Emilia Cardona Boldini

Ritratto di Emilia Cardona Boldini, Giovanni Boldini, 1928
Ritratto di Emilia Cardona Boldini, Giovanni Boldini, 1928

Emilia Cardona Boldini
 

Per lasciarci, per abbandonare definitivamente la “Villa Falconiera”, pregnante di ricordi boldiniani, la signora Emilia Cardona Boldini ha atteso la stagione estiva.  Ha aspettato che la vallata al piede di Collegigliato fosse rigogliosa come Giovanni Boldini l’aveva dipinta su una parete della villa nel lontano 1870 quando, ospite di generosi amici, volle lasciare un ricordo di sé che ora tanto arricchisce noi.

Sicuramente, la spigliata giornalista appena trentenne non pensò, sposando il celebre ultraottantenne Boldini, di ricevere con l’eredità delle opere e del nome anche un bagaglio di memorie del secolo precedente che, unito alle esperienze del proprio, l’avrebbe fatta apparire come un personaggio singolare. Non capita certo a tutti di poter narrare, come cose del marito e quindi con il sapore d’attualità, ciò che diceva Telemaco Signorini o i pettegolezzi della vita brillante nella Parigi in piena Bella Epoque.                                      

Se L’unione con il ricco e celebre pittore fu certamente il suo più bel colpo di giornalista, all’avventura nella turbinosa Parigi del tempo, un colpo non minore lo fece Boldini affidando all’amorosa intelligenza di questa donna il suo patrimonio d’opere e la sua memoria d’artista. In effetti le materne cure della signora Emilia per il vegliardo, ormai a conclusione di una vita sfolgorante in successo e fortuna, non si fermarono con la morte di lui, ma continuarono con incredibile costante impegno, con il declinare le ricche offerte dei mercanti che avrebbero disperso il tutto non appena Boldini ebbe chiuso gli occhi.                    

Nella sua lunga e movimentata esistenza, provata più volte negli affetti e costretta ogni volta a ricominciare da capo, tenne però fermo il culto-dovere per Boldini non cessando mai di sollecitarne la valorizzazione, allestendone mostre in Italia e all’estero, o scrivendone ella stessa in giornali e monografie (spesso da lei promosse e sostenute). Venuta casualmente a conoscenza che il Boldini giovane era stato ospite in una villa sulle colline del pistoiese e che nel pur breve soggiorno ne aveva dipinto le pareti di una stanza, la tenace donna la cercò, riuscì miracolosamente a trovarla e a salvarne così in extremis le belle tempere che ora appartengono alla Cassa di Risparmio, dono gentile della signora proprio in questi ultimi anni. Acquistata la villa ne fece la sua residenza trasportandovi opere e documenti. In quella villa, la nota “Falconiera” di Collegigliato, a pochi metri dalle “Ville Sbertoli”, la signora Emilia volle finire la sua vita assumendo negli ultimi anni (solo in vecchiaia come ella stessa amava precisare) anche moralmente il titolo di vedova Boldini. Ripeteva che da giovane non se la sentiva di presentarsi come la signora Boldini, le pareva un titolo di eccessiva responsabilità, quasi una vanagloria non sentendosene degna. Il peso dell’età e il lavoro svolto verso l’illustre marito ve l’avevano autorizzata in questi ultimi anni: Ora so di essere la signora Boldini, so di essermelo meritato.

Minata nel fisico ma di mente lucidissima, conservò fino agli ultimi giorni la capacità di una conversazione brillante e ricca di preziosi ricordi. Bastava sollecitarla con un accenno perché fatti e personaggi, non solo del mondo artistico, tornassero a vivere per rievocazione diretta. La giovinezza di Giovanni Boldini con i colleghi Macchiaioli, il successo nella Parigi mondana, eppoi su-sù, fino ai nostri giorni, intercalando memorie boldiniane a personali ricordi, tutta una fantasmagoria di caratteri tornavano a vivere con spontaneità dalle parole di questa stanca signora, lieta di riandare con la memoria a tempi lontanissimi. Chi ebbe la fortuna di ascoltarla può vantare di aver provato una delizia insolita, di aver partecipato di un mondo dai tempi lunghi sopravvissuto per incanto.                                                                      
Grazie a questa donna energica e d’ingegno singolare, Boldini è giunto fino ai nostri giorni come un contemporaneo. Sapevamo di trovarlo, lui, la sua opera e tutto il suo mondo affascinante, nella villa scontrosa che lo aveva accolto giovane e che, senza potesse lui immaginarlo, sarebbe stata destinata a continuarne la memoria nel tempo.                

Salendo da ora in avanti, il lieve pendio di Collegigliato per passare davanti alla “Falconiera”, sentiremo che qualcosa di molto importante è venuto per noi a mancare: la presenza di Giovanni Boldini e del suo tempo che la signora Emilia aveva saputo conservarci intatti.  (Sigfrido Bartolini) –“Il Tremisse”- PT 1971

 

Il 29 ottobre 1929, quasi ottantottenne, il pittore sposò la giornalista italiana Emilia Cardona (1899-1977). Morì l'11 gennaio 1931 a Parigi al boulevard Berthier e, come richiesto nelle disposizioni testamentarie, fu sepolto nel Cimitero monumentale della Certosa di Ferrara.