La scommessa europea di Macron
Emmanuel Macron interviene al Parlamento Europeo per inaugurare la presidenza di turno francese. E a Strasburgo le ambizioni europeiste del presidente incrociano la campagna elettorale francese.
“L’Europa è portatrice di tre promesse: democrazia, progresso condiviso e pace”: Emmanuel Macron investe la plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo con un discorso dai toni delle grandi occasioni. All’intervento, durato poco più di mezz’ora, è seguito uno scoppiettante dibattito con gli eurodeputati francesi di opposizione. Dal clima alla rivoluzione digitale e dalla difesa comune allo stato di diritto, Macron ha delineato le priorità per l’Europa in occasione dell’inizio del semestre francese di guida del Consiglio dell’UE. E per prima cosa ha annunciato l’accordo con la Germania affinché la Conferenza sul Futuro dell’Europa “proponga di assegnare potere di iniziativa legislativa al Parlamento Europeo”. Scroscio di applausi. Rivendicando quei “valori che, a furia di essere dati per scontati, sono divenuti fragili”, Macron ha quindi auspicato una revisione della carta di diritti fondamentali della Ue, a 20 anni dalla sua promulgazione, includendo riferimenti più espliciti “sulla protezione dell’ambiente e il riconoscimento del diritto all’aborto”. Si tratta, per il leader del partito République en marche, di “ritrovare insieme un’Europa che sia una potenza del futuro” sottolineando l’urgenza di emanciparsi dalle potenze internazionali con una “strategia forte per l’industria della difesa” e la prosecuzione dei “progressi iniziati con l’approvazione della bussola strategica, in complementarietà con la Nato”. Che il semestre francese intende portare dei cambiamenti è chiaro, come pure che si tratterà di sei mesi cruciali, condizionati dagli esiti di due tornate elettorali: le presidenziali francesi di aprile e le legislative in giugno.
Un trampolino per l’Eliseo?
A meno di tre mesi dalle presidenziali francesi, il prossimo 10 aprile, a cui quasi sicuramente farà seguito un ballottaggio previsto il 24, l’intervento al Parlamento Europeo ha fornito a Emmanuel Macron la possibilità di giocarsi una carta importante per la rielezione. Dal primo palcoscenico nel cuore d’Europa il presidente francese ha ribadito il ruolo della Francia come attore di primo piano tra i 27 e presentandosi in veste di ‘grande timoniere’ dell’Unione. Davanti alla plenaria di Strasburgo Macron ha inoltre delineato la sua visione per un’Europa “più potente nel mondo, più sovrana e libera nelle scelte del proprio destino”. L'Europa, sottolineano oggi diversi commentatori sulla stampa francese, fa parte del “dna del macronismo”, e sarà uno dei temi portanti della sua campagna elettorale, ma costituisce anche un argomento su cui il presidente si espone alle critiche dei suoi oppositori. Come ha dimostrato a capodanno la vicenda della bandiera europea, prima issata e poi ammainata sull’Arco di Trionfo a Parigi, in seguito alle contestazioni dei candidati di destra ed estrema destra, che l’hanno tacciata di rappresentare un tradimento ai valori francesi.
Una corsa con molti avversari?
Pur non avendo ancora formalizzato la sua candidatura, Macron è in testa nei sondaggi per le prossime elezioni. Secondo Poll of Polls avrebbe al primo turno il 27% dei voti, e potrebbe vincere al ballottaggio con il 57% delle preferenze. Al momento, inoltre, il 44% dei francesi appoggia il suo operato. Se a sinistra nessuno sarebbe in grado di avvicinarlo, in pochi riescono a superare la soglia del 10%: Jean Luc Melenchon, leader del partito di sinistra France Insoumise, è al 10%; l’ecologista Yannick Jadot al 5%; la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, al 3%. La corsa per restare all’Eliseo sarà molto probabilmente con i candidati della destra. E cioè Marine Le Pen e Valerie Pecresse (entrambe al 16%) nonostante la stampa straniera abbia accordato finora molta attenzione soprattutto allo scrittore Éric Zemmour (12%), soprattutto per le sue dichiarazioni razziste e intolleranti, che gli sono valse una condanna per istigazione all’odio. Ma mentre l’astro di quest’ultimo è considerato ormai in fase discendente, secondo la stampa francese l’unica avversaria da temere per Macron è Valerie Pecresse, candidata del partito Les Republicains. Già consigliera dell’ex presidente Jacques Chirac e ministra dell’Università e del Bilancio, sarebbe lei – la candidata gollista – lo sfidante con cui il presidente dovrà vedersela al ballottaggio.
Un presidente europeista?
“L'Europa di Emmanuel Macron è un’Europa senza corpo, un’Europa senza testa e un’Europa senza anima”, ha dichiarato Eric Zemmour poco dopo che il presidente francese aveva terminato il suo intervento a Strasburgo. Il candidato della destra xenofoba è intervenuto da Calais, dove si era recato per un sopralluogo di quella che è divenuta tristemente nota col termine di ‘giungla’. Se l’Europa deve stare sotto i riflettori elettorali – sembra aver pensato gli avversari di Emmanuel Macron – allora meglio orientare il discorso su immigrazione, frontiere e sicurezza. Temi spinosi che dividono sia i paesi europei che i partiti francesi. Nel rispondere alle critiche su questi argomenti, infatti, Macron non vuole cedere il fianco alle sirene del populismo né favorire chi intende usare Bruxelles come arma per sostenere l’idea del declino francese. Ecco allora che Macron sceglie di fare dell’europeismo il piatto forte della sua nuova battaglia per l’Eliseo, combinando la sfida nazionale e quella europea in un’unica competizione. E stabilendo una linea rossa tra la propria visione di Europa forte e il sovranismo euroscettico dei suoi avversari.
Il commento
Di Antonio Villafranca, Direttore della ricerca ISPI e Co-Head Europa e governance globale
“È stato un discorso come ce lo si aspettava. Con le presidenziali francesi alle porte, Macron segue la stessa linea della precedente campagna elettorale presentandosi come il più strenuo difensore dell'Ue e dei suoi valori. E di certo la visibilità fornita dalla Presidenza di turno gli fa gioco. Sui grandi temi della riforma del patto di stabilità e crescita, delle migrazioni, dello stato di diritto, della politica estera e sicurezza (a partire dalla Russia) rimangono tante parole condivisibili, ma piuttosto generiche. È sui fatti che Macron sarà giudicato nei prossimi mesi”.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)