x

x

L’altro e io

L’altro e io
L’altro e io

L’altro e io

A pensarci bene è tutta una relazione; il tempo si gioca sempre in una relazione con sé stessi, con gli altri, con Dio. È un dialogo costante quello che ci tiene in vita. Siamo minatori alla ricerca di una vena preziosa, scaviamo ovunque, raccogliendo pietre e oro. Ogni mattina partiamo per questo lavoro e torniamo ricchi o poveri a seconda dell’orientamento del nostro cuore. Possiamo perdere o raccogliere, dipende da noi.

Non esiste una giornata inutile, tutto rischia di essere tremendamente fertile, non c’è uno schema, bisogna semplicemente smettere di avere delle pretese sugli eventi e sulle persone, attenti a loro in modo sincero, interessati davvero al loro bene, perché questo fa parte della felicità del mondo e, quindi, della nostra. Sembra un concetto buonistico e forzatamente altruistico, mentre è un processo addirittura egoistico perché, quando entriamo in comunicazione con un’altra anima non sappiamo, davvero, quale inaspettato dono ci possa offrire. Questo risveglio della coscienza coincide dunque con un’azione semplice, con l’affermazione immediata del reale, per quello che è, a partire dall’altro che ti sta di fronte. Uno sguardo così pulito tuttavia ci appartiene per lo più quando siamo nudi, senza maschere e questo avviene quando ci troviamo in uno stato di necessità, in cui ci sentiamo dei rami infruttuosi e paradossalmente così originari ed elementari da fare perno solo sulle radici. Dalle radici al cuore è un attimo e l’intercettazione di una corrispondenza umana ne è la conseguenza. A frenarci e ostacolarci infatti spesso sono le nostre costruzioni mentali fallaci, i nostri preconcetti, le nostre illusioni, i pensieri che si frappongono fra noi e la verità che ogni avvenimento, ogni persona, ogni incontro contiene.  Vestiti di apparenze e vanagloria non riconosciamo ciò che evidente, cioè un pezzetto di noi nell’altro, e ci condanniamo all’infelicità; sì, perché, se non possiamo cercarci negli occhi di un altro, siamo davvero poveri e soli.

Conosco tante persone che nella ferita della necessità e della fragilità hanno coltivato sé stessi anche grazie al riconoscimento di un cuore amico con cui stare a questo mondo, dal barista, al collega, alla moglie. Attraverso i propri limiti, si può dunque trovare il proprio compimento e tutte le volte che capiterà una crisi, tutte le volte che le circostanze saranno ardue, non servirà macerare i propri pensieri, ma basterà andare dagli amici, frutto di questa corrispondenza, e stare un po’ con loro per intuire il buono che c’è dietro ogni fatica. La giornata allora, anche quella più aspra, sarà bella perché vera.

Roberto Longhi, famoso critico d’arte, afferma: “L’opera d’arte non sta mai da sola, è sempre un rapporto” e per l’uomo, l’opera d’arte più perfetta, vale lo stesso.