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Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna

Antefissa a testa di Acheloo, 530-520 a.C. (terracotta policroma), da cerveteri, Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
Antefissa a testa di Acheloo, 530-520 a.C. (terracotta policroma), da cerveteri, Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Indice:

1. Premessa

2. Le origini, le città

3. La lingua

4. La mostra

5. Pianura Padana, Bologna e Adriatico

 

1. Premessa

Dopo quasi vent’anni (Mostra su “Principi etruschi tra Mediterraneo ed Europa” del 2000) gli Etruschi tornano a Bologna con una grande mostra organizzata dal Museo Civico Archeologico, in collaborazione con la Cattedra di Etruscologia e Archeologia Italica dell’Università e posta sotto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica.

Ricca di oltre 1.400 oggetti provenienti da 60 musei italiani e stranieri (Parigi, Bruxelles, Copenhagen, Vaticano) la Mostra fa il punto sulle tantissime novità emerse dagli studi e dagli scavi degli ultimi decenni e offre un quadro aggiornato della storia e della civiltà degli Etruschi con moltissime le novità.

Normalmente sono considerati uno dei tanti popoli dell’Italia antica e sono collocati nella odierna Toscana; si mette l’accento sul fatto che le loro origini presentano ancora aspetti oscuri e la loro lingua, in attesa di essere decifrata, resta un “mistero”. Senza contare gli ancor più radicati luoghi comuni sulla licenziosità dei loro costumi, spesso considerata addirittura la causa di una loro presunta debolezza politica e della loro fine. Su questi punti, che sono dei “luoghi comuni”, e anche su altri la Mostra porta sostanziali novità grazie alle nuove scoperte e al progresso nelle ricerche.

Prima di tutto gli Etruschi sono il popolo più importante, o comunque il più esteso territorialmente nell’Italia preromana. Oltre che nell’Etruria (che non comprendeva solo la Toscana ma anche il Lazio a nord del Tevere) erano presenti nella pianura padana e nella Campania. Il loro territorio andava dal Po al Sele, il fiume che segnava il confine tra loro e la Magna Grecia, con l’interruzione dell’area laziale rispetto alla quale va però ricordato che per oltre cento anni essi regnarono anche su Roma con gli ultimi tre re. E si tratta di un’area molto vasta che al di là delle marcate varietà geografiche e delle diversificate vicende storiche (non una Etruria, ma tante Etrurie) si configura e si comporta come una realtà fortemente unitaria negli assetti politici, nelle strategie storiche e nei rapporti con gli “altri”.

Nella Mostra tutto questo è molto chiaro a conferma della notizia di Catone secondo il quale quasi tutta l’Italia era sotto il dominio degli Etruschi. E si capisce come in fase risorgimentale non si esitasse a considerare questa antica situazione storica come il primo esperimento di unità nazionale.

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2. Le origini, le città

Sul problema delle origini fa ancora fatica ad affermarsi la posizione degli studiosi secondo la quale non di origini si deve parlare ma di formazione con riferimento a un lungo processo storico al termine del quale gli Etruschi hanno un loro territorio, una loro lingua e una loro cultura acquisendo piena consapevolezza della loro identità di popolo.

Ora la Mostra ci chiarisce molto bene quando tutto ciò è avvenuto e in virtù di quale fenomeno. È avvenuto attorno al X secolo quando gli Etruschi, primi tra tutti i popoli dell’Italia antica, inventano la città come un nuovo modo di abitare che nella sua complessità politica ed economica supera tutte le precedenti modalità dei piccoli villaggi sparsi di tradizione preistorica e protostorica. Rispetto a questi la città non è soltanto una scelta topografica o una maggior concentrazione numerica di individui, ma è un sistema molto complesso sul piano politico ed economico. E gli Etruschi, prima di tutte le altre popolazioni dell’Italia antica (a parte Roma), adottarono questo modo di abitare e di produrre mostrando tra l’altro di avere bene chiaro la differenza tra la città intesa nel suo assetto urbanistico (in etrusco methlum) e la città intesa nei suoi assetti politici e istituzionali (in etrusco rasna e spura).

Sono gli Etruschi a inventare la città. E non è un caso che il nome con cui chiamavano sé stessi (Rasena/Rasna) è un termine che in etrusco significa città-stato nella pienezza giuridica e politica dei suoi assetti. I Rasna, cioè gli Etruschi, sono quindi il “popolo delle città”.

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3. La lingua

Non c’è alcun “mistero” della lingua etrusca e non c’è nulla da decifrare. Le iscrizioni etrusche, realizzate con un alfabeto greco, modificato di poco, si leggono correntemente. E anche se rimangono alcune zone d’ombre nel significato di alcune parole si può dire che la conoscenza dell’etrusco è un dato sostanzialmente acquisito e comunque in fase di continua progressione. In Mostra ci sono molti monumenti e molti materiali con iscrizioni etrusche e il visitatore può constatare quanti dati e quanti elementi si possono ricavare da queste letture: nomi personali e struttura sociale, assetti politici e organizzativi, divinità e forme del culto e talora anche alcuni snodi storici particolarmente significativi.

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4. La mostra

La Mostra è strutturata come un viaggio.

Un viaggio nel “tempo dei Rasna” nel corso del quale vengono scandite le fasi principali della lunga storia etrusca, dall’alba delle città, al potere dei principi, alle rifondazioni urbane e politiche di un ceto medio allargato, alla fine del mondo etrusco e al suo impatto con Roma. Tutto questo attraverso materiali archeologici perché, diversamente dal mondo greco e romano, la storia degli Etruschi è una storia essenzialmente archeologica dato che le fonti scritte sono pochissime e limitate a qualche digressione di scrittori e storici latini e greci. E poi un viaggio nelle “terre dei Rasna”, attraverso paesaggi sempre diversi oltre che molto estesi, con una particolare attenzione ad alcuni grandi temi come

le città nel loro momento formativo e nella loro successiva strutturazione, sia politica che urbanistica;

l’artigianato e la produzione artistica;

i commerci e le relazioni culturali anche di orizzonte mediterraneo;

la ritualità e l’ideologia funerarie;

il rapporto degli Etruschi con le altre realtà dell’Italia antica.

Gli Etruschi furono apertissimi agli scambi commerciali, alle sollecitazioni artistiche, agli stimoli culturali e ideologici che arrivano dal Mediterraneo e dalla Grecia, oltre che dal cuore dell’Europa. Ma furono anche molto selettivi per cui queste ampie aperture non li portarono ad appiattirsi e a omologarsi su modelli esterni, ma al contrario ad accogliere dall’esterno quegli influssi e quelle sollecitazioni che rafforzavano e valorizzavano la loro identità storica e culturale.

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5. Pianura Padana, Bologna e Adriatico

Tra le principali novità della Mostra il tema degli Gli Etruschi a Bologna e nella pianura padana. La presenza etrusca nella pianura padana è un dato ormai acquisito. Fin dal X-IX secolo essi mostrarono un forte interesse per questa regione dove si radicarono e realizzarono un sistema economico formidabile che da un lato mirava allo sfruttamento agricolo della fertile pianura padana dove la loro agricoltura, forte della rotazione delle culture (erba medica e grano) che loro stessi avevano inventato, era fortemente competitiva. E dall’altro mostrava un grande interesse, altrettanto precoce, per il mare Adriatico e per i suoi traffici.

Il caposaldo del primo sistema fu Bologna (l’antica Felsina) che controllava un vastissimo territorio di pianura e il caposaldo del secondo fu Verucchio che col suo porto (Rimini) catturava i commerci di questo mare. Alla metà del VI secolo questo sistema, articolato su due poli, si rigenerò e si ampliò, mantenendo Bologna come capitale e quindi anche la sua base agricola, ma arricchendosi di nuove città come Spina sull’Adriatico, Mantova a nord del Po’ e Marzabotto sull’Appennino, città che ne valorizzarono ulteriormente e soprattutto ne ampliarono la funzione commerciale.

Di Bologna, l’antica Felsina, è esposta in Mostra una straordinaria tomba trovata in Via Belle Arti con mobili di legno, eccezionalmente conservati, che hanno consentito di ricostruire la sala dell’ultimo banchetto predisposto per il defunto, con uno sgabello su cui lo si immaginava seduto e davanti a lui la tavola imbandita di vivande e di frutta.

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