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Gli esigui compensi dei giudici tributari

messa alla prova
Ph. Alessandro Saggio / messa alla prova

La Corte Costituzionale, a seguito di mie eccezioni, con l’importante ordinanza n. 144 del 23 aprile 1998, ha stabilito che:

“per le preesistenti giurisdizioni speciali, una volta che siano state assoggettate a revisione, non si crea una sorta di immodificabilità nella configurazione e nel funzionamento, né si consumano le potestà di intervento del legislatore ordinario; che questi conserva il normale potere di sopprimere ovvero di trasformare, di riordinare i giudici speciali, conservati ai sensi della VI disposizione transitoria, o di ristrutturarli nuovamente anche nel funzionamento e nella procedura, con il duplice limite di non snaturare (come elemento essenziale e caratterizzante la giurisprudenza speciale) le materie attribuite alla loro rispettiva competenza e di assicurare la conformità a Costituzione, fermo permanendo il principio che il divieto di giudici speciali non riguarda quelli preesistenti a Costituzione e mantenuti a seguito della loro revisione”.

Quindi, la riforma strutturale della giustizia tributaria, che il Governo entro settembre intende adottare con legge delega, non solo è possibile ed auspicabile, ma rientra nella potestà legislativa prevista dalla Costituzione.

Infatti, si tratta di una revisione che riguarda “il funzionamento e la struttura” delle Commissioni Tributarie, con il limite soltanto della natura della materia.

Oggi, la giustizia tributaria, gestita ed organizzata dal MEF, si avvale di giudici onorari, a tempo parziale, nominati solo per titoli e pagati dal MEF con importi esigui rispetto agli altri magistrati onorari.

Infatti, come si può notare dal quadro sinottico in allegato, i giudici onorari civili (Giudici di Pace, GOT e GOP), competenti per cause minori fino ad euro 20.000 (eccezionalmente, fino ad euro 50.000) guadagnano, fino a 72.000 euro all’anno, molto di più degli attuali giudici tributari, che decidono, invece, cause senza limiti di valore (anche milionarie), dalle cui mani passa l’1% del PIL italiano, e percepiscono come compenso 15 euro nette a sentenza depositata, zero euro per le sospensive e 1,50 euro per rimborso spese forfettario, anche fuori regione !!!!.

Questo incide, insieme ad altri fattori, anche sulla qualità delle sentenze che, secondo l’ultima Relazione Annuale sullo Stato della Giustizia Tributaria (pag. 197), vengono riformate nel 45,9% dei casi.

La materia tributaria è talmente difficile e complessa che non può più essere lasciata “ad un lodevole volontariato” (si rinvia all’interessante e condivisibile articolo del Prof. Enrico De Mita, in “Il Sole 24 Ore” di martedì 15 settembre 2021).

In definitiva, è necessaria ed urgente una strutturale riforma della giustizia tributaria, richiesta dal PNRR, non più dipendente dal MEF, ma dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con giudici tributari competenti, professionali, vincitori di concorso pubblico, scritto ed orale, a tempo pieno, con retribuzioni congrue e dignitose, parificate a quelle dei magistrati togati.

In allegato il quadro sinottico della magistratura onoraria.