Politica artica e diritto: l’esperienza russa
Politica artica e diritto: l’esperienza russa
1. Il panorama politico-giuridico comparativo degli Arctic and Antarctic Studies[i], con la regione artica ormai diventata da zona di esplorazione un epicentro strategico[ii], non può certamente ignorare il caso della Russia.
Sono datati agli ultimi anni del XX secolo i primi programmi statali russi concernenti l’Artico. Per l’esattezza, all’interno del programma federale World Ocean del 1995, si trova un sotto-programma dal titolo Arctic Research and Exploration. Tale sotto-programma è interessante sotto due aspetti. Per un verso, l’Artico rappresenta un obiettivo indipendente della politica statale russa. Per altro verso, l’Artico costituisce una priorità nella individuazione delle risorse (potenziali) per la Russia.
Un deciso passo in avanti viene compiuto con l’approvazione, nel 2008, dei Princìpi fondamentali della politica statale della Federazione Russa nell’Artico per il periodo fino al 2020 e per le prospettive future. I detti Princìpi sono dettagliati nell’esaminare le molteplici problematiche dell’Artico, siano esse di natura naturale, climatica, socio-economica ovvero ancora demografica. Le previsioni contenute nei Princìpi sono state integrate dalla Strategia per lo sviluppo della zona artica della Federazione Russa del 2013, la cui elaborazione è stata preceduta da un inteso dibattito sia politico che accademico (nell’àmbito, specialmente, dell’Institute of the World Economy and International Relations e dell’Institute for Problems of International Security, entrambi della prestigiosa Accademia russa delle scienze, nonché di Università statale di San Pietroburgo, Moscow State Technical University e Border Defense Academy, istituita presso il Federal Security Service della Federazione Russa)[iii]. Un filo rosso collega il sotto-programma artico del 1995 con i Princìpi del 2008, poi integrati nel 2013. Esso consiste nella considerazione dell’Artico russo come una zona strategica per l’uso delle risorse.
L’attuale strategia artica è contenuta nei Princìpi fondamentali della politica statale della Russia per il periodo fino al 2025, adottati nel 2020 ed emendati nel 2023[iv], nonché da ultimo con l’editto presidenziale del 15 gennaio 2024[v]. Gli obiettivi essenziali sono rappresentati dalla tutela delle condizioni di vita delle popolazioni artiche, in primis delle comunità indigene. Compaiono poi le previsioni sullo sviluppo economico, tra cui in particolare la realizzazione della rotta marittima artica conosciuta come Northern Sea Route-NSR (da utilizzare per il collegamento con la Cina, piuttosto che come nuovo ponte tra Oriente e Occidente, c.d. via della seta polare)[vi]. Più ampio (e vago) è l’obiettivo di fare dell’Artico un territorio di pace. L’enfasi sulla cooperazione internazionale, a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022[vii], è stata attenuata dalle modifiche apportate nel 2023, ma non è venuta meno, la qual cosa quindi conferma che la Russia non ha l’intenzione prioritaria di creare piattaforme alternative di collaborazione artica, al di fuori delle strutture già esistenti e a cui la Russia stessa partecipa da tempo[viii]. Da ultimo, con decreto firmato dal Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin il 13 agosto 2024 è stato creato il Collegio marittimo, formato da cinquantadue membri e guidato da Nikolaj Patrušev, nell’ambito del quale è istituito un apposito Consiglio per la protezione degli interessi nazionali della Russia nell’Artico[ix].
La tutela ecologica e la sicurezza ambientale sono considerate essenziali dai Princìpi del 2020, anche nell’ottica della salvaguardia delle minoranze indigene artiche. Nel dettaglio, i Princìpi prevedono la creazione di aree naturali specialmente protette[x], in modo da consentire l’adattamento dei sistemi ecologici al cambiamento climatico[xi]. Si prevede, inoltre, la protezione della flora e della fauna artiche, soprattutto delle piante e degli animali a rischio di estinzione. Si vogliono evitare, ovvero comunque minimizzare, gli impatti negativi derivanti da emissioni atmosferiche nocive e scarichi inquinanti nelle acque. L’uso razionale delle risorse è fortemente incentivato dai Princìpi del 2020, anche con riguardo ai territori di tradizionale insediamento dei popoli indigeni. Particolarmente apprezzabili sono i passaggi dei Princìpi dedicati alla vulnerabilità dei sistemi ecologici artici, come anche all’importanza globale dell’Artico dal punto di vista della (auspicata) stabilizzazione dei processi climatici.
Questi obiettivi ecologici devono essere coordinati – secondo l’impostazione dei Princìpi del 2020 (validi – come già detto sopra – fino al 2025) – con quelli, parimenti rilevanti, dello sviluppo economico. Così, lo Stato russo sostiene, con apposite misure tra cui quelle di natura fiscale, le iniziative imprenditoriali dei soggetti privati nell’Artico. Speciale attenzione viene riservata all’estrazione di minerali, da realizzare in appositi centri, collegati alla via marittima artica. La Federazione Russa – in base ai Princìpi del 2020 – coordina le ricerche geologiche degli idrocarburi, affiancando gli investimenti privati nel settore. Uno specifico settore produttivo preso in considerazione dai Princìpi del 2020 è quello dell’acquacultura, per la c.d. estrazione delle risorse biologiche acquatiche (id est, la pesca). Se l’industria del turismo artico viene incoraggiata[xii], il definitivo superamento del modello sovietico emerge con nettezza laddove i Princìpi del 2020 danno sostegno al settore commerciale delle crociere artiche. Specifiche previsioni riguardano i popoli indigeni, per i quali occorre preservare i tradizionali mezzi di sussistenza, veicolo per la conservazione della traditional way of life. Le comunità indigene, ovvero i loro rappresentati, devono essere previamente consultate/i in merito alla realizzazione di progetti industriali che impattano sui loro territori di tradizionale insediamento, e quindi sulle loro fonti di sussistenza. Nella zona artica russa occorre altresì – come riconoscono i Princìpi del 2020 – migliorare il sistema di istruzione, in maniera da potere disporre in loco di personale qualificato.
I Princìpi del 2020 non trascurano l’aspetto della cooperazione internazionale (artica). In particolare, si privilegia la dimensione dei rapporti bilaterali con gli altri Stati artici, tuttavia nel quadro generale della cooperazione regionale multilaterale già realizzata attraverso il Consiglio artico[xiii] nonché il Consiglio euro-artico di Barents[xiv]. Quest’ultimo, meno conosciuto del Consiglio artico, presenta una struttura istituzionale piuttosto interessante, dal momento che ha dato vita a un forum di cooperazione a doppio livello, sia tra governi statali che tra territori regionali sub-nazionali. In ogni caso, per la Russia il ruolo centrale nel sistema di cooperazione artica deve essere attribuito al Consiglio artico. Seguono previsioni a tutela dell’interesse nazionale russo, come quelle concernenti la delimitazione della piattaforma continentale nell’Oceano Artico, in conformità al diritto internazionale consuetudinario e ai trattati internazionali. La Russia, inoltre, da un lato favorisce la partecipazione al dibattito sulle questioni artiche anche degli Stati non-artici, nonché, dall’altro lato, incentiva la cooperazione transfrontaliera dei piccoli popoli indigeni della Russia con le altre comunità indigene artiche. Quest’ultimo aspetto, quantomeno dal punto di vista della law in the books (e salvo i molti problemi della law in action) appare di speciale rilevanza, in quanto da tempo i popoli indigeni transfrontalieri dell’Artico chiedono di potere co-determinare le scelte che riguardano direttamente il loro destino, unificando le “voci” degli Inuit, come anche dei Saami, che vivono a cavallo sia dei Paesi scandinavi come anche della Russia, degli Stati Uniti d’America (Alaska) e del Canada[xv].
Sul piano strettamente legale, tuttavia, alcuni problemi rimangono. Questo perché i numerosi progetti legislativi dedicati a una regolamentazione complessiva delle questioni artiche, sia naturali che climatiche e socioeconomiche, non hanno sinora avuto successo, mentre è stata recentemente adottata, con la legge federale n. 193 del 2020, una disciplina relativa al sostegno statale per l’attività imprenditoriale nella zona artica della Federazione Russa. La legge (sfortunatamente) si occupa pressoché esclusivamente degli aspetti economici, anche attraverso la previsione di agevolazioni fiscali e rimborsi parziali (per esempio, in relazione all’avvenuto pagamento di premi assicurativi).
Sul versante della tutela dell’ambiente, invece, sebbene ovviamente le leggi nazionali russe siano applicabili anche nella zona artica, si fa sentire negativamente l’assenza di una disciplina giuridica di rango primario dedicata alle problematiche naturalistiche e climatiche dell’Artico.
La maggiore criticità, allora, consiste nel fatto che i programmi statali contengono princìpi e dichiarazioni; se anche essi sono da considerare vincolanti, gli stessi non sono comunque articolati come le leggi, mancando tra l’altro l’indicazione delle sanzioni per la mancata attuazione delle previsioni e degli obiettivi contemplati dal programma.
2. La guerra (ovvero «operazione militare speciale», acr. russo SVO, per spetsial’naya voyennaya operatsiya [xvi]) in Ucraina, naturalmente, ha avuto pesanti ripercussioni (si spera, soltanto temporanee) sull’assetto istituzionale come delineato nel paragrafo precedente[xvii]. In particolare, si segnala che il principale forum di cooperazione tra i Paesi artici, vale a dire il Consiglio artico, è di fatto quasi completamente inattivo da due anni[xviii], avendo tra l’altro il ministero degli Esteri della Federazione Russa annunciato, il 14 febbraio 2024, di sospendere tutti i contributi di Mosca al Consiglio medesimo[xix]. Dal giugno 2022, alcune limitate attività del Consiglio artico sono state riprese da parte degli Stati artici diversi dalla Russia (c.d. Arctic-7, o A-7, id est Danimarca/Groenlandia, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda, USA/Alaska e Canada), nonché delle (sei) organizzazioni dei popoli indigeni artici/polari che hanno lo status di «partecipanti permanenti» presso il Consiglio medesimo[xx]. Dopo il passaggio della presidenza del Consiglio artico dalla Russia alla Norvegia, avvenuto l’11 maggio 2023[xxi], è ripreso l’esame, presso gli organi consiliari, delle questioni ambientali (nell’ambito della c.d. cooperazione ecologista[xxii]) e di quelle concernenti il cambiamento climatico[xxiii]. Morten Høglund, che guida la delegazione norvegese nel Consiglio artico[xxiv], ha affermato che la situazione è «delicata», ma vi sono anche – a parere del diplomatico norvegese – «elementi positivi», aggiungendo che il riavvio complessivo dei lavori consiliari è «difficile, ma possibile»[xxv]. Durante il seminario dal titolo «Dinamiche geopolitiche nell’Artico: comprendere il ruolo della Francia», svoltosi a Parigi il 22 maggio 2024 per iniziativa dell’Istituto francese per gli affari internazionali e strategici (IRIS) e con il sostegno dell’Istituto «Fridtjof Nansen» (FNI)[xxvi] di Lysaker (Oslo), è comunque emerso che lo “stallo temporaneo” delle attività del Consiglio artico ha sicuramente interessato il livello politico, e dunque “visibile”, dei lavori, ma non invece quello, se vogliamo più “in ombra”, della collaborazione tra esperti[xxvii]. In ogni caso, le tensioni prevalgono sul dialogo e la cooperazione, secondo quanto è stato discusso nel corso della Arctic Security Conference 2024. Linking the North American and European Arctics, tenutasi a Oslo dal 12 al 13 settembre 2024 presso il FNI, con la partecipazione di studiosi dell’Università di Tromsø, della Nord University di Bodø, del Norwegian Center for Geopolitics (GEOPOL), del Norwegian Atlantic Committee, nonché del Ted Stevens Center (TSC) for Arctic Security Studies di Anchorage (Alaska, USA). Una delegazione del Consiglio artico, guidata dalla presidenza norvegese, ha comunque partecipato alla COP29 - the 2024 United Nations Climate Change Conference, svoltasi a Baku (Azerbaijan) nel novembre 2024 (in tale ambito, una sessione dei lavori è stata dedicata al tema, di interesse polare, dal titolo Unfreezing the Arctic cooperation)[xxviii]. Lo state of affairs del Consiglio artico è di speciale rilevanza, con particolare riguardo alla posizione della Russia, come è dimostrato, tra l’altro, dal fatto che la relativa problematica costituisce una delle (sei) tematiche generali[xxix] del prossimo 18° Polar Law Symposium, in programma a Nuuk (Groenlandia) del 22 al 24 ottobre 2025[xxx].
La Federazione di Russia, nel sospendere il pagamento della propria quota annuale (relativamente al 2024), ha sostenuto, attraverso le dichiarazioni dell’ambasciatore artico (Ambassador at-large for Arctic Cooperation) della Russia Nikolay V. Korchunov, che soltanto con la ripresa delle attività «effettive» del Consiglio artico la decisione russa potrà essere riconsiderata[xxxi]. Poco prima, del resto, lo stesso Korchunov aveva affermato che la Russia intende tenere aperte tutte le opzioni politiche, incluso il possibile recesso dal Consiglio artico[xxxii]. In precedenza ancora, Korchunov aveva chiarito che, se anche tutte le attività del Consiglio artico dovessero (nel futuro) riprendere, tuttavia la cooperazione, nel medio-lungo periodo, resta «difficile da immaginare», a causa della (asserita) «mancanza di fiducia» tra le parti[xxxiii]. Nella stessa direzione, e anzi improntate a maggiore pessimismo, erano state le considerazioni di Artur Nikolaevič Čilingarov[xxxiv], esploratore polare, accademico e deputato[xxxv] nominato da Vladimir Putin «Rappresentante speciale del presidente della Federazione Russa per la cooperazione internazionale nell’Artico e nell’Antartico».
Ancora più drastica è la posizione assunta dalla Russia nei confronti del Consiglio euro-artico di Barents[xxxvi]. Nel settembre 2023, infatti, la Russia ha cessato – per sua volontà unilaterale (comunicata con lettera del ministro degli Affari esteri, Sergey Lavrov)[xxxvii] – di fare parte del Consiglio medesimo[xxxviii], le cui attività sono peraltro paralizzate da marzo 2022, adducendo in particolare il fatto che la Finlandia non abbia provveduto ad avviare il trasferimento della presidenza del Consiglio alla Russia, passaggio quest’ultimo previsto per ottobre 2023, così violando il principio della rotazione della presidenza del Consiglio e facendo, più in generale, venire meno la fiducia tra i Paesi membri del Barents Euro-Arctic Council. Ne deriva l’isolamento dei Saami della Russia, che non possono più partecipare ai lavori del Working Group of Indigenous Peoples (WGIP) creato presso il Consiglio euro-artico di Barents[xxxix]. Del Consiglio euro-artico di Barents continuano medio tempore a fare parte Svezia, Norvegia e Finlandia, le quali hanno congiuntamente assunto la presidenza (trio presidency)[xl]; la Finlandia, peraltro, ha annunciato nel luglio del 2024 la sua intenzione di uscire dal Consiglio (adducendo motivazioni di ordine finanziario), a meno che quest’ultimo non venga radicalmente innovato[xli].
L’Europa artica si sta (lentamente) adattando a questa nuova situazione, nella quale «non è rimasta alcuna significativa cooperazione circumpolare»[xlii], ovvero – come è stato detto[xliii] – la cooperazione è «congelata», cosicché la regione artica figura tra le «vittime collaterali» del conflitto russo-ucraino, essendo anzi diventata anch’essa un’area di conflitto[xliv]. A riprova di ciò, nel 2024 due Paesi nordici (Norvegia e Finlandia), entrambi membri del Consiglio artico, hanno affermato, unitamente ai rappresentanti dei tre Stati baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) nonché della Polonia, che occorre contrastare congiuntamente i rischi alla sicurezza nazionale che derivano dalle attività «destabilizzanti» poste in essere dalla Russia[xlv]. Da qui, inoltre, l’esigenza di effettuare operazioni militari di addestramento a un potenziale conflitto nel teatro artico, che hanno coinvolto truppe italiane da montagna (appartenenti al corpo degli Alpini, brigata taurinense), nel contesto dell’esercitazione denominata «Volpe Bianca 2024» (c.d. winterizzazione delle truppe, per abituarle a «operazioni in contesto nevoso»). A seguire, poi, l’operazione della NATO «Nordic Response», training artico tenutasi in Norvegia con la partecipazione di militari (Alpini) italiani[xlvi]. Certamente non priva di significato, in tale contesto, è stata altresì la creazione, da parte della Società italiana di intelligence (SOCINT), di un Osservatorio di intelligence sull’Artico (diretto pro-tempore da Emanuela Somalvico)[xlvii]. Inoltre, la cooperazione, sia nel settore civile che in quello militare[xlviii], si è rafforzata tra alcuni Stati artici occidentali, con specifico riguardo a Norvegia, Svezia e Finlandia, come dimostra il recente vertice tra i tre Paesi svoltosi a Bodø (Norvegia settentrionale) dal 19 al 20 giugno 2024[xlix]. Il summit trilaterale è servito a fare il punto della situazione sulla collaborazione tra i tre Stati nordici, anche a seguito dell’adesione di Finlandia (nel 2023)[l] e Svezia (nel 2024)[li] alla NATO. I tre leaders, al termine, hanno convenuto che «Abbiamo bisogno di un’intesa politica condivisa su come mantenere la pace, la stabilità e l’ordine qui nel Nord»[lii]. La cooperazione bilaterale tra Norvegia e Danimarca nel settore della difesa è stata potenziata nel giugno 2024[liii]. Emerge dunque, per la NATO (che pure, da sempre, presta particolare attenzione alle questioni relative all’Artico[liv]), l’esigenza di dotarsi di una strategia artica[lv]. La Russia, ovviamente, non è stata a guardare; al contrario, essa ha effettuato importanti manovre militari navali nel Mare di Barents (parte del Mar Glaciale Artico), utilizzando specialmente i sottomarini a propulsione nucleare della c.d. flotta del Nord (le cui basi si trovano nella Penisola di Kola)[lvi]. Si registrano, altresì, pattugliamenti sottomarini della NATO nell’Artico[lvii] (con alcuni curiosi incidenti, come quello del sottomarino nucleare statunitense impigliatosi nella rete di pescatori lungo la costa norvegese, all’altezza della città di Tromsø[lviii]).
Sul piano accademico, si riflette sulla necessità di superare il modello di governance artica basato sulla soft law, auspicando invece come prioritaria la cooperazione c.d. treaty-based, la quale peraltro non potrà certo essere realizzata nel breve periodo[lix]. La prospettiva di un trattato artico è resa difficile da realizzare, tra l’altro, dalla tradizionale posizione del Consiglio artico, da tempo in contrasto rispetto all’adozione di uno o più trattati[lx].
Non mancano, comunque, alcuni incoraggianti segnali contrari; per esempio, durante il recente Forum interregionale Arktika – Naš Obščij Dom (it. Artico, la nostra casa comune), tenutosi presso l’Arkticheskii tsentr (it. Centro artico) dell’Università di Petrozavodsk (nella Repubblica di Carelia, Russia) dal 22 al 24 maggio 2024, sono emerse attenzione e interesse per le problematiche riguardanti la cooperazione e/o la collaborazione tra gli attori (statali e non-statali) presenti nella regione polare artica (nel terzo e ultimo giorno del convegno, il dibattito si è svolto anche in relazione alla situazione dei popoli indigeni artici)[lxi]. Il messaggio scaturito dal Forum anzidetto è (in estrema sintesi) il seguente «Non esiste Russia senza Artico, ma non dobbiamo dimenticare che non esiste nemmeno Artico senza Russia»[lxii]. Il punto di vista degli accademici russi[lxiii], che hanno partecipato al convegno di Petrozavodsk, è dunque che, nonostante l’attuale «turbolenza globale», la cooperazione internazionale sulle questioni artiche deve continuare[lxiv]. Parimenti, nel corso dell’Arctic Congress 2024, svoltosi dal 29 maggio al 3 giugno 2024 presso la Nord University di Bodø (Norvegia) e che ha riunito, in un unico evento, l’International Congress of Arctic Social Sciences (ICASS) XI, l’UArctic Congress 2024 e lo High North Dialogue 2024, si è ampiamente discusso su quale possa essere il futuro della collaborazione scientifica con la Russia, protrattasi per circa trent’anni, tenuto conto che la metà delle terre polari appartiene alla Federazione Russa[lxv]. Non a caso, la Tavola rotonda in programma il 28 novembre 2024 presso l’Università della Lapponia a Rovaniemi (Finlandia), coordinata dal prof. Florian Stammler[lxvi] del medesimo Ateneo, è dedicata al tema Arctic World with or without half of the Arctic? Our relations to the Russian Arctic at times of war[lxvii].
Nella medesima direzione si muove la recente rivitalizzazione del Forum dei sindaci dell’Artico, che realizza una cooperazione “dal basso”[lxviii]. Analogamente orientata è l’interessante iniziativa che consiste nell’Arctic Academy for Sustainability, creata nel 2022, grazie in particolare al sostegno della «Fondazione principe Alberto II di Monaco»[lxix]. Si tratta di un progetto innovativo che riunisce diverse università dei Paesi artici, soprattutto canadesi, danesi e finlandesi. Il primo meeting operativo si è tenuto nel 2022 all’Università di Helsinki; il secondo, nel 2023, presso l’Università della Columbia Britannica, cui ha fatto seguito il terzo nel 2024 ospitato dalla Memorial University of Newfounland (MUN), in Canada, mentre il quarto è in programma nel 2025 alla Copenhagen Business School (CBS)[lxx].
Prontamente in aiuto della Russia si è mossa, medio tempore, la Cina popolare[lxxi], la quale ha dichiarato– attraverso il suo Inviato speciale per gli affari artici, Gao Feng[lxxii] – che non sosterrà le attività del Consiglio artico[lxxiii] qualora quest’ultimo non coinvolga la Russia, e che, comunque, continuerà la propria collaborazione bilaterale con la Russia (anche se, eventualmente, rimasta isolata) per quanto concerne le questioni dell’Artico. Per Gao Feng, se si dovesse effettivamente realizzare il c.d. Arctic Council A-7, si tratterebbe di qualcosa di diverso dall’originale. Nell’opinione dell’Inviato speciale per gli affari artici, «Geopolitical competition and confrontation should not impede or interrupt international cooperation in the Arctic».
Non si trascuri, peraltro, che in passato erano emerse perplessità circa l’ineffettività del Consiglio artico, impegnato in numerosi meetings e autore di molteplici reports (tra cui i reports of meeting), rimasti però quasi sempre privi di risultati concreti. Il Consiglio artico, si aggiunge, dovrebbe essere in grado di «fare di più» (ovvero «much work but little to show for»). Ci si chiede, insomma, se il Consiglio artico «has turned into a paper tiger – or more accurately a paper polar bear – outwardly powerful, but inwardly ineffectual»[lxxiv]. In ogni caso, il Consiglio artico non è collocato al vertice di una piramide degli organi od organismi che in vario modo partecipano alla governance dell’Artico, essendo preferibile l’immagine di una rete (Web) con al centro l’Arctic Council. Si è infine sostenuto, al riguardo, che «Arctic Council is not structured to deliver results»[lxxv].
I timori attuali per la cooperazione artica con la Russia, mentre appaiono decisamente lontani i tempi in cui i Paesi artici lavoravano congiuntamente sulla base del motto “High North, low tension”, sono ancora rafforzati dal documento sulla politica estera della Federazione Russa pubblicato con il decreto presidenziale del 31 marzo 2023[lxxvi] (in sostituzione del precedente documento del 2016). In esso, infatti, da un lato l’Artico viene elevato a priorità della politica estesa russa, dall’altro lato però la regione polare artica viene esaminata prevalentemente come una proiezione della politica interna della Russia, senza che vi sia una adeguata presa in considerazione dei meccanismi di collaborazione con i Paesi occidentali, nonché in assenza di alcuna menzione espressa sia del Consiglio artico che del Consiglio euro-artico di Barents[lxxvii]. Si prevede, poi, il potenziamento della Northern Sea Route, la rotta artica per il collegamento con i Paesi asiatici[lxxviii]. Per altro verso ancora, e in conclusione, il documento russo merita attenzione nella parte in cui, per la prima volta (in questa tipologia di atti), pone in evidenza le speciali esigenze dei piccoli popoli indigeni dell’Artico russo, sottolineando che la protezione dei loro stili di vita tradizionali è essenziale per lo sviluppo socio-economico delle comunità aborigene. Non mancano però, sul piano internazionale, alcune critiche. Questo perché – si sostiene[lxxix] – la Russia “usa” i popoli indigeni come uno strumento per le pubbliche relazioni, ricorrendo in maniera strategica a una sorta di propaganda per la quale si invoca sostegno per le popolazioni indigene mentre, nel contempo, viene ridotta la protezione per quelle stesse popolazioni.
Il messaggio chiave del documento del 2023 sulla politica estesa russa è, dunque, così sintetizzabile: «Russia is self-sufficient and open to cooperation with all those eager to respect its interests, but will not tolerate their neglect. The same applies to the Arctic, where international policy now serves the national interest, so Russian policy in the region should be seen through this prism»[lxxx].
Fonti diplomatiche (italiane) hanno poi rivelato, nel mese di luglio del 2024, l’azione svolta informalmente dalla Russia per creare, insieme ad altri attori internazionali, un (nuovo) ente parallelo al Consiglio artico[lxxxi].
In definitiva, si assiste a una chiusura verso l’esterno della Russia per quanto concerne l’approccio diplomatico, politico, giuridico ed economico alle questioni dell’Artico[lxxxii], accompagnata però dal contestuale messaggio di una futura, sia pure soltanto eventuale, rinnovata e anche maggiore apertura alla cooperazione internazionale (sia essa da instaurare secondo l’impostazione finora consolidata, ovvero sulla base di modalità innovative)[lxxxiii].
[i] Ambito di ricerca che va affermandosi anche nei sistemi universitari; per esempio, l’Arctic Centre dell’Università di Groninga (Paesi Bassi) ha creato dal 2022 un insegnamento così denominato, al quale è collegata la posizione di direttore del Centro medesimo (attualmente la carica è ricoperta dal prof. Kees Bastmeijer, giurista studioso, tra l’altro, dei diritti consuetudinari indigeni).
In previsione del 5° International Polar Year (IPY) 2032-2033, che fa seguito al 4° IPY (2007-2008), proclamato per iniziativa dell’International Arctic Science Commitee (IASC) di Akureyri (Islanda), dell’International Arctic Social Sciences Association (IASSA) di Bodø (Nord University e Nordland Research Institute-NRI, Norvegia) e dello Scientific Committee on Antarctic Research (SCAR) dello Scott Polar Research Institute (SPRI), Università di Cambridge, è previsto un fitto calendario di eventi a carattere scientifico (v. nel website https://iasc.info), tra cui l’International Conference on Arctic Research Planning (ICARP) a Boulder (Colorado), in programma dal 22 al 25 marzo 2025. Nel sito Web ult. cit., in particolare, si rileva che: «The 5th IPY has at its core a commitment to meaningfully involve and benefit a wide range of stake- and rightsholder groups, including scientists, decision makers, local communities, educators, youth, global publics, industry, and especially Indigenous Peoples in the Arctic». Una conferenza polare congiunta IASC-SCAR è programmata nel 2030.
[ii] F.A. Cotta, Navigating Arctic Realities: Geopolitics, Security, and Climate Change, in Il Politico, 2024, n. 1, 41 ss.
[iii] Vedasi K. Voronov, The Arctic Horizons of Russia’s Strategy. Current Trends, in 50(2) Russian Politics & Law 55 (2012), e gli altri contributi pubblicati sul n. appena citato della medesima Rivista.
[iv] Sulle direttrici principali in cui si articola questo importante documento, v. per esempio F. Bono, Può la partnership sino-russa resistere al gelo artico?, in www.osservatoriorussia.com, 27 gennaio 2023. Nello scritto ult. cit. sono esaminate l’influenza cinese nell’Artico e le modalità di gestione dei rapporti tra Mosca e Pechino nella regione polare artica. V. inoltre, ampiamente, E. Buchanan, Red Arctic. Russian Strategy Under Putin, Washington, Brookings Insitituion Press, 2023.
[v] C. Filippini, Cronache costituzionali dall’estero (gennaio-marzo 2024), in Quaderni costituzionali, 2024, 517 ss., sub Federazione di Russia, spec. 529. Sulla base delle ultime modifiche, il Governo federale è tenuto a presentare al Presidente della Russia e al Parlamento nazionale un Rapporto annuale, contenente i dati sul raggiungimento degli indicatori.
[vi] Sulla c.d. Northern Sea Route, v. J.J. Solski, New Russian Legislative Approches and Navigational Rights within the Nortern Sea Route, in 12(1) Yearbook of Polar Law 228 (2021); A. Abashidze, Russian Policy, Strategy, Legislation and Doctrine on the Legal Regime of the Arctic Ocean, in A. Pietrobon (cur.), The Arctic. New Political and Legal Perspectives, Torino, Giappichelli, 2022, 65 ss., spec. 71-73; B. Gunnarsson & A. Moea, International Shipping and the Northern Sea Route, in A. Mineev et al. (Eds.), Global Development in the Arctic. International Cooperation for the Future, London-New York (NJ), Routledge, 2023, 216 ss.; M. Volpe, Genesi del paradosso artico e un futuro di cooperazione: la Northern Sea Route, in AA.VV., Stretti e nuove rotte commerciali, Roma, Istituto Analisi Relazioni Internazionali, 2022 (estratto). Amplius, H. Baudu, Les routes maritimes arctiques. Enjeux économiques et géopolitiques, prefazione di O. Poivre d’Arvor, Paris, L’Harmattan, 2024 (l’autore è membro dell’Accademia di Marina e professore di Scienze nautiche presso la Scuola nazionale superiore marittima, mentre il prefatore riveste la carica di ambasciatore per i poli e i problemi marittimi presso il ministero dell'Europa e degli Affari Stranieri della Repubblica francese). Da ultimo, v. E. Peschiera, La lenta ascesa della Northern Sea Route, in www.osservatorioartico.it, 18 giugno 2024; Id., Sempre più traffico sulla Northern Sea Route, ivi, 6 settembre 2024; L. Parigi, La stagione dei cargo, ibidem, 7 agosto 2024, dove l’autore rileva che il 2024 sarà il primo anno in cui la Russia terrà aperta la navigazione tutto l’anno; A. Moe et al., More or Less Ice? Shipping in the Russian Arctic and the Role of Climate Change, in 15 Arctic Review on Law and Politics 130 (2024), con riguardo, tra l’altro, alla costruzione di rompighiaccio russi, necessari per estendere la stagione della navigabilità della NSR; B. Gunnarsson, On the Vulnerabilities of the Northern Sea Route’s Maritime Transportation System, in 15 Arctic Review on Law and Politics 94 (2024), il quale si sofferma sull’impatto negativo delle sanzioni (tecnologiche ed economiche) occidentali contro la Russia sulla funzionalità del sistema di trasporto marittimo della NSR, osservando che il “vuoto” lasciato dai Paesi occidentali potrebbe essere colmato da operatori economici cinesi (intenzionati a promuovere la produzione di materie prime artiche russe da esportare in Cina). V. anche oltre, nel par. 2, a proposito del documento sulla politica estera della Federazione Russa, pubblicato nel 2023. La Cina popolare, peraltro, è meno motivata della Russia nello sviluppare la NSR (nonostante i potenziali benefici), come rileva L. Zhaou, Russia seeking China’s help to develop Arctic shipping route – is it worth it for Beijing?, in South China Morning Post, 2 luglio 2024. Non si dimentichi, infatti, che la Cina, a differenza della Russia, non è soggetta a sanzioni internazionali; come bene è stato detto, la RPC aspira a vedere gli USA depotenziati e la Russia subordinata, rendendo quest’ultima «un socio di minoranza in chiave anti-americana» (cfr. G. Cuscito, La vittoria secondo Pechino, in Limes. Riv. it. di geopolitica, 2024, n. 7, spec. 167). La Cina, insomma, intende bilanciare attentamente la sua cooperazione con la Russia per evitare un ulteriore isolamento dall’Occidente (amplius v. I. Stensdal & G. Heggelund, Eds., China-Russia Relations in the Arctic Friends in the Cold?, Cham, Palgrave Macmillan, 2024), cosicché, sulle questioni artiche, la Cina non si allinea completamente con la posizione di Mosca (v. T. Bontempi, Il diritto internazionale e le relazioni sino-russe nell’Artico. Non tutto è come sembra?, in www.osservatorioartico.it, 14 ottobre 2024). Quanto agli Stati Uniti, si registrano alcuni ritardi sul fronte della navigazione polare; v. A. Lavorio, Ancora ritardi per il programma delle rompighiaccio USA, in www.osservatorioartico.it, 19 luglio 2024. Attualmente, le rompighiaccio americane attive sono soltanto due, oltretutto prossime alla fine della loro “vita utile”, mentre la Russia (che ha varato nel 1898 Ermak, prima nave rompighiaccio al mondo, operativa fino al 1964) dispone di 41 icebreakers, di cui 7 a propulsione nucleare (v. nel sito del ministero dei Trasporti della Federazione Russa, https://mintrans.gov.ru). I Paesi occidentali stanno, comunque, correndo ai ripari; cfr. A. Madhani & R. Santana, U.S., Canada and Finland look to build more icebreakers to counter Russia in the Arctic, in Los Angeles Times, 11 luglio 2024; E. Vereykina, Finland, Canada & U.S. to build icebreakers for Arctic. It’s a significant change for Finland, whose main shipyard customer used to be Russia, in The Barents Observer, 12 luglio 2024; T. Bontempi, Una nuova flotta di rompighiaccio: la risposta statunitense all’egemonia russa, in www.osservatorioartico.it, 9 ottobre 2024, con riguardo all’Icebreaker Collaboration Effort, o ICE Pact (v., altresì, il comunicato della Casa Bianca, Biden-Harris Administration Announces New Polar Partnership “ICE Pact” Alongside Finland and Canada, in www.whitehouse.gov, 11 luglio 2024; il c.d. Ice Pact si inserisce nella nuova strategia artica del mandato Biden-Harris, sulla quale v. A. Lavorio, La nuova strategia artica del Pentagono, in www.osservatorioartico.it, 24 luglio 2024, e prima, della stessa autrice, Guardiani del Nord. Gli Stati Uniti e la geopolitica della crisi climatica nell’Artico, prefazione di E. Diodato, Milano, Milano University Press, 2023, nonché poi A. Raspotnik, Die transatlantische Wiederentdeckung der Arktis, in W. Petritsch & P. Horvath (Hrsg.), Europa und USA - das transatlantische Verhältnis auf dem Prüfstand, Graz-Wien, Leykam Buchverlag, 2024, 182 ss.; il tema Transatlantic Cooperation in the Arctic in 2025 and Beyond è incluso nell’Arctic Futures Symposium 2024, programmato per il 2 e 3 dicembre 2024 a Bruxelles). Sui possibili sviluppi dopo la (ri-)elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump, v. T. Jonassen, Trump, NATO, the Arctic and Russia: What Now, Arctic?, in High North News, 14 novembre 2024.
[vii] V. più diffusamente infra, nel par. 2.
[viii] V. anche alla fine del presente scritto.
[ix] A. Edvardsen, New Government Body to Secure Russia’s Interests in the Arctic, in High North News, 21 agosto 2024. Potranno crearsi sovrapposizioni di competenze con il ministero per lo Sviluppo dell’Estremo Oriente russo e l’Artico. Il nuovo Collegio marittimo assorbe, invece, le competenze precedentemente attribuite alla Commissione interdipartimentale per la protezione degli interessi nazionali della Russia nell’Artico, già istituita presso il Consiglio di sicurezza della Federazione Russa (e soppressa dal decreto presidenziale dell’agosto 2024). A sua volta, il ministero per lo Sviluppo dell’Estremo Oriente russo, creato nel 2012, è stato successivamente ridenominato nel 2019, allo scopo di menzionare espressamente l’Artico.
[x] Cfr. M. Mazza, I «territori di uso tradizionale della natura» nella Russia del Nord: aspetti di legislazione regionale comparata, in Filodiritto, aprile 2022.
[xi] Aspetto, quest’ultimo, sempre più rilevante; v., per esempio, A. Eda & D. Adnan (Eds.), Kesiflerden İklim Değişimine: Uluslararası İlişkilerde Arktik [Dalla scoperta al cambiamento climatico: l’Artico nelle relazioni internazionali], Istanbul, Bilgi University Press, 2024 (testo in turco). Sull’Artide come «climatizzatore del mondo», che «si sta riscaldando al doppio della velocità di qualunque altro luogo del pianeta», v. M. Robinson, Climate Justice. Hope, Resilience , and the Fight for Sustainable Future, London, Bloomsbury, 2018, trad. it., Climate Justice. Manifesto per un futuro sostenibile, Roma, Donzelli, 2020, 83-84.
[xii] Il turismo nella regione artica potrebbe interessare, almeno in prospettiva, anche la Russia; cfr. L. Parigi, Le crociere puntano sempre più verso i mari dell’Artico, in www.osservatorioartico.it, 1° luglio 2024. Considerati gli anni della pandemia globale, il traffico croceristico nella regione polare artica è passato da 30 navi (con un numero di passeggeri superiore a 12) nel 2019 a 47 nel 2022 e 53 nel 2023. Vanno aggiunti i turisti ospitati sulle navi adibite alla ricerca scientifica; v. (la valutazione critica di) B.A.M. Martinussen, Tourists Visit the Arctic on Science Cruises: A Risk of Greenwashing Arctic Tourism?, in High North News, 7 giugno 2024. Sul tema, v. altresì AA.VV., Arkticheskij turizm v Rossii [Il turismo artico in Russia], Archángel’sk, Northern (Arctic) Federal University named after M.V. Lomonosov, 2016 (testo in russo). Alcuni Stati, come avviene per l’Alaska, prevedono (ma soltanto dal 2026) una “stretta” sull’over-tourism (c.d. iperturismo), mediante un accordo con le principali compagnie crocieristiche che operano nell’Artico (vedasi L. Parigi, Alaska a numero chiuso per le crociere, in www.osservatorioartico.it, 8 luglio 2024).
[xiii] Presso cui, dal 2013, l’Italia ha lo status di Osservatore (v. A. Grieco, Il ruolo dell’italia nell’Artico: ieri, oggi e domani, contributo disponibile nel sito Web dell’Istituto Analisi Relazioni Internazionali, 5 febbraio 2020, https://iari.site). La partecipazione ai lavori del Consiglio artico avviene, per l’Italia, attraverso il Tavolo artico (del quale lo scrivente è membro, relativamente alle questioni dei popoli indigeni artici), istituito dal ministero per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale (MAECI). Sul ruolo (non secondario) dell’Italia, v. anche l’intervista all’ambasciatore italiano in Norvegia e Islanda, Stefano Nicoletti (L. Parigi, L’Italia nell’Artico. L’Ambasciatore Nicoletti: “Roma partner importante per i Paesi del Grande Nord”, in www.osservatorioartico.it, 18 luglio 2024).
[xiv] Cfr. K. Hossain, Barents Euro-Arctic Council, in K. Hossain & J.M. Roncero (Eds.), Arctic law in 1000 words, Rovaniemi, Lapin yliopisto-Arktinen keskus [Università della Lapponia-Centro Artico], 2023 (Juridica Lapponica, n. 50), 114 ss. Alla presidenza finlandese, di durata biennale, del Barents Euro-Arctic Council (BEAC), terminata nell’ottobre 2023, è subentrata, per la durata di un solo anno, la presidenza interinale tripartita di Finlandia, Norvegia e Svezia, mentre alla presidenza della sub-entità rappresentata dal Barents Regional Council (BRC), creato come il BEAC nel 1993 e destinato a prestare particolare attenzione ai popoli indigeni artici (abitanti in Finlandia, Norvegia e Svezia settentrionali, nonché nella Russia nord-occidentale), è stata designata, per il periodo 2023-2025, la Carelia del Nord. I rispettivi documenti fondativi sono costituiti, per il BEAC, dalla Dichiarazione di Kirkenes (città della Norvegia, sulla costa del Mare di Barents, al confine con la Federazione di Russia) dell’11 gennaio 1993, e, per il BRC, dal Protocollo sulla cooperazione (anch’esso sottoscritto, in pari data, a Kirkenes). Vi sono, ovviamente, materie trasversali a BEAC e BRC, come la protezione dell’ambiente, il cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile. Lo rileva, con efficacia, N. Sellheim, The Reflection of Multilateral Environmental Agreements (MEAs) in the Barents Environmental Cooperation, in 3(2) Arctic Review on Law and Politics 218 (2012); più recentemente, cfr. anche O.S. Stokke, Climate Change and Institutional Resilience in Arctic Environmental Governance, in Politics and Governance, 2024, https://doi.org/10.17645/pag.7369. BEAC e BRC hanno lo scopo di contribuire alla formazione di una identità nord-europea regionale, a cavallo tra Est e Ovest; v. G. Hønneland, Identity Formation in the Barents Euro-Arctic Region, in 33(3) Cooperation and Conflict 277 (1998).
[xv] Cfr. R. Kuokkanen, Indigenous self-governanment in the Arctic. Assessing the scope and legitimacy in Nunavut, Greenland and Sápmi, in T. Koivurova et al. (Eds.), Routledge Handbook of Indigenous Peoples in the Arctic, London-New York (NJ), Routledge, 2021, 253 ss.
[xvi] M. Fornari, Questioni di diritto internazionale umanitario nella «operazione militare speciale» della Federazione Russa in Ucraina, in La Comunità internazionale, 2023, 627 ss.; D. Thiebaut Lemaire, Opération spéciale en Ukraine, Paris, L’Harmattan, 2023. Nella dottrina (giuridico-politico-militare) russa, cfr.: V. Litvinenko, Sushchnostʹ kategoriy «voyna» i «spetsialʹnaya voyennaya operatsiya» [L’essenza delle categorie «guerra» e «operazione militare speciale»], Armeisky Sbornik [Collezione dell’Esercito], luglio 2022 (pubblicazione del ministero della Difesa della Federazione Russa); А.I. Malyshev et al., Kategorii ‘voyna’ i ‘vooruzhennyy konflikt:’ skhodstvo i razlichiye [Le categorie di “guerra” e “conflitto armato”: somiglianze e differenze], in Voyennaya Mysl [Pensiero Militare], 2022, n. 2, 21 ss.; В. Mukhin, Eto vsego lish’ spetsoperatsiya [È solo un’operazione speciale], in Nezavisimoye Voyennoye Obozreniye [Rivista Militare Indipendente], 24 febbraio 2022 (articolo edito il giorno stesso dell’invasione russa dell’Ucraina).
[xvii] Si vedano, volendo, M. Mazza, Guerra in Ucraina e governance internazionale dell’Artico: effetti di lungo termine? Le reazioni degli organi di cooperazione dei Paesi nordici, in Filodiritto, giugno 2022; Id., Riflessi della guerra in Ucraina sui popoli indigeni della Russia settentrionale, ivi, febbraio 2024. Le perdite di vite umane della Federazione Russa sono ingenti, anche se alquanto difficili da calcolare con esattezza; v. How many Russian soldiers have died in Ukraine?, in The Economist, 24 febbraio 2024, dove si stima tra i 40.000 e i 55.000 il numero di sodati russi caduti (le fonti ucraine, però, stimano le perdite russe in 451.000 militari; cfr. F. Fulvi, Ucraina. «Dall'inizio della guerra morti quasi 500mila soldati russi», in Avvenire, 12 aprile 2024; al 1° maggio 2024, sarebbero – secondo lo Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Ucraina (v. all’indirizzo Internet https://war.ukraine.ua) – 469.840, poi saliti a 696.410 al 1° novembre 2024). Emerge la consapevolezza, sia a livello domestico che internazionale, di un potere militare russo sovrastimato; v. E. Korppoo et al., Not Such a Great Power: Forces Driving Change in the Russian Political System, in Russian Analytical Digest (pubblicazione co-edita dal Research Centre for East European Studies dell’Università di Brema e dal Center for Security Studies di Zurigo), n. 309, 31 gennaio 2024, 36-38. L’impatto «distruttivo» della guerra russo-ucraina sulla cooperazione regionale artica è stato da ultimo evidenziato da E. Wilson Rowe, Ecosystem order and political rupture in the Arctic, conferenza tenuta il 21 giugno 2024 presso lo Scott Polar Research Institute (SPRI) dell’Università di Cambridge, e prima da I.N. Bjur et al., Security policy, Russia, and the High North, in A. Østhagen (Ed.), Norway’s Arctic Policy. Geopolitics, Security and Identity in the High North, Cheltenham (UK), Elgar, 2023, 38 ss.
[xviii] Parla di una «situazione scivolosa e quanto mai incerta» L. Parigi, Che cos’è e come funziona il Consiglio Artico, in www.osservatorioartico.it, 26 agosto 2024.
[xix] Cfr. G. Pompili, Il grande gelo tra Russia e Nato per l’Artico. Manovre, esercitazioni e avvertimenti, in Il Foglio, 23 febbraio 2024.
[xx] Per la differenza rispetto allo status di «osservatori», v. A. Chater, Six activities of Observers in the Arctic Council, in 60(e20) Polar Record. A Journal of Arctic and Antarctic Research 1-9 (2024). Sul lavoro svolto dai «partecipanti permanenti», v. da ultimo G. Britt Retter, Arctic Council, in J. Dahl et al. (Eds.), Empowering Arctic Indigenous Peoples. Celebrating 50 Years of Indigenous Diplomacy, Copenhagen, International Work Group for Indigenous Affairs (IWGIA), 2024, 28 ss. I Permanent Participants erano tre quando il Consiglio artico venne creato nel 1996, diventati poi quattro nel 1198 e, infine, sei nel 2000.
[xxi] S. Andreeva & S.V. Rottem, How and why the Arctic Council survived until now – an analysis of the transition in chairship between Russia and Norway, in 14(1) The Polar Journal 229 (2024). Nel 2025, la presidenza a turno del Consiglio artico spetterà alla Danimarca; si attende un ruolo significativo, in tale contesto, della Groenlandia, anche in considerazione del fatto che è proprio il territorio groenlandese che legittima la partecipazione danese all’Arctic Council. Cfr.: H. Chenok, It’s Greenland’s Turn to Lead the Arctic Council, in High North News, 14 maggio 2024 (ivi: «In about a year, the Kingdom of Denmark will take over as Arctic Council chair. Here’s hoping a Greenlander will have the most prominent seat at the table»); C. Prip, Denmark or Greenland in the Arctic Council chair?, Lysaker (Oslo), Fridtjof Nansen Institute, ottobre 2024 (FNI Report 5/2024); A. Valberg, Power struggle in the Arctic Council: Greenland demands a leading role, in Science Norway, 14 novembre 2024; Id., Maktkamp i Arktisk råd: Grønland krever en ledende rolle [La spinta della Groenlandia per la leadership artica], in Forskning.no, 29 ottobre 2024 (testo in norvegese).
[xxii] M. Gay, L’Artico si riscalda, ma il clima è da guerra fredda, in IRIAD Review (Rivista mensile dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo) - Studi sulla pace e sui conflitti (n.s.), a. VII, n. 6, giugno 2024, 4 ss.
[xxiii] S. Andreeva & S.V. Rottem, How and why the Arctic Council survived until now – an analysis of the transition in chairship between Russia and Norway, in 13(2) The Polar Journal 1 (2024).
[xxiv] Nella qualità di Chair of the Senior Arctic Officials (SAOC), id est SAO Chair Arctic Council.
[xxv] N. Guidici, La diplomatie est-elle de retour en Arctique?, in L’Aurore boréale, 1° giugno 2023.
[xxvi] V. il programma del seminario de quo nel sito Internet www.fni.no.
[xxvii] Cfr. il resoconto di A. Gozzi, Tensioni geopolitiche e cooperazione nell’Artico. Cos’è cambiato?, in www.osservatorioartico.it, 31 maggio 2024, e ivi sub La governance politica e legale.
[xxviii] Cfr. Arctic Council Brings the Arctic to COP29, in High North News, 13 novembre 2024; First-of-its-kind Arctic Pavilion starts its work at COP29, in www.northernforum.org, 11 novembre 2024.
[xxix] Intitolata The Arctic Council under the Kingdom of Denmark Chairmanship (ivi v. sub p.to 2.2.).
[xxx] V. nel sito Web dell’Università della Groenlandia, all’indirizzo https://uk.uni.gl; il convegno ha per titolo Indigenous Rights, Autonomy, Empowerment & Environment.
[xxxi] J. Spence, Russia Suspends Funding for the Arctic Council: Wake up Call Not Death Knell, in High North News, 17 febbraio 2024. Secondo l’autrice, alcuni commentatori «hanno subito pensato che questo fosse un segno dell’ulteriore declino della cooperazione artica e un altro chiodo nella bara per il Consiglio Artico».
[xxxii] T. Jonassen, Russia Threatens to Withdraw From the Arctic Council, in High North News, 7 febbraio 2024.
[xxxiii] A. Edvardsen, Russia’s Top Arctic Diplomat: Long-Term Cooperation in the Arctic Requires Conditions Now Lost, in High North News, 5 maggio 2023. La situazione internazionale è, del resto, estremamente tesa; si pensi che non mancano proposte di espulsione della Federazione Russa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, possibilità che – secondo alcuni – non pone dei problemi giuridici, ma è una questione di volontà politica. Cfr. C. Haquet, Chasser la Russie de l’ONU?, in L’Express, 11 aprile 2024, 23.
[xxxiv] Recentemente scomparso, all’età di 84 anni; v. T. Bontempi, La morte di Artur Čilingarov e il sogno polare russo, in www.osservatorioartico.it, 3 giugno 2024.
[xxxv] Artur Čilingarov è stato vicepresidente della Duma (Camera bassa) dell’Assemblea federale della Russia. Di lui v. l’intervista dal titolo Siamo una potenza polare!, in Limes. Riv. it. di geopolitica, 2010, n. 10, www.limesonline.com. Ivi Čilingarov affermava testualmente che «la Russia è stata, è e sarà sempre una grande potenza marittima e polare».
[xxxvi] Su cui v. sopra, nel par. 1.
[xxxvii] La lettera de qua è datata 18 settembre 2023 (il relativo testo è consultabile, in lingua inglese, nel sito Web del ministero degli Affari esteri della Federazione di Russia, all’indirizzo https://mid.ru). Dal 9 marzo 2023, la Russia aveva subìto la sanzione della sospensione dalla partecipazione ai lavori del Consiglio euro-artico di Barents.
[xxxviii] A. Edvardsen, Russia withdraws from the Barents Cooperation, in High North News, 19 settembre 2023.
[xxxix] Il WGIP è stato istituito nel 1995; v. A. Edvardsen, Russia Out of the Barents Euro-Arctic Council: “Cooperation With the Sámi on the Russian Side Is Severely Affected by Russia’s War”, in High North News, 29 settembre 2023. Ivi le (preoccupate) riflessioni di Eirik Larsen, membro del Parlamento Saami della Norvegia. V. anche ante, nota xii.
[xl] V. retro, nt. xii.
[xli] H. Thule & T. Nilsen, Finland mulls an end to Barents cooperation, in The Barents Observer, 25 luglio 2024.
[xlii] M. Heikkilä, Arctic Europe and its Future, Turku, Centrum Balticum Foundation, febbraio 2024.
[xliii] D. Ortolland, La guerre d’Ukraine déstabilise l’Arctique. Au pôle Nord, les fractures géopolitiques gèlent la coopération, in Le Monde diplomatique, settembre 2024, 9.
[xliv] Si veda A. Østhagen, The Impact of Russia’s Ukraine Invasion on the Arctic: From Cooperation to Conflict?, in P. Midford et al. (Eds.), Navigating East Asian Maritime Conflicts: Technological Change, Environmental Challenges, Global and Regional Responses, Cham, Palgrave Macmillan, 2024, 127 ss.
[xlv] A. Staalesen, Nordic-Baltic countries discuss building of ‘drone wall’ along border to Russia, in The Barents Observer, 27 maggio 2024.
[xlvi] L. Parigi, La guerra di domani, in www.osservatorioartico.it, 24 gennaio 2024; Id., Il futuro dell’Esercito guarda anche ai ghiacci dell’Artico, ivi, 7 giugno 2024 (l’autore ha potuto assistere dal vivo a una giornata dell’addestramento).
[xlvii] Si tratta, dunque, di un osservatorio sulle realtà polari, con lo scopo di fornire analisi e supporto anche agli enti istituzionali; cfr. L. Parigi, Artico, materia d’intelligence, in www.osservatorioartico.it, 13 giugno 2024. Di Emanuela Somalvico, v. il saggio dal titolo Intelligence al Polo Nord. Ghiaccio e Strategie, Arcavacata di Rende (CS), Università della Calabria - SOCINT Press, 2024.
[xlviii] Sulla cooperazione militare tra Norvegia, Svezia, Finlandia e Danimarca, che sono tutti parte dell’Alleanza atlantica, v. da ultimo T. Bontempi, Il Nord Europa in marcia verso una difesa comune?, in www.osservatorioartico.it, 5 novembre 2024.
[xlix] A. Edvardsen, Nordic Cooperation in the North: Norwegian-Finnish-Swedish Summit to Be Held in Bodø, in High North News. 14 giugno 2024.
[l] Dopo l’ingresso nella NATO, la Finlandia ha aumentato, in modo significativo, gli investimenti nella difesa, acquistando tra l’altro mezzi corazzati dalla compagnia Patria, di proprietà dello Stato di Finlandia (al 50,1 per cento) e della norvegese Kongsberg Defence & Aerospace AS (con il restante 49,9 per cento). Cfr., a quest’ultimo riguardo, F. Pace, Patria 6×6: la Finlandia fa il pieno di blindati, in www.osservatorioartico.it, 15 novembre 2024. Il Comando delle Forze di Difesa finlandesi ha così acquisto veicoli corazzati per il trasporto truppe (modello XA-300, noti come Patria 6x6); la fornitura ha un valore complessivo di 208 milioni di euro.
[li] Il 14 ottobre 2024, la Svezia ha adottato un documento sulla difesa nazionale, il primo dopo l’ingresso del Paese nella NATO; si tratta di una risoluzione del Governo, dal titolo Totalförsvaret 2025–2030 [Difesa totale 2025-2030], consultabile online (in svedese) nel sito www.regeringen.se, su cui v. il (breve) commento di A. Staalesen, Sweden beefs up defence forces in the North, in High North News, 29 ottobre 2024. Secondo il ministro della Difesa del Regno di Svezia, Pål Jonson, «This is a powerful Defence Resolution that will give the total defence more strength and better balance. Now the efforts to step up the pace of the defence’s growth continue» (v. sub New total defence resolution for a stronger Sweden, in www.government.se, 15 ottobre 2024, e prima S. Starcevic, Sweden ‘cannot rule out Russian attack,’ defense minister says, in Politico Europe, 9 ottobre 2024). Il documento de quo, muovendo dal presupposto che ormai un attacco armato della Russia contro la Svezia o un Paese alleato non può essere escluso, invoca la c.d. difesa totale, che implica una sinergia tra le attività di difesa civili e militari (su tale concezione, accolta anche in Norvegia e Finlandia, v. J. Wither, Back to the future? Nordic total defence concepts, in 20(1) Defence Studies 1(2020; Il precedente documento svedese sulla «Difesa totale» si riferiva al periodo 2021-2025). Per osservazioni in Italia, v. Russia attacca la Svezia? «Può usare armi nucleari». Stoccolma rafforza le difese, nuove brigate: ecco dove, in Il Messaggero, 9 novembre 2024 (e in Corriere Adriatico, Ancona, stessa data).
[lii] H.-G. Bye, Nordic Leaders With Joint Move on the Cap of the North Ahead of NATO Summit, in High North News, 26 giugno 2024.
[liii] A. Staalesen, Norway, Denmark sign agreement on strengthened Arctic defence, in The Barents Observer, 27 giugno 2024; Denmark and Norway Strengthen Defense Cooperation in the North Atlantic, in High North News, 27 giugno 2024.
[liv] Cfr. A. Bykova, NATO has always been an Arctic Alliance, in www.thearcticinstitute.org, Parte I, 28 maggio 2024, e Parte II, 11 giugno 2024, dove un esame della NATO’s northern trajectory.
[lv] E. Peschiera, La NATO e l’Artico: priorità, ma senza strategia, in www.osservatorioartico.it, 3 luglio 2024; M. Dordoni, La NATO e l’Artico europeo: due facce della stessa medaglia, ivi, 25 ottobre 2024; L. Odgaard, NATO Is Unprepared for Russia’s Arctic Threats, in Foreign Policy, 1° aprile 2024.
[lvi] G. Cacciotti, I sottomarini russi nel mare di Barents, in www.osservatorioartico.it, 10 luglio 2024; T. Bontempi, Le esercitazioni russe nell’Artico e la deterrenza nucleare, ivi, 11 novembre 2024.
[lvii] A. Edvardsen, “NATO Keeps a Close Watch Over Maritime Activity in the North,” Says COMSUBNATO, in High North News, 12 novembre 2024 (COMSUBNATO è la sigla per Commander Submarines NATO, carica attualmente ricoperta dal contrammiraglio statunitense Bret Grabbe).
[lviii] Si veda T. Nilsen, Norwegian fishermen snagged U.S. nuclear-powered submarine, in The Barents Observer, 13 novembre 2024. L’incidente è occorso al sottomarino nucleare d’assalto USS Virginia (SSN-774), della lunghezza di 115 metri (l’equipaggio comprende 134 persone). Il peschereccio norvegese, dal nome Øygutt (lett. «Il ragazzo dell’isola»), ha, invece, una lunghezza di (soli) 10 metri.
[lix] E. Kavanagh, Arctic governance: An analysis of a treaty-based cooperation hypothesis, in 27 Spanish Yearbook of International Law 257 (2024), la quale critica la struttura frammentata e di soft law della governance artica.
[lx] T. Koivurova, Limits and possibilities of the Arctic Council in a rapidly changing scene of Arctic governance, in 46(2) Polar Record. A Journal of Arctic and Antarctic Research 146 (2010).
[lxi] T. Bontempi, La cooperazione è ancora possibile, in www.osservatorioartico.it, 30 maggio 2024.
[lxii] Ibidem. Per la “naturale” (id est, storica) attrazione della Russia verso la regione artica, v. T. Bontempi, Dai Variaghi a Putin: Pietro I e la Grande guerra del Nord, in www.osservatorioartico.it, 23 luglio 2024; Id., Dai Variaghi a Putin: l’esplorazione e lo sviluppo dell’Artico russo sotto Pietro I e Caterina II, ivi, 28 luglio 2024; Id., Dai Variaghi a Putin: Le prime spedizioni polari russe, ivi., 4 agosto 2024; Id., Dai Variaghi a Putin: le rivoluzioni e il primo Artico sovietico, ibidem, 28 ottobre 2024; Id., Dai Variaghi a Putin: lo sviluppo dell’Artico nel primo periodo stalinista, ibid., 8 novembre 2024. I Variaghi (norr. Væringjar, slavo Variazi) furono gli Scandinavi (provenienti soprattutto dall’attuale Svezia) che intrapresero la rotta marittima verso Oriente, diventando così i “Vichinghi dell’Est”; cfr. J. Renaud, Les Vikins. Vérités et légendes, Paris, Perrin, 2019, trad. it., I Vichinghi. Guerrieri, esploratori, predoni: la grande storia degli uomini del nord, Firenze, Giunti, 2024, 43 ss. (l’autore è professore emerito di Lingue, letterature e civiltà scandinave, nonché ex direttore del Dipartimento di studi nordici dell’Università di Caen); G. Galanti, Popoli del Nord. Vichinghi, Norreni, Variaghi, Rus’, Bologna, Diiogene, 2022; G. Chiesa Isnardi, Storia e cultura della Scandinavia. Uomini e mondi del Nord, Milano, Bompiani, 2015, 115 ss. (l’autrice è stata docente di Culture e letterature scandinave all’Università di Genova, dove ha fondato la sezione di Studi nordici); E. Cianci, Vichinghi, Variaghi e la “Grande Città”, In E. Fazzini (cur.), Culture del Mediterraneo. Radici, contatti, dinamiche, Milano, Edizioni LED, 2014, 45 ss.; F.D. Raschellà, Presenze scandinave nell’Europa orientale durante il Medioevo, in Medioevo e Rinascimento, 2001, n. 12, 1 ss.; F. Androshchuk, The Vikings in the East, in S. Brink (Ed.), The Viking World, London-New York (NJ), 2012, 517 ss.; K. Lane, Vikings in the East: Scandinavian Influence in Kievan Rus, Monmouth (OR), Western Oregon University, 2005; S.H. Cross, The Scandinavian Infiltration into Early Russia, in 21 Speculum. A Journal of Medieval Studies 505 (1946).
[lxiii] Rispettivamente appartenenti a: 1) Accademia russa delle scienze; 2) Università statale di San Pietroburgo; 3) Istituto nazionale di ricerca sull’economia mondiale e le relazioni internazionali; 4) Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca; 5) Istituto di ricerca sull’Artico e sull’Antartide.
[lxiv] Karelia Hosted The Arctic Our — Global Neighbourhood Forum, nel sito Internet di Arctic Century, all’indirizzo https://acentury.online, 29 maggio 2024.
[lxv] V. nel website www.arcticcongress.com.
[lxvi] Antropologo, specialista dell’Artico russo.
[lxvii] La roundtable si inserisce in una serie di open online lectures, pensate come eventi di “lancio” del master in Arctic World Politics, attivato dal 2025 presso la University of Lapland.
[lxviii] I.N. Winther, Arctic Mayors’ Forum: lokale stemmer og utvidet sikkerhet [Voci locali e sicurezza estesa], in High North News, 11 giugno 2024 (testo in norvegese). Il Forum de quo è stato istituito nel 2019; la segreteria dell’Arctic Mayors’ Forum (AMF) ha sede a Tromsø, nella Norvegia del Nord (Nord-Norge).
[lxix] Istituita nel 2016.
[lxx] Cfr. K. Buhmann et al., The Arctic Academy for Sustainability, in Shared Voices -The UArctic Magazine (University of Lapland, Rovaniemi), 2024, 28-29, e prima G. Amatulli, J. Jenkins, The Arctic Academy for Sustainability, in Arctic Yearbook 2023, scritto consultabile all’indirizzo Internet https://arcticyearbook.com (ivi resoconti degli incontri di studio tenutisi del 2022 e 2023). I lavori preparatori dell’Accademia artica sono iniziati nel 2020.
[lxxi] Vedasi, per esempio, R.Å. Sagild & C.W. Hsiung, Chinese Re-Examinations of Russia? The Strategic Partnership in the Wake of Russia’s War Against Ukraine, in Journal of Contemporary China, 2024, 1-16, https://doi.org/10.1080/10670564.2024.2358876. La partnership strategica con la Russia è considerata essenziale dalla Cina, soprattutto nell’ottica di contro-bilanciare il potere globale e l’influenza regionale degli Stati Uniti d’America. Tuttavia, una parte degli esperti/accademici cinesi chiede cautela nell’associarsi (troppo) strettamente con Mosca, in quanto Pechino potrebbe avere in futuro una visione diversa, rispetto a quella russa, dell’ordine globale. Storicamente, la Russia ha avuto un rapporto privilegiato con la Cina; v. T. Bontempi, La rapida espansione russa verso oriente, in www.osservatorioartico.it, 25 giugno 2024, il quale ricorda che, fin dal 1637, venne fondato il Dipartimento siberiano, con il compito di occuparsi dei rapporti commerciali con il vicino cinese.
[lxxii] M. Schreiber, China will not recognize an Arctic Council without Russia, envoy says, in Arctic Today, 17 ottobre 2022.
[lxxiii] Presso il quale ha lo status di osservatore permanente, dal 2013. Lo status medesimo consente alla Cina di partecipare alle riunioni e ai gruppi di lavoro del Consiglio artico, senza però disporre di potere decisionale.
[lxxiv] R. Chuffart, Is the Arctic Council a Paper Polar Bear?, in High North News, 7 gennaio 2022.
[lxxv] Così Heather Exner-Pirot, managing editor dell’Arctic Yearbook, citata nello scritto indicato nella nota che precede. Exner-Pirot, esperta di sviluppo economico nordico nonché di questioni indigene, riferendosi al Consiglio artico ha ivi tra l’altro affermato: «As a taxpayer, I often wonder if the money spent couldn’t be put towards more productive uses».
[lxxvi] Il documento è disponibile, in lingua russa, nel sito Web all’indirizzo http://www.kremlin.ru. A commento, v. N. Lipunov & P. Devyatkin, The Arctic in the 2023 Russian Foreign Policy Concept, in www.thearcticinstitute.org, 30 maggio 2023.
[lxxvii] I due fora di cooperazione artica sono già stati menzionati innanzi, nel par. 1.
[lxxviii] L. Parigi, La strada per l’Artico, in www.osservatorioartico.it, 29 maggio 2024 (scritto pubblicato precedentemente in Infinito, n. 13, novembre 2023); Ever-Growing Plans For the NSR, nel sito Web di Arctic Century, all’indirizzo https://acentury.online, 29 maggio 2024. V. anche supra, nel par. 1, alla nota vi e testo corrispondente.
[lxxix] Cfr. P. Sulyandziga & D. Berezhkov, Indigenous Peoples as a Tool for Russia’s International Publicity in the Arctic Region, 29(2) Ocean and Coastal Law Journal 285 (2024), spec. sub III, The Rights of Indigenous Peoples as an Instrument of Russia’s International Propaganda in the Arctic, 304 ss.
[lxxx] N. Lipunov & P. Devyatkin, The Arctic in the 2023 Russian Foreign Policy Concept, cit. Si tratta di una sorta di “interpretazione autentica”, poiché il saggio è stato elaborato in sinergia con l’Institute for International Studies del Moscow State Institute of International Relations (MGIMO-University).
[lxxxi] L. Parigi, L’Italia nell’Artico. L’Ambasciatore Nicoletti: “Roma partner importante per i Paesi del Grande Nord”, cit.
[lxxxii] Ne costituisce testimonianza, inter alia, la chiusura, dal 14 ottobre 2024, del Consolato generale della Russia a Kirkenes, città della Norvegia settentrionale (a pochi chilometri dal confine russo), da decenni importante punto di riferimento per la cooperazione norvegese-russa, nei settori dei servizi pubblici, della ricerca accademica, della cultura in generale e anche del business. Cfr. T. Nilsen, It’s high time to close Russia’s Consulate General in Kirkenes, in The Barents Observer, 3 novembre 2024; la missione diplomatica di Kirkenes era stata istituita nel 1993, nel quadro di un accordo bilaterale, tra Norvegia e Federazione di Russia, che consentì l’apertura di un Consolato generale norvegese a Murmansk, anch’esso peraltro chiuso dal 1° luglio 2022; il solo Consolato russo ancora attivo nei Paesi nordici si trova attualmente a Mariehamm, nelle isole Åland). Per le preoccupazioni che derivano dalla constatazione che «all the agreements between Norwegian and Russian institutions […] should be put on ice», v. l’intervista (di E. Vereykina, in The Barents Observer, 11 novembre 2024) alla prof.ssa Monica Winsborrow dell’Università artica norvegese di Tromsø, secondo cui «Not being able to have scientific collaboration with Russia is a huge problem».
[lxxxiii] Da ultimo (con aggiornamento a novembre 2024), v. S. Paukkunen & J. Black, Arctic cooperation with Russia: at what price?, in 100(6) International Affairs 2637 (2024).