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OSINT: l’attività d’intelligence a portata di click

OSINT: intelligence activities just a click away.
max_gibelli_philippines
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ABSTRACT

Il presente contributo si pone l’obiettivo di offrire una panoramica d’insieme sull’attività informativa svolta attraverso l’analisi delle fonti aperte disponibili online. Dopo aver individuato alcune definizioni e approfondito taluni aspetti dei social network, lo scritto ricostruisce gli aspetti propedeutici all’attività OSINT, per poi individuare altresì i principali programmi e siti internet utilizzabili nel corso delle operazioni. Così facendo si delineano i diversi approcci tramite cui impostare una strategia OSINT, anche evidenziando delle recenti attività svolte dalle forze dell’ordine tramite l’ausilio di tali tecnologie.

 

This paper aims to offer a general overview on the intelligence activity carried out through the analysis of open sources available online. After identifying some definitions and investigating certain aspects of social networks, the paper reconstructs the preparatory aspects of the OSINT activity, and then also identifies the main programs and websites that can be used during the operations. By doing so, the different approaches through which to set up an OSINT strategy are outlined, also highlighting the recent activities carried out by law enforcement agencies with the aid of these technologies.

 

Sommario

1. Social network e flussi d’informazioni

2. OSINT e SOCMINT

3. Attività propedeutiche alle indagini OSINT

4. Sock puppets: la creazione dell’alias per le attività

5. OSINT Cycle

6. Altri strumenti di OSINT e le indagini tramite IoT

7. Focus: Social Media Intelligence

8. I successi già ottenuti dalle Forze dell’Ordine tramite di queste tecnologie

 

Summary

1. Social networks and information flows

2. OSINT and SOCMINT

3. Preparatory activities for OSINT investigations

4. Sock puppets: the alias creation for the activities

5. OSINT Cycle

6. Other OSINT tools and IoT surveys

7. Focus: Social Media Intelligence

8. The successes already achieved by Law enforcement agencies through these technologies

 

1. Social network e flussi d’informazioni

A partire dal 2004 il nostro modo di concepire le relazioni intersoggettive non è stato più lo stesso.

La data esatta di questa rivoluzione copernicana è il 4 febbraio, giorno in cui Mark Zuckerberg a Cambridge, Massachusetts USA, inaugurava Facebook[1].

Da allora i social network hanno completamente ridisegnato il modo di intendere la socialità.

In linea generale, con detta espressione si identifica un servizio informatico online che permette la realizzazione di reti sociali virtuali. Si tratta di siti internet o di tecnologie che consentono agli utenti di condividere contenuti testuali, immagini, video e audio e di interagire tra loro[2].

Secondo uno studio[3], è YouTube il social network più frequentato dagli italiani, leggermente avanti rispetto a Facebook, che resta primo per quanto riguarda il tempo trascorso online.

Sono stati oltre 36,1 milioni gli italiani che si sono collegati a YouTube mentre Facebook ha fatto registrare 35,9 milioni di accessi.

In terza posizione troviamo Instagram che ha coinvolto poco più di 27 milioni di utenti; segue LinkedIn che fa registrare un pubblico pari a 18,7 milioni.

Vi sono poi Pinterest, con 16,6 milioni di utenti, e Twitter, che ne registra 10,2 milioni.

TikTok, pur classificandosi in settima posizione, è il social network che ha fatto registrare la crescita più rilavante negli ultimi anni.

È necessario evidenziare che, ai fini della presente indagine, si è deciso di aderire a una nozione ampia di social network ricomprendendovi anche le app di messaggistica istantanea che, com’è noto, presentano la possibilità di realizzare canali o gruppi all’interno dei quali i membri possono comunicare e scambiare del materiale digitale.

Le instant messaging app sono un canale di comunicazione dinamico che, se confrontato con altre applicazioni, si fa notare per il volume, la frequenza di utilizzo e la fidelizzazione dei propri utenti.

Secondo il report The Messaging Apps Report di Business Insider[4], già nel 2015 il numero di utenti attivi al mese delle quattro applicazioni di messaggistica istantanea più diffuse era maggiore di quello dei quattro principali social network.

Nel 2020 la classifica di tali app nel mondo è stata la seguente: WhatsApp (2 miliardi di utenti attivi ogni mese), Facebook Messenger (1,3 miliardi) e WeChat (1,165 miliardi)[5].

Tra le altre, possono ricordarsi anche Telegram, Signal, Snapchat e Tencent QQ.

Il particolare successo di queste forme di comunicazione potrebbe derivare dalle peculiari stimolazioni che i social network rivolgono ad alcune aree del sistema nervoso centrale.

Secondo uno studio[6] concedere like su Facebook, Twitter o Instagram comporta l’attivazione del circuito cerebrale coinvolto nel meccanismo della gratificazione, che include la zona striata e tegmentale ventrale, regioni che sono implicate anche nell’esperienza di ricevere like dagli altri.

In altre parole, l’area tegmentale ventrale (VTA) è una delle parti principalmente coinvolte nel sistema di gratificazione del nostro corpo. Quando si ricevono dei feedback positivi sui social, il cervello attiva i recettori dopaminergici e ciò è in parte facilitato dalla VTA.

Detto meccanismo veniva già valorizzato in un precedente lavoro da parte degli stessi studiosi[7], i quali hanno monitorato l’attività neuronale mediante imaging con risonanza magnetica. In tale studio, si è osservato che “viewing photos with many (compared with few) likes was associated with greater activity in neural regions implicated in reward processing, social cognition, imitation, and attention.[8]

Tali meccanismi fanno sì che ognuno di noi tenda a comunicare sempre più dati personali sui social network, rivelando anche l’appartenenza a gruppi sociali o a movimenti ideologici.

Dette informazioni sono quanto mai preziose ai fini di qualsivoglia attività d’indagine, sia per reperire fonti di prova, in ottica repressiva, ma anche per intercettare tempestivamente la formazione di associazioni estremiste, in termini preventivi.

 

2. OSINT e SOCMINT

Se ci si sofferma sull’attività di intelligence relativa ai social network, deve necessariamente valorizzarsi la Open source intelligence (O.S.INT.), in generale, e la Social Media Intelligence (SOC.M.INT. o S.M.I.), in particolare[9].

Si discute quanto ai rapporti tra queste due forme di indagini telematiche, atteso che una parte degli interpreti tende a sovrapporle.

Tuttavia può ritenersi che la SOCMINT, sia una species del genus OSINT, vedendo come oggetto delle sue indagini unicamente le informazioni scambiate tramite social media[10].

L’analisi di intelligence condotta in tal senso[11] viene attuata mediante l’impiego di sofisticati software di analisi semantica che, con il supporto di tecnologie TAL (trattamento automatico della lingua), si interessano dello Speech Processing (SP; o elaborazione del parlato) e del Natural Language Processing (NLP; o elaborazione del testo).

In altre parole, le tecniche di social media intelligence consistono in evolute procedure di monitoraggio e profilazione massiva sociale.

I protocolli di analisi OSINT consentono di identificare profili, individuare relazioni, focalizzare organizzazioni e tracciare link di collegamento utili alla ricostruzione di un network relazionale, documentabile e descrivibile con diagrammi di contesto.

Le tecnologie OSINT, peraltro, realizzano una fenomenale ricostruzione dell’attività telematica di un soggetto senza la necessità di ricorrere alle intercettazioni.

Qualora si volesse realizzare un’attività informativa e preventiva, non sarebbe peraltro possibile ricorrere alle intercettazioni ex artt. 266 ss. c.p.p., ma si dovrebbero utilizzare le intercettazioni preventive di cui all’art. 226 disp. att. c.p.p.

Entrambe le discipline, tuttavia, richiedono la sussistenza di peculiari circostanze di fatto che impongono una puntale valutazione da parte di una pluralità di soggetti istituzionali.

Il fatto che si consultino delle fonti aperte, senza la necessità di entrare direttamente in contatto con il soggetto attenzionato, consente peraltro di evitare che si integri una fattispecie di agente sotto copertura.

Detto istituto, pur essendo uno straordinario strumento d’indagine, impone l’obbligo di adempiere a una serie di stingenti passaggi procedimentali[12] che possono irrigidire l’attività d’intelligence, che – come noto – deve invece essere fluida.

 

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[1] Non sfugge che i primi social network siano nati negli Stati Uniti a metà degli anni Novanta (theGlobe.com) o spazio web gratuito (GeoCities). Tuttavia, pare che solo con Facebook si sia diffusa in modo capillare una vera e propria cultura dei social.

[2] da Treccani.it.

[3] Ricerca realizzata da Audiweb powered by Nielsen, ente che monitora l’audience su internet in Italia.

[4] tinyurl.com/2s8nvkx8

[5] TANKOVSKA H. Most popular global mobile messaging apps 2020, Statista.com.

[6] SHERMAN L. E., HERNANDEZ L. M., GREENFIELD P. M., DAPRETTO M., What the brain ‘Likes’: neural correlates of providing feedback on social media, Social Cognitive and Affective Neuroscience, Volume 13, Issue 7, 2018.

[7] SHERMAN L.E., PAYTON A.A., HERNANDEZ L.M., GREENFIELD P.M., DAPRETTO M., The Power of the Like in Adolescence: Effects of Peer Influence on Neural and Behavioral Responses to social media, Psychological Science, 27(7), 2016.

[8] Vedere delle foto con molti (rispetto a pochi) like era associato con una grande attività nella regione neuronale implicata nel processo di gratificazione, cognizione sociale, imitazione e attenzione” Traduzione ad opera dell’autore.

[9] Sul punto, decisamente d’avanguardia sono state le riflessioni di SPERINI A., nel lontano 2015, in Implementazione del ciclo d’intelligence tramite l’utilizzo della social media intelligence (SOCMINT), Centro Alti sudi per la difesa, Ministero per la Difesa – 49, 2015.

[10] Così BURATO A., SOCial Media INTelligence: un nuovo spazio per la raccolta di informazioni rilevanti, Sicurezza, Terrorismo e Società, 2, 2015.

[11] Le informazioni tecniche vengono ricostruite da DI STEFANO M., Ricerca investigativa: le metodologie OSINT/SOCMINT sulle fonti aperte. Le linee guida tracciabili in base ai recenti orientamenti giurisprudenziali, Altalex.com, 14.02.2020.

[12] Vd. art. 9 L. 16 marzo 2006, n. 146.