x

x

Joe Biden e Xi Jinping e il macigno di Hong Kong

Hong Kong dove la repressione è esercitata in nome della legge

Xi Jinping
Xi Jinping

Hong Kong continuano i processi senza giuria e con imputazioni nebulose. Ma Chun-man condannato a 5 anni e 9 mesi per incitamento alla secessione per condotte esclusivamente legate alla parola.

 

Joe Biden nel faccia a faccia virtuale con Xi Jinping, secondo quanto riporta la Casa Bianca, Biden ha anche espresso preoccupazione per la situazione dei diritti umani nello Xinjiang, a Hong Kong e in Tibet.

Notizie Radicali comunica la condanna a 5 anni e 9 mesi di reclusione per incitamento alla secessione del trentunenne Ma Chun-Man. È la seconda condanna che utilizza la Legge sulla sicurezza nazionale entrata in vigore il 30 giugno 2020.

La legge sulla sicurezza nazionale ad Hong Kong viene usata arbitrariamente per restringere i diritti alla libertà di espressione, di manifestazione pacifica e di associazione e per reprimere il dissenso e l’opposizione politica.

Ma Chun-man condannato a 5 anni e 9 mesi per incitamento alla secessione, il trentunenne è la seconda persona ad Hong Kong ad essere condannata al carcere sulla base della legge sulla sicurezza nazionale.

La pena, stabilita dal giudice Stanley Chan, è di 5 anni e 9 mesi per incitamento alla secessione. L’uomo si è dichiarato non colpevole ed è stato descritto come solitario e non violento dalla difesa. È il primo ad essere condannato per atti esclusivamente legati alla parola.

In precedenza la giustizia dell'ex colonia britannica aveva condannato a 9 anni di reclusione Tong Ying-kit, 24 anni, ritenuto colpevole di terrorismo e incitamento alla secessione.

Ventiquattro anni, ex cameriere, nel luglio dello scorso anno era stato arrestato per aver sventolato una bandiera per chiedere la "liberazione" di Hong Kong e per aver investito con la sua moto un gruppo di poliziotti ferendone alcuni durante una manifestazione a Wan Chai, a nord della città, lo scorso 1° luglio. “Liberate Hong Kong, revolution of our times”, c’era scritto su quella bandiera. “Quando l’imputato ha mostrato quello slogan, intendeva comunicare agli altri il significato secessionista dello stesso”, ha affermato questa mattina la giudice Esther Toh Lye-ping. “Intendeva incitare altre persone alla secessione separando Hong Kong dalla Repubblica popolare cinese”, ha proseguito leggendo la sentenza.

Il processo si è svolto senza la presenza in aula di una giuria. Una decisione che potrebbe rappresentare un pericoloso punto di svolta per il sistema giudiziario nell’ex colonia britannica. Nonostante le richieste degli avvocati di Tong, il segretario alla giustizia di Hong Kong ha sostenuto che un processo con giuria avrebbe messo a rischio la sicurezza dei giurati data la tesa situazione politica in città.

La nuova legge sulla sicurezza nazionale prevede infatti che alcuni casi penali siano giudicati da un collegio di tre magistrati, senza nessuna giuria. La legge venne imposta da Pechino lo scorso anno in risposta all'immensa mobilitazione pro-democrazia del 2019, quando Hong Kong era stata per mesi teatro di manifestazioni e azioni quasi quotidiane per denunciare l'ingerenza della Cina negli affari del suo territorio. La legge disciplina i reati di secessione, eversione, terrorismo e collusione con forze straniere. Ma la sua formulazione molto vaga ha permesso di sopprimere praticamente ogni voce di dissenso. Già un centinaio le persone accusate di aver infranto questa legge, comprese molte figure del movimento democratico. E la maggior parte è attualmente in custodia cautelare.

La Legge sulla sicurezza nazionale è stata approvata all’unanimità dal Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo cinese ed è entrata in vigore a Hong Kong il 30 giugno 2020, senza alcuna formale, significativa e pubblica consultazione locale.

La normativa contempla i presunti reati di “secessione,sovversione dei poteri dello stato” “terrorismo” e “collusione con forze estere o esterne per minacciare la sicurezza nazionale.

La indiscriminata definizione di “sicurezza nazionale, che ricalca quella del governo di Pechino, manca di chiarezza e viene usata arbitrariamente per restringere i diritti alla libertà di espressione, di manifestazione pacifica e di associazione e per reprimere il dissenso e l’opposizione politica.

L’applicazione arbitraria della Legge sulla sicurezza nazionale e l’imprecisa definizione dei reati rende impossibile sapere come o quando potrebbe essere considerata violata e ha creato un clima dissuasivo sin dal primo giorno di applicazione.

Dal 1° luglio 2020 al 29 luglio 2021, sulla base della Legge sulla sicurezza nazionale la polizia di Hong Kong ha arrestato od ordinato l’arresto di almeno 138 persone: delle 68 formalmente incriminate, 51 sono sottoposte a detenzione preventiva.