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Fare rete per la salvaguardia praticare la pluralità, connettere la diversità

La rete delle feste delle grandi macchine a spalla
Giganti cavalluccio e palio AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’,  b.2
Giganti cavalluccio e palio AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, b.2

“[…] non si può prelevare una processione così come invece può farsi per taluni suoi elementi, statue o ceri o macchine professionali: ‘oggetti’ indubbiamente, questi ultimi, mentre la processione in sé non è un ‘oggetto’, o almeno non lo è nello stesso senso […]. Di una processione non si può portare via lei,” – e neanche conservarla – “come si fa con un oggetto, ma solo il ricordo, ossia la memoria mentale, o anche una rappresentazione o immagine (disegno, film, o simili). Così è pure di un canto o di una fiaba, di cui solo la trascrizione scrittoria o l’immagine magnetica (e oggi anche digitale) può essere trasferita in un luogo-tempo diverso da quello della sua esecuzione”.

Alberto M. Cirese

Beni “volatili”, beni immateriali

La cultura immateriale è stata definita da Alberto M. Cirese cultura ‘volatile’, che si caratterizza per mancanza di ‘durevolezza’ degli ‘oggetti’ che la compongono: “sono insieme identici e mutevoli”; “per essere fruiti più volte, devono essere ri-eseguiti o rifatti”; “vanno perduti per sempre se non vengono fissati su memorie durevoli”. Negli ultimi anni il concetto di patrimonio immateriale si è andato ampliando, fino ad acquisire un significato estensivo e articolato, che comprende una pluralità di beni fra loro anche molto diversificati.

La terminologia di “immateriale” per definire questi beni si è affermata piuttosto recentemente, adottata e condivisa a livello mondiale, testimonianza dell’accresciuto interesse sul patrimonio immateriale sia a livello nazionale che internazionale. A questo ha esplicitamente dedicato un ampio ed elaborato documento, che ne riprende anche vari precedenti, l’UNESCO, firmato a Parigi il 17 ottobre 2003, la Convention pour la sauvegarde du patrimoine culturel immatériel. L’articolo 2, Définitions, “per patrimonio culturale immateriale si intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il Know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale. (…)”  pare strettamente legato all’articolo 2bis della Convenzione Faro “una comunità di eredità è costituita da un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future”. La Convenzione Unesco (2003) e la Convenzione di Faro (2005) postulano un nesso fondamentale fra “beni immateriali” e il contesto sociale di appartenenza, all’interno dei più generali processi di riconoscimento della diversità culturale come valore condiviso su scala planetaria.

Mbuttaturi e scasata AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, b.2, foto VDPF02, DSC_6370
Mbuttaturi e scasata
AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, b.2, foto VDPF02, DSC_6370

L’UNESCO e il patrimonio immateriale

Nell’ambito delle candidature italiane un’attenzione particolare meritano le “candidature in rete”. Al Comitato di Baku, in Azerbaijan, nel 2013, la candidatura italiana delle “feste delle grandi macchine a spalla” si è imposta all’attenzione internazionale come primo concreto caso di “candidatura in rete” a livello nazionale.’Le processioni cattoliche con grandi machine a spalla, scritte nel 2013 nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità ‘’si svolgono in tutta l’Italia, ma in particolare in quattro centri storici: a Nola, una processione di otto “gigli” di legno e cartapesta commemora il ritorno di San Paolino; a Palmi, i portatori hanno una complessa struttura processuale in onore di “Nostra Signora della Santa Lettera”; a Sassari, la “Discesa dei Candelieri” comporta il trasporto votivo di obelischi di legno; e a Viterbo, la “Macchina di Santa Rosa” (Torre di Santa Rosa) commemora il santo patrono della città. La condivisione coordinata ed equa dei compiti in un progetto comune è una parte fondamentale delle celebrazioni che legano le comunità attraverso il consolidamento del rispetto reciproco, della cooperazione e dello sforzo congiunto’’.

Un esempio ‘virtuoso’ di una candidatura, coordinata da Patrizia Nardi, nata da un progetto tra comuni, che nell’unione di rete tra territori ha aggirato le diverse regioni di appartenenza. Un successo italiano e un modello di rete auspicabile per altre candidature che coniuga elementi antichi - il rituale del trasporto a spalla di grandi strutture, l’offerta votiva della forza, la partecipazione collettiva, la trasmissione di generazione in generazione - all’impegno delle comunità in favore della valorizzazione delle feste nel contesto nazionale ed internazionale

‘’Il dialogo tra i portatori che condividono questo patrimonio culturale porta anche allo sviluppo di una rete di scambio. Le celebrazioni richiedono il coinvolgimento di musicisti e cantanti, nonché artigiani esperti che fabbricano le strutture processionali e creano abiti e manufatti cerimoniali. Le comunità festive si dedicano alla trasmissione informale di queste tecniche e conoscenze per ricreare ogni anno le strutture, un processo che aiuta la continuità culturale e rafforza un forte senso di identità.’’

Mbuttaturi e scasata AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, b.2, foto VDPF02, DSC_6106
Mbuttaturi e scasata
AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, b.2, foto VDPF02, DSC_6106

 

Documentare, catalogare la festa

La documentazione e la catalogazione dei beni immateriali necessitano di peculiari operazioni legate alla ricerca e alla ‘produzione’ dei documenti, alla loro raccolta e archiviazione, alla conservazione dei supporti che li contengono. Patrimonio visibile, sperimentabile e analizzabile solo a partire dall’osservazione dal ‘vivo’, deve essere prima individuato come tale, quindi ‘fissato’ su supporti multimediali o cartacei per restituire la dimensione materiale che permette di conservare, archiviare, analizzare e catalogare il patrimonio considerato.Il patrimonio immateriale è molto labile e salvaguardarlo comporta la raccolta, la documentazione e quindi l’archiviazione, in quest’ottica, i supporti materiali vanno intesi esclusivamente come mezzi di conservazione dei beni immateriali e non come loro sostituiti poiché sono solamente in grado di riprodurli in maniera identica all’infinito, privandoli così del loro carattere distintivo, cioè della loro unicità.

Nel 1978 l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) ed il Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari di Roma hanno dato l’avvio al dibattito sulla catalogazione dei beni immateriali in Italia. Grazie a questi due enti sono state elaborate delle varianti delle schede di catalogazione per gli elementi folklorici (FK7) che hanno avuto però un uso limitato. Oggi è generalmente usata la scheda BDI¹ elaborata nel 1999 (ICCD) per la regione Lazio che comprende degli allegati audio visivi.

Narrazione intorno alla figura dell’ideatore della “Varia” Meccanica  AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, b.1, scheda DBI-P 06
Narrazione intorno alla figura dell’ideatore della “Varia” Meccanica
AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, b.1, scheda DBI-P 06

La prerogativa affinché ogni realtà locale potesse avviare le candidature era, innanzitutto, aprire un inventario del bene. Questo ha significato redigere delle schede di catalogo, prodotte sul modello delle BDI ministeriali (schede per i Beni Demoetnoantropologici Immateriali) ridotte, per ciascuna festa della rete.

Racconto riguardante la processione della Madonna della Lettera e del Sacro Capello AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, b.1, scheda DBI-P 07
Racconto riguardante la processione della Madonna della Lettera e del Sacro Capello
AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, b.1, scheda DBI-P 07

In data 30 maggio 2012 il Comitato Cittadino ‘’11 gennaio 1582’’ di Palmi ha eseguito presso l’Archivio di Stato di Reggio Calabria Sezione di Palmi, il deposito degli ‘’Atti di Catalogazione della Varia di Palmi’’, redatti dall’antropologo Tommaso Rotundo. Il deposito consta di 16 schede BDI ridotte corredate da 4 CD e 17 mini DV.

Cronistoria della giornata culminante della festa della “Varia”: la “Scasata” e il trasporto della macchina processionale AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, scheda DBI-P 16
Cronistoria della giornata culminante della festa della “Varia”: la “Scasata” e il trasporto della macchina processionale
AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, scheda DBI-P 16

Riguardo la catalogazione e la tutela, la festa la cui caratteristica è quella di essere effimera, transeunte e quindi immateriale, è da cogliersi nell’atto del suo svolgimento, in quanto vi è la necessità di rilevarla e documentarla nell’atto stesso del suo verificarsi. Pertanto la festa, per potere essere tradotta in scheda di catalogo, resta inevitabilmente condizionata dalla sua ricorrenza.

Nella nostra prospettiva diacronica, abbiamo bisogno di datare e confrontare perché sappiamo che la memoria gode di momenti di espansione e soffre di momenti di contrazione e che ad ogni nuova sostituzione del supporto della memoria può verificarsi una qualche variante del modello tradizionale.

L’esortazione dell’UNESCO a promuovere un’azione di conservazione e tutela mediante la creazione di archivi audiovisivi corrisponde ancora una volta a quest’esigenza di analisi storica. Fissando la volatilità del bene, ne documentiamo al tempo stesso la vivacità di evoluzione riflessa nelle successive registrazioni distanziate nel tempo.

Angioletti e apostoli AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, b.2,  foto VDPF02 DSC_6328
Angioletti e apostoli
AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’, b.2, foto VDPF02 DSC_6328

I supporti materiali in cui la documentazione audio-visiva di determinati beni immateriali viene fissata in maniera stabile sono, dunque, degli espedienti di conservazione e di restituzione dei beni stessi; non dei loro sostituti, in quanto non possono, evidentemente, trattenere tutte le complesse dinamiche delle performance che solo l’osservazione diretta consente di cogliere. D’altra parte, questi supporti, proprio in virtù di tali contenuti, costituiscono, parallelamente, dei beni audio-visivi, che, per la loro specifica natura, possono venire sottoposti a forme di conservazione, tutela e valorizzazione.

Proprio grazie al loro spessore diacronico, per l’irripetibilità e l’unicità che li contraddistinguono, i beni immateriali fissati su supporti audio-visivi e conservati in Archivio² rappresentano una grande ricchezza. L’Istituto Archivistico ha il compito di custodire e tutelare la testimonianza materiale di questo bene immateriale da salvaguardare e promuovere. Il riconoscimento da parte dell’Unesco della festa cerimoniale della “Varia”, quale patrimonio dell’Umanità, ha l’intento di valorizzare le antiche tradizioni legate alla storia del territorio facendole divenire un volano per il turismo culturale. Dare visibilità al patrimonio culturale immateriale significa far prendere coscienza della sua importanza e favorire il dialogo tra le comunità, nel rispetto della diversità culturale. Un obiettivo tanto affascinante quanto complesso, che richiede sensibilità e disponibilità all’ascolto dell’altro. Nonostante la sua fragilità, il patrimonio immateriale è un fattore importante nel mantenimento della diversità culturale di fronte alla crescente globalizzazione. Comprendere il patrimonio culturale immateriale delle diverse comunità, non solo costituisce importanti elementi di potenzialità del territorio, che consentono di progettare forme di valorizzazione, di conoscenza, di circolazione, di fruizione e di uso sociale del patrimonio culturale, bensì favorisce il dialogo interculturale e incoraggia il rispetto reciproco tra diverse forme di vita.

Si rimanda all’Allegato ‘’LA VARIA DI PALMI’’ per ulteriori informazioni sulla festa e i documenti archivistici conservati presso l’ASRC  e la sua Sezione di Palmi.

1- L’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), nel suo Glossario (http://www.iccd.beniculturali.it/getFile.php?id=5823), distingue fra beni DEA immateriali e DEA materiali, con riferimento alle schede di catalogo BDI e BDM , fornendo due brevi definizioni fra loro coordinate, inerenti gli ambiti di applicazione di tali schede e aggiungendo, entro parentesi, gli elenchi delle rispettive categorie: In particolare:

BDI. Sigla che individua la scheda di catalogo ICCD “Beni demoetnoantropologici immateriali”. Ambito di applicazione: beni consistenti in performance uniche e irripetibili strutturalmente connesse al territorio e a prassi socialmente condivise, trasmesse attraverso l’oralità e le tecniche corporali, tanto in ambito italiano quanto in ambito europeo ed extra-europeo (comunicazioni non verbali, danze, feste e cerimonie, giochi, Capitolo 1 | 1.1 Definizioni e inquadramento | 35 letterature orali, musiche, norme consuetudinarie, rappresentazioni e spettacoli, saperi, tecniche).

 

In copertina: Giganti cavalluccio e palio AS Sezione di Palmi, Deposito Carteggio UNESCO Comitato Cittadino ‘’11 aprile 1582’’,  b.2, foto VDPF02 DSC 0322, 0324, 0330, 0342

Riferimenti bibliografici

Alberto M. Cirese, I beni demologici in Italia e la loro museografia, cit., p. 251

https://www.unesco.beniculturali.it/projects/rete-delle-feste-delle-grandi-macchine-a-spalla/ scritto nel 2013 (8.COM) nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità 1.1 Descrizione dell’elemento

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI ISTITUTO CENTRALE PER IL CATALOGO E LA DOCUMENTAZIONE, Strutturazione dei dati delle schede di catalogo Beni demoetnoantropologici immateriali Scheda BDI /seconda parte, ICCD, 2006 Il patrimonio demoetnoantropologico immateriale fra territorio, documentazione e catalogazione,  Roberta Tucci

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Istituto centrale per il catalogo e la documentazione LE VOCI, LE OPERE E LE COSE La catalogazione dei beni culturali demoetnoantropologici, Roberta Tucci, ICCD, 2018