CHE DEBBA FINIR MALE…..? – LA CASSETTA DEI SOGNI

CHE DEBBA FINIR MALE…..? – LA CASSETTA DEI SOGNI
Che debba finir male sembra scontato; non c’è nulla ma proprio nulla che conforti da qualsiasi parte si guardi, qualunque notiziario si legga o si ascolti, prevale l’odor di bruciato che avvolge ormai l’intero pianeta e lascia ben poco a sperare.
Ma nell’orto accanto al mio, due ragazzini assatanati mi hanno fatto pensare. Talmente vivaci e vogliosi di distruggere che mi sono arreso subito alle loro malefatte, mi son sembrate un segno di sanità e di vita. Mi hanno disfatto la rete di recinzione, tagliando chissà come le maglie d’acciaio, e abbiamo cercato di ripararla assieme nel silenzio reciproco. Li ho guardati incredulo far terra bruciata del giardinetto che insisto nel sistemare con piante e fiori diversi, e non mi sono stupito quando ho saputo che avevano alimentato il caminetto con gli sportelli prelevati da un mobile di casa. Chissà perché, dopo ogni loro impresa, continuavo a guardarli con simpatia.
La voglia di disfare, violentare, distruggere è da sempre insita nei bambini, nei ragazzi fino alla prima gioventù. Io ero un bambino tranquillo, più portato a osservare che a fare, mi divertivo a seguire i giochi degli altri stando magari affacciato alla finestra, ma ricordo bene come i miei amici smontassero il giocattolino di latta avuto per le feste. “Tanto, commentavano le madri, finché non ha visto come è fatto dentro non è contento!”. Ma bambini e ragazzi, dimenticato subito il dono sconciato e ormai inutile, sapevano come divertirsi sciamando, correndo, urlando, per la via, sul prato, nel campo. Oggi i bambini non corrono, non gridano, non disturbano più; piccoli, ragazzi e vecchi stanno mogi, mogi davanti al televisore o al cellulare e se interrompi la loro ricarica ti guardano seccati e smarriti, disorientati; capisci che vanno lasciati in pace: qualsiasi tipo di droga porta a questo effetto.
Ma i miei due vicini corsari, gl’instancabili guastatori hanno un’effervescenza inesauribile. Forse la televisione la riservano a quando nell’orticello è caduta la notte. Finché c’è luce, i quattro lati del marciapiede e la poca terra attorno alla loro casa sono il teatro vociante delle loro gesta, ed è qui, guardandoli, che ho avuto una lezione di quelle che fanno pensare e forse, chissà, sperare.
Come tutti i loro coetanei, anch’essi sono stati sempre pieni di giocattoli di ogni foggia e valore, che provavano, vantavano e lasciavano. Nell’automobile a batteria o a pila, o a chissà mai come azionata, si sedevano facevano il giro di casa aiutando con qualche aggiunta di <brum brum!>, il monotono rumore del motorino, e infine la lasciavano. Mi parevano insoddisfatti, era un’idea mia? I giocattoli non erano mai abbastanza, o così pareva a me? Fatto sta che il gioco languiva e solo i litigi tra loro ravvivavano il rapporto. Ma un giorno trovarono il giocattolo adatto, quello che poteva prestarsi a tutte le necessità, in grado di cambiare forma, natura e funzione.
Chissà come, era capitata nelle loro mani una banalissima cassetta da frutta. Uno seduto dentro, l’altro fuori a spingere e tutti e due a fare il rumore secondo la macchina che la cassetta era chiamata a interpretare, un camion, un carro armato, un aereo, una gru, un bulldozer e perfino una nave. La cassetta magica si trasforma secondo il rumore prodotto a bocca; obbediente, pronta a tutto, a sparare come ad abbattere un ostacolo. È ovvio che nelle ore di luce ho perso la quiete e la possibilità di leggere o scrivere. Sto a guardarli: la loro mente è occupata ma gli occhi brillano, sudano come dannati e gridano come ossessi mentre inventano mondi per viverli secondo l’istinto.
Forse, divenuti uomini useranno anche loro l’automobile per fare appena trenta metri, mentre il trillo del telefonino gli ricorderà di essere in libertà vigilata ovunque si trovino; ma chissà se un giorno, il ricordo della cassetta capace di riempire la giornata ed essere tutto e nulla nella pienezza del sogno, non torni ad insinuare almeno il dubbio su quale sia la cosa che più conta, quella che serve veramente a riempire le giornate, a farci costruttori di sogni, signori di universi illimitati.