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Crisi russo-ucraina: impatto sulle imprese italiane e contromisure della Federazione Russa

Sintetica disamina delle misure sanzionatorie applicate alla Federazione Russa e analisi delle contromisure emanate in risposta sul versante russo
impatto sulle imprese
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Crisi russo-ucraina: impatto sulle imprese italiane e contromisure della Federazione Russa


Abstract

Con la finalità di contenere la crisi russo-ucraina i Paesi della Nato, unitamente a Giappone, Australia, Nuova Zelanda e Corea del Sud, hanno inflitto alla Federazione Russa una serie di sanzioni, le quali vanno considerate come uno strumento volto a contrastare l’attività di Stati, individui od organizzazioni che minacciano la pace e la sicurezza internazionale. L’articolo intende fornire una sintetica disamina delle misure sanzionatorie applicate alla Federazione Russa e compiere un’analisi più approfondita delle contromisure emanate in risposta sul versante russo.


1. Breve panoramica delle sanzioni comminate alla Federazione Russa

Le sanzioni recentemente imposte alla Federazione Russa da parte di Unione Europa, Usa, Canada, Giappone ed altri Paesi hanno posto le imprese italiane ed europee dinnanzi a nuove difficili sfide.

Nella ricostruzione del quadro generale delle sanzioni europee e delle contromisure adottate in risposta dalla Federazione Russa, occorre tenere in considerazione che le sanzioni possono essere di diversa natura – ovvero sia economica, sia soggettiva ed altre – e, pertanto, mirano a produrre effetti differenti.

Rileva evidenziare come le sanzioni europee si siano inasprite in conseguenza dell’evolversi della crisi russa-ucraina [1].

A questo proposito, si rimarca come il primo pacchetto delle sanzioni europee si sia limitato a prevedere misure restrittive mirate, ovvero dirette a colpire, in particolare, i settori finanziario, energetico e dei trasporti, a limitare i beni a duplice uso, nonché ad imporre i controlli delle esportazioni.

I successivi pacchetti sanzionatori adottati dall’Unione Europea sono caratterizzati, oltre che da misure soggettive estese a diverse categorie di soggetti di nazionalità russa – membri delle Istituzioni, oligarchi ecc. – i cui patrimoni personali vengono congelati e ne viene ristretta la libertà di movimento ed impedito l’accesso sul territorio europeo, da sanzioni che colpiscono il sistema finanziario della Federazione Russa.

È indubbio che il risultato più incisivo dal punto di vista sanzionatorio è stato ottenuto mediante il blocco di accesso al sistema di pagamento internazionale SWIFT da parte di sette banche russe.

In concreto, la predetta misura si traduce nell’impossibilità di effettuare o ricevere i pagamenti transnazionali attraverso il sistema SWITF, con la conseguenza che sia persone fisiche, sia persone giuridiche russe intestatarie di conti correnti accesi presso gli istituti di credito sanzionati non potranno compiere le ordinarie operazioni bancarie da e verso l’estero.  

La pressione sanzionatoria è inevitabilmente sfociata nell’immediato rallentamento degli scambi commerciali con la Federazione Russa.

 

2. La risposta della Federazione Russa alle sanzioni internazionali

In risposta, la Russia ha adottato le proprie contromisure che si articolano in ben tredici leggi nazionali e due “pacchetti anti-sanzionatori”, il cui numero è destinato a crescere nei prossimi giorni.

Invero, nel corso della riunione della commissione governativa sul rafforzamento della resilienza dell’economia russa tenutasi l’11 marzo 2022 scorso, Mihail Mušustin (n.d.a. il Primo Ministro russo) ha annunciato che è in fase di preparazione il terzo pacchetto di contromisure russe in risposta alle sanzioni internazionali [2].

Rileva subito sottolineare come buona parte dei provvedimenti adottati dalla Federazione Russa sia destinata a sostenere l’imprenditoria nazionale e a garantire la stabilità finanziaria del Paese; a titolo puramente esemplificativo e non esaustivo, si richiamano:

  • l’esenzione dall’imposta sul reddito per i depositi dei cittadini russi,
  • l’adeguamento della tassa sui trasporti,
  • misure di sostegno per l’industria edile e delle costruzioni, per il turismo, per l’aviazione civile, per il trasporto marittimo e ferroviario.

Invece, in termini di risposta diretta alle sanzioni internazionali da parte della Federazione Russa si rammentano due decreti presidenziali, rispettivamente del 28 febbraio [3] e del 1° marzo 2022 [4].

Senza analizzare nel dettaglio i sopracitati provvedimenti normativi, indirizzati prevalentemente a cittadini o residenti sul territorio russo, in questa sede preme evidenziare come il fine ultimo sia quello di limitare la circolazione della valuta estera sul territorio russo. Ciò denota come il legislatore russo abbia profuso significativi sforzi per tutelare principalmente il sistema finanziario nazionale, nonché per salvaguardare il rublo dall’eccessiva svalutazione.


3. Il ruolo della Banca Centrale della Federazione Russa nel contesto sanzionatorio

Nella medesima direzione tracciata dai vertici politici ed avente per destinazione la limitazione all’uso nella Federazione Russa della valuta estera – es. dollaro Usa (USD), euro (EUR), sterline britanniche (GBP), yen giapponese (JPY) – si muove la Banca centrale di Russia (in seguito anche “Banca di Russia”).

A tal proposito, l’Istituto di credito nazionale ha introdotto un regime speciale, in vigore dal 10 marzo fino al 10 settembre 2022, in virtù del quale è consentito a società o a imprese individuali aventi sede sul territorio russo, di chiedere ed ottenere valuta estera, quali dollari USA (USD), yen giapponesi (JPY), sterline britanniche (GBP) ed euro (EUR), in contanti entro il tetto massimo di 5.000 dollari USA ed esclusivamente per pagare le spese sostenute per viaggi d’affari all’estero.

La Banca di Russia ha, altresì, precisato che in casi specifici, previa apposita richiesta motivata indirizzata dalla banca del richiedente al regolatore (ovvero la stessa Banca di Russia) e su espresso consenso di questi, il suddetto importo può essere incrementato [5].

Dallo stesso comunicato della Banca di Russia emerge che le società e le imprese individuali con sede sul territorio russo potranno ottenere in contanti tutte le altre valute con le modalità previste dalla legge, senza restrizioni e al tasso di mercato calcolato alla data di emissione della valuta richiesta.

Invece, le società e le imprese individuali non stabilite sul territorio russo, per tutta la vigenza del regime speciale (dal 10 marzo al 10 settembre 2022), non potranno ottenere in contanti dollari USA (USD), yen giapponese (JPY), sterline britanniche (GBP) ed euro (EUR).

Le altre valute possono essere prelevate da soggetti non residenti direttamente da propri conti correnti senza alcuna restrizione e al tasso di mercato applicato alla data del prelievo.

In aggiunta, la Banca di Russia ha specificato che in riferimento a conti correnti o depositi bancari intestati a società o imprese individuali in valuta dollari USA (USD), euro (EUR), sterline britanniche (GBP) e yen giapponese (JPY) si applicano i termini e le condizioni previgenti alla data del 10 marzo 2022.

In buona sostanza, dai provvedimenti emessi dalla Banca Centrale della Federazione Russa consegue che, ad oggi, il rublo rappresenta una valuta la cui circolazione sul territorio russo è favorita dal legislatore nazionale, fatta eccezione per le altre valute consentite.

Con ogni evidenza, tale posizione non può che ripercuotersi in termini economici sull’intero mercato degli scambi internazionali con la Russia e, in particolare, sugli operatori economici stranieri che vi operano o vi operavano prima della crisi russa-ucraina.

Stante, dunque, l’attuale indisponibilità (rectius: difficile reperibilità) sul mercato russo delle valute come l’euro, il dollaro USA, le sterline Britanniche, lo yen giapponese, non si può escludere che i contraenti russi potrebbero domandare alle proprie controparti estere di poter effettuare i pagamenti in valute disponibili o reperibili sul mercato quali, per esempio, il rublo (RUB), lo yuan cinese (CNY), il dollaro di Singapore (SGD) e analoghe.


4. Il successivo ampliamento delle contromisure russe

Ulteriori contromisure russe sono state introdotte con il decreto presidenziale del 5 marzo 2022 rubricato “Sull’ordine temporaneo circa le modalità di adempimento delle obbligazioni verso alcuni creditori stranieri[6], il quale consente agli enti pubblici russi, nonché alle società nazionali debitrici nei confronti di creditori appartenenti alle giurisdizioni dei “Paesi ostili” o a territori da questi controllati, di corrispondere in rubli i propri crediti, prestiti, mutui, strumenti finanziari collegati a mercati stranieri o accesi in valuta estera.

Il provvedimento precisa, altresì, che a tali specifiche operazioni si deve applicare il tasso di cambio della valuta scelta dai contraenti quale moneta di pagamento delle obbligazioni contrattuali assunte, calcolato alla data del pagamento.

In attuazione dell’atto normativo appena richiamato, il Governo russo ha predisposto e reso pubblico l’elenco di Paesi definiti “ostili”, il quale comprende tutti quegli Stati che hanno inflitto o aderito a sanzioni applicate contro la Federazione Russa [7].

Ai fini di completezza, giova precisare che tra i Paesi ostili, oltre all’Italia, sono inclusi: Albania, Andorra, Australia, Canada, Gibilterra, Isole Vergini Britanniche (incluso Anguilla, Jersey), Islanda, Giappone, Liechtenstein, Micronesia, Monaco, Montenegro, Nuova Zelanda, Norvegia, Repubblica di Corea, San Marino, Macedonia del Nord, Singapore, Svizzera, Taiwan (considerato territorio cinese, ma governato da una propria amministrazione dal 1949), Ucraina, Regno Unito, USA, nonché tutti gli Stati membri dell’Unione Europea.

L’insieme delle contromisure russe esaminate, viene ulteriormente rafforzato dal divieto temporaneo, in vigore fino al 31 dicembre 2022, di effettuare gli scambi commerciali tra la Federazione Russa ed i Paesi ostili, aventi ad oggetto prodotti e materie prime da definirsi ad opera del Governo [8].

La norma costituisce, dunque, un’integrazione ai provvedimenti precedentemente adottati in risposta alle sanzioni internazionali ed è volta a garantire la sicurezza e il funzionamento continuativo del settore industriale del Paese.

A parere del legislatore russo, il blocco agli scambi transnazionali mira a garantire la stabilità del mercato interno.

Pertanto, il Governo russo ha predisposto minuziosi e precisi elenchi di prodotti e materie prime esclusi dalle operazioni di import-export [9].

Nello specifico, viene sancito il divieto all’esportazione dal territorio russo di circa 200 prodotti tra cui: attrezzature tecnologiche, attrezzature per le telecomunicazioni, strumentazioni mediche, veicoli, macchine agricole, attrezzature elettriche, vagoni ferroviari e locomotive, contenitori, turbine, macchine per la lavorazione del metallo e della pietra, monitor, proiettori, console e pannelli.

Giova evidenziare che la lettera della norma contempla un espresso divieto, valido fino alla fine dell’anno corrente, di esportare verso gli Stati membri dell’Unione Europea (UE) e gli Stati Uniti il legname, nonché un certo numero di prodotti in legno, di cui sono indicate le corrispondenti voci doganali.

Sul punto, il Governo russo, tramite il proprio servizio stampa, ha precisato che tale misura restrittiva è finalizzata prevalentemente a soddisfare le esigenze del mercato interno, nonché a stimolare l’incremento della lavorazione del legname interna al Paese.

Infine, con qualche riserva di natura squisitamente giuridica, nell’insieme delle contromisure russe alle sanzioni potrebbero confluire anche i divieti, entrati in vigore il 15 marzo 2022 [10], all’esportazione del grano (con efficacia fino al 30 giugno 2022) e dello zucchero (valido fino al 31 agosto 2022).

Ebbene, tra le specie di cerali sottratte all’esportazione sono annoverate: grano tenero, frumento con l’aggiunta di segale, segale, orzo e mais.

Vale la pena precisare che, al predetto blocco alle esportazioni, volto a proteggere il mercato nazionale degli alimenti, si applicano alcune eccezioni in forza delle quali al di fuori del territorio della Federazione Russa sono consentite le forniture di grano e di zucchero per aiuti umanitari e nell’ambito delle spedizioni internazionali di transito.

In considerazione di quanto sopra esposto, e tenuto conto dell’estrema precisione e minuzia con cui sono stati redatti gli elenchi dei prodotti sottratti all’esportazione, giacché comprensivi anche delle singole voci doganali, si invitano le imprese che intrattengono rapporti commerciali con la Federazione Russa a prestare particolare attenzione e cautela, in quanto a seguito delle restrizioni sopra richiamate, alcune merci potrebbero essere state escluse dalle esportazioni.

Pertanto, in tale scenario senza precedenti, ed i cui effetti negativi saranno con molta probabilità amplificati in tutti i settori, è più che mai opportuno un continuo monitoraggio dell’evolversi delle misure sanzionatorie imposte alla Federazione Russa e le contro misure dalla stessa via via adottate.