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I primi antifascisti

Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti…
PARTIGIANI DEL BATTAGLIONE UBALDO
PARTIGIANI DEL BATTAGLIONE UBALDO

I primi antifascisti


«Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti…».

Questa nota valutazione di Winston Churchill è certamente utile per comprendere il clima politico e sociale nell’Italia del novecento.

Ancora oggi l’antifascismo ha periodici risvegli di parte, sebbene la stragrande maggioranza degli Italiani lo considera un Valore acquisito per il Cittadino del terzo millennio, che ha imparato a condannare tutti i totalitarismi del secolo scorso. Il tema, ogni anno, ha una reviviscenza quasi fisiologica in occasione del 25 aprile, la festa della Liberazione.

Nel commemorare l’anniversario della liberazione d’Italia, non mi soffermerò sull’eterogeneità del movimento partigiano, né sui fatti di Valore che caratterizzarono quel periodo.

Volendo indicare un Esempio di Valore, preferisco portare il mio attento lettore a vent’anni prima, al 1925. Erano anni, in cui la maggioranza degli italiani iniziava ad essere fascista, come ricordava Churchill.

Oggi vorrei ricordare il Coraggio dei primi antifascisti, che si esposero pubblicamente, firmando il c.d. Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce (1866-1952).

Benedetto Croce
Benedetto Croce

Il filosofo napoletano, padre del nostro liberalismo novecentesco, ricevette la proposta di redigere il Manifesto dal concittadino Giovanni Amendola (1882-1926), figlio di un Carabiniere.

Giovanni Amendola
Giovanni Amendola

L’Amendola, che sarebbe morto l’anno successivo, dopo aver letto il Manifesto degli intellettuali fascisti (firmato da 250 intellettuali, guidati da Giovanni Gentile, e pubblicato sui principali giornali dell’epoca il 21 aprile 1925), scrisse a Croce:

Manifesto - Intellettuali fascisti
Manifesto - Intellettuali anti-fascisti

«Caro Croce, avete letto il manifesto fascista agli intellettuali stranieri? ...oggi ho incontrato varie persone le quali pensano che, dopo l'indirizzo fascista, noi abbiamo il diritto di parlare e il dovere di rispondere. Che ne pensate voi? Sareste disposto a firmare un documento di risposta che potesse avere la vostra approvazione? E, in caso, vi sentireste di scriverlo voi?».

Benedetto Croce gli rispose subito: «Mio caro Amendola...l'idea mi pare opportuna. Abbozzerò oggi stesso una risposta, che a mio parere, dovrebbe essere breve, per non far dell'accademia e non annoiare la gente».

Fu questo lo spunto che portò alla pubblicazione il 1° maggio 1925 del c.d. Manifesto degli intellettuali antifascisti. Il testo fu pubblicato sul quotidiano:

  • Il Mondo”, giornale romano fondato da Giovanni Amendola, con il titolo “La protesta contro il “Manifesto degli intellettuali fascisti” “;
  • “Il Popolo”, testata vicina al Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo, con il titolo “La replica degli intellettuali non fascisti al manifesto di Giovanni Gentile”.
Manifesto

Il c.d. Manifesto degli intellettuali antifascisti costituisce quindi la risposta ufficiale al citato Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile (1875-1944), con il quale proprio Croce aveva condiviso, fino a quel momento, una larga parte del suo percorso intellettuale. Benedetto Croce da una parte e Giovanni Gentile dall’altra erano tra i protagonisti del panorama culturale italiano ed europeo di quell’epoca. Entrambi filosofi e politici sono considerati oggi i maggiori esponenti del neoidealismo filosofico e dell’idealismo italiano.

I firmatari dell’articolo pubblicato sul Popolo il 1 maggio 1925 furono quaranta. Oltre i citati Benedetto Croce e Giovanni Amendola, intendo segnalare all’attento lettore la firma di Luigi Einaudi (1874-1961), che nel 1948 sarebbe diventato il secondo Presidente della Repubblica italiana (il primo eletto dal Parlamento). Mi piace inoltre evidenziare la firma di una Donna, Matilde Serao (1856-1927), nota scrittrice e giornalista napoletana, che nel 1926 sarebbe stata candidata al Premio Nobel per la letteratura, ma la sua designazione fermata da Mussolini proprio per le sue posizioni antifasciste (il Nobel pertanto assegnato ad un’altra italiana, Grazia Deledda).

Il 10 e il 22 maggio 1925 il Mondo pubblicò due elenchi più consistenti di firmatari. Tra questi segnalo la presenza del giurista Piero Calamandrei (1889-1956), dello scrittore calabrese di San Luca (RC) Corrado Alvaro (1895-1956), del poeta Eugenio Montale (1895-1981, premio Nobel nel 1975) e dell’accademico Gaetano Salvemini (1873-1957). Quest’ultimo sarebbe stato l’unico costretto all’esilio per le sue posizioni antifasciste. Dopo aver fondato nel 1929 in Francia il movimento “Giustizia e Libertà” con i Fratelli Rosselli, negli anni trenta sarebbe stato professore nella prestigiosa università di Harvard (USA). Nel 1943 avrebbe pubblicato le “Le Lezioni di Harvard” sulle “Origini del fascismo in Italia”, destinate ai suoi studenti americani, con l’obiettivo di rendere più chiare e comprensibili situazioni e fenomeni italiani. Con un'esposizione nitida, l'opera è ancora oggi uno strumento utile per coloro che non avevano conosciuto il fascismo. Con un tono meditato e meno polemico rispetto ad altri scritti precedenti sul fascismo, la lezione più matura di Salvemini porta a considerare che l'insegnamento della storia sia il più valido strumento di libera educazione civile.

Gaetano Salvemini
Gaetano Salvemini

Nel concludere, riporto una considerazione proprio di Salvemini, presa dalla prefazione all’edizione del 1952 del suo “Mussolini Diplomatico” uscito nel 1932 in Francia: «Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere.»

In occasione del 25 aprile, invito il lettore (che ringrazio per essere arrivato fino in fondo a questo mio scritto) a ricercare e ricordare i nomi di tutti quegli Esempi di Valore che, da primi antifascisti, ebbero il Coraggio di firmare il manifesto redatto da Benedetto Croce nel 1925. Cerchiamo i loro nomi e leggiamo i loro scritti, con quell’onestà intellettuale che ci indica Salvemini, superando le polemiche da bar, che non sono utili per il nostro Futuro!