Antoine de Saint-Exupéry e Richard Bach: il volo come metafora della vita

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Antoine de Saint-Exupéry e Richard Bach: il volo come metafora della vita

 

Il desiderio di spingersi oltre i confini del possibile accompagna l’essere umano da sempre e in particolare dall’osservazione dei volatili in natura, capaci di valicare un confine percepito come sacro: quello del cielo.

Il volo è del resto un’immagine potente, capace di racchiudere insieme conquista tecnica e tensione spirituale: non a caso lo troviamo spesso raccontato in letteratura come metafora dell’esistenza. Ne sono un esempio due scrittori-aviatori vicini ai giorni nostri, Richard Bach e Antoine de Saint-Exupéry, capaci di dare vita a storie che parlano un linguaggio universale.

Antoine de Saint-Exupéry: l’aviatore che in fondo era un piccolo principe

Antoine de Saint-Exupéry è un nome che tutti conosciamo per una ragione ben precisa: è l’autore di uno dei classici più immortali di sempre, che può sembrare un libro destinato ai ragazzi ma che invece parla ancora di più agli adulti, se lo si legge attentamente. Ci riferiamo naturalmente a Il Piccolo Principe e alle sue storie: quella del gatto, della volpe, della rosa e molto altro ancora.

Le sue opere prendono forma dall’esperienza di aviatore, maturata prima per l’Aéropostale francese e in seguito come pilota militare. È stato questo suo vissuto che più di ogni altro gli ha permesso di trasformare le ore passate nei cieli in pagine immortali.

Nei suoi libri, tra cui ad esempio il celebre Volo di notte, l’aereo diventa strumento di meditazione e riflessione con focus sul senso della vita. La sua morte in volo nel 1944, durante una missione di ricognizione, suggellò un destino raccontato con intensità poetica.

Richard Bach: tra volo, filosofia e libertà

Richard Bach, scrittore e aviatore statunitense nato nel 1936, ha reso il volo una parabola di emancipazione e crescita interiore.

La sua opera più celebre, Il gabbiano Jonathan Livingston, pubblicata nel 1970, racconta la storia di un gabbiano che rifiuta la mediocrità per inseguire la perfezione del volo, trasformandosi in simbolo di libertà e autodeterminazione. E ha diverse affinità, per semplicità, brevità e genuinità con il Piccolo Principe di Saint Exupéry.

L’esperienza biografica di Bach si intreccia con la scrittura: dopo un grave incidente aereo nel 2012, lo stesso autore ha parlato di “seconda vita”, come raccontato anche da La Repubblica nell’articolo Richard Bach: “Ecco la mia seconda vita da gabbiano”. La sua riflessione lega il volo a una dimensione spirituale e universale, che continua a ispirare lettori di ogni generazione.

Il volo come metafora universale

Il volo non è mai stato soltanto progresso tecnico, come emerge già in queste righe. Si rivela piuttosto un'immagine capace di condensare desiderio di libertà, coraggio, confronto e ricerca di senso.

Se per Saint-Exupéry e Bach l’aereo era strumento di riflessione filosofica e narrativa, oggi assume anche forme diverse, come quelle digitali. Non a caso, il gioco con l’aereo, noto Crash Game di Spribe, diventa un’esperienza simbolica che, pur in un contesto di intrattenimento, richiama lo stesso bisogno di superare i limiti e di vivere nuove emozioni.

In questo modo il volo continua a essere una metafora viva e attuale. Dall’esperienza concreta dei cieli attraversati dagli scrittori-aviatori fino alle dimensioni immateriali del digitale, rimane sempre il segno di un desiderio umano profondo. Quello di superare confini visibili e invisibili.