Aree concettuali comuni tra OAIS e PREMIS: costruire archivi resilienti

Aree concettuali comuni tra OAIS e PREMIS: costruire archivi resilienti
(seconda parte)
Autenticità e integrità degli oggetti digitali
L’autenticità è definita da OAIS come la proprietà per cui un oggetto digitale è esattamente ciò che dichiara di essere, ossia che la fonte e il contenuto non siano stati alterati in modo non autorizzato nel tempo. Per mantenere l’autenticità, un archivio deve garantire l’integrità dei bit (rilevando eventuali modifiche) e conservare evidenze di ogni cambiamento legittimo avvenuto. PREMIS fornisce gli strumenti metadatali fondamentali per ottenere entrambi gli scopi.
Innanzitutto, PREMIS consente di associare ad ogni oggetto uno o più checksum o impronte crittografiche (fixity information). Ad esempio, un file può avere un elemento <fixity> con algoritmo SHA-256 e valore hash calcolato al momento dell’ingest. Questo valore di fixity può essere ricalcolato e confrontato periodicamente: ogni verifica di integrità viene registrata come un Event di tipo “fixity check” (controllo di checksum) con esito (match/mismatch) e data. Tali eventi, descritti in PREMIS, forniscono un audit trail tecnico che prova che il file non è stato corrotto o modificato (finché i checksum coincidono, l’oggetto rimane bit-per-bit identico all’originale). In caso di discrepanze, l’evento di fixity check indicherà un fallimento e potrà innescare azioni correttive, preservando così l’integrità richiesta da OAIS.
Oltre all’integrità a livello di bit, l’autenticità implica la provenienza documentata: è essenziale sapere come e da chi un oggetto è stato creato, e quali trasformazioni ha subito sotto la custodia dell’archivio. Qui i PREMIS Events svolgono un ruolo centrale. Ogni Event include informazioni come la tipologia di azione (es. “ingest”, “migration”, “fixity check”, “metadata update”), la data/ora, l’Agent che l’ha eseguita (es. un identificativo dell’operatore o del software), l’oggetto coinvolto e l’esito dell’azione. Registrando tutti gli eventi rilevanti, PREMIS costruisce di fatto un dossier di provenienza per l’oggetto digitale. Ad esempio, per un file potremmo avere: evento di ricezione (ingest) nel 2025 con agente “Archivista A”; evento di calcolo checksum con agente “Sistema X” esito = SHA-256/SHA-512 ABC...; evento di migrazione nel 2030 da formato originale a nuovo formato con agente “Software Y”, esito = successo, nuovo Object ID generato, ecc.
Ciascuno di questi eventi è legato all’oggetto (tramite identificatori) e, quando applicabile, ai file antecedenti o derivati. In tal modo qualsiasi modifica o azione intenzionale è tracciata e documentata, fornendo trasparenza totale sul ciclo di vita dell’oggetto. Questo soddisfa pienamente le aspettative OAIS riguardo la Preservation Description Information di provenienza e aggiunge un forte supporto all’autenticità: un oggetto i cui unici cambiamenti nel tempo corrispondono a eventi documentati (ad es. conversioni di formato autorizzate, controlli di routine) e che ha superato con successo tutti i controlli di integrità, può essere considerato autentico con un alto grado di fiducia.
Nel caso in cui si utilizzino meccanismi di firma digitale per garantire autenticità (ad esempio per attestare la provenienza esterna dell’oggetto o la chiusura di un pacchetto AIP), anche questi possono essere integrati in PREMIS: la verifica di una firma potrebbe essere registrata come evento (tipo “validation”) e il certificato o l’impronta possono essere conservati come metadati dell’oggetto o come allegati. Sebbene PREMIS di per sé non definisca un elemento “firma digitale”, la sua flessibilità consente di estendere i metadati o includere riferimenti a tali informazioni (spesso sono incluse come parte di Object Characteristics o come eventi specifici). Ciò rafforza ulteriormente la capacità di PREMIS di sostenere l’autenticità secondo OAIS.
In sintesi, PREMIS 3.0 supporta l’autenticità e l’integrità combinando metadati di “fissità” e metadati di provenienza: i primi garantiscono che i bit restino intatti, i secondi garantiscono che ogni modifica intenzionale sia tracciata e giustificata. Questo approccio multiprospettiva rispecchia le raccomandazioni della Digital Preservation Coalition, secondo cui l’autenticità nel digitale richiede sia misure tecniche (checksum, audit trail) sia procedure amministrative. PREMIS fornisce lo schema per registrare entrambi gli aspetti all’interno dell’AIP.
Conservazione a lungo termine e intelligibilità del contenuto
Garantire la Conservazione a lungo termine significa assicurare non solo che i bit rimangano integri, ma anche che l’oggetto digitale resti interpretabile e fruibile nel futuro per la comunità di riferimento, nonostante l’evoluzione tecnologica. OAIS affronta questo tema attraverso concetti come la long-term usability, la gestione delle Representation Information e il Preservation Planning per migrazioni o emulazioni future. PREMIS 3.0 contribuisce in vari modi a soddisfare tali esigenze.
Metadati tecnici e di formato
PREMIS consente di registrare per ogni oggetto informazioni tecniche fondamentali, come il formato del file (formatName, formatVersion), le dimensioni, il numero di bit, la risoluzione (per immagini), la durata (per video/audio), ecc. Questi dati permettono di conoscere la natura dell’oggetto e di valutarne la vitalità nel tempo (ad es. sapere che un file è in formato TIFF non compresso, versione 6.0). In più, PREMIS prevede la possibilità di riferirsi a identificatori esterni di formato (ad esempio un URI o UUID corrispondente a una voce in un registro come PRONOM o Library of Congress Format Registry). Ciò significa che nel tempo si potrà sempre risalire alle specifiche del formato originale dell’oggetto – dato cruciale per decidere strategie di conservazione (es. migrare un formato obsoleto) e per rendere comprensibile l’oggetto alle future applicazioni.
Nel Data Dictionary di PREMIS, infatti, la descrizione tecnica di un oggetto digitale include specifiche unità semantiche per indicare il formato del file. In particolare, nella sezione Object → objectCharacteristics → format, oltre ai tradizionali campi come: formatName (es. “PDF”, “TIFF”, “JPEG2000”) e formatVersion (es. “1.7”, “6.0”) è possibile (e consigliato) utilizzare l’elemento formatRegistry per riferirsi a un identificatore esterno in un registro di formati.
Cosa sono i Registri Esterni (PRONOM, LoC Format Registry)
PRONOM è un servizio offerto dal The National Archives (UK) che fornisce identificativi univoci (PUID, PRONOM Unique Identifier) per formati di file digitali (ad es. .doc, .pdf, .tiff, .wav, ecc.).
Ogni formato (e in certi casi specifiche sottovarianti/versioni) riceve un codice univoco. Questi identificativi rimandano a una scheda tecnica nel database PRONOM, che descrive le caratteristiche del formato (versione, anno di rilascio, software che lo supportano, potenziali rischi di obsolescenza, ecc.).
Lo scopo principale è dare alle istituzioni di conservazione un modo standard e disambiguato per riferirsi ai formati digitali. Invece di scrivere PDF/A4 (che può essere interpretabile in più modi), si usa fmt/1910, che punta a una definizione formale.
La Library of Congress allo stesso modo, mantiene un insieme di risorse sui formati (incluso il “Format Sustainability” site e relativi vocabolari) con URI stabili, spesso utilizzabili come “chiavi” da inserire in PREMIS.
In modo analogo a PRONOM, questo permette a un archivio di collegare ogni file a un ID esterno ben definito, facilitando le strategie di conservazione a lungo termine (monitoraggio dell’obsolescenza, ecc.).
Entrambi i registri forniscono identificativi autorevoli a cui un archivio può puntare nei metadati PREMIS, per specificare con certezza quale formato sta conservando.
Vediamo un esempio:
Il PRONOM Unique Identifier (PUID) per un formato PDF/A4 è fmt/1910.
Di seguito la scheda ripresa dal PRONOM:
Nel file PREMIS, si compila semplicemente come segue:
<premis:formatRegistry>
<premis:formatRegistryName>PRONOM</premis:formatRegistryName>
<premis:formatRegistryKey>fmt/1910</premis:formatRegistryKey>
<premis:formatRegistryRole>identification</premis:formatRegistryRole>
</premis:formatRegistry>
In questo modo, chiunque esamini i metadati (umano o software) può collegarsi al record fmt/1910 nel registro PRONOM e ottenere le informazioni tecniche dettagliate su PDF/A4 (capire quali software lo leggono, in che anno è stato rilasciato, ecc.).
Alcuni istituti o conservatori gestiscono registri interni o database custom per i formati. Anche in questo caso, si può usare formatRegistryName e formatRegistryKey per indicare l’identificativo locale.
Entità in PREMIS
Nelle versioni precedenti di PREMIS la descrizione dettagliata dell’ambiente necessario alla fruizione dei file era limitata, ma con la versione 3.0 tali capacità sono state ampliate, infatti è possibile rappresentare software, hardware e altre componenti ambientali come entità PREMIS (tipicamente come Intellectual Entity o Object di tipo “environment”) e descriverne le caratteristiche. Ad esempio, si può includere nei metadati un oggetto “Software X versione Y” con informazioni sul sistema operativo richiesto, il produttore, ecc., legandolo all’oggetto digitale che necessita di quel software. In più, PREMIS 3.0 permette di indicare che un certo Agent, ad esempio un programma di rendering, ha agito su un oggetto come environment in un evento, registrando così il fatto che per aprire o migrare quel file si è usato un certo software. Questa capacità di catturare l’ambiente tecnologico va incontro al requisito OAIS di conservare Representation Information sufficienti alla comprensione dell’oggetto nel lungo periodo.
Pianificazione delle migrazioni e conservazione attiva
Un sistema OAIS deve monitorare l’obsolescenza dei formati e pianificare azioni di conservazione (come migrazioni di formato, normalizzazioni, emulazione) per assicurare la renderability e understandability continue degli oggetti. PREMIS supporta questo aspetto registrando dettagliatamente tutti gli Eventi di conservazione. Quando viene effettuata una migrazione, ad esempio, conversione di un file da formato Microsoft Word a PDF/A, in PREMIS si registra un evento con tipo “migration” o “format conversion”, la data, l’agente (il software di conversione), e soprattutto si stabiliscono relazioni di derivazione tra l’oggetto originale e l’oggetto risultante. Nei metadati del nuovo file si potrà indicare “derivato da <ID del file precedente>” e nel log degli eventi del repository resterà traccia dell’operazione come esito, eventuale perdita di informazioni, ecc. Ciò significa che la documentazione della trasformazione è parte integrante dell’AIP: anche a distanza di anni, sarà chiaro quale copia di un documento è l’originale, quale è la versione migrata, e perché la migrazione è stata fatta (es. “formato obsoleto, migrato in data X”). Questo livello di dettaglio consente al repository di dimostrare di aver eseguito azioni correttive per mantenere fruibile il contenuto, e di conoscere l’intera genealogia dell’oggetto – elementi essenziali per una conservazione a lungo termine “trustworthy”.
Livelli di conservazione e strategie
PREMIS 3.0 introduce anche un elemento chiamato preservationLevelType e preservationLevelValue, che permette di specificare il livello di conservazione assegnato a un oggetto. Ad esempio, un archivio potrebbe definire vari livelli: “conservazione bitstream” (solo integrità, nessuna migrazione), “conservazione piena” (migrazioni attive, monitoraggio formati, ecc.), e indicare per ciascun oggetto a quale categoria appartiene. Ciò aiuta a gestire le strategie OAIS di preservation planning: i metadati stessi segnalano quali azioni sono attese per quell’oggetto, per esempio, i file a bassa criticità potrebbero avere solo conservazione bit-level con controlli periodici, mentre quelli a alta importanza hanno migrazioni e monitoraggi attivi. In combinazione con i Rights, che in PREMIS esprimono i permessi come ad esempio il diritto di migrare un oggetto nonostante restrizioni di copyright, il repository può determinare per quali oggetti può e deve eseguire certe azioni.
In ultimo, la comprensione intellettuale e contestuale di lungo periodo è sostenuta dall’integrazione di PREMIS con descrizioni esterne. OAIS prevede Descriptive Information per permettere di ritrovare e capire il significato del contenuto (ad es. metadati catalografici, titoli, autori, ecc.). PREMIS può collegarsi a questi dati tramite l’Intellectual Entity: l’entità intellettuale è ora a pieno titolo un oggetto PREMIS (può avere metadati descrittivi associati, incapsulando per esempio un record Dublin Core). Questo significa che un AIP può contenere sia i metadati di conservazione PREMIS sia un riferimento o una copia dei metadati descrittivi, assicurando che insieme forniscano tutto il necessario per interpretare l’oggetto nel tempo (il cosa è e come leggerlo).
In sintesi, PREMIS 3.0 supporta la conservazione a lungo termine in ambiente OAIS fornendo: metadati tecnici e di ambiente per mantenere l’interpretabilità, registrazione di eventi di conservazione per abilitare una conservazione attiva (mantenendo traccia delle azioni svolte e da svolgere), indicazione dei livelli e diritti di conservazione per guidare le strategie (cosa fare e cosa è permesso fare su ciascun oggetto). Questi elementi, se ben implementati, aiutano un archivio a rispettare i principi di OAIS secondo cui il materiale digitale deve rimanere accessibile e comprensibile nonostante il mutare del contesto tecnologico e organizzativo (in altre parole l’art. 44 c.1 ter del CAD).
Documentazione delle trasformazioni e provenienza cronologica
Come già accennato, uno dei punti cardine di OAIS è la documentazione completa delle trasformazioni subite dagli oggetti digitali nel tempo. Questo fa parte della Provenance Information. Il modello richiede di conservare la storia di origine dell’oggetto, le modifiche apportate, i responsabili di tali modifiche, e il passaggio di custodia da un detentore all’altro se applicabile. PREMIS è progettato precisamente per fornire una struttura standard a queste informazioni di provenienza, attraverso l’uso combinato di Eventi, Agenti e Relazioni tra Oggetti.
Ogni PREMIS Event rappresenta un fatto avvenuto relativo a un oggetto digitale, in un certo momento. Il Data Dictionary PREMIS definisce vocabolari per molti tipi di eventoi comuni in contesti di conservazione: ad esempio ingest, validation, virus scan, fixity check, replication, migration, access, deletion, ecc. Per ciascun evento, oltre al tipo e timestamp, si possono registrare dettagli come uno eventDetail (es. “Software X versione Y eseguito con parametri Z”), un eventOutcome (successo, fallimento, esito specifico), e riferimenti a quali oggetti e quali agenti sono coinvolti.
In parallelo, PREMIS permette di definire relazioni tra oggetti tramite la struttura <relationship> nell’entità Object. Qui si specifica la natura della relazione (es. “has predecessor” / “is previous version of”, “is part of”, “is derived from”, ecc.) e l’ID dell’altro oggetto correlato.
Mettendo insieme questi meccanismi, la provenienza completa viene catturata così: ogni volta che un oggetto viene trasformato o che cambia il suo stato, si crea un evento (collegato all’oggetto originale) che descrive l’azione; se l’azione produce un nuovo oggetto, tipo un file migrato, questo nuovo oggetto avrà un proprio record PREMIS collegato tramite una relazione al precedente.
Facciamo un esempio pratico di provenienza documentata: un archivio riceve un file “Documento.doc” come parte di un SIP. Durante l’ingest, il sistema lo converte in PDF/A per standardizzare i formati. In PREMIS ciò può essere rappresentato così: l’oggetto originale “Documento.doc” ha un Event di tipo ingest (con data e agente “utente/import script”) e subito dopo un Event di tipo migration (agente “convertitore software”, dettaglio “DOC->PDF/A”), con esito “successo”. Viene creato un nuovo Object corrispondente al file PDF/A risultante, con un proprio identificatore; nei metadati di questo nuovo oggetto si aggiunge un elemento di relazione che indica “derivato da Documento.doc (ID...)”. In questo modo, chi esaminerà l’AIP potrà vedere la catena: Documento.pdf deriva da Documento.doc tramite l’evento di migrazione del giorno X eseguito dal software Y. Il file originale potrebbe essere mantenuto anch’esso nell’AIP (se la politica è di conservarlo), marcato come versione precedente, oppure scartato secondo policy, rimanendone comunque la traccia nei metadati.
In futuro, se ad esempio Documento.pdf viene sottoposto a un controllo di integrità o a una nuova migrazione (es. PDF/A a nuova versione), ulteriori eventi si accoderanno, e nuovi oggetti eventualmente si legheranno alla catena. Il risultato è che l’Archival Information Package contiene la storia completa dell’oggetto: dall’ingresso nell’archivio attraverso tutte le modifiche. Questo è esattamente ciò che OAIS intende ottenere con la Preservation Description Information di provenienza e con il mantenimento di un audit trail. PREMIS fornisce un formato unificato per farlo, assicurando che le stesse informazioni (cosa è successo, quando, da chi, a cosa) siano registrate in modo standard invece che in log proprietari o documenti separati. Inoltre, poiché agenti e oggetti hanno identificatori, è possibile anche documentare un cambio di custodia: ad esempio, se l’AIP viene trasferito a un altro ente conservativo, si potrebbe registrare un evento “transfer” in cui l’agente è l’organizzazione mittente e l’oggetto è passato sotto la gestione dell’organizzazione destinataria (questo scenario è trattato in alcune estensioni PREMIS o in metadati addizionali sull’AIP, ed è coerente con OAIS quando si parla di trasferimenti tra archivi, (in Italia questa attività è spesso chiamata come “Migrazione”).
In termini di provenance metadata, l’accoppiata OAIS–PREMIS è considerata una best practice. Citando un documento di specifiche europee (del Dilcis board): “PREMIS viene utilizzato per descrivere i metadati tecnici degli oggetti digitali, i metadati sui diritti [...] e per registrare gli eventi rilevanti per la provenienza digitale degli oggetti”. Questo sottolinea come PREMIS copra tutti gli aspetti della documentazione delle trasformazioni: dall’informazione tecnica pre- e post-azione, ai dettagli dell’azione, fino al contesto legale (diritti) in cui l’azione avviene.
Integrazione di OAIS e PREMIS in un sistema di conservazione: esempi pratici
Dal punto di vista implementativo, OAIS e PREMIS vengono spesso usati insieme per progettare sistemi di conservazione digitale completi. OAIS definisce i ruoli funzionali (Ingest, Archival Storage, Data Management, Access, ecc.) e il contenuto concettuale degli AIP, mentre PREMIS fornisce lo schema XML/database per rappresentare i metadati di conservazione dentro ogni AIP. In pratica, però, servono anche altri componenti standard per completare il quadro: ad esempio uno standard per la struttura del pacchetto (che fornisca le Packaging Information) e uno per i metadati descrittivi (le Descriptive Information). Una configurazione molto diffusa è l’uso di METS (Metadata Encoding and Transmission Standard) come “contenitore” XML principale dell’AIP: METS permette di elencare i file del pacchetto e di includere/riferire diversi tipi di metadati (descrittivi, amministrativi, tecnici). In uno scenario tipico, si può avere un AIP dove il METS contiene una sezione di metadati amministrativi dedicata alla provenienza digitale: al suo interno viene inserito (o referenziato) un documento PREMIS in formato XML. Il METS così svolge il ruolo di “impacchettamento”, legando assieme il contenuto (file) e i metadati (descrittivi e di conservazione), mentre PREMIS fornisce il dettaglio sui metadati di conservazione (eventi, agenti, ecc.) in conformità a OAIS. Questa architettura METS+PREMIS è raccomandata, ad esempio, nelle specifiche E-ARK (European Archival Records and Knowledge Preservation) per la costruzione di AIP interoperabili.
Di seguito, alcuni esempi concreti e casi d’uso che mostrano l’integrazione di OAIS e PREMIS:
Archivematica (sistema open-source)
Archivematica è un noto software libero per la conservazione digitale che si dichiara conforme al modello OAIS. Durante la fase di Ingest, crea automaticamente per ogni SIP un AIP contenente un file METS con metadati PREMIS v3.0. Ogni azione effettuata sul materiale (identificazione del formato con DROID, scansione antivirus, estrazione di checksum, migrazione, ecc.) viene registrata come un evento PREMIS nel METS. Vengono anche inseriti gli agent (es. “Archivematica version X.Y” come software agente, oppure l’utente che ha approvato un passo), i rights (es. eventuali clausola di utilizzo) e naturalmente gli object con i relativi checksum e metadati tecnici. Il risultato è che ogni AIP prodotto da Archivematica contiene già tutte le Preservation Description Information richieste da OAIS, codificate in PREMIS, e legate ai file tramite METS. Ad esempio, un METS generato includerà un <digiprovMD> con riferimento a un file PREMIS.xml (o con <mets:xmlData> inline) che elenca eventi come virus check (esito OK), transcoding (da formato A a B), submission (ingest completato) con date e tool utilizzati. Questo approccio automatizzato mostra in pratica la complementarità: le funzioni OAIS di ingest e data management popolano i metadati PREMIS, garantendo che l’archivio possa in seguito dimostrare autenticità e integrità.
Specifiche E-ARK e pacchetti di archiviazione
Il progetto E-ARK, sostenuto dall’Unione Europea, ha sviluppato linee guida per AIP, SIP e DIP conformi a OAIS e interoperabili tra istituzioni. Nel modello E-ARK AIP, ogni pacchetto ha una directory data/ con i file e una directory metadata/ con i metadati. Viene utilizzato un file METS principale che referenzia, tra gli altri, un file PREMIS (in versione 3.0) nella sezione preservation metadata. Le specifiche indicano chiaramente che almeno un metadata di provenienza in formato PREMIS deve essere presente nell’AIP. Un caso d’uso concreto è la conservazione di database: E-ARK definisce il formato SIARD per i dati e l’uso di PREMIS per documentare l’estrazione e conversione del database come eventi (provenienza). Queste implementazioni reali dimostrano come, seguendo OAIS, si adottino PREMIS e altri standard per ottenere pacchetti completi e autoconsistenti.
British Library – Archivio eJournal
Un esempio di integrazione in ambito bibliotecario è il progetto della British Library per l’archiviazione di periodici elettronici. In un articolo del 2008 (Dappert & Enders), si descrive come la BL abbia sviluppato un formato comune di AIP per e-journal definito da OAIS, utilizzando METS per la struttura, MODS per i metadati descrittivi bibliografici, e PREMIS per i metadati di conservazione. Al sistema venivano inviati fascicoli di riviste in vari formati (PDF, XML, etc.), li organizzava in un METS che rifletteva la gerarchia (annata, numero, articoli) e in ogni METS includeva sezioni PREMIS per tracciare le azioni svolte sui file (ad es. normalizzazione in formati di conservazione), i controlli effettuati e gli identificativi. Questo caso di studio evidenzia la necessità di “integrare le varie componenti di metadati” e mostra che l’uso congiunto di METS, PREMIS e uno schema descrittivo (MODS) consente di coprire tutte le esigenze di un archivio OAIS (descrizione, struttura, conservazione). In particolare, PREMIS viene indicato come la soluzione per descrivere “oggetti e processi essenziali per la conservazione digitale”, confermando la sua aderenza ai concetti OAIS.
Altri casi e implementazioni
Numerose istituzioni archivistiche e bibliotecarie hanno adottato OAIS e PREMIS come parte della loro infrastruttura di conservazione. Ad esempio, la Library of Congress (che gestisce la Maintenance Activity di PREMIS) utilizza PREMIS per documentare gli eventi nel suo repository di oggetti digitali. Il National Archives and Records Administration (NARA) negli USA basa il suo repository su OAIS e impiega metadati di conservazione ispirati a PREMIS. La Biblioteca Nazionale d’Olanda (KB) è stata tra le prime a implementare PREMIS in un archivio “thrustworthy”. Un’analisi di caso emblematica è quella del Florida Digital Archive, descritta da Donaldson & Conway (2010), che ha documentato il processo di implementazione di PREMIS in un archivio statale, affrontando questioni di mapping e automazione dei metadati di conservazione.
Questi esempi concreti mostrano che l’uso congiunto di OAIS e PREMIS non è solo teorico, ma è una pratica consolidata in molti progetti di archiviazione digitale. OAIS fornisce la rassicurazione concettuale (e spesso normativa) che l’archivio tratti tutti gli aspetti necessari (integrità, provenienza, accesso futuro), mentre PREMIS offre un modo standard di mettere in pratica quelle raccomandazioni, evitando reinvenzioni locali e facilitando la condivisione di informazioni di conservazione tra sistemi diversi. La complementarità è tale che oggi molti considerano PREMIS uno dei componenti chiave per raggiungere la conformità OAIS in termini di metadati. In definitiva, un sistema di conservazione digitale che integra OAIS e PREMIS beneficerà di una solida base teorica e di una implementazione concreta dei metadati di conservazione, garantendo una maggiore affidabilità e interoperabilità nel custodire il patrimonio digitale nel lungo periodo.