Identità

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Identità

 

[…] talora ci si aspetta

 

di scoprire uno sbaglio di Natura,

il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,

il filo da disbrogliare che finalmente ci metta

nel mezzo di una verità.

 

“I limoni” - Montale

 

Quanto influenza la società le nostre scelte, anche quelle più intime e personali? Tanto. Le influenza a tal punto che il più delle volte è difficile distinguere i nostri pensieri dai pensieri degli altri, così come le scelte, i parametri, i desideri, le aspettative e addirittura i gusti. Siamo frastornati da una congerie di stimoli e sollecitazioni che ci tirano per la giacchetta e non capiamo più che cosa ci piaccia davvero. È, ancora una volta, una faccenda di identità, dell’io, che viene posticipata, rimandata a domani in una procrastinazione costante, in attesa di una pensione dal lavoro, dallo studio, dalla famiglia, dagli impegni. Si sogna dunque di togliere il morso alla propria identità quando i tempi lo permetteranno, quando le condizioni saranno favorevoli, supponendo che in determinate condizioni sapremo essere quello che siamo, ma non è così. La costituzione del nostro movimento interiore si fa prima, durante e dopo, sempre, anche quando non è bello, quando non capiamo, si fa mentre viviamo e basta. È una questione troppo importante, forse la più importante, della quale tutta la società, fin da piccoli, dovrebbe invitarci ad aver cura, affinché non svendiamo al primo vento che ci accarezza la nostra confusione in cambio di formule e soluzioni conformate e standard.  Tante storture nei rapporti si dissolverebbero lasciando spazio a persone piene e in divenire, capaci di dialogare sul serio, rispettose delle reciproche identità e disposte a riconoscere l’amore in sé e negli altri senza paure o paraocchi. Questa dimensione di coerenza e rispetto profondissimo di sé stessi ci permetterebbe di rigettare gli ideali fasulli e premasticati, quelli che il mainstream strombazza senza ritegno, donandoci una originalità solo nostra e per tutti. Non siamo qualcosa di totalmente definito, stabilito, ma abbiamo degli ingredienti precisi, frutto di tante faccende, in primis della storia, di quella grande e poi della nostra, ma non solo: siamo vivi e dunque agitati da un divenire costituito da incontri, accadimenti e luoghi. Non c’è bisogno di attendere la pensione per l’interazione del nostro io con tutto questo e, all’occorrenza, per riposare in noi, in una lievitazione silenziosa e fertile, durante il nostro dialogo intimo. Ed è così che procediamo e andiamo davvero avanti anche quando le circostanze non sono quelle che immaginavamo, anche quando i volti non sono quelli che avevamo ipotizzato, anche quando la realtà non è inquadrabile dalla nostra mente. È una sfida quotidiana e bellissima quella di non svendere ad altri la nostra identità, quella di non farne merce di scambio. Non ci sarà bisogno di adeguamenti né di giustificazioni per spiegare perché non rispondiamo a un canone di bellezza, di felicità o di lavoro stilato da chissà chi. La storia sarà la nostra tela e noi i protagonisti, non soli, mai soli, di questo dipinto sorprendente in una dimensione di appartenenza alla realtà, ma in evoluzione e dunque non fossilizzati, non finiti, paradossalmente identici a noi e aperti a tutto