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Disinformazione: la Slovacchia è il paese europeo più a rischio

disinformazione in slovacchia
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Disinformazione: la Slovacchia è il paese europeo più a rischio
 

Introduzione

La Slovacchia è il paese europeo più vulnerabile alla disinformazione. Spesso si tratta di notizie palesemente false che circolano in Rete, mentre talvolta sono notizie presentate in maniera poco accurata. Il dolo fa la differenza: il paese è da anni attraversato da flussi continui di disinformazione – spesso provenienti dalla o ricollegabili alla Federazione Russa – che ha un impatto sulla politica e la società – l’obiettivo è quello di alterare ed orientare entrambe. Il nuovo governo tecnico guidato da Ľudovít Ódor, insediatosi il 15 maggio 2023, ha posto l’accento sul combattere la disinformazione e prevenire l’influenza della stessa in Rete e i danni permanenti che questa comporta per la democrazia. Sin dall’inizio del suo mandato, il Primo Ministro ha portato l’attenzione sulla situazione della disinformazione proveniente dall’estero (dalla Russia) o dall’interno (dai partiti estremisti), sottolineandone le criticità per la società slovacca ed europea.

La questione della disinformazione in Slovacchia, percepita come attore geopolitico debole nell’Unione Europea, non è cosa nuova. Nel 2018-2020, le narrazioni e le manipolazioni dell’informazione a tutti i livelli della società slovacca hanno dominato la scena della disinformazione nel Paese. All’epoca la disinformazione esterna ed interna trattava temi come i migranti, i rapimenti dei bambini, le forme alternative di guarigione, lo sbarco sulla Luna. Nei tre anni successivi, nel periodo 2020-2022, la Slovacchia ha sperimentato la prima seria minaccia alla propria sicurezza sotto forma di disinformazione diffusa legata alla pandemia di Covid-19. Per la prima volta nella storia del Paese, la disinformazione ha contribuito alla morte di alcuni cittadini del paese cittadini in Slovacchia, che non si vaccinavano. La seconda tematica recente è la questione della guerra in Ucraina – la Slovacchia è stata un paese in prima linea e attiva nel supporto al suo vicino – sulla quale la disinformazione prolifera.

Sebbene la Presidente Zuzana Čaputová – a sua volta costretta a non ripresentarsi per un secondo mandato anche per l’abnorme mole di disinformazione gettata sulla sua persona – abbia personalmente diverse volte puntato l’attenzione sulla questione della disinformazione nociva nel paese, lo stato della disinformazione in Slovacchia specialmente di matrice russa è allarmante. Le narrazioni russe stanno trovano terreno fertile nel Paese e mirano a indebolire il sostegno slovacco e dell’opinione pubblica slovacca nei confronti dell’Ucraina, dell’UE e della NATO. Secondo un sondaggio del think tank GLOBSEC, solo il 40 per cento delle persone in Slovacchia crede che la Russia sia responsabile della guerra in Ucraina; secondo Euronews[1], nel Paese ci sono 253 news outlets che diffondono disinformazione e sono in gran parte favorevoli al Cremlino e alla sua narrativa; inoltre, più di 1.800 pagine Facebook e gruppi aperti nel social medium condividono la propaganda filorussa.

Slovacchia e disinformazione

La Slovacchia è stata individuata come il più debole nella catena dei Paesi dell’Europa centrale, dove le condizioni sono più favorevoli per la diffusione e l’attecchimento della propaganda russa e della disinformazione. In Slovacchia, come in altri paesi in Europa, è ormai consolidata la prassi per cui alcuni attori della disinformazione presenti anche nei partiti politici – dunque disinformazione interna, non solo esterna. Molti politici, da destra e sinistra, dicono e sostengono bugie, ingannando così il pubblico per ottenere facile consenso elettorale. D’altra parte, costoro negano di essere vettori volontari di disinformazione e fake-news, presentandosi anzi come vittime di queste, da parte dei media mainstream e tradizionali. In Slovacchia questa tendenza è particolarmente forte: alcuni leader politici che non si fanno scrupolo di dire semplicemente il falso sui social media e nei comizi o congressi dei partiti, forti dell’eco e il successo che questi hanno sull’elettorato.

Secondo la Friedrich Naumann Foundation[2], i rischi legati alla disinformazione in Slovacchia sono tre: 1) L’impatto che la disinformazione ha sull’attuale campagna elettorale (programmata per settembre 2023), piagata dall’aggressività di alcuni partiti populisti ed estremisti che sostengono posizioni filo-russe; 2) La polarizzazione della società slovacca su diverse questioni (sicurezza, difesa, agricoltura, sanità, etc.), che provoca un incremento dell’estremismo, dell’incomunicabilità nella società, conducendo ad una frammentazione sociale; 3) Debolezza nel sostegno dell’Ucraina e dell’appartenenza della Slovacchia nella NATO. Secondo un rapporto NATO[3] del 2022, la metà della popolazione slovacca sarebbe favorevole alla cessazione degli aiuti a Kiev. Le democrazie più giovani sembrerebbero più vulnerabili alla disinformazione, specialmente quelle che facevano parte dell’ex orbita sovietica. Le narrative russe sono tradizionalmente molto ascoltate in Slovacchia.

In una recente intervista a POLITICO, Čaputová ha parlato di un si tratta di un mix tra un comune atteggiamento positivo nei confronti delle radici slave, di una certa visione della Storia recente (post-1989), dell’impatto della disinformazione e anche degli errori di comunicazione di alcuni leader politici democratici negli ultimi anni[4]. Complici le difficoltà della globalizzazione, l’avanzare del populismo, la questione migratoria e l’ampia corruzione percepita nel Paese – l’attenzione dei cittadini slovacchi è stata deviata dalla marea di disinformazione. La propaganda pro-Russia – cioè una propaganda che da una parte danneggia le democrazie europee e dall’altra presenta la Federazione come una vittima – ha rielaborato vari conflitti storici per offuscare gli eventi attuali, giustificando anche il diritto della Federazione Russa stessa di invadere l’Ucraina. Versioni alle quali molti slovacchi non esitano a credere e promuovono specialmente sulle reti sociali.

La questione della NATO

La tentazione di credere alla disinformazione o alle notizie false da parte del pubblico slovacco attecchisce maggiormente nell’opinione pubblica, soprattutto in tempi di crisi. Il combinato di Covid-19, la guerra in Ucraina, l’inflazione e dei costi dell’energia hanno contribuito ad esacerbare la situazione legata alla disinformazione e ne hanno ampliato sia la produzione esterna ed interna, che l’estensione nella società slovacca. Dai movimenti no-mask e no-vax (che hanno fatto riferimento a complotti internazionali per lo spargimento del Covid-19) alla questione NATO (accusata di essere promotrice della guerra in Ucraina per il fatto di essersi “spinta troppo ad Est”), molti cittadini sono sempre più inclini a credere in versioni distorte, scorrette o semplicemente false. Lo scontento per la congiuntura economica e la paura della guerra sono pure tra i fattori di crisi che alimentano oggi l’inclinazione di molti cittadini a credere a “teorie alternative”, cospirative e false.

La NATO è uno dei bersagli preferiti attorno ai cui la disinformazione dall’estero prolifera. Sebbene negli ultimi trent’anni il paese abbia via via assunto una postura aperta e democratica, atlantista ed europeista, la pesante eredità di stampo sovietico persiste ed è alimentata in maniera ambigua da alcuni politici slovacchi. Non stupisce dunque se secondo GLOBSEC, nel 2022 il 50 per cento degli slovacchi affermava che gli Stati Uniti sono una minaccia alla sicurezza del Paese. Sentimenti anti-NATO e anti-US vanno di pari passo con una retorica pro-Russia e contro Kyiv che viene promossa dal Cremlino nei paesi-vittime e dai politici che sfruttano la disinformazione per incrementare la paura dell’elettorato e attrarre consenso politico. Secondo il report NATO del 2022, dopo il Montenegro, la Slovacchia è il paese europeo che meno crede che il legame transatlantico sia importate per affrontare le sfide di sicurezza nel futuro.

Rispetto alla media europea del 70 per cento, solo il 51 per cento degli slovacchi (i secondi in Europa, dopo i montenegrini), voterebbe oggi per restare nella NATO. Seconda solo alla Grecia, la Slovacchia ha il numero maggiore di pareri negativi nei confronti della NATO (35 per cento ), contro il 40 per cento dei favorevoli. L’avversità nei confronti della NATO va di pari passo con la rendita elettorale di partiti populisti, antisistema, estremisti e pro-Russia di investire nella retorica anti-NATO. In caso di vittoria in settembre dei partiti pro-Russia (come è il caso di Smer-SD, il partito di centro-sinistra dell’ex premier Robert Fico, che negli ultimi mesi si è rivelato volutamente ambiguo sugli aiuti all’Ucraina e critico nei confronti della NATO) la posizione internazionale della Slovacchia in materia di sicurezza e difesa potrebbe cambiare dall’autunno 2023. La Slovacchia non uscirà dalla NATO, ma l’opposizione guidata da un governo ostile alla struttura atlantica potrebbe causare frizioni con gli altri membri dell’Alleanza.

Disinformazione e politica in Slovacchia

Il “Rapporto delle forze di polizia sulla disinformazione in Slovacchia nel 2022”[5] (d’ora “Report della polizia”) ha avvisato che la più grande minaccia alla sicurezza dei cittadini slovacchi nel 2023 è rappresentata da gruppi di interesse e individui influenti e di alto profilo (compresi i leader politici) che esercitano considerevole influenza sull’opinione pubblica per creare caos e promuovere i propri interessi. Ancora, il caso di Smer-SD è emblematico. Oltre ad insulti personali a Čaputová (“inidoneità mentale a ricoprire la carica di Presidente”), Fico definisce propaganda e disinformazione tutte le voci che si levano contro di lui – sia da parte dei media, che dai suoi oppositori politici. È anche molto attivo nel criticare la NATO, appoggiandosi sulla propaganda russa, argomentando che l’Alleanza atlantica vuole influenzare il voto di settembre – non solo una bugia, ma anche una possibilità esplicitamente smentita, proprio a Bratislava ad inizio giugno, dal segretario generale della NATO Jens Stoltenberg[6].

Fico, già due volte Primo Ministro, usa la disinformazione per incrementare il consenso e lavorare sulle paure di parte della popolazione slovacca su tematiche quali sicurezza e migrazione. Al momento Smer-SD è il primo partito in Slovacchia secondo tutti i sondaggi e oscilla tra il 17 e il 19 per cento: verosimilmente, se intende governare il Paese da autunno dovrà stipulare alleanze con altri partiti – in pole position ci sono i partiti che destra estrema, che con Smer-SD (di centrosinistra) condividono la retorica aggressiva e populista, l’uso della disinformazione, il sentimento anti-establishment. Si dice che Fico faccia il gioco di Mosca nel tentare di gettare fango sulla NATO, alimentando l’astio nei confronti dell’Alleanza con bugie sul ruolo della NATO sia nel conflitto in Ucraina, che nella società slovacca. In merito alla guerra in Ucraina, la linea di Smer-SD è ambigua: da una parte proclama di sostenere Kiev, ma non vuole l’Ucraina nella NATO e si appella alla fine della cessione di armi al Paese.

La disinformazione, propugnata da Fico e non solo, attacca i media mainstream: come tutti i disinformatori, diffonde accuse di corruzione nei media tradizionali; li accusa inoltre di ignorare “questioni importanti” e di censura. “La Slovacchia sta lottando contro il caro energia, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, le case non accessibili a causa dei mutui costosi, le città non hanno soldi per i servizi di base per i loro abitanti, ma i giornalisti sono interessati solo all’Ucraina e a loro stessi”, ha scritto in un post di Facebook[7]. “Non saremo messi a tacere solo perché la nostra opinione diversa non si adatta ai media mainstream”, ha commentato in un altro post[8]. “La propaganda di guerra e la copertura sconsiderata dei problemi della Slovacchia con argomenti alternativi non faranno scomparire le preoccupazioni della gente comune”. Fico afferma regolarmente che i media tradizionali sono corrotti, che mentono al pubblico e che sostengono solo alcune figure politiche.

Slovacchia e guerra in Ucraina

Il “Report della polizia” sottolinea come assieme alla guerra in Ucraina, in Europa Centrorientale, si sia anche accompagnata una “guerra ibrida”: una guerra immaginaria in un ambiente virtuale in cui sotto attacco dalla disinformazione (della Russia, in questo caso) sono anche i cittadini che sono indotti a credere alle bugie della propaganda e della disinformazione. Il “Report della polizia” porta l’attenzione su come il web in Slovacchia sia inondato di disinformazione, manipolazioni e operazioni informative capziose. Durante la crisi di Covid-19 per via della disinformazione e la propaganda no-mask e no-vax sono morte migliaia di persone – una strategia disinformativa collegata all’intenzione di indebolire la Slovacchia e in generale per estensione tutto l’Occidente e il futuro del sistema liberal democratico. A partire dal 24 febbraio 2022, dopo l’invasione del territorio ucraino da parte delle truppe russe, il tema della guerra è diventato il tema prediletto e dominante in materia di disinformazione in Slovacchia.

Secondo il “Report della polizia”, i principali importatori di propaganda pro-Russia in Slovacchia sono stati colti di sorpresa dall’inizio della guerra, poiché solo pochi giorni prima avevano convinto il pubblico che la Russia non avrebbe invaso l’Ucraina. Tuttavia, hanno ben presto aggiustato il tiro, aggiungendo altra disinformazione verso una ulteriore e progressiva alterazione dei fatti e delle motivazioni che hanno spinto la Russia ad aggredire l’Ucraina. In particolare, i propagandisti della disinformazione pro-Russia si sono posti diversi obiettivi in relazione alla Slovacchia: ottenere il sostegno degli slovacchi della “operazione militare speciale” russa; organizzare azioni virtuali e reali contro il sostegno all’Ucraina; attaccare le autorità statali della Slovacchia e la comunità internazionale; creare il caos informativo in Slovacchia; mettere in discussione il sistema democratico stesso del Paese; aumentare l’influenza della Russia nel Paese nel lungo periodo.

Subito dopo l’inizio della guerra in Ucraina, gli agenti della disinformazione hanno iniziato a produrre narrazioni di disinformazione. La decisione del governo di Eduard Heger nel marzo 2023 di donare alcuni MiG-29 jet fighters all’Ucraina è stata uno dei maggiori argomenti nello spazio informativo slovacco. Il governo è stato accusato di essere guerrafondaio dai partiti populisti sia di destra che di sinistra in Slovacchia. I partiti di estrema destra e sinistra non solo sono d’accordo nel negare l’aiuto a Kiev, nel criticare l’EU, la NATO, gli Stati Uniti: sono d’accordo nell’accusare l’Occidente di essere responsabile delle “provocazioni” nei confronti della Russia. Milan Uhrík (del partito di destra Republika) ha insistito su Facebook[9] che consegnare i jet all’Ucraina trascinerebbe la Slovacchia nella guerra e significherebbe il disarmo delle forze armate slovacche (in realtà lo stock di armi del Paese non è stato messo a repentaglio per via della cessione dei MiG-29, per altro di origine sovietica).

Targetizzazione delle fake-news

In merito ad altri esempi di disinformazione russa propagati in Slovacchia con riferimento alla guerra in Ucraina, nel 2022 le Forze di polizia hanno registrato centinaia di narrazioni diffuse, molte delle quali provenienti dall’estero e targettizzate per il pubblico slovacco: cittadini slovacchi reclutati e mobilitati per andare a combattere i russi in Ucraina; presentazione dei rifugiati ucraini in Slovacchia come pericolosi criminali; i rifugiati che scatenano una nuova ondata di pandemia di Covid-19; all’ospedale di Bojnice (nella regione di Trenčín), gli infermieri sono stati licenziati per rendere disponibili i posti per i rifugiati ucraini; gli ucraini sono stati arrestati durante il raid NAKA (la National Crime Agency) a Bratislava per traffico di droga; accusare gli ucraini di crimini commessi in Slovacchia che non hanno commesso; proteste di massa degli slovacchi contro gli aiuti all’Ucraina. Il “Report della polizia” ha anche rilevato le maggiori fake-news concernenti l’Europa ed “esportate” in Slovacchia.

Cioè, dare l’impressione che le truppe statunitensi stessero combattendo in Ucraina; laboratori biologici segreti in Ucraina – come giustificazione per l’inizio della guerra; il premier polacco che rende omaggio al memoriale di Stepan Bandera; l’esercito ucraino sta uccidendo i suoi stessi cittadini con il fosforo; il Covid-19 è stato creato nei laboratori ucraini; gli ucraini hanno bruciato i russi a Odessa nel 2014; il Presidente Volodymyr Zelenskyj è dipendente da droghe; la figlia di Zelenskyj che piange perché lo odia; il progetto di sgancio di una bomba atomica da parte degli Stati Uniti sulla Russia. Come altrove in Europa, queste fake-news hanno preso piede in Slovacchia entro certi segmenti della popolazione. Il rischio è che l’audience potenziale si allarghi anche per effetto della retorica politica favorevole alla promozione della disinformazione – non sarebbe la prima volta che molte persone sarebbero indotti a credere a versioni “di comodo” per confermare i propri bias o pregiudizi.

Rispetto ad altri paesi europei, in Slovacchia c’è un elemento in più. Come riportato da Euronews, l’account ufficiale dell’ambasciata russa in Slovacchia è il paradiso dei teorici della cospirazione. La pagina Facebook dell’ambasciata ha accumulato circa 5.000 post in un solo anno – tra cui la teoria secondo cui gli Stati Uniti controllano la diffusione del Covid-19 attraverso laboratori biologici internazionali; gli insulti a Zelenskyj sono poi all’ordine del giorno. Il “Beacon Project”, iniziativa dell’International Republican Institute che tiene traccia delle attività di disinformazione delle ambasciate cinesi e russe in Europa, ha definito l’account dell’ambasciata russa in Slovacchia la più virulenta presenza diplomatica sui social media in Europa quando si tratta di minare lo sforzo bellico ucraino. Il fatto che l’ambasciata russa a Bratislava si faccia promotrice di aperta propaganda e disinformazione, sottolinea la continuità delle bugie pro-Russia in Rete e il governo a Mosca.

Conclusione

La disinformazione in Slovacchia non è una novità: la situazione si è aggravata nell’ultimo quinquennio: La crisi della globalizzazione, l’incremento dei prezzi, il Covid-19, la guerra in Ucraina. Non sembrano esserci miglioramenti in materia, sottolinea il “Report della polizia”. Gli importatori di disinformazione, nonché i politici populisti di estrema destra e sinistra, continueranno a creare caos informativo e ad alimentare un senso permanente di insicurezza, malcontento e aggressività a fini elettorali. Un trend che potrebbe accentuarsi con un eventuale prossimo governo Fico e avvicinare la Slovacchia alla Russia. Non va perso di vista come la questione della disinformazione in Slovacchia (che è più grave rispetto ad altre democrazie europee) si inserisce all’interno di un dibattito pluriennale e aperto rispetto all’esplosione di fake-news in Rete e il ruolo del social media. Social network non regolamentati e senza regole precise consentono lo spargersi e il moltiplicarsi della disinformazione e delle fake news.

Il “Digital Service Act” dell’Unione Europea varato il 19 ottobre 2022 potrebbe migliorare il controllo della qualità e dell’accuratezza dei network e dei suoi operatori. Tuttavia, i disinformatori esteri ed interni, politici e non, continueranno a lavorare per avvelenare il dibattito pubblico in Slovacchia e l’oggettività delle notizie, alimentando la disinformazione, l’incomprensione e la frammentazione sociale nel paese. Costoro, si legge nel “Report della polizia”, continueranno a sfruttare il fatto che la Slovacchia è uno dei Paesi dell’UE in cui il maggior numero di cittadini tende a credere a qualsiasi tipo di disinformazione. E soprattutto, il paese in cui sussiste il maggiore scetticismo nei confronti della NATO. Lo scorso marzo, l’Ucraina e altre sette nazioni dell’Europa centro-orientale hanno chiesto in una lettera aperta alle principali aziende tecnologiche del mondo di agire per combattere la disinformazione sulle loro piattaforme da parte di potenze ostili che minano la pace e la stabilità[10].

La disinformazione fa parte dell’arsenale della “guerra ibrida” – per quello che riguarda la disinformazione dall’estero – e dell’incremento elettorale – per quello che riguarda alcuni partiti che le propagano. Nello specifico della guerra in Ucraina, la Federazione Russa impiega la disinformazione per indebolire le democrazie europee e il loro sostengo all’Ucraina. Un rapporto su “Infosecurity”[11] sottolinea come oltre la metà degli slovacchi accetta la possibilità di brogli elettorali: un esempio dei risultati di anni ed anni di fake-news e di discredito del modello democratico liberale. La suscettibilità alla disinformazione in Slovacchia continuerà ad influenzare l’opinione pubblica in tutta la regione centroeuropea. Questo sottolinea la necessità che i politici, la società civile e i media promuovano informazioni concrete, favoriscano l’unità e affrontino i fattori di fondo che contribuiscono al proliferare e all’attecchimento nelle fake-news.[12].