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Phubbing: l’umano che disumanizza oggettivizzando

PHUBBING
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Phubbing: l’umano che disumanizza oggettivizzando

 

Può accadere, e a volte accade, che attraverso i neologismi passa la bontà del riconoscimento dell’umano agire o il suo negligere.

Iniziamo con una nota positiva per poi trattarne, in modo più diffuso, speriamo senza stancare, una, contemporanea, dolente.

 Con netiquette –  dall’inglese network (rete) annesso al francese étiquette (educazione buona) –  s’intende l’insieme di regole informali, ma reali, che disciplinano il comportamento, gentile e retto, di un utente sul web nel senso più ampio del termine.

Esaurita rapidamente la cordiale neoformazione linguistica, passiamo a quella triste.

Premettendo l’onnipresenza odierna nella nostra vita del telefono in forma corpuscolare, alias cellulare, quasi fosse un prolungamento somatico, ci muoviamo per scoprire l’aborrito phubbing.

Il termine risulta composto dal sostantivo inglese ph(one) – telefono; cellulare, e dal verbo, sempre inglese, (sn)ubbing – snobbare.

Descrive l’atto di trascurare o, peggio, ignorare intenzionalmente il proprio interlocutore fisico, in un contesto sociale, accettando di reagire, compulsivamente, ad ogni tipologia di notifica proveniente dal proprio smartphone o da un altro dispositivo interattivo, abbandonando la conversazione e snobbando così l’interlocutore.

Il termine, creato una decina danni fa, nel 2012 precisamente, all’Università degli Studi di Sidney, può essere più o meno noto, tuttavia il fenomeno è fin troppo diffuso ed è, indiscutibilmente, disprezzato.

Più che presentare esiti di ricerche raffinate, proponiamo domande per lasciarci interrogare:

a) ritengo il phubbing una condotta irritante?

b) son caduto o cado in questa condotta o ne sono esente?

c) «snobbo», nel senso sopra descritto, con frequenza chi ho accanto?

d) quante volte al giorno controllo il mio smartphone?

e) se penso di controllarlo tante volte al giorno, per quale ragione compio tale          azione? Far passare il tempo? Noia? Angoscia? Agitazione per l’attesa di          informazioni, oppure intendo semplicemente controllare le notifiche? Voglio          superare lo stess? Etc.

f) riesco a lasciare in tasca lo per il tempo di una intera conversazione?

         Non abbiamo necessità di indagini demoscopiche per comprendere che il phubbing peggiora in maniera significativa la comunicazione e la relazione tra persone.

         Considerato, quindi, il disagio che suscita, occorre impegnarci ad «abitare» pienamente le relazioni che stiamo vivendo, onde evitare che tale «malessere» assurga a forma di esclusione sociale capace di generare, in chi lo subisce, la minaccia di sentirsi reso «oggetto». Pensiamoci quando ci troviamo in queste situazioni.