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Costi minimi autotrasporto: verginelle e lesa maestà

Costi minimi autotrasporto: verginelle e lesa maestà
Costi minimi autotrasporto: verginelle e lesa maestà

Sarà la calura, sarà la crisi, saranno andro e meno pause repentine e non previste, resta il fatto che recentemente sulla questione dei costi minimi dell’autotrasporto per conto terzi ho continuato a leggere tesi sostenute con fervore degno di vergini custodi di sacri templi.

Dopo la sentenza della Corte di Giustizia del 4 settembre 2014, la Legge Stabilità 2015, l’ordinanza della Corte Costituzionale del 13 maggio 2015, le acque non si sono quietate, posto che naturalmente le sentenze sono interpretabili e non c’è nulla di meglio e di gratificante che portare l’acqua al proprio mulino, tanto più se ciò comporta il sovvertimento del portato di una pronuncia di massimi organi nazionali e dell’Unione europea.

In particolare, nella mia ingenuità ritenevo che la sentenza della Corte di Giustizia avesse stroncato qualsiasi interpretazione favorevole al regime dei costi minimi, indipendentemente dal periodo e/o dall’organismo emanante. Non è stato così: vettori di tutta Italia hanno provato a sostenere la piena efficacia delle tabelle in vigore da luglio 2012 a dicembre 2014, sollecitando le pronunce dei Tribunali di merito.

Non c’è da stupirsi che qualche giudice, nella fattispecie il Tribunale di Ferrara (Ordinanza 8 luglio 2015), abbia accolto questa tesi, anche se essa a mio avviso non potrà reggere al vaglio effettuato nel prosieguo del giudizio né tanto meno di secondo grado.

Mi sembra invece meritevole di segnalazione la sentenza 19-20 maggio 2015 resa dal Dott. Gianluigi Morlini del Tribunale di Reggio Emilia (pubblicata da Il Caso), esemplare per sobrietà, linearità e chiarezza. Il Giudice si è limitato a ripercorrere i passaggi della sentenza della Corte di Giustizia pervenendo così all’unica soluzione coerente e compatibile con il diritto comunitario, statuendo così che il sistema dei costi minimi deve essere disapplicato dal giudice interno, indipendentemente dal periodo in relazione al quale il vettore ha agito per l’accertamento e la condanna al pagamento dei minimi.

Per decidere in questo senso il Giudice ha citato i medesimi passaggi della pronuncia della Corte di Giustizia messi in rilievo nel breve commento pubblicato su Filodiritto. Non si tratta di possedere chissà quale acume giuridico, bensì di trarre la palmare conseguenza desumibile dall’interpretazione letterale della pronuncia della Corte di Giustizia: possiamo provare ad utilizzare la baionetta per molteplici fini, ma non come seduta.

I vettori continuino a portare avanti le proprie domande, le associazioni di categoria a fare – come è giusto – lobby, i colleghi a esercitare la professione, ma almeno auspico che tutti si astengano dal reagire con stupore come davanti ad un atto di lesa maestà se qualche giudice svolge il proprio ruolo con scrupolo e correttezza. Insomma: astenersi vergini, verginelle e perditempo.

Quando la questione dei costi minimi sarà definitivamente conclusa credo che varrà la pena di scrivere un libro per provare a trarre gli insegnamenti di una triste vicenda davvero emblematica sul piano politico, economico e giuridico.

Sarà la calura, sarà la crisi, saranno andro e meno pause repentine e non previste, resta il fatto che recentemente sulla questione dei costi minimi dell’autotrasporto per conto terzi ho continuato a leggere tesi sostenute con fervore degno di vergini custodi di sacri templi.

Dopo la sentenza della Corte di Giustizia del 4 settembre 2014, la Legge Stabilità 2015, l’ordinanza della Corte Costituzionale del 13 maggio 2015, le acque non si sono quietate, posto che naturalmente le sentenze sono interpretabili e non c’è nulla di meglio e di gratificante che portare l’acqua al proprio mulino, tanto più se ciò comporta il sovvertimento del portato di una pronuncia di massimi organi nazionali e dell’Unione europea.

In particolare, nella mia ingenuità ritenevo che la sentenza della Corte di Giustizia avesse stroncato qualsiasi interpretazione favorevole al regime dei costi minimi, indipendentemente dal periodo e/o dall’organismo emanante. Non è stato così: vettori di tutta Italia hanno provato a sostenere la piena efficacia delle tabelle in vigore da luglio 2012 a dicembre 2014, sollecitando le pronunce dei Tribunali di merito.

Non c’è da stupirsi che qualche giudice, nella fattispecie il Tribunale di Ferrara (Ordinanza 8 luglio 2015), abbia accolto questa tesi, anche se essa a mio avviso non potrà reggere al vaglio effettuato nel prosieguo del giudizio né tanto meno di secondo grado.

Mi sembra invece meritevole di segnalazione la sentenza 19-20 maggio 2015 resa dal Dott. Gianluigi Morlini del Tribunale di Reggio Emilia (pubblicata da Il Caso), esemplare per sobrietà, linearità e chiarezza. Il Giudice si è limitato a ripercorrere i passaggi della sentenza della Corte di Giustizia pervenendo così all’unica soluzione coerente e compatibile con il diritto comunitario, statuendo così che il sistema dei costi minimi deve essere disapplicato dal giudice interno, indipendentemente dal periodo in relazione al quale il vettore ha agito per l’accertamento e la condanna al pagamento dei minimi.

Per decidere in questo senso il Giudice ha citato i medesimi passaggi della pronuncia della Corte di Giustizia messi in rilievo nel breve commento pubblicato su Filodiritto. Non si tratta di possedere chissà quale acume giuridico, bensì di trarre la palmare conseguenza desumibile dall’interpretazione letterale della pronuncia della Corte di Giustizia: possiamo provare ad utilizzare la baionetta per molteplici fini, ma non come seduta.

I vettori continuino a portare avanti le proprie domande, le associazioni di categoria a fare – come è giusto – lobby, i colleghi a esercitare la professione, ma almeno auspico che tutti si astengano dal reagire con stupore come davanti ad un atto di lesa maestà se qualche giudice svolge il proprio ruolo con scrupolo e correttezza. Insomma: astenersi vergini, verginelle e perditempo.

Quando la questione dei costi minimi sarà definitivamente conclusa credo che varrà la pena di scrivere un libro per provare a trarre gli insegnamenti di una triste vicenda davvero emblematica sul piano politico, economico e giuridico.