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L'aborto e la "frana" della politica. verso il regresso?

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L'aborto e la "frana" della politica. verso il regresso?

 

Mentre la Francia esalta l'introduzione dell'aborto nella Carta costituzionale e l'Unione Europea si pone l'obiettivo di inserirlo nella Carta dei diritti fondamentali, nel contesto nazionale il predetto tema è segnato da una svolta negativa. È recente l'approvazione di un emendamento al decreto Pnrr che racchiude la possibilità per le associazioni pro life (antiabortiste) di varcare l'ingresso nei consultori.

Chi scrive ritiene che tale circostanza possa rappresentare una seria minaccia in termini di diritti e libertà della figura femminile, rilevando altresì un accostamento del Paese ad altre realtà restrittive.

L'ultima decisione della Supreme Court avalla la volontà di condividere una  linea “conservatrice” in tema di diritti e libertà civile; ciò è riconducibile alla nuova composizione della più alta corte della magistratura federale degli Stati Uniti d’America che, a seguito di talune nomine contestate, presenta una maggioranza eccessivamente vicina all’area repubblicana.

Della stessa impronta è anche la pronuncia del Tribunale costituzionale polacco del 2020, come deducibile nella sua parte conclusiva, nonché nella dura contestazione lessicale che il giudice costituzionale riserva al legislatore, rimproverato di impiegare espressioni inadeguate come quelle di “feto” e “donna in stato di gravidanza” invece di “fanciullo concepito” e “madre” di questo.

Una situazione analoga vige in Ungheria, ove l’aborto è consentito fino alla dodicesima settimana di gravidanza; una modifica della legge vigente impone alle donne che intendono interrompere la gravidanza di ascoltare il battito cardiaco del feto al momento della compilazione del modulo di richiesta in ospedale.

Viene da interrogarsi sui motivi che induce la classe politica italiana ad aderire a tale approccio, piuttosto che fare leva sui rilevanti passi compiuti in contesti tradizionalmente compressi dall’egemonia cattolica, tra cui l'Irlanda.

Si propende a ritenere che le forze politiche non riescano a recepire le esigenze dell’ultimo ventennio, soprattutto laddove queste riguardino le categorie maggiormente vulnerabili.

Come già sostenuto in altra sede, se la donna continuerà ad essere considerata incapace di distinguere sul piano etico ciò che è bene da ciò che è male per sé stessa, a subirne le conseguenze sarà la medesima società.

Le forti contestazioni mosse alla Ministra Roccella in occasione degli Stati Generali della Natalità confermano il timore sopraindicato.