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Testo critico a cura di Azzurra Immediato
“Avventura è il principio inteso da Roland Barthes per designare l’esistenza di una foto. Non si tratta, pertanto, di qualcosa che ha che fare con pericolose peripezie bensì con il senso di animazione che una fotografia pone in essere e concretizza nell’osservatore.
In tal maniera, quanto fotografato diviene ‘forma dello spirito’. Anuar Arebi rivolge il proprio obiettivo verso ciò che “la città offre al calar del sole”, una città che, pur essendo molti luoghi europei conosciuti ed attraversati, si anima ed anima, determinando un atto di bellezza che non vuole indagare la psiche in modo egotico; ciononostante, Egli riferisce di una fascinazione che si proietta in quel riflesso che non è solo bagliore notturno, sequenza di luci urbane, diarchia raffigurativa. Cosa offrono, dunque, le città che si inabissano nella notte?
Colori in mutamento, luci, ombre, presenze ed assenze impalpabili, un istante di silente quiete, paesaggi che si svelano come un invito al viaggio di fantasmatico desiderio di altrove lontani che, d’un tratto, paiono affiorare non solo dalla fotografia ma da una rarità onirica che si svolge, appieno, nella realtà, nella sua riflessione fisicamente intesa.
Avventura, Notturno e Fascinazione sono gli elementi che affiorano da questo viaggio in forma di foto in cui Anuar Arebi accoglie ed accompagna chiunque avrà ancora desiderio di stupirsi dinanzi ad una inusitata bellezza, che non necessita d’esser raccontata, ma che sosta nella vita sottesa al nostro sguardo.
Il progetto, nel 2019, è stato in parte presentato in una mostra, a Bologna, quale evento collaterale di ArteFiera e, a riguardare oggi le foto ed il concetto stesso di ‘città mutevole’, all’indomani della trasformazione antropologica, sociale e sanitaria subita dalle principali metropoli mondiali o dai più piccoli borghi nascosti, ogni scatto di Anuar Arebi sortisce un plurimo effetto.
Quasi che il tempo della trasformazione, già accennato nell’osservazione di città talvolta caotiche, talaltra estremamente immobili, l’artista abbia saputo, in qualche modo, prevederlo e svelarlo nel suo racconto per immagini.
Oggi, “Avventura, notturno, fascinazione - La città "muta" narra qualcosa che, in passato, era ignoto ed in tal maniera, la fascinazione perturbante, il senso freudiano sotteso alla meraviglia, sanciscono una nuova sottile linea identitaria che, se da un lato pare sovrapporsi ai diversi skylines fotografati, dall’altro lato definiscono una nuova modalità di osservazione, di conoscenza, di indagine verso quei medesimi spazi, tanto che qualcosa di vivido sembra poter affiorare dalla superficie, dalle cromie, dalle luci e dalle ombre. Alla sottrazione simbolica fa da contraltare una addizione emozionale che guarda al reale con occhi nuovi, riconoscendo, in ogni singolo scatto, il senso diversamente panico – diversamente poiché legato all’urbe – di un paradosso incessante che riflette, come la fotografia insegna, a guardare mediante le lente del tempo, registrando, in maniera retinica ma anche emotiva, ciò che impercettibilmente o sensibilmente è attraversato dalla forza del cambiamento.
Cosa sia mutato, cosa continui a mutare e cosa scopriremo esser mutato sono i punti cardinali di una analisi sempre in fieri, che Anuar Arebi non hai mai sospeso, nel silenzio dei luoghi. È nel suo silente sguardo il mutamento e in quello delle città il filo conduttore di una vitale alterazione che, ad oggi, sembra priva di apparente fine e, come tale, pronta ad essere catturata dall’obiettivo fotografico.
Un cammino nel paesaggio urbano che si fa silente e si trasforma: la città che muta è un sistema che si silenzia al calar del sole, cambia colore, odori, atmosfera e si trasforma, ogni volta in qualcosa di diverso. Ora misteriosa, ora accogliente, si fa bella in abiti sfavillanti e cela i lati oscuri e impenetrabili. La città si fa luce e buio nello stesso istante.
Il progetto fotografico è suddiviso in 3 “movimenti”: