La corsa per il Quirinale
Sergio Mattarella, dodicesimo Presidente della Repubblica, sarà in carica fino al prossimo 3 febbraio, data in cui lascerà l’incarico al Quirinale a seguito della scadenza del suo mandato settennale (Art. 85 Cost.).
Per raggiungere il Quirinale il Presidente della Repubblica deve essere eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato. L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta (Art. 83 Cost.).
I legittimati alla votazione per il Quirinale sono quindi 321 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali. Per la maggioranza dei due terzi sarà necessario raggiungere la quota di 672 voti mentre per la maggioranza assoluta saranno necessari solo 505 voti.
Martedì 4 gennaio il presidente della Camera Roberto Fico ha convocato il Parlamento per lunedì 24 gennaio. I nomi più quotati dai media in questi giorni sono quello di Silvio Berlusconi, sebbene il discorso di fine anno del capo dello Stato abbia aperto ad una nomina super partes, distante dai partiti, nonché quello di Mario Draghi, il quale avviandosi verso il Quirinale sarebbe costretto ad abbandonare l’attuale incarico da premier, lasciando non poche preoccupazioni ai vertici politici domestici, europei ed internazionali.
Per il Quirinale il centrodestra si oppone in anticipo al Mattarella bis, tentando di evitare che si ripeta la storia del suo predecessore Giorgio Napolitano, che a scadenza del suo mandato fu rinnovato per un ulteriore settennato.
Per eleggere Ciampi e Cossiga al Quirinale l’Assemblea impiegò solo un turno di votazione, mentre per eleggere il Presidente Leone ci vollero 23 turni.
Arduo sarà il compito dei grandi elettori nella scelta del nuovo Presidente, e la causa è una corsa priva di candidati, in cui il nome più attraente è già impegnato come Primo Ministro e che sembra non avere validi sostituti nel caso di una sua ascesa al Colle.
L’ampia maggioranza dovrà trovare un accordo e Mario Draghi, che avrà fatto già i suoi conti, sa benissimo che tra un anno ci saranno le elezioni per l’esecutivo, mentre la presidenza alla guida della Repubblica durerà per 7 anni. Sembrerebbe lecito sostenere che sarà lui a scegliere.