Marcello Marchesi, gli aforismi più belli
Marcello Marchesi, gli aforismi più belli
Marcello Marchesi (Milano, 4 aprile 1912 – Cabras, 19 luglio 1978) è stato uno scrittore, sceneggiatore, regista cinematografico e teatrale, paroliere, cantante e attore italiano.
Fu anche autore di programmi televisivi e radiofonici, giornalista, pubblicitario e talent scout (lanciò fra gli altri Sandra Mondaini, Gino Bramieri, Walter Chiari, Gianni Morandi, Cochi e Renato). A lui si devono gli slogan pubblicitari più famosi della televisione italiana del XX secolo: «Con quel sorriso può dire ciò che vuole», «Non è vero che tutto fa brodo», «Il brandy che crea un'atmosfera», «Il signore sì che se ne intende».
La proverbiale ironia e il genio creativo di Marcello Marchesi l'hanno portato ad eccellere in tutti i campi, dalla pubblicità alla televisione, dalla narrativa al cinema, passando per la canzone d'autore e spaziando per ogni campo che prevedesse una sorta di attività intellettuale nuova e ficcante.
Vogliamo celebrare il genio di Marcello Marchesi con alcune citazioni celebri, alcuni slogan pubblicitari e una selezione di aforismi tratti dal suo capolavoro, "Diario futile di un signore di mezza età" edito da Bompiani.
Citazioni di Marcello Marchesi
A far ridere gli altri, non ci si arricchisce né moralmente né finanziariamente. Adesso vorrei soltanto capire gli altri e, attraverso loro, capire me stesso
Ah, dimenticavo: ho un altro desiderio; mi piacerebbe non morire per vedere come va a finire.
Il passato si allunga, il futuro si accorcia, il presente si muove in un senso solo. Il calendario è puntato contro di te e ti spara raffiche di settimane che ti invecchiano a morte. Perché non provi a fare il complice di te stesso?
Più che altro, vado a capo ogni tanto. È un'abitudine che ho preso durante la guerra, quando mancava la carta, e scrivevo sul bordo bianco del giornale; per cui tutto, anche un indirizzo, assumeva l'aspetto di una poesia.
Presi dall'entusiasmo, riempimmo la sceneggiatura [di Imputato, alzatevi!] di tante battute che il pubblico non aveva il tempo di ridere: se rideva ne perdeva metà, una metà coprendo di risate le battute pari, l'altra metà le dispari.[
Scrivo dalla mattina alla sera, ma non ho archivio. Mi illudo che i testi che non riesco a trovare siano piuttosto belli. Mi piace solo quello che farò.
Se ritardo di un paio di giorni succede la fine del mondo, se muoio non se ne accorge nessuno.
Sono sempre stato un uomo di destra, con dubbi. Sono per il progresso, ma un progresso paternalistico.
Citazioni tratte da "Diario futile di un signore di mezza età"
C'è chi si sente giovane perché, in cinquant'anni, non ha combinato niente e c'è chi si sente giovane perché tutto quello che ha combinato l'ha dimenticato. È il caso mio. (p. 14)
Milano. Il Duomo gocciola verso l'alto. (p. 22)
A quarant'anni l'uomo fa il punto. A cinquant'anni fa la virgola, e con il punto e virgola può continuare, seppure faticosamente, il periodo delle sue riflessioni. (p. 24)
Certi paesi perdono per me tutto il loro fascino quando sento che sono stati raggiunti, con facilità, da gente che mi sta antipatica. (p. 24)
Quel tipo di mogli che sposano il portafogli. (p. 24)
Una vita idiota, tutti i giorni le stesse azioni, gli stessi incontri, le stesse facce. Eppure tiene un diario minuziosissimo. Per assicurarsi il suo alibi giornaliero. Non si sa mai. (p. 24)
Un episodio che mi fa amare Raimondo.
Bombardamento. Batteria contraerea inceppata. Tutti via per i campi, lunghi stesi fra le zolle a bocca sotto. Mentre l'inferno continua, Raimondo si alza, solleva una zolla meno dura delle altre, la soppesa, si guarda in giro e la getta con forza sull'elmetto di un artigliere, rannicchiato e tremante.
"Aiuto... sono stato colpito... mamma!"
Raimondo si distende vicino a lui.
"Non è niente. Sta' tranquillo, sono stato io. Ti ho tirato un po' di terra, sei contento? Di' la verità: sei contento che sia stato io? Pensa se era una scheggia. Allegro, era uno scherzo." (p. 27)
Non aveva la parola facile, ma il silenzio, oh! il silenzio lo aveva difficile. (p. 28)
La caratteristica dei giovani è trascurarsi. Il loro motto: "La salute dopo tutto." (p. 31)
Intransigente. Sbagliando si spara. (p. 34)
Stasera ho proprio voglia di andarmi a vedere un bel film di denuncia. Guarda un po' se ci sono film di denuncia in giro. No? Peccato, dovrò andare a vedere un film per divertirmi e basta. Uffa! (p. 35)
Datemi un punto d'appoggio e vi solleverò Edmondo de Amicis. (p. 35)
Un portacenere a forma di orologio. Tempo e fumo passano. (p. 35)
Fellini 8½: il posto delle fregole. (p. 37)
G. ancora oggi, prima di scrivere gli articoli per il suo giornale, si purga, poi prende la simpamina. A. G. Rossi diceva: "Non dovrebbe firmarli col suo nome ma così: fenilisopropilamina ß. Sarebbe più onesto." (p. 41)
Ipocrita: assisteva tutte le domeniche alle Sacre Finzioni. (p. 44)
Bisogna resistere alla tentazione di comprendere i giovani. Non vogliono essere capiti. Li umilia. Fingiamo di non capirli. L'unico modo per farsi sopportare da loro. (p. 44)
Abbiamo un nuovo ordine religioso: i cappuccini Hag. (p. 45)
Regola per la mezza età
Non parlare | non vedere | non sentire | e cercare | di far finta | di capire. (p. 46)
"Ah, io il giornale lo leggo a modo mio" dice il vecchietto. "La prima pagina la salto, il resto non m'interessa. Io leggo solo gli annunci funebri e gli spettacoli. Se è morto qualcuno che conosco vado al funerale, se non è morto nessuno vado al cinema." (p. 49)
Ed ecco Mina con quella faccia di bambola spaventata trovata in solaio. (p. 49)
Il successo fa scandalo. Lo scandalo fa successo. (p. 50)
Un caso pietoso commuove, due anche, tre deprimono, dieci amareggiano, cento scocciano, mille rallegrano gli scampati. (p. 51)
"La pubblicità è necessaria" dice F.M., pontefice dell'advertising. "La gallina, quando ha fatto l'uovo, canta; l'anatra no. Nei negozi tutti chiedono uova di gallina, ma nessuno chiede uova di anatra. Chiaro?" (p. 51)
Oggi tutto non basta più. (p. 52)
Milano. Vivo in una città occupata da gente occupatissima. Camminano tutti svelti, guardano le donne solo dopo le nove di sera. Questa città si sveglia ogni giorno un minuto prima. Sta già vivendo il gennaio del 1965. Qui gli uomini di affari ti dicono le cose delicate in automobile, su quattro ruote che girano a cento all'ora, coi paracarri che passano veloci. I paracarri non hanno orecchi. In questa città la gente viene a sapere che è primavera dai manifesti: "È primavera, cambiate l'olio al motore." È l'unica città in cui ho sentito tossire gli uccellini. (p. 54)
Dodecafonico: improvvisa al pianoforte con estro e la fantasia di un grande accordatore. (p. 59)
La signora Colgate va a cambiarsi d'alito e torna subito. (p. 60)
Non c'è più tempo per scrivere gli auguri, né per rispondere. Andremo in giro con due timbri: uno di "auguri", e uno di "grazie, altrettanto". Incontrandoci, ci timbreremo. Poi ognuno a casa controlla. Se ha dimenticato qualcuno, al prossimo incontro lo timbrerà. (p. 61)
Burocrazia: bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli. (p. 62)
"Lei è di destra o di sinistra?"
"Sono troppo vecchio per essere di sinistra e troppo giovane per essere di destra."
"Allora?"
"Centro-frivolo." (p. 63)
L'utilitaria si fermò all'angolo. Partorì un passeggero e ripartì. (p. 63)
Le calze da uomo muoiono per consunzione, quelle da donna per un incidente. (p. 67)
Un po' di pane e un po' di salame dentro, nella vetrinetta del bar. Per un romano è una pagnottella, per un milanese è un "sànguis". Per un dongiovanni è un panino gravido. Per un giovanotto è un toast e per una ragazza è una tartina. Per un borghese sposato è un panino imbottito. Per un purista è un tramezzino, per un nostalgico è un tra i due, per il padrone del bar è un club sandwich. Ma sempre pane e salame è. (p. 67)
Quella signora grassa mangia sei volte al giorno per mantenere la linea. La linea cotica. (p. 68)
L'unica consolazione della vecchiaia è che hai tante cose da raccontare. Se trovi chi te le ascolta. (p. 74)
Non è un tipo aperto, non è nemmeno un tipo chiuso; è un tipo socchiuso. Attenti agli spifferi. (p. 74)
La sua figura di poeta naneggia in tutta la sua pochezza nel panorama della poesia contemporanea. (p. 75)
Si nutre | di carta stampata | produce | qualche idea | risaputa. (p. 75)
L'uomo spaziale tornò da Venere con una malattia del luogo. (p. 75)
Mangiare è un diritto, digerire è un dovere. (p. 81)
I registi da piccoli guardano attraverso i buchi delle serrature. (p. 81)
Sammy Davis: un grillo con la lingua rossa. (p. 83)
È chiaro che non ha figli. Giudica i giovani per quello che sono: tutti figli degli altri. (p. 88)
Il cellophane cadaverizza il pane, il frigidaire rincretinisce i cibi, l'aria condizionata frolla gli uomini. (p. 92)
È uno scrittore in stato interessante. Aspetta un romanzo. (p. 94)
Questa è l'epoca delle materie di nuovo tipo. L'epoca della plastica. Memoria di plastica, classe di plastica, raccomandato di plastica. Sembra pesante è leggera, sembra cedevole è resistentissima. Insomma è l'epoca di tutto ciò che sembra ma non è. (p. 96)
Domenica. Le cambiali in sosta, l'accertatore delle tasse alla partita. I creditori, fuori, nelle loro ville. Le amanti presso i mariti. Sfratti e sequestri, come tutto il resto, al lunedì. Benedetto giorno del Signore. (p. 97)
Night
Buone ragazze | di cattiva famiglia | con cattivi ragazzi | di buona famiglia. (p. 101)
Rumori che ci perdiamo in città. Il tac di una pera che cade, il porcogiuda del contadino colpito dalla pera. (p. 103)
Piange di fronte, sorride di profilo: è una donna che si conosce bene. (p. 103)
Concilio: una nevicata di vescovi. (p. 163)
La gente "bene" | sui giornali viene | solo per ragioni | di tre sorte: | nascita | matrimonio | morte. (p. 107)
Parole, come gocce di sangue simpatico, scompaiono asciugandosi e tornano al calore di un sentimento in fiamme. (p. 109)
Collaborazione. Io l'insulto. Tu lo tieni, lui gli mena, noi aiutiamo e voi guardate se essi arrivano. (p. 109)
Balera
Ragazze buone | ragazze belle | con l'odore | di minestrone | sotto le ascelle. (p. 109)
Ho la febbre. È come una sbronza. (p. 110)
Non lava, non frulla, non lucida, non stira, non aspira, non refrigera, non riscalda, non depura, non umidifica, e pure è l'elettrodomestico più diffuso. I palazzi hanno i capelli dritti. Sono le antenne del più inutile degli elettrodomestici: il televisore. (p. 111)
Io quando lavoro mi annoio anche se è divertente. È la parola lavoro che mi uggia. Sono capace di divertirmi con un hobby noioso, purché sia un hobby. (p. 112)
Medioevo
Fra pestilenze | prepotenze | crociate | e santa Inquisizione | si era vivi | per combinazione. (p. 113)
La voce della coscienza è antipatica come la nostra, ascoltata al registratore.[6] (p. 117)
La decadenza del decadente è una frana. (p. 120)
Pieno di vitalità e di malattie. È un sano immaginario. (p. 124)
Ama la semplicità. Se gli chiedi: "Come stai?" risponde: "Se stessi bene, come sto male, starei benissimo." (p. 125)
Quando c'è la salute c'è tutto. Quando non c'è la salute c'è lutto. (p. 129)
"Mi sono vendicato. Ho usato il sistema della dolcezza."
"Bravo."
"Sì, gli ho messo lo zucchero nel serbatoio della benzina." (p. 133)
Sindacalista: il cavilliere del lavoro. (p. 137)
Chiacchierone: dategli una pillola antifacondativa. (p. 138)
Famiglia del Sud. Basta spostare un mobile, che viene fuori un ragazzino. (p. 139)
"A San Rossore" dice Giancarlo "si è svolto il 'Congresso dei timidi'. Ma, per timore, non si è presentato nessuno." (p. 139)
Le citazioni sopra indicate sono tratte da Diario futile di un signore di mezza età, Bompiani Tascabili, 2004:
Attività pubblicitaria, claim e slogan per campagne
Con quella bocca può dire ciò che vuole. (Chlorodont: p. 558)
Contro il logorio della vita moderna. (amaro Cynar: p. 308)
Falqui: basta la parola! (confetto Falqui: p. 308)
Il signore sì che se ne intende. (brandy Stock 84: p. 569)
La Pasta Combattenti? Si mangia con la baionetta! (Pasta Combattenti: p. 569)
Non è vero che tutto fa brodo!!! (dado Lombardi: p. 308)
Vecchia Romagna etichetta nera, il brandy che crea un'atmosfera. (Vecchia Romagna: p. 557)
Le citazioni sopra indicate sono tratte da Panta. Agenda Marchesi, a cura di Mariarosa Bastianelli e Michele Sancisi, Giunti. ISBN 88-587-7230-X