Caro Landini usare lo sciopero per fare politica non è proprio tutelare i lavoratori
Caro Landini usare lo sciopero per fare politica non è proprio tutelare i lavoratori
Profili di illegittimità di una azione abusata e vuota di obbiettivi
Venerdì 12 dicembre 2025 è andata in scena l’ennesima inutile recita del sindacato della CGIL che ha proclamato in pompa magna e con grande roboante enfasi uno sciopero generale contro la Legge di Bilancio in discussione in Parlamento. Piano piano si sono sfilati con pretesti e giustificazione prima la CISL (sempre più rivolta con lo sguardo compiacente alla attrattiva Meloni) e poi anche la UIL che ha annunciato un propria manifestazione.
E’ rimasta sola la CGIL a caricarsi il peso di una protesta che è apparsa da subito velleitaria e soprattutto inopportuna nella modalità e nello strumento adottato.
Se la denuncia contro l’inconsistenza di una Legge di Bilancio in fieri è più che legittima ed anzi condivisibile è apparso perlomeno inopportuno l’uso dello strumento “SCIOPERO generale”.
A dire il vero si assiste dall’inizio del 2025 ad un vero e proprio abuso del ricorso allo sciopero soprattutto in taluni settori come i trasporti, dove a forza di gridare “al lupo al lupo” i lavoratori rischiano non solo di non vedere accolte legittime richieste ma addirittura veleggiato il lor stesso lavoro ed il servizio a cui attendono.
Il diritto di sciopero rappresenta una delle più importanti conquiste sociali dei lavoratori italiani, ma come tutti i diritti costituzionali è soggetto a precise limitazioni. La normativa attuale e le disposizioni previste per il 2025 stabiliscono un equilibrio tra la tutela di questo diritto e la necessità di garantire altri diritti costituzionalmente protetti. Ecco un'analisi dettagliata dei limiti previsti per l'esercizio dello sciopero secondo le disposizioni vigenti e le prospettive future.
L'articolo 40 della Costituzione italiana sancisce esplicitamente che "il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano". Questa formulazione risulta particolarmente significativa poiché, pur riconoscendo lo sciopero come diritto fondamentale, ne subordina l'esercizio al rispetto di norme specifiche.
Tale precisazione costituzionale evidenzia come l'astensione collettiva dal lavoro non possa essere esercitata in maniera illimitata, ma debba conformarsi alle disposizioni legislative che ne disciplinano modalità e confini. Queste norme, che possono essere aggiornate nel tempo per rispondere alle mutevoli esigenze sociali, definiscono il perimetro legale entro cui i lavoratori possono manifestare il proprio dissenso attraverso lo sciopero.
I Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) possono introdurre limitazioni aggiuntive rispetto a quelle previste dalla legge, definendo procedure di raffreddamento e conciliazione da espletare prima di proclamare uno sciopero.
Nel 2025, si prevede che diversi CCNL saranno aggiornati per includere:
Procedure di mediazione digitale dei conflitti
Sistemi di consultazione preventiva dei lavoratori
Meccanismi di sciopero graduale con intensificazione progressiva
Forme di protesta alternative allo sciopero tradizionale
Lo sciopero generale di venerdì 12 dicembre indetto dalla CGIL in tutti i settori pubblici e privati, tra cui trasporti, sanità e scuola, suggerisce l’opportunità di richiamare il significato che risiede all’interno di detto diritto di rilievo costituzionale. Infatti, la “Carta” delinea i punti qualificanti sui quali si innerva il diritto allo sciopero e il suo esercizio.
La protesta attuata il 12 dicembre, trova riparo all’ombra dell’art. 40, che lo riconosce come diritto fondamentale. Dalla norma suddetta, in vero, i principi cardine sono: lo sciopero è un diritto individuale esercitato collettivamente; uno strumento di lotta sindacale, non punibile, ma con la previsione di limiti puntuali specie nei servizi pubblici essenziali (si veda legge n. 146/1990), dove è necessario garantire la continuità di servizi vitali come sanità, trasporti e sicurezza, con preavvisi e servizi minimi essenziali.
Alla base dello sciopero vi è pertanto, secondo la CGIL, la versione attuale della legge di bilancio perché a parere di essa trascura una serie di ambiti fondamentali, come la sanità, l’istruzione, la scuola, le pensioni e le politiche abitative, a vantaggio delle spese militari e delle fasce della popolazione più ricche, che a suo dire andrebbero maggiormente tassate, e senza contrastare in maniera sufficientemente efficace l’evasione fiscale.
In ogni caso, affinché operi la liceità del diritto di sciopero, la normativa a cui serve fare rinvio, prevede che le parti prima di proclamare uno sciopero, devono attivare le cosiddette procedure di raffreddamento e di conciliazione, finalizzate a una composizione pacifica del conflitto e previste dai contratti collettivi.
Nel caso di specie la protesta è stata attuata in via generale e preventiva su un qualcosa che ancora non aveva ed ha forma definita, una legge di Bilancio in fieri che può ben essere modificata, plasmata ridisegnata, magari proprio con l’apporto dei rappresentanti dei lavoratori.
Ma vi è un ulteriore anche se controverso ragionamento da considerare: la legge di Bilancio è il principale strumento di attuazione di un programma politico da parte della maggioranza parlamentare a cui spetta l’azione di indirizzo e di governo.
Ora rispettando pure la legittima aspettativa del Sindacato ci pare di dover dire che esso non abbia il compito di governare, né tantomeno di dettare le linee e le politiche di governo: Se Landini vuole scendere nell’agone politico e coalizzare una maggioranza lo faccia con gli strumenti della politica che la legge e la costituzione gli riservano e non usi il sindacato ed i lavoratori per perseguire ambizioni e fini politici.
Non ci pare di scorgere nella legislazione a tutela dei lavoratori (lo sciopero) che ci sia la protesta politica: proclamare uno sciopero genarale contro una Legge che ancora non c’è è attuare uno strumento di pressione, tuttavia tale attuazione è impropria e illegittima.
Lo sciopero è previsto e garantito per tutelare i lavoratori rispetto al sopruso del datore di lavoro (pubblico o privato), quindi a tutela dei diritti nello svolgimento del lavoro, nella tutela salariale dettata dalla contrattazione, della sicurezza sul lavoro… non già per fare una politica strategica di governo contro un governo espresso dalla maggioranza del parlamento.
Lo dico consapevole delle falle e delle aberrazioni della proposta di legge di bilancio, ma consapevole che tale aberrazione si combatte sul terreno della persuasione politica attraverso la raccolta del consenso e non con lo Sciopero.
A che serve, lo sciopero generale andato in onda il 12 dicembre? Inutile star lì a misurare le percentuali di adesione allo sciopero nei vari comparti: l’impressione è che sia stato un giorno come un altro, con i soliti problemi nei trasporti (e la gente è stufa, tra i treni di Matteo Salvini e gli autobus di Maurizio Landini, di questo andazzo), e senza un risultato concreto, perché non c’era un obbiettivo concreto.
l fatto che non sia ci sia stato, non c’è e non ci sarà un “tavolo” ove concertare le misure economiche è colpa del governo e della sua cultura autoreferenziale; ma è anche, piaccia o no, un segno del cambiamento del tempo. E spaccare il sindacato non è una mossa intelligente. Per cui, lo sciopero generale ha chiuso il suo secolare cerchio, da momento rivoluzionario alla Georges Sorel a inutile liturgia della Cgil.
Serve solo a Maurizio Landini, per occupare uno spazio politico e mediatico: le due cose per lui sono sempre state complementari. Il tutto diventa un fatterello televisivo, un’occasione per finire nei telegiornali, e sulle prime pagine dei giornali il giorno dopo: ma evidentemente questo basta e avanza solo a una Cgil che affoga nelle contraddizioni di questo tempo, non certo hai lavoratori che hanno pagato ancora una volta per le smanie politiche del leader, ma non hanno migliorato il proprio salario, non hanno migliorato le condizioni di lavoro, non hanno ottenuto maggiore sicurezza e maggiore rispetto della loro condizione. Questo sciopero e questo sindacato non serve più alla causa dei lavoroatori.