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Assenza

O del fare “phubbing”, ossia essere assenti... in presenza
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“La lontananza e la lunga assenza vanno a scapito di ogni amicizia.”

Arthur Schopenhauer

 

 

Dopo aver parlato di presenza e di isolitudineil link con la parola assenza è quasi naturale.

Vorrei parlare di assenza quando siamo in presenza, affrontando il tema del “phubbing”, nato dalla fusione delle parole “phone” (telefono cellulare) e “snubbing” (snobbare), e si riferisce appunto all’atto di ignorare o trascurare il proprio interlocutore in un contesto sociale concentrandosi invece sul proprio telefonino/computer. Siamo presenti con il corpo, ma non con tutto il creato. Mi ha spinta a condividere queste riflessioni aver osservato un piccolo bambino in passeggino guardare il padre con occhi adoranti/supplicanti e il padre, con il telefonino in mano, lo ha ignorato per parecchi minuti. Una scena che mi ha colpita e che mi porta a fare una supplica. Quante volte ci è capitato di parlare con qualcuno che invece di prestare attenzione a noi guarda il suo telefono? Come ci siamo sentiti? A tavola, al ristorante, in riunione, alla cassa di un supermercato, davanti alla televisione, e, più in generale, in ogni occasione di conversazione. Siamo presenti ma assenti. Ma dove siamo? Che cosa ci spinge a usare il telefono di fronte a un’altra persona? Che cosa stiamo facendo di così urgente e importante da non poter dedicare attenzione al nostro interlocutore? La risposta la maggior parte delle volte è… niente!

Allora la supplica, stacchiamoci dal telefonino!

Alcuni suggerimenti concreti per combattere questa modalità di relazione che sta diventando una vera patologia. Banali ma indispensabili per non diventare schiavi di qualcosa che non siamo noi e non sono gli altri (vi invito a guardare o riguardare la geniale e angosciante serie Black Mirror per ipotizzare gli effetti di questa nostra dipendenza).

  • Mettiamo il telefono a “dormire” lontano da noi la sera
  • Aspettiamo mezzora al mattino prima di accendere e consultare il telefono
  • Togliamo le notifiche di messaggi: siamo a noi a gestire il telefono e non viceversa
  • Quando siamo in riunione, in un colloquio, a cena, o semplicemente quando conversiamo con qualcuno, lasciamo il telefono in tasca, in borsa, in un cassetto, coperto dal tovagliolo etc
  • Se la riunione è noiosa e inutile non esitiamo a esplicitarlo
  • Se qualcuno sta usando il telefono davanti a noi, con garbatezza e gentilezza chiediamogli la sua attenzione usando formule garbate ma assertive, del tipo “ti lascio finire, ho bisogno della tua attenzione”

Questo ci aiuterà a due livelli: a livello relazionale riusciremo a costruire relazioni più autentiche, ascoltando in modo attivo, a livello cognitivo aumenterà la nostra capacità di concentrazione.

Il nostro cervello non è fatto per il multitasking e abbiamo bisogno di riprendere in mano il nostro senso di consapevolezza. Ad esempio, pensate all’ultima volta che avete guardato la tv navigando su Internet: se vi chiedessi che cosa hai letto? A chi hai scritto? Com’era vestita la protagonista? Che cosa succede alla fine dell’episodio? Posso scommettere che pochi di noi (io sicuramente no) non hanno risposte chiare.

Concludiamo con Shakespeare, che ci aiuta invece a vedere presenza quando c’è assenza: “Con la tua immagine e con il tuo amore, tu, benché assente, mi sei ogni ora presente.

Perché non puoi allontanarti oltre il confine dei miei pensieri; ed io sono ogni ora con essi, ed essi con te.”

Spero che abbiate letto questo piccolo articolo senza aver fatto “phubbing”!