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Leonardo Sciascia: giustizia e cretinismo senza pudori

Leonardo Sciascia e Paolo Borsellino
Leonardo Sciascia e Paolo Borsellino

Pensieri di Leonardo Sciascia liberamente tratti da “Nero su Nero”, dove sono raccolte le osservazioni scritte tra il 1969 e il 1979 dallo scrittore di Racalmuto.

Annotazioni che si occupano della realtà pubblica che lo circondava: l’Italia come paese “senza verità”.

In “Nero su Nero”, Sciascia ha consegnato, con scrupolosa precisione, pagine essenziali sul suo modo di intendere lo scrivere e la letteratura e argute anticipazioni sulla giustizia e la stupidità, e non solo, del genere umano.

 

Dice un vecchio avvocato: “Una volta, su cento casi che mi capitavano, novantotto erano di colpevoli e due di innocenti. Ora è il contrario: novantotto innocenti e due colpevoli”. Spero che la sua sia una esperienza eccezionale, ma spesso mi assale il sospetto che la macchina della giustizia si muova a vuoto o, peggio, arrotando chi, per distrazione propria o per spinta altrui, si trova a sfiorarla.

La pena mia non è che si rubi; è che io non mi ci trovo in mezzo”. Questa frase, che ho sentito pronunciare qualche anno fa con tono di scherzo, a velarne la viscerale sincerità, è ormai sulle segrete bandiere di molti.

È ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia cretino. Ma di intelligenti c’è stata sempre penuria; e dunque una certa malinconia, un certo rimpianto tutte le volte ci assalgono che ci imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l’olio e il vino dei contadini.

Tutti i nodi vengono al pettine. Quando c’è il pettine.

“Era un fascista” dice di Dubcek una ragazza molto rivoluzionaria che ha sposato un uomo molto ricco ed è entrata ora a far parte da assistente a un professore molto fascista.

Bellissime rose in casa del questore di C., mandate dall’avvocato F. alla signora. Parliamo dell’avvocato F. al questore noto come coltivatore di rose ma in tutta la provincia noto come mafioso. Di questa seconda notorietà il questore nulla sapeva. E’ un onesto uomo, ne è davvero spiacevolmente sorpreso.

Si è così profondi, ormai, che non si vede più niente. A forza di andare in profondità, si è sprofondati. Soltanto l’intelligenza, l’intelligenza che è anche “leggerezza”, che sa essere “leggera”, può sperare di risalire alla superficialità, alla banalità.

Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere (e ne raccomandiamo agli esperti la più accurata descrizione e catalogazione) è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dar del fascista a chi fascista non è.

Abbiamo un neologismo: cretinizzazione. Prima il fatto, poi la parola che indica il fatto. Con molto ritardo.

Un’idea morta produce più fanatismo di un’idea viva; anzi soltanto quella morta ne produce. Poiché gli stupidi, come i corvi, sentono solo le cose morte. E sono tanti, e talmente brulicano sulle cose morte, da dare a volte l’impressione della vita.

Intorno al 1963 si è verificato in Italia un evento insospettabile e forse ancora, se non da pochi, sospettato. Nasceva e cominciava ad ascendere il cretino di sinistra: ma mimetizzato nel discorso intelligente, nel discorso problematico e capillare. Si credeva che i cretini nascessero soltanto a destra, e perciò l’evento non ha trovato registrazione. Tra non molto, forse, saremo costretti a celebrare l’Epifania.

Chiosiamo in tema di cretinismo con Fruttero e Lucentini:Per il cretino il cretino è sempre un altro”.