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Porto d’armi: proposta di estensione

Volto
Ph. Arbër Arapi / Volto

Quando si spara, si spara, non si parla”.

(Dal film Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone)

 

È passata inosservata la proposta di Legge n. 3049, presentata il 22 aprile u.s. in materia di armi e loro uso da parte del personale, anche in pensione, delle Forze di Polizia.

Nella proposta normativa si propone di modificare l’articolo 42 del Testo Unico delle Leggi di pubblica sicurezza R.D. 18 giugno 1931 n. 773, al fine di consentire a tutti gli agenti e ufficiali di polizia giudiziaria delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare a portare “senza licenza le armi previste dall’art. 42”.

Lo scopo della proposta è quello di consentire a tutti gli operatori di portare fuori dal servizio armi facilmente occultabili e, dunque, gestibili anche in abiti borghesi.

In pratica si intende consentire, fuori servizio, di portare armi che non siano di ordinanza. Ad oggi, tutti gli operatori delle Forze dell’Ordine possono portare fuori servizio esclusivamente l’arma in dotazione individuale, cioè una pistola Beretta 92 FS.

Nell’articolo 2 della proposta di legge si prevede di estendere tale facoltà anche agli operatori delle Forze di Polizia in quiescenza. Una sorta di richiamo alle armi dei pensionati.

Sempre nell’ottica di più armi per tutti, l’articolo 2 comma 2 prevede un’ulteriore semplificazione delle pratiche burocratiche per il rinnovo del porto di armi, introducendo il meccanismo del silenzio assenso.

Si rimane interdetti nel constatare il silenzio tombale, da parte di tutte le forze politiche e dei mass-media, su una proposta di legge che meriterebbe un approfondito dibattito.

 La materia è delicata e coinvolge la sicurezza e le libertà della comunità.

Diceva Cicerone: “In mezzo alle armi, le leggi tacciono”.