Missione Impossibile: assoluzione di Luigi XVI

Monumentos funerarios a Luís XVI e María Antonieta na basílica de Saint Denis (París, Francia). (tratta da Wikipedia)
Monumentos funerarios a Luís XVI e María Antonieta na basílica de Saint Denis (París, Francia). (tratta da Wikipedia)

Missione Impossibile: assoluzione di Luigi XVI

 

Abstract:

l’Avv. Desèze, in meno di una settimana e dormendo solo quattro notti, grida al mondo e ai posteri che Luigi XVI viene condannato dal proprio inquirente irretroattivamente e per non aver commesso il fatto.

Lawyer Desèze, in less than a week’s time and sleeping only four nights, shouts to the world and posterity that Louis XVI is convicted by his own inquirer irretroactively and for not having committed the act.

Sic semper Tyrannis!”: il tema del tirannicidio, o del regicidio, è stato trattato di frequente da ogni tipo di letteratura: il numero nutrito di vicende, dal Cesaricidio fino all’uccisione del duca Alessandro da parte di Lorenzino de’ Medici, ha ispirato fiumi di inchiostro, dal teatro alle esercitazioni di retorica.

Mio compito sarà analizzare la difesa del re Luigi XVI tenuta dall’avvocato Raymond Desèze di Bordeaux davanti alla Convenzione, presso il Club des Feuillants di Parigi, in data 26 dicembre 1792.

Brevemente, si ricorda che, in un contesto di tumulti e turbolenze di piazza, tra il 20 e 21 giugno del 1791 il “cittadino Luigi Capeto” aveva tentato la fuga di Varennes, diretta verso la località di Montmédy, presso il marchese di Bouillè.

La storiografia è divisa: voleva marciare in seguito su Parigi? Voleva attendere i soccorsi di Austria e Prussia? O semplicemente voleva evadere dalla prigionia di fatto presso le Tuileries? Comunque sia, l’11 agosto l’Assemblea legislativa dichiara la sospensione del monarca ed indice elezioni per una Convenzione nazionale.

Ciò premesso, l’avv. Desèze, autore di una difesa approntata in pochi giorni (neanche una settimana), si presenta di fronte alla Corte giudicante.

In esordio, pone una captatio benevolentiae: il silenzio dell’Assise è elemento probante del fatto che i giorni della collera e dei preconcetti, sfociati nel sangue, lasciano il campo alla giustizia, quindi Luigi può validamente sperare di essere giudicato quale uomo. In secondo luogo, pur evidenziando che l’imputato stia pensando solo ed esclusivamente alla Francia e al suo avvenire, ricorda che anche l’Europa sta attendendo l’esito processuale.

Tutto quanto rilevato, il difensore affronta prima le questioni giuridiche per passare, poi, ai fatti. Per quanto concerne le prime, occorre esaminare due distinti momenti diacronici: la situazione giuridica in cui l’accusato si trovava prima dell’abolizione della monarchia e quella in cui egli si trova dopo l’avvenuta abolizione della medesima.

Nel 1789, la forma di governo era rimasta monarchica. Ne derivava che il sovrano dovesse godere del potere esecutivo, e godere del privilegio costituzionale dell’inviolabilità al fine di poterlo esercitare effettivamente.

Il titolo in base al quale il monarca aveva ricevuto la sovranità era quello della delegazione da parte della Nazione. Desèze specifica in difesa che non si tratta di un contratto, bensì di un mandato, certamente revocabile ma con effetti obbligatori per i soggetti stipulanti. Per quanto riguarda i delitti ascritti si verificano due opzioni: o sono previsti dalla Costituzione, e quindi ne consegue la detronizzazione, o non lo sono.

A tal riguardo, osserva che: la Convenzione si è costituita giudice di quell’imputazione che essa stessa ha formulato a carico dell’imputato, causando quindi un grave e serio difetto di imparzialità; sanando in ipotesi questa irregolarità, la Convenzione può comunque giudicare solo in base a leggi che siano state promulgate anteriormente alla consumazione dei delitti. Nel caso concreto, ribadisce che il tradimento della Nazione, effettuato favorendo i tentativi di rovesciamento armato dell’ordinamento costituzionale vigente, è sanzionato dal secondo comma dell’art.6 della Carta con il solo obbligo di abdicazione.

Per quanto riguarda la giustizia sommaria invocata dalla piazza, l’avvocato cita Rousseau, Contratto Sociale, art. 4: “là dove non vedo né la legge che bisogna seguire, né il giudice che deve pronunciarsi, non posso riferirmi alla volontà generale. La volontà generale non può, appunto per la sua qualità di generale, pronunciarsi né su un uomo né su un fatto”.

Quindi, la Francia può cambiare forma di governo ma non può simulare che l’istituto dell’inviolabilità non sia esistito per tutto il tempo durante il quale il Borbone ha occupato il trono costituzionale. In subordine, giudicando il Borbone quale cittadino, è necessario riconoscergli le garanzie procedurali del medesimo: magistratura giudicante, magistratura inquirente, facoltà di ricusazione.

Io cerco tra voi dei giudici, e non vedo che accusatori!”, conclude il Desèze.

L’esecuzione dell’imputato avviene un mese dopo.