MEF e Recovery Fund, la terza soluzione c’è ed è immediata, intervista al Professor Carlo Pelanda
Il Professore Carlo Pelanda condensa in poche chiare parole concetti di grande complessità e soprattutto dà una visione immediata di questioni di economia e geopolitica. Con l’occasione, infatti, memore di alcune letture, ho pensato di estendere il campo delle domande non solo all’immediato – crisi Covid-19 – ma a scenari di più ampio respiro.
D. In un Suo recente articolo pubblicato su Italia Oggi (10 luglio 2020) fa riferimento allo strumento del prestito irredimibile, già adottato dall’Austria, che non è classificato come debito. Ci può spiegarne la natura e il funzionamento e se sia nell’agenda politica di altri governi dell’eurozona?
L’Italia ha la possibilità e la convenienza di ricorrere a soluzioni interne, che non vengano classificate come debito pubblico, in quanto già enorme e destabilizzante nonché de-reputazionale, per reperire il denaro necessario a sostenere l’economia impattata dal blocco delle attività per il contenimento della pandemia.
La più promettente è il Prestito irredimibile di un secolo attraverso l’emissione di titoli che danno diritto ad un rendimento annuale per tutto questo lungo periodo in cambio della rinuncia al rimborso del capitale. In questo caso, in realtà, c’è un debito. Poniamo che l’interesse sia dello 1,8% annuo: ciò implica un debito per anno di 1,8 miliardi su 100 di prestito per 100 anni. Ma una cosa è un debito aggiuntivo di 100 miliardi subito, e un’altra, più rilassante, è un debito di 1,8 per anno.
Infatti l’Austria ha lanciato un prestito irredimibile allo 0,88% per un secolo come strumento di reperimento di cassa immediata per 2 miliardi non classificabile come debito, tra l’altro stimolando una domanda di tale titolo 20 volte superiore all’offerta. Piace infatti agli investitori istituzionali (fondi pensione, assicurazione, ecc.) anche perché si tratta di carta super liquida caricata di rendimento, di fatto una moneta con difesa intrinseca contro l’inflazione.
Ovviamente, per lanciare un analogo prestito (o bond perpetuo) con volume maggiore e per l’Italia bisogna studiare una formula specifica che non sia in concorrenza con il rifinanziamento del debito “classico” (quasi 400 miliardi anno) e che sia attrattiva per gli investitori: tecnicamente non la ritengo difficile e darei al titolo una forma di bond/valuta elettronica criptata per facilitare gli scambi.
Ma il governo nemmeno vuole avviare lo studio di fattibilità. Se lo facesse, invece, potrebbe trovare che un’emissione di bond centenari dai 140 ai 170 miliardi, incassabili in poche settimane e non classificabili come debito pubblico, sarebbe fattibile, evitando eurocondizionamenti. E prego lei e i suoi lettori di considerare che i 172 miliardi promessi dal Recovery Fund forse arriverebbero nel 2021, per lo più classificati come debito, e con condizioni simili all’annessione.
C’è anche un valore (geo)politico nella soluzione sovrana: mostrare che l’Italia può arrangiarsi da sola, evitando posture divisive da mendicante o mina destabilizzante in Europa.
La realtà dell’Ue ed Eurozona è quella del principio di sussidiarietà e non di una traiettoria verso la confederalizzazione. Infatti la configurazione è: meno di un’unione, ma più di un’alleanza. Da anni studio il modello delle “sovranità convergenti e reciprocamente contributive” dove ogni nazione esporta sicurezza e ricchezza verso le altre. Il prestito irredimibile è una soluzione entro questa cornice.
D. Nel medesimo articolo si riferisce ai diritti di prelievo verso il Fondo Monetario Internazionale, anche questi non classificabili come debito. Quali caratteristiche hanno e come operano?
Una soluzione ad integrazione della prima, e non a debito, è quella di usare i Diritti di prelievo dell’Italia presso il Fmi per trasformarli in liquidità d’emergenza.
Il meccanismo non è semplicissimo, ma è fattibile ottenendo circa 30-35 miliardi. Preferisco fare riferimento alla nota in materia scritta da Domenico Lombardi e Jim O’Neal How to Use the SDR | by Jim O’Neill & Domenico Lombardi - Project Syndicate che descrive meglio di quanto possa fare io lo strumento.
Personalmente, in termini di ingegneria finanziaria, io aggiungerei ad integrazione un derivato che possa essere in caso comprato dalla Bce.
D. Sconsolatamente afferma di non capire perché questi strumenti non siano stati attivati. Possiamo pensare che vi sia un disegno politico senza essere complottisti? Ritiene credibile che i concetti che ruotano attorno alla nozione di “decrescita felice” – diffusi a livello politico, filosofico e giornalistico – possano essere alla base di alcune scelte operate dal Governo attuale?
In tanti colleghi nel mondo della ricerca ci siamo chiesti come mai il governo rifiuti di studiare le soluzioni dette sopra nonostante l’autorevolezza delle persone che le hanno proposte, per esempio, Paolo Savona e i sopra citati Lombardi e O’Neal.
Inoltre, perché mai non vuole nemmeno mettere allo studio un’operazione “patrimonio pubblico contro debito” (tema di ingegneria finanziaria sul quale da tempo lavoro con altri) per ridurre una parte del secondo, dando così un segnale sia che l’Italia non aumenterà il debito sia che ne ridurrà una parte con operazioni speciali, azione che comporterebbe un miglioramento del rating Italia e una riduzione sostanziale del costo del debito pregresso?
Il rifiuto del governo persino a parlare di queste tre operazioni ha convinto molti osservatori che Roma stia subendo una pressione franco-tedesca affinché ricorra ai prestiti europei a debito e a finanziamenti condizionanti e che il governo italiano si sia sottomesso, per utilità opache, motivo perché, appunto, manco vuol sentire parlare di soluzioni alternative.
D. Se non sbaglio tra i Suoi temi di ricerca possiamo annoverare le crisi dei sistemi e le capacità di superamento. Nel 2017 per Franco Angeli ha scritto “Strategia 2028 Progetto interno ed esterno per invertire il declino dell’Italia”. Oggi siamo in piena crisi da Covid-19, la forza degli italiani di adattarsi, di creare e innovare è proverbiale e sempre da Lei rimarcata, ma senza un sistema che valorizzi queste capacità, o perlomeno che non le limiti, sembra difficile poter superare questa crisi che ha l’aria di essere strutturale. Valgono i medesimi parametri di analisi e di soluzione da Lei esposti nel Suo volume o ne occorrono altri?
Tanto più nella situazione attuale ritengo fondamentale passare all’elezione diretta dell’esecutivo, possibilmente separata da quella del legislativo sono troppe le cose da cambiare e senza un potere verticale legittimato dal voto manca l’architettura istituzionale e costituzionale per farlo.
D. Ricordo tra le Sue pubblicazioni “Evoluzione della guerra” sempre per Franco Angeli. Mi colpì molto perché affrontava direttamente una questione scomoda, anche linguisticamente, e riposta nell’angolo buio degli argomenti. Oggi non si parla di guerra, eppure siamo ad uno scontro aperto tra superpotenze non dissimile da quello della guerra fredda, con logiche analoghe anche di intelligence, senza contare il ruolo di Russia, India e Arabia. Mi rendo conto che sia difficile rispondere in sintesi, ma se possibile Le chiedo almeno un progetto che dovrebbe darsi (o forse “imporsi”) l’Unione europea per ritagliarsi uno spazio geopolitico, senza rimanere schiacciata definitivamente ad un ruolo di potenza forse neppure regionale.
Direi di rinforzare la Nato e il contributo delle singole nazioni all’alleanza, da estendere all’area del Pacifico come strumento di sicurezza sotto la governance di un G7 allargato ad Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, India con un qualche accordo con la Russia.
Poi da estendere alle (pur poche) democrazie dell’Africa e dell’America del Sud. Vista la scala delle sfide sarebbe divisivo per il mondo delle democrazie dividersi tra Europa e America, pur importante una ri-bellicizzazione dell’Ue.
D. Posso chiederLe un’anticipazione sulla Sua prossima pubblicazione?
Il titolo provvisorio è “Crisi e riforma del capitalismo democratico”. Il sottotitolo è “Progetto NOVA PAX”. Forse invertirò. Il succo? Alla domanda su chi deve comandare il mondo la mia risposta è: un impero (Pax) delle democrazie coincidente con la missione di creare il capitalismo di massa e di sconfiggere i regimi di capitalismo autoritario. Comunque sarà un libro con le palle.
Grazie infinte Professore, non dubito che anche il Suo prossimo volume sia con le palle. Chi ha letto l’intervista certo ne esce con le idee più chiare.