Divagazioni di un impolitico

Divagazioni di un impolitico
Nel mondo moderno, sempre più meccanizzato, automatizzato e programmato, tutto ha da essere razionale e semplificato in modo che l'uomo sia servito a dovere dalla macchina e riservi il suo tempo a compiti più degni e meritori. La via intrapresa è questa e se per ora non tutto funziona secondo i programmi non resta che aver pazienza e fiducia nel domani migliore.
Che quanto sopra sia una verità indiscutibile lo affermano gli scienziati e lo ripete spesso perfino un filosofo come Ugo Spirito, quindi non c'è motivo di dubitarne. Eppure il dubbio sussiste e l'idea che tutto potrebbe andare esattamente all'opposto di come è stato previsto si fa sempre più insinuante e angosciosa.
La macchina, tanto per cominciare, per ora è servita dall'individuo, più di quanto non lo serva, mentre per i compiti in più non si trova il tempo né la voglia; inoltre, la maggior parte dei meccanismi studiati razionalmente sembrano fatti apposta per apparire inutili barocchismi portatori di difficoltà e di confusione, almeno per ciò che riguarda il singolo.
Prendiamo ad esempio la sempre più massiccia classificazione in numeri che si fa del cittadino: si cominciò con il numero di scarpe, di taglia per il vestiario e numero di casa, poi di telefono, di targa dell'automobile, di patente, di assicurazione, di carta d'identità, di codice fiscale, distretto anagrafico, e così via di seguito in una ridda di numeri da far impazzire un computer; e sempre l'ossessionante raccomandazione di ricordare il numero, il numero, il numero. Siamo tutti cifre nel <computer>.
Ci è stato anche spiegato che tutto questo serve a semplificare le cose, ma questa semplificazione in che cosa consisterebbe, se è lecito saperlo? Che forse è più facile ricordare una decina di numeri a più cifre che non il proprio nome e cognome? All'anagrafe della nostra città, tanto per fare un esempio dal vero, ci sono vari sportelli che un tempo erano contrassegnati dalle lettere dell'alfabeto e quindi per l'utente era facile capire l'ovvietà di presentarsi a quello con la lettera corrispondente all'iniziale del proprio cognome, ora non più. Gli sportelli hanno un numero, il numero del distretto di zona relativo. Quindi l'incauto cittadino costretto ad avventurarsi in questi uffici per avere un documento deve prima consultare un tabellone indicante la ripartizione in distretti del territorio comunale, poi chiedere al primo impiegato di passaggio, e, infine, si metterà, magari, in fila allo sportello sbagliato.
Ci vuol pazienza, così è congegnata la vita moderna e, per la verità, non tutto finisce con la vita poiché quando i familiari vorranno far visita pietosa al congiunto serenamente defunto, dal becchino si sentiranno indicare: <Tumulo 4736 barra 621, 82° ripartizione, 3° riquadro>, in fondo a destra; il numero, si ricordino il numero!
Di come, inoltre, il mondo moderno sia sempre più limitativo della libertà personale è cosa che possiamo tutti constatare giorno per giorno: pensate di andare in macchina in un certo posto, passando per via tale e via tal altra, e invece l'utile odiosissimo segnale di senso unico vi devia da tutt'altra parte; vedete un oggetto in una vetrina, un monumento da ammirare o una persona da salutare, ma il divieto di sosta vi impone di proseguire mentre, per il solo accennato tentativo di rallentare chi vi segue batte sul clacson inviperito. E non c'è da dire che esista possibilità di salvezza per colui che non intendesse partecipare dell'ingranaggio, poiché un po' più un po' meno le coercizioni e le limitazioni colpiscono tutti.
Il progresso tecnologico unito a rivendicazioni di ogni tipo ed a necessità spesso appositamente create, non lascia possibilità di scelta e se a qualcuno non piace ingolli il rospo e taccia perché tale è la realtà.
Da questo tipo di imposizione tutti restiamo contaminati, spesso senza accorgercene come per le radiazioni atomiche, e qui, purtroppo non c'è contatore Geiger capace di metterci in guardia per poterci ogni tanto disintossicare.
(Sigfrido Bartolini)