Il pettirosso

Il pettirosso
Affollamento.
Ci sono troppe voci
c’è troppa gente che mi parla
sopra,
mentre io sto imparando
sola
mentre io sto provando
dentro
a scegliere
fuori.
Porta avanti tutte quelle piume rosso arancio come un vessillo di speranza e procede con minuti balzelli fino al vetro per raccogliere nel becco quelle briciole cadute. Non ha paura, è spavaldo come il freddo dell’inverno, intenso e quieto.
Il pettirosso sa che cosa fare, nel suo occhio di pupilla cuore, testa si traducono in azione, perché la sua natura è chiara e il suo agire altrettanto, non si illude né si delude, ogni sua scelta è pulita.
Dall’altra parte della vetrata il mondo si rovescia. Nel tepore delle quattro mura, indugio, troppa mollezza allaccia i miei pensieri che si deformano, si sciolgono dal cuore e non sanno più il senso dei gesti. Ci sono troppe voci dentro e fuori, c’è troppa gente che parla sopra e scegliere è un atto eroico.
Ma il pettirosso là fuori mi attrae, lo guardo. Segue il suo istinto e sa che è conveniente per lui avvicinarsi, correre il pericolo di trovarsi faccia a faccia con un’alterità, con un alieno, con me. Lui sa delle sue ali, del suo volo, dei ciuffi d’erba intervallati dal muschio, delle foglie color mattone che lo nascondono dai pericoli, del suo nido. Gli conviene stare nel mio bel giardino, volando tra le fronde al primo rumore molesto. Tutto si accorda con il suo cuoricino e chioccola gioioso perché si fida di sé, di quella realtà data, tintinna come un centesimo di rame caduto dalla tasca di Dio.
Ma noi poveri uomini dubitiamo. Dubitiamo della convenienza del reale finché veniamo sopraffatti dal caos, distratti e distrutti, inseguendo sogni non nostri. E sì che basterebbe annusare, ascoltare, guardare, osservare, toccare, gustare per affidarci al giardino in cui siamo, ma siamo presuntuosi e non crediamo più a niente.
Ausculto il battito del mio cuore con molta attenzione: per che cosa vale la pena vivere un minuto della giornata o l’intera esistenza? Per la mia relazione leale con l’esperienza della vita, senza programmare, aperti a quel che accade, mentre accade, fiduciosi e curiosi. La scelta diventa allora qualcosa che ci sta davanti, come le briciole per il pettirosso e le esperienze, gli incontri per noi.
Il pettirosso mi guarda sornione e vola via.
***
Una leggenda narra che un pettirosso si commosse nel vedere la corona di spine di Gesù sulla croce: “… ma qualcosa posso fare per Lui! Spiegò le alette, prese la rincorsa, con un volo deciso, si avvicinò e con tutta la forza del suo beccuccio strappò una spina, e poi un’altra e un’altra ancora con il cuore che gli batteva fortissimo”.