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Euro digitale versus criptovalute

Parco di villa Ghigi, Bologna
Ph. Simona Loprete / Parco di villa Ghigi, Bologna

Abstract

Si tratta di “forme digitali” delle monete ufficiali coniate dalle Banche centrali, con le caratteristiche di convertibilità, convenienza e regolamentazione ferrea e centralizzata delle monete “fisiche”.

 

Indice:

1. Le differenze tra monete digitali e criptovalute

2. L’euro digitale

 

1. Le differenze tra monete digitali e criptovalute

Ho più volte segnalato ed in diverse sedi, insieme a numerosi studiosi e alla Bce stessa, che le criptovalute non sono monete nè valute, ma beni che vengono negoziati in un mercato “privato”, cioè ristretto a comunità di soggetti che le accettano in pagamento. Non hanno una Banca di emissione, una Autorità di vigilanza, un mercato di quotazione, una tracciabilità attendibile, delle regole di circolazione e di pagamento universalmente accettate.

Queste caratteristiche, al contrario, le banconote e monete degli Stati le hanno, e ciò costituisce – non è mai troppo ribadirlo – il quid del denaro rispetto ai crypto-asset, altrimenti non staremmo nemmeno a parlarne. Lasciamo perdere i non trascurabili, peraltro, problemi di sicurezza e tracciabilità delle transazioni; ne ha approfittato la criminalità organizzata, talvolta i terroristi, per riciclare denaro e ricchezza di provenienza illecita.

Le monete digitali, invece, sarebbero create dalle Banche centrali; secondo uno studio della Banca dei Regolamenti Internazionali del 2019, circa l’80% delle banche centrali ha allo studio ipotesi di valute digitali.

 

2. L’euro digitale

E la BCE sta a buon punto, come ha di recente affermato la sua Presidente. Nel secondo semestre di quest’anno potrebbe avviarsi la sperimentazione, pandemia permettendo. Se ne è molto parlato e ormai è cronaca quotidiana qualche “citazione” riguardante il nuovo strumento; ma forse è opportuno spiegare di cosa si tratta. A livello tecnico si parla, con l’acronimo inglese, di CBDC, Central Bank Digital Currencies.

Una “forma digitale” di moneta ufficiale coniata dalle Banche centrali, che è diversa da quella oggi presente nei conti correnti e nel sistema dei regolamenti transazionali di denaro. Detto strumento è denominato nelle singole monete Ue, nel nostro caso, e sta nella disponibilità di ciascun governo, ovviamente – come oggi con l’euro – attraverso la BCE ed il sistema europeo delle banche centrali.  Resta chiaro che stiamo parlando di monete che, pur in forma dematerializzata, hanno e conservano le stesse fondamentali caratteristiche di quelle fisiche, altrimenti perderebbe il significato stesso di “monete”. Convertibilità, convenienza, accettazione condivisa e disponibilità, bassi costi di produzione e transazione, sicurezza, interoperabilità, flessibilità, stabilità, regolamentazione ferrea e centralizzata.

Non credo che il processo diverrà attivo prima di quattro o cinque anni, e soprattutto a causa di problematiche tecniche ma, in ispecie, politiche. Una digital currency si pone con prepotente attenzione in un mercato non solo monetario, ma anche economico unico. Inoltre, va risolta la rapportabilità alle monete extra-Ue, vanno completati i rilevanti protocolli di sicurezza, vanno affrontate le implicazioni geopolitiche di siffatte scelte. Anche perché per far circolare bene questa nuova moneta bisognerà completare la cosiddetta “Tips”, Target Instant Payment Settlment, la piattaforma digitale sulla quale dovrà girare l’euro digitale. Si sta lavorando anche al “Uad” (Dispositivo di accesso universale), un sistema che consente l’individuazione del proprietario del conto digitale con metodi biometrici, che realizza il collegamento tra cittadino e società in termini di trasferimento di fondi.