L’allevamento delle renne in Fennoscandia: profili giuridici, nell’ottica della tutela dei diritti indigeni

L’allevamento delle renne in Fennoscandia: profili giuridici, nell’ottica della tutela dei diritti indigeni
1. Introduzione: il quadro normativo comparato
Si è soliti osservare, in maniera sicuramente condivisibile, che la condizione giuridica degli indigeni Saami nei Paesi scandinavi è molto migliore di quella dei Saami della Russia[i]. Tuttavia, a uno sguardo più attento e critico, anche in Norvegia, Finlandia e Svezia emergono al riguardo alcuni aspetti problematici.
Un primo dato si riferisce al fatto che, nei tre Paesi nordeuropei appena menzionati, la governance dell’allevamento delle renne viene attribuita allo Stato, tenendo però la relativa materia separata da quelle della protezione della cultura e del linguaggio dei Saami, sebbene ovviamente l’uso della terra al fine di allevare le renne sia parte fondamentale della cultura e dei diritti delle comunità aborigene[ii].
Nel dettaglio troviamo infatti che in Norvegia l’allevamento delle renne è regolato dal ministero dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, mentre le altre questioni concernenti i Saami ricadono nella competenza del ministero per il Governo locale e lo Sviluppo regionale. Nell’ordinamento giuridico della Svezia, le regole riguardanti l’allevamento delle renne sono di competenza del ministero per gli Affari rurali e le Infrastrutture, diversamente dalle altre materie che interessano il popolo Saami, le quali vengono attribuite invece al ministero della Cultura. Secondo il diritto pubblico della Finlandia, l’allevamento delle renne è di pertinenza del ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, laddove le ulteriori questioni relative al popolo Saami, inclusi gli aspetti dell’autogoverno locale indigeno, sono devolute alla competenza del ministero della Giustizia.
Ne deriva, nel complesso, una certa frammentazione dei relativi quadri normativi, sia per le divisioni tra i ministeri e le unità amministrative dei dicasteri medesimi, sia anche per la presenza aggiuntiva di discipline settoriali, che riguardano in particolare l’attività mineraria e la gestione del patrimonio forestale. I diritti statali, in definitiva, frammentano ciò che per gli indigeni è, invece, unitario, nel senso che l’allevamento delle renne, nell’ottica dei Saami, non distingue tra profili culturali, stile di vita, oppure (soprattutto) connessione con la terra e i diritti su di essa.
Per gli Stati nordici, con intensità maggiore in Norvegia e Finlandia, in parte minore invece in Svezia, l’allevamento delle renne viene considerato quasi interamente come un’attività economica, con le conseguenti esigenze di razionalizzazione.
In Norvegia, risalgono a quarant’anni fa le prime regolamentazioni statali destinate a razionalizzare e modernizzare l’allevamento delle renne da parte dei Saami, in modo da accrescere l’efficienza economica dell’attività. L’aspetto centrale è rappresentato dall’obiettivo di ridurre gradualmente il numero delle renne allevate, per evitare i fenomeni di overgrazing. Una maggiore considerazione delle esigenze degli allevatori indigeni è, comunque, presente nell’attuale disciplina contenuta nella legge n. 40 del 2007 sull’allevamento delle renne.
Lo “spirito” che anima la disciplina finlandese, con speciale riguardo alla legge n. 848 del 1990 sull’allevamento delle renne, non è diverso da quello sottostante le regole norvegesi, in quanto muove dall’assunto che i Saami siano allevatori di renne “full-time”, e che quindi, per la sostenibilità dell’allevamento delle renne nel medio-lungo periodo, sia meglio ridurre progressivamente il numero delle renne allevate per incrementare i pascoli disponibili. Questo atteggiamento non tiene sufficientemente conto del fatto che, in realtà, i Saami allevatori di renne hanno sempre svolto attività collaterali, al fine di rendere meno difficile il loro sostentamento economico.
L’approccio del diritto pubblico svedese è ancora differente. Questo perché, fino agli anni settanta del secolo scorso, l’intento era quello di salvaguardare l’allevamento delle renne da parte dei Saami nella relativa dimensione del diritto consuetudinario indigeno, mentre successivamente è stato privilegiato un assetto più “manageriale” della relativa attività, che mette in primo piano gli aspetti concernenti il profitto, cosicché ne è disceso che la considerazione della situazione dei Saami viene quasi del tutto assimilata a quella degli altri portatori di interessi presenti sul territorio. Così facendo, però, i Saami finiscono per essere più degli stakeholders, che (come avveniva in passato) rights holders.
In tutti e tre i Paesi nordici, dunque, si è finito per considerare i Saami (quasi) come gli altri utilizzatori dei suoli, avviandosi negoziazioni anche con questi ultimi.
Le comunità indigene, inoltre, contestano[iii] il concetto di sostenibilità accolto, nei loro confronti, dai tre citati Stati scandinavi. I Saami, infatti, ritengono che vi sia un uso strumentale delle nozioni di sostenibilità economica ed ecologica, a scapito della sostenibilità culturale. In particolare, si sostiene che la sostenibilità ecologica sia posta a fondamento della sostenibilità economica per favorire gli interessi dei proprietari e/o degli utilizzatori non-Saami dei territori. Le nozioni di sostenibilità economica ed ecologica, in quest’ottica, aprono la via al riconoscimento statale e amministrativo di interessi economici confliggenti con quelli dei Saami, deteriorando le prospettive della sostenibilità culturale.
Ovviamente, vi sono differenze nell’implementazione delle normative che, sulla carta, sono molto simili tra loro. In Finlandia, il ministero dell’Agricoltura e delle Foreste stabilisce, in attuazione della legge n. 848 del 1990, il numero massimo delle renne allevabili per ogni distretto nell’arco di dieci anni, mentre in Norvegia sono previsti incentivi finanziari per gli allevatori di renne Saami che riducono il numero di capi allevati, e in Svezia la competenza spetta alle amministrazioni di Contea, che peraltro appaiono alquanto rispettose delle richieste avanzate dai Saami, al punto che in alcune Contee non sono state stabilite riduzioni delle renne allevate negli ultimi cinquant’anni[iv].
2. Alcune (prime) valutazioni
Almeno tre riflessioni, al riguardo, si impongono.
Per un verso, non è negabile che, negli ultimi anni, siano aumentate nei Paesi nordici le attività che impattano sull’allevamento tradizionale delle renne, non soltanto con riguardo al settore dell’agricoltura, ma soprattutto in relazione all’estrazione di minerali dal sottosuolo e allo sfruttamento delle energie naturali (specialmente eolica).
Per altro verso, insidiosa è anche la contestazione dei Saami con riferimento all’uso di criteri della scienza occidentale per misurare la c.d. sostenibilità ecologica, in quanto gli indigeni sostengono di essere loro i migliori custodi della natura, dal momento che allevano renne da centinaia – se non migliaia – di anni e che il loro sistema di conoscenza tradizionale, sebbene svalutato dalle autorità, è invece essenziale per affrontare i problemi della sostenibilità[v]. La stretta connessione della popolazione indigena artica con la natura si rivela anche sotto profili per certi versi inaspettati, come avviene per la ricerca e la conservazione delle zanne di mammut da parte degli aborigeni della Russia del Nord (facendo ricorso a una peculiare pratica documentata da almeno tre secoli)[vi].
Per altro verso ancora, l’economia tradizionale dei Saami, in primis l’allevamento delle renne, deve tenere conto anche delle esigenze della moderna economia. Emerge, dunque, un nuovo tipo di tradizionalismo, che conserva elementi della tradizione, ma li trasforma in maniera da dare vita a una “nuova” economia tradizionale[vii]. Occorre, naturalmente, considerare che la teoria della scelta razionale, propria del c.d. homo oeconomicus, non implica l’esistenza del Saami Oeconomicus Arcticum (ovvero, con riguardo a Groenlandia, Canada settentrionale e Alaska/USA, di un Inuit Oeconomicus Arcticum)[viii], dal momento che l’allocazione della risorse nelle economie tradizionali (incluse, appunto, quelle tipiche dei popoli indigeni artici) non è basata su meccanismi di mercato, bensì sulla barter economy, ossia una sorta di organizzazione cooperativa di sussistenza, che fa leva su community, teamwork and non-owenship rights. I valori tradizionali, nonché la sottesa cultura collettivistica, dei Saami (e degli Inuit) non potrà a lungo contrastare la “marketization” e le economie di scala, ma avrà sempre la possibilità di combinare (o “mescolare”) l’introduzione di elementi dell’economia monetaria con le traditional ways, realizzando così una c.d. new traditional economy. Quest’ultima si palesa quale punto di equilibrio tra gli abituali (nonché contrapposti) orientamenti dei “tradizionalisti” e dei “modernisti”[ix], entrambi ben rappresentati nei Parlamenti Saami dei Paesi scandinavi[x].
Rimane, peraltro, sostanzialmente irrisolta una questione assai rilevante, che consiste nell’accertare se l’allevamento “moderno” delle renne, da parte dei popoli indigeni nordeuropei, resti un'attività economica tradizionale oppure se la soglia sia stata superata, cosicché le comunità aborigene artiche stanno già implementando pratiche economiche non più tradizionali, ma altre (rispetto al passato)[xi].
La narrativa sulla coesistenza[xii] rimane però tuttora, per gli indigeni Saami, poco più di un “sogno”, nel senso che, sin dall’inizio, le regolamentazioni giuridiche introdotte nei Paesi nordici non erano tanto finalizzate a proteggere gli allevatori Saami di renne, ma al contrario a controllare e limitare l’allevamento stesso, allo scopo di favorire l’insediamento di agricoltori e uomini d’affari nelle terre tradizionalmente abitate dai Saami. Questi ultimi, o meglio i loro discendenti, sono peraltro a volte disponibili ad accettare somme di denaro in cambio della sottoscrizione di accordi per l’utilizzo delle risorse naturali sui loro territori di tradizionale insediamento[xiii].
Più rigida, al riguardo, appare la posizione degli Inuit, essendosi ad esempio osservato che «Capitalism is another way to discipline Inuit culture towards assimilation by encouraging individuals to build wealth by undercutting and competing with others. This ideology flies in the face of Inuit values, and it is time to ask critical questions of ourselves and our leaders about the shape of our economic futures»[xiv].
3. Gli indirizzi della giurisprudenza scandinava
L’impostazione critica, circa lo status attuale degli indigeni Saami nei Paesi nordici, trova altresì conferma negli orientamenti giurisprudenziali[xv]. Due casi possono essere qui menzionati. Il primo si riferisce alla decisione adottata il 23 gennaio 2020 dalla Corte suprema svedese nel Girjas case, con la quale i giudici hanno stabilito che l’amministrazione dei diritti di caccia e di pesca nel territorio Saami spetta alle autorità Saami e non a quelle pubbliche; la decisione ha determinato aspre proteste da parte dei non-indigeni residenti[xvi]. Il secondo riguarda la sentenza emanata l’11 ottobre 2021 dalla Corte suprema norvegese nel Fosen case. Nell’occasione, i giudici hanno statuito che la realizzazione di impianti per la produzione di energia eolica costituisce violazione dei diritti degli indigeni Saami. La sentenza non è stata eseguita, e il Governo ha trovato un accordo economico con le comunità indigene interessate[xvii]. Vengono in rilievo, nel caso in esame, i fenomeni del c.d. ecologismo di facciata e del greenwashing; le pale eoliche, se collocate sui terreni di transumanza, spaventano le renne che non riescono più a percorrere i loro tragitti abituali, non trovano (spesso) il cibo e rischiano di morire di fame[xviii]. Inoltre – è stato correttamente osservato[xix] – ogniqualvolta la decisione giudiziaria, pronunciata su questioni concernenti i territori indigeni, non è effettiva nel risolvere il conflitto che è sottostante alla controversia portata all’attenzione della corte di giustizia, ciò significa che sussiste una difficoltà nel riconoscimento della sociodiversità e nella promozione del dialogo interculturale. Tale circostanza è stata evidenziata, da ultimo, nel report dello UN Expert Mechanism on the Rights of Indigenous Peoples (EMRIP)[xx], pubblicato il 19 marzo 2025[xxi]. In particolare, nel p.to 58 del report si afferma: «While acknowledging the significance of the landmark judgment of the Supreme Court in the Fosen case, which is an advance in recognising the collective rights of the Sámi People to self-determine their political, social, cultural, and economic priorities, the Expert Mechanism received reports about conflicts following the court’s verdict and the questions about the actual consequences of the verdict. These conflicts might have arisen due to differing interpretations of the court’s decision and unresolved issues regarding the implementation of Sámi rights in practice»[xxii].
Entrambe le decisioni giurisdizionali, appena menzionate, hanno finito per creare un ambiente sociale e politico piuttosto ostile agli appartenenti al popolo Saami, che vengono marginalizzati ovvero discriminati da alcuni segmenti della popolazione[xxiii], nonostante siano titolari di diritti sia come popolazione indigena che come minoranza nazionale[xxiv]. L’osservazione è per certi versi sorprendente, se si considera l’alto livello di egualitarismo che è riscontrabile negli Stati nordici. Tuttavia, l’eguaglianza tra gli individui non sembra che abbia fatto venire definitivamente meno la diseguaglianza tra i gruppi etnici[xxv]. I Saami con esperienze di discriminazione, infatti, sono ancora oggi statisticamente sovrarappresentati[xxvi].
4. Brevi considerazioni finali
Nuvole (recte: nubi minacciose) si addensano sull’orizzonte dei Saami; per esempio, il Governo svedese sta realizzando il più grande investimento minerario degli ultimi decenni[xxvii], mentre la ministra svedese per l’Energia, le Imprese e l’Industria, Ebba Bush, che ricopre anche[xxviii] l’incarico di Vice-Premier, ha affermato, durante una recente visita ufficiale in Italia, che le risorse del sottosuolo svedese sono state finora poco esplorate (e utilizzate)[xxix]. Alla fine di maggio 2025, le autorità norvegesi hanno ribadito che «L'Estremo Nord è la zona di investimento strategica più importante della Norvegia»[xxx]. Gli stessi progetti di green transition, sostenuti dall’Unione europea[xxxi], vengono criticati dai rappresentanti dei Saami, nella misura in cui incidono sui loro territori e sugli stili di vita tradizionali[xxxii]. I progetti stessi[xxxiii], infatti, secondo i Saami implicano una (ulteriore) marginalizzazione degli indigeni, nonché un processo di “erosione” culturale[xxxiv]. Non si tratta soltanto di un’opinione diffusa presso i Saami; alla tematica, infatti, è dedicato il Workshop in Science for Sustainability: Special Issue on Just Green Transition in the Arctic, in programma presso la Facoltà di diritto dell’Università di Helsinki dall’1 al 2 ottobre 2025, che vedrà la partecipazione di accreditati studiosi[xxxv], allo scopo sia di indagare l’impatto della transizione verde sugli indigeni Saami e, più in generale, sulle comunità locali nonché su altri gruppi subalterni (come sono i lavorati migranti, senza trascurare l’aspetto concernente il benessere degli animali, o addirittura quello degli alberi che compongono le c.d. foreste senzienti[xxxvi]), sia anche il ruolo che può essere svolto dalla legge nel garantire una transizione giusta, vale a dire rispettosa dei diritti indigeni (sempreché, naturalmente, si voglia “prendere sul serio” i diritti stessi)[xxxvii]. La transizione è giusta – come viene opportunamente osservato con riguardo agli Inuit alaskani – se vengono garantite la sicurezza e sostenibilità ambientale, nonché la tutela delle comunità indigene[xxxviii].
Gli effetti cumulativi di attività industriali (specialmente delle estrazioni minerarie), infrastrutture, (progetti di) produzione di energia eolica, cambiamenti climatici[xxxix], già si manifestano nei territori abitati dai Saami, e sembrano destinati ad amplificarsi[xl].
Come bene è stato osservato, infatti, «The Far North, once an overlooked part of the globe, is changing faster than its ice is melting»[xli], mantenendo peraltro rilevanti complessità e peculiarità[xlii].
[i] Su questi ultimi v., per esempio, M. Mazza, La protezione dei popoli indigeni nella Russia del Nord, in DPCE, 2003, 1850 ss.; Id., I Saami della Russia settentrionale: una condizione giuridica (ancora) difficile, in Filodiritto, marzo 2020; A. Etkind, I diritti dei popoli indigeni, in Id., La Russia contro la modernità, (2023), trad. it., prefazione di L. Zoja (La storia russa, il suo storico, il suo umanesimo), Torino, 2025, 133 ss. Con specifico riguardo all’allevamento delle renne, l’opera di riferimento è P. Vitebsky, The Reindeer People. Living with Animals and Spirits in Siberia, London, 2005. La situazione è ulteriormente peggiorata a seguito della guerra in Ucraina; v. I. Tabarovsky, Russia’s Indigenous Communities and the War in Ukraine, Washington (DC), marzo 2025.
[ii] L’interazione uomo-animale, con riferimento a Saami e renne, era già stata osservata dal fondatore della Società italiana di antropologia ed etnologia, il prof. Paolo Mantegazza, del quale v. Un viaggio in Lapponia coll’amico Stephen Sommier, Milano, 1881 (2ª ed., Firenze, 1901, rist. anastatica Pavia, 2011). Paolo Mantegazza fu docente di Patologia generale nella Facoltà medica pavese; gli venne quindi assegnata, nel 1869, la prima cattedra di Antropologia ed Etnologia istituita in Italia (e in Europa), all’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento (poi Università) di Firenze (v. S. Rogari, Il «Cesare Alfieri» dalla riforma Gentile al secondo dopoguerra. crisi e rinascita della fiorentina Facoltà di Scienze Politiche, in Nomos, 2025, n. 1; Id., Gli anni dell’Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento, in Id. (cur.), L’Università degli Studi di Firenze fra istituzioni e cultura nel decennale della scomparsa di Giovanni Spadolini. Atti del convegno di Studi (Firenze, 11-12 Ottobre 2004), Firenze, 2005, 13 ss.; Id., L’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento e la Scuola di scienze sociali (1859-1924), in AA.VV., Storia dell’Ateneo fiorentino. Contributi di studio, Firenze, 1986, 959 ss.; M. Moretti, L’Istituto di Studi Superiori dal 1859 al nuovo secolo, in Comitato per le celebrazioni dei 100 anni dell’Ateneo fiorentino (cur.), Firenze e l’Università. Passato, presente e futuro, Firenze, 2024, 69 ss.). Il premio Nobel per la medicina (nel 1906) Camillo Golgi fu allievo di Paolo Mantegazza. Nella letteratura anglofona, sul tema de qua, v. per esempio P. Whitridge, E. Hill (Eds), Reimagining Human-Animal Relations in the Circumpolar North, London-New York, 2024; per la prospettiva comparata, M. Bolton, J.P.L. Loovers (Eds), Sentient Entanglements and Ruptures in the Americas: Human-Animal Relations in the Amazon, Andes, and Arctic, Leiden, 2024.
[iii] Dando così vita (soprattutto in Svezia) a un movimento contro-egemonico, su cui v. D. Harnesk, D. O’Byrne, Reforms and coalition building around the reindeer pastoralism of the Indigenous Sámi people in Sweden, 2012–2022, in 7(4) Environ. Plann. E-Nat 1779 (2024), e prima D. Harnesk, J. Jakobsen, Public contestations against the disturbance, degradation, and destruction of Sámi pastoral landscapes in northern Sweden, in 104 (2023) J. Rural Stud., 103162.
[iv] Si tenga conto che la normativa svedese sull’allevamento delle renne, che pure fu pionieristica poiché la prima legge in materia venne adottata nel 1886, è piuttosto risalente, essendo contenuta nella legge n. 437 del 1971. V., ampiamente: M. Mazza, L’allevamento tradizionale delle renne in Svezia: profili legali e giurisprudenziali, in Id., Aurora borealis. Diritto polare e comparazione giuridica, Bologna, 2014, 221 ss.; T. Horstkotte et al. (Eds), Reindeer Husbandry and Global Environmental Change. Pastoralism in Fennoscandia, London-New York, 2022.
[v] Sulle divergenze tra i criteri utilizzati dallo Stato e i meccanismi di auto-identificazione della cultura Saami, v. H. Beach, Self-determining the Self: Aspects of Saami Identity Management in Sweden, in 24(1) Acta Boreal. 1 (2007). Con specifico riguardo all’allevamento delle renne da parte dei Saami, evidenzia una duplicità di sistemi di conoscenza L. Heikkilä, The Comparison of Indigenous and Scientific Perceptions of Reindeer Management, in B.C. Forbes et al. (Eds), Reindeer Management in Northernmost Europe, Berilin-Heidelberg, 2006 (Ecological Studies, vol. 184), 73 ss.
[vi] E. Potravnaya, Mammoth Tusks. What Do They Mean for the Contemporary Population of the Arctic Regions?, in 24(1) Sibirica. Interdiscip. J. Siberian Studies 60 (2025). Con riferimento al periodo sovietico, D.V. Arzyutov, Environmental Encounters: Woolly Mammoth, Indigenous Communities and Metropolitan Scientists in the Soviet Arctic, in 55(3) Polar Record 142 (2019). In lingua russa, si vedano: R.I. Bravina, Sbor mamontovoi kosti kak traditsionnyi promysel korennogo naseleniia vostochnosibirskoi Arktiki (XVII–nachalo XX v.) [Mammoth bone collecting as a traditional occupation of the Indigenous population of the East Siberian Arctic (17th–early 20th c.)], in Vestnik arheologii, antropologii i etnografii, 2023, n. 1, 163 ss.; O.V. Vasil’eva, K voprosu o vozmozhnosti determinatsii dobychi iskopaemoi mamontovoi kosti kak traditsionnogo prirodopol’zovaniia [Is the Extraction of Fossil Mammoth Bone a Form of Traditional Nature Management?], in Arktika i Sever, n. 46, 2022, 205 ss.; I.M. Potravny, A. V. Protopopov, V. V. Gassi, Dobycha bivnei mamonta kak vid traditsionnogo prirodopol’zovaniia [Extraction of mammoth tusks as a type of traditional nature management], in Arktika: Ekologiia i ekonomika, 2020, n. 1, 109 ss.
[vii] Sul tema delle old and new traditional economies v., ampiamente, G. Winther, ĺ. Jónsson (Eds), Human Security through the New Traditional Economy in the Arctic, prefazione di X. Li, London-New York, 2025.
[viii] G. Winther (Ed), Participatory Ownership and Management in Greenland and Other Arctic Regions - Proceedings from a Network Seminar in Ilulissat, Nuuk (Inussuk - Arctci Research Journal, v. 1), 2001 (atti del research seminar «Participatory Ownership and Management in Greenland and Other Arctic Regions», co-organizzato da Greenland Home Rule Department of Culture, Education, Research and Church, University of Greenland, e Centre for North Atlantic Regional Studies, Roskilde University).
[ix] E. Angell, V. Nygaard, P. Selle, Industrial development in the North – Sámi interests squeezed between globalization and tradition, in 37(1-2) Acta Boreal. 43 (2020).
[x] Sia consentito rinviare a M. Mazza, La rappresentanza dei popoli indigeni artici nei Parlamenti nazionali, in Filodiritto, febbraio 2025.
[xi] N.P. Koptseva, Current Research on Traditional Economic Activities of the Indigenous Peoples of the North, in Severnye Arkhivy i Ekspeditsii ĺNorthern Archives and Expeditions], 2022, n. 4, 22 ss.
[xii] Sul “mito della coesistenza”, v. A.V. Bituin de Guia Eriksson, No green future without securing indigenous peoples’ rights, Stockholm Environment Institute (SEI), luglio 2025, secondo cui «For the Sámi people, justice means gaining equal standing before the law, their inclusion in decision-making processes and respect for their lived experiences, traditional knowledge and cultural sovereignty». Il risveglio autoctono rappresenta un processo di emancipazione; la presa di coscienza identitaria conduce alla richiesta della autodeterminazione culturale. D’altro canto, l’emancipazione politica implica come conseguenza la rivendicazione territoriale (A. Brémond, Le réveil culturel autochtone. Étude anthropologique des revendications culturelles des Samis de Norvège, Marseille - Aix-en-Provence, 2017).
[xiii] R. Kløcker Larsen et al., Negotiated Agreements and Sámi Reindeer Herding in Sweden: Evaluating Outcomes, in 37(7) Soc. Nat. Resour. 981 (2024). Gli accordi hanno differenti contenuti, che spaziano dalle attività estrattive, alla produzione di energia eolica e al turismo. Quest’ultimo, in particolare, ha effetti positivi sull’economia locale, ma nello stesso tempo determina un impatto notevole sull’uso del territorio; v. R. Olafsdottir et al., The contradictory role of tourism in northern peripheries: Overcrowding, overtourism, and the importance of tourism for rural development, in J. McDonag, S. Tuulentie (Eds), Sharing Knowledge for Land Use Management. Decision-Making and Expertise in Europe’s Northern Periphery, Cheltenham (UK), 2020, 86 ss. Ivi si osserva che l'intensificazione dell’uso del territorio può portare alla perdita, alla frammentazione o al degrado dei pascoli delle renne, oppure può causare disturbi che incidono sul comportamento delle renne, indebolendone la salute e il benessere. Oltre a ridurre la superficie disponibile per i pascoli, dunque, l’uso del suolo minaccia anche le pratiche tradizionali di utilizzo delle risorse naturali di pascolo. Adde A. Skarin, B. Åhman, Do human activity and infrastructure disturb domesticated reindeer? The need for the reindeer’s perspective, in 37(7) Polar Biol. 1041 (2014). Allo scopo di studiare le misure normative più appropriate a tutelare gli ecosistemi, la natura e gli stili di vita tradizionali dei Saami, è stato predisposto il progetto di ricerca Adapting LAw for MOving Targets: Climate Change, Overtourism and Biodiversity in Indigenous Arctic National Parks (ALAMOT), sostenuto da Finnish Environment Institute (SYKE) e Mid Sweden University (MIUN), con l’avvio nell’autunno del 2025 e la durata fino al 2029. Talvolta si hanno interessanti intersezioni tra turismo e tradizioni indigene; così avviene per le corse delle renne, come sport invernale praticato almeno dagli anni Trenta del secolo scorso; v. S. Lahlou, Lapland’s reindeer race blends Sámi heritage with Arctic sport, in Arctic Today, 3-4-2025. Al riguardo, si è parlato recentemente di «Indigenous culture-based adventure tourism»; v. J. Saunavaara, T. Fukuyama, Indigenous adventure tourism and authenticity, in G. Pomfret et al. (Eds), Routledge International Handbook of Adventure Tourism, prefazione di R. Buckley, London-New York, 2025, 417 ss.
[xiv] Così, efficacemente, P. Johnson-Castle, Pijitsirniq and Ikajuqtigiinniq as an Alternative Approach to Economic Development in Inuit Nunangat, Toronto (ON), online nel sito dello Yellowhead Institute (Toronto Metropolitan University), aprile 2025 (https://yellowheadinstitute.org).
[xv] Una amplissima documentazione si trova ora in M. Dervovic, G. Alfredsson (Eds), A Compilation of International and Regional Instruments and Case-Law on Minorities and Indigenous Peoples’ Rights, I-IV, Leiden, 2025.
[xvi] Cfr. M. Mazza, Una pietra miliare nel diritto giurisprudenziale nordico in materia di tutela dei Saami, in Filodiritto, ottobre 2020.
[xvii] Si veda, volendo, M. Mazza, Popoli indigeni artici e transizione energetica: aspetti di diritto giurisprudenziale norvegese, con alcune osservazioni comparative, in Filodiritto, gennaio 2024. Cfr., inoltre, P. Bianchi, La lotta dei Sámi per la difesa delle loro terre e del patrimonio culturale: recenti sviluppi in Svezia e Norvegia, in Ann. Fac. Giur. Univ. Camerino, Note, n. 14/2025 (online, 1-37); N. Maffei, Il fine giustifica i mezzi? I costi eccessivi della transizione verde per i diritti del popolo Sami in Fennoscandia. Itinerari multilivello di un paradosso, relazione al convegno Diritto comparato e intersezionalità. Incontro dei giovani comparatisti, Seconda sessione - Cambiamento climatico e approcci “oltre l’Occidente”, tenutosi il 21 marzo 2025 presso il Dipartimento Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento; E. Larsen, E.A. Solberg Åhrén, Sápmi, D. Mamo (Ed), The Indigenous World 2025, 39th Edition, Copenaghen, aprile 2025, 498 ss., spec. 501 ss.
[xviii] V. lo studio documentato di M. Båld, Climate Change and the Green Transition: Double Burden for Indigenous Sámi Reindeer Herding Communities, in Ethics & Soc. Welf., 2025, 1-19, https://doi.org/10.1080/17496535.2025.2468663. Ivi la condivisibile osservazione per la quale «The effort to create sustainable societies must move beyond a narrow focus on emissions reduction to address broader impacts on human well-being, ecosystems, and biodiversity. By embracing long-term, transformative approaches that challenge systemic injustices and power imbalances, we can achieve climate justice that not only protects Indigenous Sámi rights but also leverages Indigenous expertise and brings justice to voices that historically have been undervalued. This strategy could potentially benefit sustainability efforts in the whole country, and in extension, the entire EU» (cfr. 15).
[xix] R. Osowski. Indigenous Lands: An Analysis through the Lens of Democratic Constitutionalism, in 16(2) Beijing L. Rev. 718 (2025).
[xx] Organo sussidiario del Consiglio per i diritti umani dell’ONU, creato dal Consiglio medesimo nel 2007 (mediante la HRC resolution 6/36) allo scopo di monitorare sull’attuazione, da parte degli Stati, della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, anch’essa approvata nel 2007 (il Consiglio per i diritti umani è stato istituito nel 2006 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in sostituzione della preesistente Commissione onusiana per i diritti umani).
[xxi] Il testo è online nel sito www.ohchr.org.
[xxii] V., altresì, i p.ti 14, 36 e 57 del report cit.
[xxiii] Tra i numerosi contributi sul tema, cfr. T. Poggats, P. Axelsson, Racism and ethnic discrimination among Indigenous Arctic populations: methods, data, definitions. A scoping review, in 30(3) Ethn Health 348 (2025).
[xxiv] Z. Kozieł, Dyskryminacja Saamów w Szwecji. Zarys problemu [Discrimination against the Sami in Sweden. Outline of the problem], in Studia Scandinavica (edita dalla Uniwersytet Gdański/Università di Danzica), a. XXI, 2017, n. 1, 189 ss. (testo in polacco).
[xxv] Cfr. i risultati dell’indagine condotta da R. Yasar et al., Experience of discrimination in egalitarian societies: the Sámi and majority populations in Sweden and Norway, in 47(6) Ethn. Racial Stud. 1203 (2023)
[xxvi] C. Lingaas, Hate Speech and Racialised Discrimination of the Norwegian Sámi: Legal Responses and Responsibility, in 8(2) Oslo L. Rev. 88 (2021)
[xxvii] M. Leone, Nuove terre rare svedesi nello Småland, in www.osservatorioartico.it, 25 marzo 2025.
[xxviii] Dal 2022.
[xxix] Cfr. la nota redazionale dal titolo Italia e Svezia rafforzano i legami: Tajani incontra la vicepremier Ebba Busch, in Corriere dell’Economia, 25-3-2025.
[xxx] T. Jonassen, Life In Borderland, in High North News, 25-5-2025.
[xxxi] A. Stępień, E. Canova, A. Raspotnik , T. Koivurova, The Arctic, in S. Lucarelli, J. Sperling (Eds), Handbook of European Union Governance, Cheltenham (UK), 2025, 431 ss.
[xxxii] K. McVeigh, K. Thymann, We borrow our lands from our children’: Sami say they are paying for Sweden going green, in The Guardian, 10-8-2022, dove si rileva che i diritti degli indigeni sono da rispettare, tenendo però conto del fatto che oltre il 98 per cento della popolazione della Norvegia è formata da non-indigeni.
[xxxiii] Per la Norvegia settentrionale, v. E. Vereykina, Onshore windpower is the best solution for Northern Norway, in The Barents Observer, 23-5-2025.
[xxxiv] Si vedano le pertinenti osservazioni formulate da Per Olof Nutti, presidente del Consiglio Saami, che ha sede a Karasjok (nella Contea di Finnmark, Norvegia settentrionale) e rappresenta gli indigeni Saami residenti in Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia (E. Quinn, EU’s raw materials plan an attack on Indigenous land and culture, says Saami Council, in The Barents Observer, 2-4-2025). Nutti è sicuramente esperto della materia; egli appartiene a una famiglia di allevatori di renne, attività che ha continuato a svolgere insieme alla moglie e ai loro sette figli. Il Consiglio Saami è stato creato nel 1956 con il nome di Consiglio Saami Nordico; quando poi, nel 1992, si sono aggiunti i rappresentanti dei Saami russi, è stata adottata l’attuale denominazione.
[xxxv] Tra cui, in qualità di organizzatori, Dorothée Cambou, Berfin Nur Osso e Tero Kivinen, tutti della Facoltà giuridica dell’Università di Helsinki;
[xxxvi] Al tema è dedicato l’allestimento dal titolo Gifts from the Sentient Forest (GSF), inaugurato il 10 giugno 2025 a Villa Vinkkeli Art gallery, per iniziativa dell’Arctic Centre dell’Università della Lapponia a Rovaniemi (Finlandia) (ivi: «At the centre of the work is forest sentience, a concept that highlights the abilities of trees to sense, communicate, behave, learn, and remember»). Sul legame speciale tra gli indigeni (artici e non) e gli alberi delle foreste, v. per esempio L. Whitebaer, The Trees and the Sky Are My Teachers, in L.A. Jacobs (Ed), Indigenous Critical Reflectons on Traditional Ecllogical Knowledge, Corvallis (OR), 2025, 243 ss. Per i Saami, la foresta rappresenta qualcosa di (molto) più complesso di un semplice insieme di piante e animali, poiché essi lo considerano un organismo vivente, dotato di pensiero, volontà e capacità di comunicare (cfr. E. Kohn, Come pensano le foreste, (2013), trad. it., Milano, 2021). Con riguardo agli Inuit, v. ora la nota dal titolo New research sheds light on 4,000 years of wolf-human-dog relations in Greenland, nel sito Internet dell'Università della Groenlandia (https://uk.uni.gl), 11-6-2025. Sull’emersione di nuovi paradigmi nel rapporto tra esseri umani e natura, v. la recente sezione monografica, a cura di S. Bagni e M. Carducci, I diritti della natura. Una sfida necessaria, in Quaderni della decrescita, a. 5, n. 2, maggio-agosto 2025, 113 ss. In relazione alla parziale inadeguatezza del lessico giuridico occidentale, v. S. Bagni, Indigenous people and the global environmental movement: can the language of “rights” really capture their claims?, in K. Topidi, E. Relaño Pastor (Eds), Minority Rights and Social Change. Norms, Actors and Strategies, London-New York, 2025, 109 ss. 109 ss.
[xxxvii] Prendre les droits autochtones au sérieux, Editoriale di Droit et Cultures, v. 87, 2024, n. 2.
[xxxviii] Lo ha rilevato Magnus de Witt, dell’Alaska Centre for Energy and Power-ACEP dell’University of Alaska Fairbanks-UAF, nel seminario dal titolo Sustainable Energy for Remote Polar Regions, tenuto il 22 maggio 2025 presso lo Scott Polar Research Institute-SPRI dell’Università di Cambridge.
[xxxix] L’Artico si sta (sur)riscaldando tre volte più velocemente che il resto del pianeta. E multis, v. F. Cotugno, La sofferenza dell’Artico è la più preoccupante conseguenza del riscaldamento globale, in Domani, 10-3-2025; Arctic Monitoring and Assessment Programme (AMAP), Arctic Climate Change Update 2024: Key Trends and Impacts. Summary for Policy-makers, Tromsø, report pubblicato il 12-5-2025 (ivi: «Between 1979 and 2023, the Arctic warmed three times faster than the global average. Arctic annual air temperatures have risen by 3°C since 1971. Arctic surface air temperatures are increasingly rising above the freezing point of 0°C. […] Precipitation in the Arctic increased by 2–10 percent between 1979 and 2023; with most of the increase coming in the form of rain at the expense of snow. The surface area with daily precipitation in the Arctic has also increased, hence precipitation has become both more intense and widespread»). A commento del report della World Meteorological Organization (WMO), pubblicato il 28-5-2025 (con previsioni relative al 2025-2029), v. Arctic warming seen at three times global average in years ahead, UN weather agency says, in Arctic Today, 28-5-2025; E. Quinn, Arctic predicted to warm more than three times faster than global average: WMO report, in The Barents Observer, 29-5-2025. Il rapporto de quo, dal titolo WMO Global Annual to Decadal Climate Update (2025-2029), è consultabile online, all’indirizzo Internet https://wmo.int/files/wmo-global-annual-decadal-climate-update-2025-2029. I dati climatologici (a cura di Copernicus Climate Change Service/European Centre for Medium-Range Weather Forecasts-ECMWF) hanno, infine, evidenziato che maggio 2025 è stato il mese più caldo, superato soltanto da maggio 2024 (i.e., second-warmest May on record), e che quindi la regione artica si sta riscaldando a un ritmo (non più tre, ma) quattro volte superiore alla media; cfr. E. Thorsson, Notable & Quotable: Experts on May’s record heat and the Arctic’s future, in Arctic Today, 13-6-2025 (ivi: «extreme warmth is accelerating ice melt, destabilizing weather systems and disrupting ecosystems»).
[xl] Lo rilevano, da ultimo, A. Skarin, P. Sandström, Cumulative impacts of mine and wind industry on reindeer and reindeer husbandry, relazione presentata alla Nordic Reindeer Husbandry Conference 2025 - Reindeer Husbandry in an unpredictable future, svoltasi dal 12 al 14 febbraio 2025 ad Alta (Finnmark, Norvegia), in collaborazione con NIBIO (Norwegian Institute of Bioeconomy; norv. Norsk institutt for bioøkonomi).
[xli] A. Rogoff, The Voice of the North from the North, in Arctic Today, 22-5-2025. Le strutture universitarie si sforzano di seguire adeguatamente i mutamenti in corso; per esempio, l’Ateneo più a nord del mondo, vale a dire l’Università artica della Norvegia con sede a Tromsø (UiT), ha istituito alla fine di maggio 2025 il Center for Geopolitics, Peace, and Security (GPS). Nelle parole del Rettore dell’UiT, «Low tension in the High North is no longer a precise description of the time we live in. UiT is the world’s northernmost university, with a responsibility to contribute updated knowledge in a new geopolitical situation. We will also make this knowledge available as decision-making support for policy, society, and business».
[xlii] A.O. Holm, High North Politics Are Unlike Other Politics, in High North News, 23-5-2025.