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Polizze assicurative e copertura danni da business interruption (interruzione dell’attività d’impresa) in UK e Irlanda

business interruption
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Indice:

1. La sentenza della Supreme Court inglese sulla copertura assicurativa dell’evento “business interruption”

2. Le diverse tipologie di polizze, l’evento business interruption e la questione interpretativa

3. Impatto della sentenza sulla insurance law e il test case della Supreme Court

4. Conclusioni

 

1. La sentenza della Supreme Court inglese sulla copertura assicurativa dell’evento “business interruption”

Sono circa 370.000 i titolari di polizze assicurative in UK che potrebbero beneficiare della recente pronuncia della Supreme Court inglese, che sarà presto recepita anche dai tribunali irlandesi.

Si tratta, nel caso specifico, dell’interpretazione ed efficacia delle polizze c.d. BI (business interruption) che offrono una copertura assicurativa per i danni da interruzione dell’attività d’impresa causati dalla pandemia.

Con la pronuncia del 15 gennaio scorso, la Supreme Court dispone che le assicurazioni debbano garantire la copertura dei danni da business interruption riconducibili alla pandemia da Covid-19.

Al di là dell’obbligo di applicare il precedente giudiziario a tutti i casi analoghi (regola dello stare decisis), che già ci rende tranquilli rispetto alla durevolezza di questa linea di azione, l’orientamento dei giudici questa volta ha ricevuto anche il dichiarato supporto di istituzioni quali la Financial Conduct Authority (FAC) in UK e la Central Bank of Ireland (CBI) in Irlanda.

 

2. Le diverse tipologie di polizze, l’evento business interruption e la questione interpretativa

Nell’ambito delle polizze che assicurano l’imprenditore e la sua attività e rispetto all’evento c.d. di business interruption, è corretto individuare tre tipologie di polizze:

  • le polizze c.d. “positive”, che prevedono specificamente l’evento pandemia come causa della business interruption – in questo caso, nulla questio, l’assicurazione dovrà riconoscere la copertura assicurativa;
  • le polizze c.d. “negative”, che non contengono nessuna previsione di copertura che specificamente contempli l’evento business interruption causa pandemia – in questo caso, nulla da fare, perché l’interpretazione letterale è sempre preferita dalle corti inglesi e irlandesi;
  • le polizze dove si riscontra ambiguità nel wording, quindi non è del tutto chiaro se l’evento business interruption causa pandemia sia incluso nella copertura assicurativa o meno – proprio in questo caso, la Supreme Court inglese ha fornito una precisa indicazione alle assicurazioni inglesi sul dover garantire copertura al soggetto assicurato.

 

3. Impatto della sentenza sulla insurance law e il test case della Supreme Court

In UK come in Irlanda, il diritto delle assicurazioni (insurance law) è storicamente un ambito che riconosce ampia tutela agli interessi dell’assicuratore (insurer), anche attraverso la possibilità di imporre all’assicurato (policyholder) polizze con termini e condizioni in sostanza non negoziabili.

Nella sentenza del 15 gennaio scorso, la Supreme Court dichiara che la pronuncia ha l’obiettivo di chiarire l’interpretazione della “variety of different standard insurance policy wordings” sulla questione della copertura assicurativa dell’evento business interruption legato alla pandemia.

Sotto il profilo tecnico-giuridico, i giudici della Supreme Court hanno applicato la c.d. rule contra proferentem, optando per l’interpretazione più favorevole alla parte che dalla previsione in questione potrebbe subire conseguenze negative – in questo caso il soggetto assicurato. L’interpretazione più favorevole delle polizze dal wording ambiguo è appunto quella di riconoscere la copertura assicurativa per l’evento business interruption.

Questa linea interpretativa della Supreme Court è stata condivisa apertamente e senza riserve dalle principali istituzioni finanziarie. La FCA (Financial Conduct Authority) era parte in causa nella veste di ricorrente, in rappresentanza dei titolari di polizze assicurative, nel procedimento che ha dato origine alla sentenza della Supreme Court.

Il sistema inglese, che da sempre è caratterizzato da una profonda economic awareness (i.e. non si sprecano i fondi dei contribuenti per procedimenti giudiziari evitabili), prevede i c.d.  test cases, vale a dire dei procedimenti “test” su questioni di interesse collettivo. In questo modo, la questione dibattuta viene definita dalla corte di ultima istanza, la Supreme Court, evitando successive class action o innumerevoli procedimenti promossi da soggetti individuali sulla medesima questione.

Il procedimento che ha dato origine alla sentenza della Supreme Court sulla questione della copertura del business interruption, è appunto un test case.

 

4. Conclusioni

Sarà interessante capire se questo orientamento “virtuoso” di giudici e istituzioni a tutela degli imprenditori sarà o meno un fenomeno di passaggio legato alla pandemia.

Al di là delle questioni politiche e dei tecnicismi giuridici, penso che alla base di questa decisione ci sia il grande rispetto che le popolazioni anglosassoni hanno per i soldi.

I soldi pagati dai titolari di polizze assicurative, ad esempio. Nel corso del 2020 le assicurazioni irlandesi hanno di propria iniziativa restituito agli assicurati – senza che fosse stato richiesto dai titolari delle polizze né ordinato dalle istituzioni – l’importo dei premi in denaro versati dagli assicurati nei mesi di lockdown. Esempio questo di grande senso civico, che si sposa non con l’attaccamento al denaro, ma col rispetto del medesimo.