La distruzione del ceto medio in Italia
La distruzione del ceto medio in Italia
L’Eurispes, all’interno di un tradizionale filone di studi, ha individuato alcuni parametri economici e demografici di riferimento per identificare il ceto medio, partendo dal reddito mediano annuo (calcolato dalla Banca d’Italia) percepito da un nucleo familiare composto da due persone, a cui sono stati applicati i correttivi della scala di equivalenza sulla base del numero dei componenti della famiglia. È stato ritenuto opportuno tenere in considerazione l’ampiezza familiare, poichè fissare un parametro unico e indistinto sembrava una soluzione troppo restrittiva, che non avrebbe tenuto conto delle diverse e maggiori esigenze dei nuclei familiari più numerosi.
Gli appartenenti al ceto medio, a seconda dell’ampiezza del nucleo familiare, si collocano nelle seguenti classi di reddito: dai 21.800 ai 23.000 euro, le famiglie di due persone; dai 29mila ai 30.600 euro, le famiglie con tre componenti; dai 35.500 ai 37.500 euro, i nuclei familiari di 4 componenti; dai 41.400 ai 43.700, le famiglie più numerose.
Dopo anni di politica “populista“, accompagnata da una buona dose di elusione ed evasione per chi può, il ceto medio, formato da lavoratori dipendenti, pubblici e privati, pensionati e un po’ di autonomi , appare stremato.
Politica populista perchè destina le risorse, poche o tante che siano alle prime due classi di aliquote Irpef che, come vedremo, concorrono poco o nulla a finanziare la spesa pubblica.
Solo dirlo oggi richiede un po’ di coraggio ma i numeri, come vedrete, lo certificano.
Itinerari Previdenziali il 7 novembre 2023 ha pubblicato il suo settimo rapporto sulla Regionalizzazione del bilancio previdenziale italiano, con tutti i dati Irpef 2021, ultimi disponibili.
Basta ansare sul sito e scaricarli.
Il quadro che ne viene fuori è disarmante per usare un eufemismo.
Il 44% circa dei contribuenti paga il 92,62 % di tutta l’Irpef (189.165 milioni di euro) mentre il restante 56% ne paga solo il 7,38%.
La riforma fiscale non ha tenuto conto di questo dato inoppugnabile.
Il 42,,59 % dei contribuenti pari a 17.674.701 ( si tratta di 25.230 milioni di cittadini su 59.236.213 ) paga solo l’1,73% del totale Irpef, pari ad una imposta media considerando le detrazioni , di 120 euro pro capite, a fronte di un costo per la sola assistenza sanitaria di 2141 euro pro capite e quindi questi contribuenti pagano 3,029 miliardi di euro per irpef ma ricevono per la sola sanità 51,06 miliardi di euro.
Ora, in attesa della flat tax , per il solo 2024 si sono ridotte le aliquote Irpef da 4 a 3, riduzione che va a vantaggio dei redditi tra 15 mila e 28 mila euro ai quali si applicherà la aliquota del 23% in luogo del 25%.
Lo schema è il seguente:
- 23 per cento per i redditi fino a 28.000 euro;
- 35 per cento per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
- 43 per cento per i redditi che superano 50.000 euro.
Sempre per il 2024, si innalza da 1.880 a 1.955 euro la detrazione prevista per i titolari di redditi da lavoro dipendente (esclusi i redditi da pensione) e di alcuni redditi assimilati fino a 15.000 euro.
Non v’è chi non veda , si dice cosi, che nulla viene proposto per aiutare il ceto medio che, tra il resto, ha svolto e continua a svolgere una funzione sussidiaria di sostegno al welfare familiare.
Ma vi è di più perché con la rimodulazione della rivalutazione delle pensioni si continua ad erodere il potere di acquisto delle pensioni.
Ma il ceto medio non è un partito, non scende in piazza e trova ascolto solo durante le campagne elettorali, salvo poi dimenticarsene allegramente.
Ma se il ceto medio verrà meno voglio vedere chi pagherà l’Irpef , non certo i paradisi fiscali !
Per agevolare il ceto medio sarebbe necessaria la “commisurazione delle imposte in base alla capacità contributiva del nucleo familiare; equità verticale, secondo canoni di progressività d’imposta, e orizzontale, mediante calcolo di coefficienti familiari; sussidiarietà economica per le spese familiari; premialità e agevolazione delle famiglie numerose.”(Moige-la legge delega per la riforma fiscale ).
Vigilantibus iura succurrunt non dornmientibus.