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L’intelligence economica come strumento difensivo degli asset strategici nazionali

The economic intelligence as a defensive tool for national strategic assets
Daniele Cabri, Quando eravamo amabili selvaggi secondo il bufalo di guido, 2018, pelle carteggiata, cm 103 x 187
Daniele Cabri, Quando eravamo amabili selvaggi secondo il bufalo di guido, 2018, pelle carteggiata, cm 103 x 187

Abstract

Dalla Guerra Fredda ad oggi sono passati diversi anni e l’intelligence economica ha rappresentato, oggi più che mai, un elemento strategico essenziale per il Sistema Paese. Ma che cos’è l’IE? Come può essere essenziale per la sicurezza nazionale? Quali sono le sue tematiche di studio e qual è il metodo di prevenzione e di contrasto alle stesse? Queste sono le domande alle quali, tramite questo paper, cercherò di dare una risposta.

Several years have passed from the Cold War to today and economic intelligence has represented, today more than ever, an essential strategic element for the country system. But what is IE? How can this be essential to national security? What are your study themes and what is the method of prevention and contrast to them? These are the questions to which, through this paper, I will try to answer.

 

Sommario

1. Introduzione

2. Guerra economica e intelligence economica

3. Intelligence economica e finanziaria

4. Asset strategici nazionali

5. Golden Power

6. Conclusioni

 

Summary

1. Introduction

2. Economic warfare and economic intelligence

3. Economic and financial intelligence

4. National strategic assets

5. Golden Power

6. Conclusions

 

 

1. Introduzione

In un’epoca dove la globalizzazione ha preso ormai sempre più il sopravvento, la guerra economica e le informazioni di carattere economico-finanziario, sono diventate fondamentali per la competizione tra Stati.

Gli eventi degli ultimi decenni hanno dimostrato come l’emergere della competizione internazionale non si dimostra solamente via terra, mare, aria, e nello spazio atmosferico e cyber, ma anche attraverso i flussi di denaro che i singoli Stati muovono per supremazia economico-politica, investimenti e acquisizioni. L’intelligence economica, tema principale della presente trattazione, si configura quale strumento di contrasto alla cosiddetta “economy war”, principale minaccia per gli asset industriali strategici del Sistema Paese.

Principali attori di azioni di guerra economica possono essere Stati, aziende multinazionali e ONG che minano la sicurezza nazionale. La competizione vera e propria, avviene tra sistemi Paese che sono alla ricerca di know-how e risorse meccaniche per primeggiare nello sviluppo tecnologico, fattore scatenante del conflitto economico.

 

2. Guerra economica e intelligence economica

Nel corso degli anni, la guerra economica ha rivestito sempre maggiore importanza e attenzione da parte degli Stati. Durante la Seconda Guerra Mondiale, le forze alleate, impiegarono nel campo, un numero ingente di economisti nei servizi di intelligence e pianificazione delle strategie militari tanto che, Samuelson, uno dei più influenti economisti americani, coniò il termine: “economist war”.

Nel 1942, fu fondata, a Londra, la Enemy Objectives Unit (EOU) incorporata nell’ambasciata americana della suddetta città.

Coloro che vi lavoravano erano per lo più giovani economisti della Federal Reserve per i quali, tra i loro temi di studio e ricerca, figurava lo studio del sistema produttivo tedesco nonché l’indicazione degli obiettivi industriali che avrebbero causato il danno maggiore con il minor numero di risorse impiegate per l’attacco. Il modello che elaborarono richiedeva un’ottima conoscenza della relazione tra input e output nei diversi rami industriali dell’economia tedesca.

Ma, sicuramente, ancor di più è stata la Guerra Fredda a introdurre il concetto di “guerra economica”.[1] Il primato economico-tecnologico nelle guerre tradizionali si trasforma in primato militare e non in economico-finanziario. Nella guerra economica, le sanzioni economiche assumono notevole importanza e conferiscono agli Stati un potere nei confronti di altri Stati. Le sanzioni economiche inferte alla Russia dai Paesi occidentali a seguito dell’invasione in Ucraina, non hanno precedenti per portata e danno economico. Anche le reazioni delle aziende private che hanno sospeso le loro attività in Russia non hanno precedenti. Basti pensare a colossi come: Mc Donalds, DHL, General Motors, Visa, Volskwagen e molte altre realtà imprenditoriali. È stato osservato che la Russia potrà trovare un aiuto da parte della Cina per alleviare il peso delle sanzioni occidentali.

È possibile che l’insieme delle guerre commerciali post presidenza Trump, del post pandemia da Covid-19 e delle sanzioni economiche quale arma di conduzione dei conflitti, promuovano un mutamento dell’assetto economico, già nato alla fine della Guerra Fredda. La guerra economica genera anche la tendenza a una più stretta interdipendenza dei sistemi produttivi e finanziari, non dettando regole per la neutralizzazione del nemico. Qualsiasi mezzo è lecito, dalle misure protezionistiche fino alla spionaggio e al controspionaggio nonché alle attività di lobbyng. Inoltre, con l’evolversi dei sistemi di comunicazione, la Guerra Economica si è avvalsa di uno strumento: la guerra dell’informazione. Gli attori coinvolti, siano essi Stati o multinazionali, utilizzano questo strumento per aumentare le loro azioni, siano esse offensive o difensive basti pensare alla disinformazione e alle fake news. Nel mercato, le imprese hanno il compito di salvaguardare i propri azionisti e i propri dipendenti come, del resto, lo Stato ha il compito di sostenere le imprese private, in modo particolare quelle di rilevanza strategica secondo una logica che vuole che il potere pubblico tuteli l’interessa nazionale. Ma se ormai i conflitti si combattono prevalentemente in ambito economico, qual è lo strumento atto a fronteggiare una simile minaccia?

L’intelligence economica. Possiamo definirla così come la definirono Paolo Savona e Carlo Jean ossia “disciplina che studiando il ciclo dell’informazione necessario alle imprese e agli Stati per effettuare scelte corrette di sviluppo, si prefigge di affinare le abilità cognitive e decisionali applicate alla complessità del contesto globale”.[2] Più semplicemente quindi, l’intelligence economica è la raccolta e la trasformazione in dato delle informazioni inerenti il settore economico atta ad effettuare scelte operative che si prefiggono scopi sia attivi e quindi di input che passive di output. Tale raccolta di informazioni e la loro trasformazione in dato, devono essere d’ausilio al decision maker sia nel pubblico che nel privato.

L’intelligence economica è uno degli strumenti di potere a disposizione dei sistemi Paese per i quali, le analisi dei rapporti di forza economici, all’interno di situazioni concorrenziali, deve essere un settore di primaria importanza per gli apparati statali.[3]

Si intuisce quindi come il compito dell’intelligence economica sia molto delicato e si attui nel gestire strategicamente l’informazione per permettere agli Stati di controllare, anticipare e gestire l’evoluzione dei vari mercati, dando vita a scelte politiche sia offensive che difensive.

Poiché l’intelligence economica deve raccogliere informazioni e trasformarle in dato per essere utili al decisore politico, esse devono essere ottenute in condizioni di tempo ottimale per anticipare fatti rilevanti per la sicurezza nazionale, devono essere di qualità e quindi con fonte verificata e, infine, devono avere un costo. Il continuo scambio di informazioni tra agenzie di intelligence è di fondamentale importanza per il funzionamento del sistema che deve essere pronto ad avere delle risposte. Tale sistema deve essere capace di captare, controllare e verificare gli eventi, avere la capacità di collegare le informazioni ricevute con le norme operative che fanno da bussola al sistema, deve scoprire deviazioni, qualora ce ne fossero e, se individuate, avere la capacità di reagire in base all’interesse nazionale.

L’intelligence economica deve sempre fornire al decisore informazioni necessarie ed utili e, per tale ragione, la sua metodologia è basata sul ciclo informativo o di intelligence.

Esso è composto da sei fasi: l’identificazione del fabbisogno operativo, la raccolta delle informazioni, l’analisi, la valutazione e la produzione, la disseminazione e l’utilizzazione.

La raccolta delle informazioni utili e necessarie deve essere connessa al fabbisogno informativo. Spesso essa è vincolata alle risorse umane, tecnologiche e finanziarie disponibili. Per la raccolta delle informazioni, oggi, grazie alla tecnologia, vengono utilizzate varie fonti: Osint, Humint, Geoint, Sigint, Technint e Masint.

Terminata questa fase, inizia quella che riveste il ruolo principale ossia il trattamento delle informazioni. La maggior parte delle informazioni raccolte non sono quasi mai pronte per essere utilizzate. A tal proposito è necessario che le informazioni non utili nell’immediato, vengano comunque archiviate per arricchire il patrimonio informativo. In questo caso, le informazioni vengono catalogate in un database unico che consente la correlazione tra esse. L’archivio rappresenta la riserva strategica dei servizi di informazione.

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[1] Gagliano, G., Gaiser, G., Caligiuri M. ( 2015 ), Inteligence economica e guerra dell’informazione Le riflessioni teoriche francesi e le prospettive italiane.

[2] Jean, C., Savona, P. (2011), Intelligence economica - Il ciclo dell’informazione nell’era globale.

[3] Gaiser, L. (2015), Intelligence economica: una proposta per l’Italia.