Bugie

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Bugie
 

La sola idea della vecchiaia lo faceva impazzire. I capelli bianchi erano ormai più numerosi di quelli biondi e quelle rughe d’espressione cominciavano a renderlo più espressivo del previsto; cercava di sorridere sempre meno e di interpretare ruoli emotivi pensosi e riflessivi, tentando di non corrugare troppo la fronte.

Aveva faticato tanto per interpretare il ruolo dell’uomo arrivato e socialmente riconosciuto: l’abito, il lavoro, l’atteggiamento, il portamento. Aveva studiato persino gli argomenti “giusti”, quelli con cui puoi reggere una conversazione parlando di tutto e di nulla per almeno trenta minuti.

Non aveva considerato però il tempo e il suo beffardo scorrere, aveva cinquantatré anni e da raccogliere c’era davvero poco. Com’era possibile? Aveva indossato così tante maschere che ora faceva fatica a capire quali fossero le sue caratteristiche autentiche.

“Che cosa mi piace?” si chiedeva sfogliando il menù “Che cosa dà valore ai miei giorni?” “Di chi mi fido davvero?” Pensò al passato, agli sguardi autentici che aveva incontrato lungo il cammino, li aveva sciupati in nome di altro, e si erano persi nel vento, lasciando solo un’eco.

Sentì le gambe tremare, sembrava non lo reggessero più, il vuoto che provava dentro gli toglieva la forza, doveva fare i conti con sé stesso, con quello che era, ma si trattava di una faccenda così nuova per lui rache, quando provò a piangere, ne uscì un lamento rotto e strano. Maledire non gli dava più gusto, accusare nemmeno, bevve qualcosa di forte al bancone del solito bar, poi un altro bicchiere, un terzo.

Si diresse verso casa, la via era quasi vuota e camminando, godeva dello schiocco dei tacchi sui sanpietrini. Accudito da quel suono arrivò nella via che conduceva al suo appartamento, voltò nella viuzza laterale e gli parve di vedere qualcosa di chiaro, luminoso, strizzò gli occhi per mettere a fuoco quella figura ai piedi della colonna. Si avvicinò continuando a camminare, cercando di non dare a vedere la sensazione di timore che lo pervadeva; con la coda dell’occhio cercò di intuire se ci fosse qualcun altro per la via, ma né a destra né a sinistra c’era nessuno. La figura si delineava sempre di più e i tratti del volto erano ormai chiari, si trattava di una vecchina.

Marco non riuscì più a nascondere la sua curiosità e, anche se frastornato, si trovò in piedi di fronte a quella minuta donnina. Lei emanava un chiarore naturale, aveva i capelli raccolti e candidi, le grinze della sua pelle avevano qualcosa di piacevole, erano tutte linee gioiose che seguivano un sorriso dolce e sapiente. Gli occhi di contro seguivano una linea all’ingiù ma scintillavano talmente tanto da catalizzare l’attenzione. Alzò la testa, lo fissò in viso e lui si sentì riconosciuto, quasi nudo. Sarebbe scappato da lì gridando come un ossesso per la sua povertà manifesta, ma lei lo incatenò con una voce antica, sollevò un panno e gli presentò un vassoio pieno di frittelle.

“Sai che siamo a Carnevale, vero? Queste frittelle si preparano con un impasto che si stende fino a che non diventa molto sottile…”  lui provò a balbettare qualcosa, ma non uscì nemmeno una sillaba da quella bocca, era tutto catalizzato in lei: “Poi si buttano nell’olio bollente e si gonfiano, si gonfiano, si gonfiano…” Marco seguiva le sue parole e i suoi movimenti lenti, incantato.” Vuoi assaggiarne una?” lui ne prese una e la portò alla bocca. “Ecco, che cosa noti? Sono tanto gonfie, sembrano grandi, ma non hanno niente dentro, sono vuote. È per questo che in dialetto le chiamiamo bugie, non hanno sostanza. E tu, Marco?”

Cadde in ginocchio davanti a lei e dai suoi occhi cominciarono a scendere lacrime copiose come mai gli era capitato in vita, pareva le avesse tenute racchiuse nel cuore da almeno 30 anni.

“Voglio essere vero, nonnina, voglio essere vero!”

La vecchina lo accarezzò come se fosse un bimbo e lui si lasciò curare da quella mano santa.

“Tutto si gioca nel cuore, tutto. È lì che sei te stesso, le apparenze e le bugie offrono solo il vuoto”. Lui capì tutto e lei lo prese per mano, lo tirò a sé e gli sussurrò all’orecchio un segreto per trovare il suo cuore.

Quando Marco aprì gli occhi era appena l’alba, ma sentiva un’energia speciale, si preparò in fretta e corse fuori trafelato, doveva cominciare ad amare.