aggiornamento o non risponda entro i termini previsti (normalmente 90 giorni), si può valutare di proporre un ricorso amministrativo. Se anche questa via non porta a una soluzione, resta l’opzione di ricorrere all’Autorità giudiziaria per vedere riconosciuti i propri diritti.
Quando intervenire e perché farsi aiutare
Per evitare di scoprire troppo tardi di aver ricevuto una pensione errata, bisogna effettuare controlli periodici sulla propria posizione, verificando gli estratti contributivi e conservando la documentazione, come buste paga e Certificazioni Uniche. Se si percepisce già la pensione, si può chiedere in qualsiasi momento la ricostituzione, purché si fornisca all’ente previdenziale i documenti mancanti o i dati necessari aggiornati.
In ogni caso, è importante affidarsi a chi conosce bene le normative e le procedure. Ottenere un ricalcolo scritto e motivato consente di fornire all’INPS una base solida per revisionare l’assegno e, qualora emergano somme non corrisposte, di chiederne il rimborso. Di certo bisogna agire con chiarezza e soprattutto tempestivamente per tutelare il proprio diritto alla pensione e mettersi al riparo da disguidi amministrativi.