Smart cities e sviluppo sostenibile nella regione polare artica
Smart cities e sviluppo sostenibile nella regione polare artica
1. Si ritiene abitualmente che l’Artico, per la sua ricchezza di risorse naturali e la diffusione dell’information and communication technology (ICT), rappresenti l’ambiente ideale per il radicamento dello sviluppo sostenibile. I livelli elevati di benessere delle comunità locali, unitamente alla loro spiccata capacità di resilienza, dovrebbero, infatti, garantire la c.d. sostenibilità globale a lungo termine della regione polare artica. Attualmente, inoltre, circa tre quarti della popolazione artica vive in aree urbane, con previsioni di un incremento della tendenza all’urbanizzazione fino al 2055[i].
Tuttavia, a uno sguardo più ravvicinato, sembrano emergere almeno tre criticità, rispettivamente di ordine sociale, economico e ambientale. Per un verso, si assiste a una contrazione della popolazione giovanile artica, con inevitabili riflessi negativi sul futuro demografico[ii]. Per altro verso, petrolio, gas e minerali di cui abbonda la regione alimentano una industria locale scarsamente innovativa, suscettibile di conoscere un declino nei prossimi anni, nonché in alcuni casi non molto attenta a valutare l’impatto ambientale e sociale, secondo quanto richiedono i principi della responsabilità sociale d’impresa[iii]. Per altro verso ancora, e in connessione peraltro con quanto si è appena osservato, vi sono preoccupazioni legate alla tutela dell’ambiente artico, in presenza di una logica largamente dominante che pone in primo piano estrattivismo[iv], guadagni in termini economici e politiche consumeristiche.
Ora, quale ruolo possono svolgere le smart cities nel contesto artico, tenuto conto delle opportunità come anche delle problematiche sopra evidenziate? In via generale, può dirsi che le smart cities applicano la tecnologia nelle aree urbane allo scopo di migliorare la qualità della vita, rendendo più efficiente ed effettivo l’utilizzo delle infrastrutture, con gli scopi ulteriori di favorire l’inclusione sociale e ridurre i danni all’ambiente, nonché di sviluppare la telemedicina[v]. La c.d. smartness si caratterizza per una sorta di ottimismo tecno-centrico, atteggiandosi così come un aspetto cruciale per un futuro sostenibile nella regione circumpolare nordica[vi].
Con riguardo, in particolare, all’aspetto centrale rappresentato dallo sfruttamento delle risorse naturali, si prospettano nell’ottica delle smart cities due tendenze. Da un lato, viene enfatizzata l’esigenza di protezione dell’Artico, in relazione soprattutto all’impatto del cambiamento climatico[vii]. Ne deriva, secondo questa prospettazione, l’esigenza di una stretta regolamentazione, finalizzata alla tutela della regione polare artica. Dall’altro lato, si auspica invece una regolamentazione minima, con lo scopo di favorire un rapido avanzamento tecnologico, accompagnata da investimenti privati, specialmente nella forma delle public-private partnerships (PPPs, recte PPPPs, acr. di Private-Public-People-Partnerships) basso livello di tassazione e garanzia di un accesso “privilegiato” alle risorse naturali, in conformità con il c.d. business-centric approach, considerato decisamente attrattivo – almeno secondo questa divergente (rispetto a quella appena sopra delineata) impostazione – sia per il mondo dell’impresa che per i residenti (id est, l’Artico come Corporate Paradise)[viii]. A cavallo di queste due impostazioni ve ne è, infine, una terza, per la quale la progressiva mancanza di risorse umane potrà portare a un’eccessiva dipendenza dalla tecnologia e, così, a un elevato consumo di energia (si tratta dello scenario c.d. Energy Vampire).
2. La condizione peculiare delle città smart e sostenibili nell’Artico presenta – come si è anticipato[ix] – profili di complessità[x], che vale qui dunque la pena di analizzare.
Su un primo piano, che potremmo definire politico-burocratico, può accadere che le autorità locali utilizzino la nozione di smart city con lo scopo di “legittimarsi” presso le autorità centrali, mostrando la loro solerzia nell’uso di fondi destinati a progetti per lo sviluppo sostenibile delle aree urbane. Gli amministratori locali, inoltre, potrebbero ricorrere all’idea di smartness per “alimentare” visioni utopistiche, idonee a distrarre la popolazione dai problemi attuali. Ciò determina non di rado il fenomeno della c.d. burocratizzazione delle iniziative volte alla realizzazione di città smart e sostenibili, dal momento che vengono a tal fine utilizzati i procedimenti amministrativi ordinari di implementazione delle relative politiche. In qualche modo, viene così a essere contraddetto il nucleo tematico stesso della smart city.
La smartification dell’Artico[xi] si risolve, talvolta, in un vero e proprio paradosso. Ad esempio, in Svezia l’idea stessa di smart city appare connessa principalmente con l’estrazione delle risorse minerarie nella zona artica, piuttosto che all’effettiva presa in considerazione delle peculiarità delle identità artiche locali, degli indigeni Saami, ovvero della protezione della natura. Ne deriva dunque, in definitiva, che le decisioni in subiecta materia vengono adottate da attori esterni alla regione polare artica[xii].
3. Se, poi, volgiamo lo sguardo al ruolo dei cittadini (non-eletti) nelle smart cities, troviamo che lo sviluppo urbano, fondato sui processi di digitalizzazione e tecnologici, dovrebbe garantire il coinvolgimento dei sopra menzionati cittadini come co-creatori delle “città intelligenti” Naturalmente, tutto ciò appare funzionale alla realizzazione di obiettivi quali una maggiore legittimazione democratica, la giustizia sociale, nonché una governance effettiva. Nel concreto, si parla diffusamente di partecipazione dei cittadini alla determinazione delle politiche di bilancio, della partecipazione online, di tavole rotonde, laboratori viventi, ecc. Come negare, cionondimeno, che i meccanismi di partecipazione dei cittadini alle smart cities siano potenzialmente esposti al rischio di una retorica del dialogo (c.d. citizen-centric rhetoric)?[xiii]
Con specifico riferimento all’Artico[xiv], la dimensione partecipativa allo sviluppo della smart city e alla sostenibilità manifesta alcune criticità.
In Canada, si enfatizza la partecipazione e/o collaborazione dei cittadini nelle aree più remote (o hard-to-reach) del Paese, al fine di realizzare uno sviluppo smart e ridurre il digital divide[xv]. L’effetto sulle comunità più marginalizzate, però, è certamente non molto positivo, soprattutto con riguardo ai gruppi tribali degli Indiani e degli Inuit. Poiché, infatti, gli indigeni accedono con difficoltà agli avanzamenti tecnologici, il risultato finale è che le disuguaglianze economiche, anziché diminuire, aumentano[xvi]. Nelle località più isolate del Canada, molte delle quali peraltro abitate da persone di ascendenza aborigena, un certo grado di sviluppo hanno comunque avuto i servizi di telemedicina[xvii], che utilizzano tecnologie avanzate inclusa l’intelligenza artificiale[xviii] (c.d. Artificial Intelligence in Medicine, AIM)[xix].
Nell’area artica dell’America del Nord, la nozione di smart si adatta essenzialmente al settore delle telecomunicazioni e delle relative connessioni, con rilevanti realizzazioni nel campo della c.d. telesalute (e-Health, o sanità digitale) in Alaska, tenuto conto che i servizi di telemedicina vengono utilizzati con successo specialmente dove sono già presenti infrastrutture adeguate, come linee elettriche e di comunicazione affidabili[xx]. Una possibile barriera[xxi] all’accesso effettivo alla telemedicina, ovvero all’ospedale senza ospedale[xxii], da parte delle popolazioni indigene alaskane è, però, rappresentata dalla scarsa propensione delle popolazioni medesime all’uso di Internet, oltreché dal frequente ricorso alle pratiche di guarigione tradizionali[xxiii].
A sua volta, il dichiarato coinvolgimento dei cittadini negli obiettivi della sostenibilità non ha impedito in Norvegia il prevalere di una visione tecnocratica del fenomeno, sia pure segnalandosi il carattere approfondito della riflessione norvegese sui rapporti tra sostenibilità e applicazioni dell’intelligenza artificiare nelle aree (più remote) dell’Artico[xxiv]. Non molto diversamente, in Finlandia i concetti di smart city e sostenibilità urbana sono il riflesso, prevalentemente, di impostazioni tecno-centriche elaborate a livello nazionale o internazionale, non mancando l’uso dell’intelligenza artificiale[xxv].
Infine, nella Russia artica[xxvi] si fa parimenti riferimento all’idea della smart city, ma ciò avviene tipicamente secondo un approccio top-down, con la conseguenza che la partecipazione dei cittadini si riduce a osservare alcuni standards predefiniti centralmente dalle autorità federali[xxvii]. In particolare, nel marzo 2019 il ministero delle Costruzioni della Federazione Russa ha adottato lo «Smart City Standard»[xxviii], come base per stabilire standards regionali, adatti alle specificità dei territori, tra cui – per quanto qui specificatamente interessa – la zona artica della Federazione Russa. Lo «Smart City Standard» costituisce, a sua volta, uno sviluppo dello Smart City Urban Digitalization Project, lanciato dal Governo federale russo nel 2018, nell'ambito delle «Linee guida nazionali per l’edilizia abitativa, l’ambiente urbano e il programma nazionale di digitalizzazione dell’economia»[xxix]. I progetti volti a implementare, nell’area artica della Russia, il concetto di “smart people – smart city – sustainable region”, si sono sempre più scontrati con la crisi economico-finanziaria, nonché con nuove priorità di sviluppo[xxx]. Buoni risultati, comunque, sono stati ottenuti anche in Russia dai servizi di telemedicina, realizzati fin dagli anni novanta del secolo scorso[xxxi] e ora (ulteriormente) potenziati attraverso l’introduzione nel sistema sanitario di artificial intelligence technologies[xxxii], secondo le previsioni contenute nella «Strategia nazionale per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale per il periodo fino al 2030»[xxxiii]. In Russia, infatti, «Currently, there is a growing interest in AI solutions related to the digital transformation of healthcare both in the field of diagnosing and prognosticating diseases (including monitoring and assessing the condition of patients in real time), and supporting clinical trials and creating robotic autonomous devices»[xxxiv]. Del resto, la Russia ha una tradizione risalente in materia di sviluppo della c.d. medicina artica[xxxv].
Su un piano complessivo, dalla comparazione tra le esperienze nazionali artiche[xxxvi] emerge che la partecipazione dei cittadini allo sviluppo di smart and sustainable cities è in molti casi più apparente che reale, dovendosi inoltre rilevare che l’engagement civico nella smart city, ma non altrettanto per la smart city, può altresì determinare fenomeni di c.d. smart disconnection dagli stessi cittadini dell’Artico.
4. La conclusione non può che essere quella secondo cui, quantomeno nell’Artico, o, forse meglio, per l’Artico, la smart city presenta sia luci (specialmente sotto il profilo della telemedicina[xxxvii], come anche delle applicazioni dell’IA) che ombre; comunque, essa non costituisce sempre la soluzione ottimale per la sostenibilità, nonché nell’ottica dell’innovativa categoria della c.d. new ecological jurisprudence, finalizzata a realizzare gli obiettivi della inclusione e della solidarietà[xxxviii]. Detto altrimenti, nella regione polare artica smart non è un concetto necessariamente equivalente a quello di sostenibilità. In definitiva, dunque, le iniziative smart in favore della sostenibilità, almeno quando vengono attuate nel contesto peculiare (recte, unico) dell’Artico, sono idonee a rivelare il lato problematico e, spesso, “nascosto” del c.d. smart city development. Gli stessi indicatori standardizzati di sviluppo sostenibile, che pure sono utili per le analisi comparative, finiscono per essere fuorvianti se non sono adattati alle specificità della regione artica, che richiede apposite strategie di pianificazione urbana sostenibile[xxxix].
[i] A. Raspotnik, V. Herrmann, Applying Smart Frameworks to Arctc Cities, in R.C. Bears (Ed.), The Palgrave Encyclopedia of Urban and Regional Futures, Cham, Springer, 2022, 34 ss.
[ii] Si pensi che, secondo le proiezioni (a lungo termine) elaborate da Mads Qvist Frederiksen, direttore dell’Arctic Economic Council (AEC) di Tromsø (Norvegia del Nord), vi sono comuni della Norvegia più settentrionale che passeranno da 12.000 abitanti nel 2050 ad averne soltanto 1.300 nel 2100 (v. The World Needs the Arctic and the Arctic Needs People. As interest in the Arctic grows, so do economic opportunities and the need for people to nurture them, in The Wilson Quarterly, inverno 2022, online nel sito www.wilsonquarterly.com). Già nel 2030, dovrebbe registrarsi una diminuzione complessiva della popolazione artica groenlandese, svedese e russa (v. Projected population trends in the Arctic, nel sito della European Environmental Agency, www.eea.europa.eu). Sull’invecchiamento (ageing) della popolazione artica, v. altresì i dati dettagliati in Polar Peoples in the Future: Projections of the Arctic Population, nel sito Nordregio di Stoccolma, https://nordregio.org; ivi proiezioni al 2046 per l’Alaska, 2035 per il Canada artico, 2040 per la Groenlandia, 2066 per l’Islanda, 2055 per le Isole Far Oer, 2040 per la Norvegia artica, 2040 sia per la Finlandia artica che per la Svezia artica e, infine, 2036 per la Russia artica (sulla base dei dati forniti dagli uffici nazionali e/o regionali degli Stati artici).
[iii] Su alcune esperienze in Svezia, Alaska e Russia, v. T. Bontempi, Responsabilità sociale d’impresa nell’Artico: successi e controversie, in www.osservatorioartico.it, 26 luglio 2024.
[iv] Tra i molti casi che potrebbero essere ricordati, v. la nota di Greenpeace Italia del 16 gennaio 2024, dal titolo La Norvegia ha dato il via libera alle estrazioni minerarie nel Mar Glaciale Artico. Amplius, cfr. S. Sörlin (Ed.), Resource Extraction and Arctic Communities. The New Extractivist Paradigm, Cambridge, Cambridge University Press, 2023.
[v] In una letteratura sconfinata, mi limito qui a menzionare le opere fondamentali di cui è curatore il prof. Giuseppe Franco Ferrari, dal titolo: La prossima città, Milano-Udine, Mimesis, 2017; Smart City. L’evoluzione di un’idea, Milano-Udine, Mimesis, 2020; Le smart cities al tempo della resilienza, Milano-Udine, Mimesis, 2021; Innovazione e sostenibilità per il futuro delle smart cities, Milano-Udine, Mimesis, 2023. Come, infatti, ha rilevato lo stesso prof. Ferrari, si «tratta di un tema ormai frequentatissimo dalla letteratura non solo giuridica italiana, europea e internazionale in genere» (cfr. le Conclusioni al convegno Città, smart cities e governance in prospettiva comparata. Problemi e sfide del XXI secolo, svoltosi il 30 maggio 2024 al Dipartimento di Scienze Politiche della Sapienza Università di Roma). Sul binomio formato da innovazione e sostenibilità è specialmente attivo, dal 2018, l’Osservatorio Smart City dell’Università Bocconi di Milano.
[vi] Cfr. P. Hemmersam, Making the Arctic City. The History and Future of Urbanism in the Circumpolar North, London, Bloomsbury Visual Arts, 2023 (con particolare attenzione a Canada, Groenlandia e Russia).
[vii] Per effetto del quale il ghiaccio marino artico ha subito un processo di declino e di assottigliamento preoccupanti; v. i dati, climatici e ambientali, riportati da C. Ciscato, Il ghiaccio marino soffre del virus della disinformazione, in www.osservatorioartico.it, 17 luglio 2024; A. Gozzi, Lo stato del clima nell’Artico, ivi, 10 settembre 2024. Il riscaldamento dell’Artico crea, tra l’altro, una situazione più favorevole agli incendi; v. A. Gozzi, L’Artico tra fiamme e fumo, in www.osservatorioartico.it, 27 luglio 2024.
[viii] Il tema de qua è stato ampiamente discusso nel corso dell’Arctic Congress Bodø 2024, tenutosi dal 29 maggio al 3 giugno 2024 presso lo High North Center for Business and Governance della Nord University di Bodø (Norvegia), ivi nell’ambito della sessione dal titolo High North Scenarios for the Development of Smart Cities in the High North till 2045 (panel coordinato dalla prof.ssa Elena Dybtsyna, docente alla Nord University Business School).
[ix] Nel par. 1.
[x] V., per es., E. Aleksandrov et al., Smart City Dialogue in the Arctic: Oppurtunities and Challegnges, in A. Mineev et al. (Eds.), Global Development in the Arctic. International Cooperation for the Future, London-New York, Routledge, 2023, 131 ss.
[xi] Su cui v. J. Teras et al. (Eds.), Sustainable development and Sustainable Development Goals in Smart Specialisation strategies in the European Arctic regions, Luxembourg, Publications Office of the European Union, 2023.
[xii] All’esito di una c.d. one-sided conversation.
[xiii] Su questa problematica, v. le riflessioni di N.P. David, T.S. Benson, Citizen-Centrism in Smart Cities: Reality or Rhetoric?, in G.C. Lazaroiu et al. (Eds.), Holistic Approach for Decision Making Towards Designing Smart Cities, Cham, Springer, 2021 (Future City, v. 18), 245 ss., e I. Calzada et al., People-Centered Smart Cities: An exploratory action research on the Cities’ Coalition for Digital Rights, in 45(9) Journal of Urban Affairs 1537 (2023).
[xiv] Disamine comparative sono effettuata da: E. Aleksandrov et al., Smart Cities for (Sustainability in) High North?: Mapping Initiatives in Norway, Russia, Finland, and North America, paper presentato alla 25th Nordic Academy of Management Conference, tenutasi a Vaasa (Finlandia) dal 22 al 24 agosto 2021; T. Cartaxo et al., Digitalization and smartening sustainable city development: an investigation from the high north European cities, in 5(1) Smart Cities and Regional Development (SCRD) Journal 83 (2021), con speciale riferimento a Tromsø (Norvegia) e Rovaniemi (Finlandia).; I. Khodachek et al., Smart Cities in the High North: A Comparative Analysis of Arkhangelsk, Bodø, Murmansk and Tromsø, in 5(1) Urban Studies and Practices 57 (2020) (testo in russo), e A. Grieco, Città Sostenibile e Smart: una realtà in Artico, in www.osservatorioartico.it, 10 maggio 2020, con particolare riguardo alle esperienze di Anchorage (Alaska), Bødo (Norvegia) e Oulu (Finlandia). Quest’ultima viene considerata ideal Smart City (cfr. M. Rantakokko, Smart City as an Innovation Engine: Case Oulu, in 79(5) Elektrotehniški vestnik - Revija za elektrotehniko in racunalnistvo [Electrotechnical Review- Journal of Electrical Engineering and Computer Science] 248 (2012); R. McMahon, A. Raspotnik, Can Smart Societies support Innovation in the Arctic?, Washington (DC), The Arctic Institute - Center for Circumpolar Security Studies, Commentary 19 febbraio 2019).
[xv] Z. Spicer et al., The frontier of digital opportunity: Smart city implementation in small, rural and remote communities in Canada, in 58(3) Urban Studies 535 (2021),
[xvi] Cfr. S. Roche, Inukshuk City, un modèle pour repenser la ville intelligente, in Norois, n. 270, 204/1, 79 ss.
[xvii] Nel sistema giuridico canadese, gli appartenenti alle First Nations ricevono l’assistenza sanitaria nelle riserve dal Governo federale e, al di fuori delle riserve, dai Governi di Province e Territori (Stati membri). Ora, la capacità della telemedicina di fornire servizi specialistici alle comunità delle First Nations virtualmente, senza dunque lasciare fisicamente la riserva, supera i tradizionali confini giurisdizionali, ma, nel contempo, può rappresentare un ostacolo significativo alla implementazione della telemedicina. Mentre cambia solo la posizione fisica della fornitura dei servizi, infatti, i finanziatori e/o fornitori dei servizi stessi devono, tuttavia, riesaminare relazioni e obblighi già complessi al fine di supportare l'integrazione senza soluzione di continuità dei servizi specialistici nei programmi di telemedicina. Su questi (e altri) aspetti, v. S. Muttitt et al., Integrating telehealth into Aboriginal healthcare: the Canadian experience, in 63(4) International Journal of Circumpolar Health 401 (2004); I. Khan et al., The use of technology to improve health care to Saskatchewan’s First Nations communities, in 43(6) Canada Communicable Disease Report 120 (2017) (il 13,6 per cento della popolazione del Saskatchewan è rappresentata da Indiani, distinti in 74 First Nations e molti dei quali – oltre la metà – vivono nelle riserve). Con riguardo alla salute mentale (nelle First Nations dell’Ontario), cfr. K.L. Gibson et al., Conversations on telemental health: listening to remote and rural First Nations communities, in 11:1656 Rural and Remote Health (Online), 2011. Quest’ultimo scritto evidenzia – attraverso le interviste effettuate in loco agli indigeni dai ricercatori – che, accanto a interesse e in certi casi entusiasmo per la telemedicina, vi sono anche atteggiamenti improntati a esitazione e talvolta preoccupazione. Nel dettaglio, il 47 per cento dei partecipanti alle interviste si è detto favorevole, il 32 per cento ha dichiarato invece di ritenere negativa la propria esperienza e il rimanente 21 per cento ha affermato di essere neurale ovvero indeciso. Circa gli Inuit del Territorio (canadese) del Nunavut, v. T. Volpe et al., Mental health services for Nunavut children and youth: evaluating a telepsychiatry pilot project, in 14:2673 Rural and Remote Health (Online), 2014.
[xviii] Si veda J.A. Silano, Towards abundant intelligences: Considerations for Indigenous perspectives in adopting artificial intelligence technology, in 37(5) Healthcare Management Forum 329 (2024). Gli indigeni canadesi incontrano maggiori difficoltà dei non-indigeni nell’accedere ai servizi sanitari. L’aspettativa di vita degli indigeni di sesso maschile è di 8 anni inferiore a quella dei non-indigeni, mentre per le donne indigene è inferiore di 6,9 anni; cfr. I. Mendez, Technology helping address Indigenous health-care inequity, in StarPhoenix (Saskatoon), 8 dicembre 2023 (l'autore è direttore del Virtual Care and Remote Presence Robotics Program alla University of Saskatchewan).
[xix] Vedasi N. Lidströmer, H. Ashrafian (Eds.), Artificial Intelligence in Medicine, Cham, Springer, 2022; adde la Rivista Artificial Intelligence in Medicine (edita dal 1989).
[xx] C.M. Hild (Ed.), Arctic Telemedicine Project Final Report, Anchorage (AK), University of Alaska Anchorage Institute for Circumpolar Health Studies, 2000, 40 ss.; C. Patricoski, Alaska telemedicine: growth through collaboration, in 63(4) International Journal of Circumpolar Health 365 (2004); E. Smith, S. Ferguson, Telehealth in the tundra. Remote northwest Alaskan villages encounter faster access to more sophisticated medical care, in 25(3) Health Management Technology 24 (2004); H. Hudson, Rural Telemedicine: Lessons from Alaska for Developing Regions, in 11(4) Telemedicine and e-Health 460 (2005). A commento del “successo” dei servizi di telemedicina artica, v. G. Hartvigsen, S. Pedersen, Lessons learned from 25 years with telemedicine in Tromsø, Norway, Tromsø, Norwegian Centre for Integrated Care and Telemedicine (NST), University Hospital of North Norway (UNN), 2015 (il NST di Tromsø viene abitualmente considerato il principale centro mondiale per lo studio e lo sviluppo della telemedicina). Laddove, poi, le distanze sono maggiori e le condizioni più difficili, l’uso della telemedicina è ancora più apprezzato dalla popolazione locale; v., infatti, L.O. Nielsen et al., Telemedicine in Greenland: Citizens’ Perspectives, in 23(5) Telemedicine and e-Health 441 (2017); B. Niclasen, G. Mulvad, Health care and health care delivery in Greenland, in 69(5) International Journal of Circumpolar Health 437 (2010); T. Stensgaard, T. Sørensen, Telemedicine in Greenland — The Creation of an Evaluation Plan, in 7(suppl1) Journal of Telemedicine and Telecare 37 (2001); T. Stensgaard, Telemedicine in Greenland – from the early beginnings to the making of a business plan, in 6(suppl1) Journal of Telemedicine and Telecare 158 (2000). Anche in Islanda, neve, vento e le basse temperature influiscono sulla fornitura di servizi di telemedicina; v. T. Palsson, M. Valdimarsdottir, Review on the state of telemedicine and eHealth in Iceland, in 63(4) International Journal of Circumpolar Health 349 (2004); M. Valdimarsdóttir et al., Telemedicine consultations in Iceland, in 92(11) Laeknabladid. The Icelandic Medical Journal 767 (2006).
[xxi] Sul tema, v. per es.: N.H. Nguyen et al., Barriers and Mitigating Strategies to Healthcare Access in Indigenous Communities of Canada: A Narrative Review, in 8(2) Healthcare 112 (2020); L. Wylie, S. McConkey, Insiders’ Insight: Discrimination against Indigenous Peoples through the Eyes of Health Care Professionals, in 6(1) Journal of Racial and Ethnic Health Disparities 37 (2019); F. Nader et al., Assessing Health Care Access and Use among Indigenous Peoples in Alberta: a Systematic Review, in 28(4) Journal of Health Care for the Poor and Underserved 1286 (2017).
[xxii] Cfr., sui vari aspetti, G. Cerrina Feroni (cur.), Le nuove frontiere della medicina. Assetti istituzionali e gestione dei dati, prefazione di O. Schillaci, Bologna, Il Mulino, 2024. Si parla anche di medicina a distanza via chat.
[xxiii] D.P. Moecke et al., Scoping review of telehealth use by Indigenous populations from Australia, Canada, New Zealand, and the United States, in Journal of Telemedicine and Telecare, 2023, doi: 10.1177/1357633X231158835; A.Z. Dawson et al., Telehealth and indigenous populations around the world: a systematic review on current modalities for physical and mental health, in mHealth, 2020, doi: 10.21037/mhealth.2019.12.03 (ivi, 13-14: «Telehealth has great promise for meeting the health needs of highly marginalized Indigenous populations around the world, however, at this point more research is needed to understand how best to structure and deliver these programs for maximum effect»). Per un contesto geoculturale differente da quello artico, nel quale si presentano tuttavia analoghe problematiche, v. S.S. Pereira, M.V. Zaganelli, A telemedicina na promoção da saúde aos povos indígenas: desafios e oportunidades, in Visioni LatinoAmericane, n. 31, 2024, 50 ss.
[xxiv] Come ha evidenziato recentemente il White Paper dal titolo «Transforming the Arctic future with Artificial Intelligence: A Norwegian Perspective» del 2022, elaborato a cura di Norwegian University of Science and Technology di Trondheim, Nansen Environmental and Remote Sensing Center di Bergen, Norwegian Artificial Intelligence Research Consortium e Norwegian Meteorological Institute di Tromsø (il documento, predisposto dai membri del gruppo di ricerca Artificial Intelligence and Data science for the Arctic-AIDing Arctic, è disponibile online nel sito www.ntnu.edu).
[xxv] V., per es., L. Thorsson, How can AI help tackle key sustainability challenges?, in Arctic Today, 26 aprile 2024.
[xxvi] Arctic zone of the Russian Federation, AZRF. Con riguardo alla situazione normativa della AZRF, v. V. Koshkin, New developments in the regulations of the Arctic Zone of the Russian Federation: continuity and change, in 10(2) The Polar Journal 443 (2020).
[xxvii] Sull’esperienza russa, v. specialmente I. Khodachek et al., Smartocracy: Context Entanglement of the Smart City Idea and Bureaucracy in Russia, in 44(10) Oragnization Studies 1625 (2022). Secondo gli autori, l’incontro dell’idea della smart city con la burocrazia ha dato luogo, nel peculiare contesto russo, a una forma di “smartocracy”. Più ottimistica la conclusione dell’analisi svolta da G.F. Detter, A.O. Lyovkina, Russian arctic cities on the path to smart sustainability, in 13(2) Arktika: ekologiya i ekonomika [Arctic: Ecology and Economy] 180 (2023) (testo in russo).
[xxviii] Per esteso: Basic and additional requirements for smart cities (Smart City Standard) Approved by the Deputy Minister of Construction and Housing and Utilities of the Russian Federation 04.03.2019 (disponibile online nel sito all’indirizzo https://www.minstroyrf.ru/docs/18039). Hanno, quindi, fatto seguito in subiecta materia alcuni provvedimenti amministrativi, di fonte ministeriale, dei quali i principali sono stati adottati nell’agosto del 2022, nel giugno 2021 e nel maggio 2022.
[xxix] Il progetto de quo è finanziato dal bilancio federale, per un ammontare complessivo di 13 miliardi di rubli (equivalenti a circa 128 milioni di euro). Partecipano inoltre, con risorse aggiuntive proprie, il ministero delle Costruzioni e quello dello Sviluppo Digitale. Alcune importanti aziende, quali Rostelecom (maggiore fornitore nazionale di servizi digitali), Rosatom (leader russo nella produzione di elettricità) e Rostec (holding statale, attiva nel settore dell’alta tecnologia), oltre a partecipare (nel ruolo di c.d. players nazionali) sono state istituite come centri di competenza. Le aziende hanno, inter alia, sviluppato un interessante progetto per la creazione di un unico ecosistema che consente la collaborazione tra residenti, costruttori e società che offrono e gestiscono le piattaforme di servizi digitali (si tratta, così, di un progetto b2b2c). Non mancano le iniziative curiose; per esempio, la Arlight RUS di Mosca ha realizzato progetti di «illuminazione biodinamica», che ottimizzano cioè l’illuminazione con i ritmi circadiani, avendo come obiettivo facilitare il miglioramento dell’umore, della salute e, soprattutto, delle prestazioni umane.
[xxx] G. Detter et al., The concept of “Smart City”: Specific nature of innovative development of Russian Arctic cities, nel website Open Polar, https://openpolar.no (sito Internet a cura dell’Università di Tromsø e dell’Istituto polare norvegese).
[xxxi] T. Sorensen et al., Telemedicine in north-west Russia, in 5(3) Journal of Telemedicine and Telecare 153 (1999); S.M. Bye, A. Manankov, Telemedicine in practice in Arkhangelsk region, Russia: from a blank page to routine operation, in 66(4) International Journal of Circumpolar Health 335 (2007); Y. Sumarokov, Telemedicine & e-Health in the Russian Arctic, disponibile online in Arctic Yearbook 2017 (https://arcticyearbook.com); M. Natenzon, Telemedicine in the Arctic Zone of Russia, in Population and Economics, v. 2, n. 2, 2018 (edita dalla Facoltà economica dell’Università statale di Mosca), 129 ss. (testo in russo).
[xxxii] L.E. Khaymina et al., Artificial Intelligence in the Healthcare System of the Arctic Regions of the Russian Federation, in Arktika i Sever [Arctic and North], n. 52, 2023, 196 ss. (la Rivista è edita dall’Università federale del Nord, con sede ad Arcangelo, in Russia); A.P. Andreichuk, A.V. Gurko, Trends in artificial intelligence and robotics technologies in the Arctic: the Russian experience, in Gorny Informatsionno-Analiticheskiy Byulleten (nauchno-teknicheskii zhurnal) (MIAB) [Mining Informational and Analytical Bulletin (scientific and technical journal) (MIAB)], 2022, n. 2, 24 ss. (testo in russo; gli autori sono attivi presso l’Università mineraria di San Pietroburgo, la Rivista viene pubblicata dalla casa editrice Gornaya kniga di Mosca).
[xxxiii] Ukaz Prezidenta RF ot 10 oktyabrya 2019 g. № 490 «O razvitii iskusstvennogo intellekta v Rossiyskoy Federatsii» [Decree of the President of the Russian Federation of October 10, 2019 No. 490 “On the development of artificial intelligence in the Russian Federation”], online all’indirizzo Internet https://www.garant.ru/products/ipo/prime/doc/72738946.
[xxxiv] L.E. Khaymina et al., op. cit., 197.
[xxxv] D.G. Tikhonov, Arctic medicine, Yakutsk, Yakutsk Science Centre, Russian Academy of Sciences, 2010 (testo in russo); Id., Is Arctic medicine a distinct science? A Russian perspective, Editoriale in 72(1) International Journal of Circumpolar Health 1 (2013); L.I. Aftanas et al., Arctic medicine in the 21st century, in 85 Herald of the Russian Academy of Sciences 287 (2015). Quest’ultimo contributo è stato originariamente pubblicato nel «Bollettino dell’Accademia Russa delle Scienze» (cfr. Vestnik Rossiiskoi Akademii Nauk, vol. 85, n. 5-6, 2015, 501 ss.).
[xxxvi] C.d. inter-Arctic comparison.
[xxxvii] V., in aggiunta a quanto detto sopra (nel par. 3), C. Hild, Arctic telehealth: north to the future, in 63(suppl2) International Journal of Circumpolar Health 63 (2004).
[xxxviii] U. Mattei, False Conscience: Sustainability and Smart Evolution—Between Law and Power, in 37(5) International Journal for the Semiotics of Law 1557 (2024), che ivi sviluppa le (interessanti) considerazioni presentate nello scritto dal titolo Vie di fatto. Sostenibilità ed evoluzione smart come falsa coscienza del diritto, in P.G. Monateri (cur.), Scritti in memoria di R. Sacco, II, Milano, Wolters Kluwer, 2024, 1123 ss.
[xxxix] Cfr. B. DiNapoli, M. Jull, Evaluating plans for sustainable development in Arctic cities, in 53 Ambio - A Journal of Environment and Society 1109 (2024), dove sono esaminati comparativamente i profili di 15 città artiche (3 canadesi, 3 statunitensi/alaskane, 1 danese/faroese, 1 danese/groenlandese, 1 islandese, 1 norvegese, 2 svedesi e 3 russe). In precedenza, v. altresì M. Berman, R.W. Orttung, Measuring progress toward urban sustainability: Do global measures work for Arctic cities?, in 12 Sustainability 3708 (2020); R.W. Orttung et al., Measuring the sustainability of Russia’s Arctic cities, in 50 Ambio - A Journal of Environment and Society 2090 (2021). Sull’importanza della adeguatezza di indici e strumenti statistici per la misurazione della realtà multidimensionale, v. da ultimo M. Mazziotta, A. Pareto, Statistica per gli indici compositi, Torino, Giappichelli, 2024.