x

x

La Galassia Comunista e gli asteroidi

A 100 anni dalla costituzione del Partito Comunista ripercorriamone la lunga storia di scissioni
PCI
PCI

Tutto iniziò il 21 gennaio del 1920 con il canto dell’Internazionale e l’uscita dal palazzo di Livorno. In un momento critico per la storia d’Italia, le analogie con il presente sono palpabili, il partito socialista che aveva più seggi alla camera si divide. Nasce il partito comunista e la sua creazione nei fatti spianò la strada alla vittoria di una controrivoluzione delle destre. Iniziò così la scissione dell’atomo a sinistra, una storia di autoflagellazione e protagonismi dove l’Io prevale sul noi.

Il 15 gennaio 1921 a Livorno si apre nel Teatro Goldoni il diciassettesimo congresso del Partito socialista italiano. Si fronteggiano, nei fatti, un’ala riformista che riteneva di dover trovare nella collaborazione con i partiti borghesi la via delle riforme graduali e l’ala intransigente di Gramsci che propugnava l’appello alla rivolta e lotta di classe.

Oggi si celebrano i 100 anni della nascita del partito comunista che nel corso della sua storia ha vissuto una miriade di scissioni tanto da far ritenere che gran parte dei fisici quantistici italiani siano di fede comunista.

Dalla sua nascita fino agli anni ’90 il PCI vive un periodo tutto sommato tranquillo.

Gli asteroidi di Democrazia Proletaria e Partito di Unità proletaria e i gruppi della sinistra extraparlamentare non scalfiscono più di tanto il PCI. Il monolite rosso nato come partito classista, che si nutriva delle rivalse sociali antiborghesi e dell’odio anticlericale delle masse proletarie mantiene un legame solido con la sua vastissima base popolare.

Tutto ciò fino alla metà degli anni Settanta, quando il PCI si imborghesisce acquisendo una forte massa di comunisti di complemento, “compagni di strada”, in particolare nel campo degli attori, artisti, storici, scrittori, cantanti, commediografi e filosofi. Nel mondo accademico e nel settore dell’informazione il PCI divenne quasi egemone.

La politica del “coinvolgimento” influenzò anche il mondo cattolico dove il PCI riuscì a pescare consensi. Il tutto con spregiudicate operazioni pacifiste, vellicando le tendenze assistenzialistiche, terzomondistiche, socialisteggianti presenti in molti settori cattolici. L’espressione più compiuta di questa politica del “coinvolgimento” è data dalla Sinistra Indipendente, presente fino alla X Legislatura, febbraio del 1992, con un gruppo nutrito di intellettuali, professori, studiosi, giornalisti, giuristi, professionisti, artisti e perfino all’ex Presidente della Consob Guido Rossi.

Poi succede l’irreparabile con la caduta del muro di Berlino e la fine dei due blocchi contrapposti. Si chiudono i rubinetti da Mosca e arriviamo alle lacrime di Occhetto per le esalazioni della verniciata centrista del nuovo partito del PDS. A questo punto abbandoniamo le mille trasformazioni della Cosa, Pds, Ds, Ulivo, Pd e chi più ne ha più ne metta e concentriamoci con gli eredi del Comunismo italico: i duri e puri.

Il 3 febbraio del 1991 Armando Cossutta e Sergio Garavini non accettano di essere minoranza nel partito e con il Movimento per la Rifondazione Comunista radunano le forze che alle elezioni del 1992, alla prima prova elettorale, raccolgono il 5,6% dei voti.

Nel 1994 arriva il neo enfant prodige Fausto Bertinotti, che tanto piaceva nei salotti di destra; poi si scoprirà il perché. L’elegante sindacalista che nei suoi discorsi sciorinava una serie di improbabili metafore condite da contadini sandinisti e salvadoregni (celebre l’imitazione di Corrado Guzzanti) conduce alle elezioni anticipate del 1994 il PCR al 6,1%.

Come di solito avviene nel mondo dannato della sinistra, nel momento di maggior successo arriva la scissione e così escono dal partito i dirigenti vicini a Garavini che andranno a formare il Movimento dei Comunisti Unitari, successivamente inglobato nei DS.

Alle politiche del 1996 c’è un ulteriore passo in avanti per la new left italiana: Rifondazione comunista ottiene oltre 3 milioni e 200 mila preferenze pari all’ 8,6% dei voti. Assaporato il successo si iniziano i distinguo e dopo l’approvazione di una pesante manovra finanziaria il dibattito tra le correnti interne del PRC si fa sempre più caldo, fin quando la maggioranza bertinottiana decide di togliere l’appoggio esterno al governo Prodi.

Nel 1998 nasce quindi un nuovo esecutivo a guida D’Alema e va in scena la seconda scissione di Rifondazione che porta alla nascita del Partito dei Comunisti italiani, composto dalla corrente cossuttiana che non accetta la fine dell’esperienza governativa e intende spostare a sinistra l’asse dei governi di centrosinistra. È la prima volta per un partito comunista all’interno di un governo nazionale, rappresentato da due ministri e tre sottosegretari.

Alle elezioni del 2001, con il PRC che corre da solo e il PdCi dentro al centrosinistra, vedono i due partiti toccare i minimi storici.

Nel 2006 grazie all’intesa con l’Unione creata per battere il mostro Berlusconi, Rifondazione ottiene il 5,8% dei voti e per effetto del premio di maggioranza porta in Parlamento 41 deputati e 27 senatori, mentre il PdCI con il suo 2,3% elegge 16 deputati e 5 senatori.

Bertinotti viene eletto Presidente della Camera, forse con l’intenzione di cloroformizzare il parolaio. Ma Sergio Turigliatto e l’omonimo De Gregorio determinano il 24 gennaio del 2008 la caduta del secondo governo Prodi e la successiva esperienza deludente de la Sinistra l’Arcobaleno, Rifondazione e Comunisti italiani toccano il punto più basso della loro storia non riuscendo a superare la soglia di sbarramento del 4%.

Nel 2008 a Chianciano, dopo una maratona di parole, esce dal PRC la componente vicina a Nichi Vendola, che andrà a costituire successivamente Sinistra Ecologia Libertà, mentre alla segreteria si insedia Paolo Ferrero, convinto assertore della ricostruzione identitaria del partito dopo il fallimento del cartello elettorale delle sinistre.

In quest’ottica si tenta di ricomporre la divisione storica con il Pdci: nel 2009, dopo la sconfitta alle europee della lista Comunista-Anticapitalista, nasce la Federazione della Sinistra a cui si aggiungono Socialismo 2000 e l’associazione Lavoro-Solidarietà. Anche questo coordinamento ha vita breve: il PdCI, in vista delle primarie del centrosinistra del 2012, si schiera a sostegno di Vendola al primo turno e di Pier Luigi Bersani al secondo.

Nel 2013 la necessità di tornare in Parlamento da parte delle sigle comuniste induce però PRC, PdCI, Verdi e Italia dei Valori a costituire la lista Rivoluzione Civile, con Antonio Ingroia candidato premier. Ma il novello Masaniello Ingroia naufraga miseramente fermandosi al 2,2%, senza eleggere rappresentanti.

Alle elezioni europee del 2014 un flebile spiraglio di ripartenza si intravede nella galassia frantumata a sinistra del Pd. La lista l’Altra Europa con Tsipras, l’economista cheghevaregno greco, riesce nell’impresa di superare la soglia di accesso al Parlamento europeo. Tra i 3 eletti de l’Altra Europa con Tsipras c’è Eleonora Forenza, dirigente nazionale del PRC ed esponente della minoranza interna.

Nonostante il riscontro elettorale anche quest’ultimo contenitore di sinistra non riesce però a sopravvivere. Le sigle a sinistra si moltiplicano e il PdCI cambia nome in Partito Comunista Italiano, accogliendo alcuni delusi di Rifondazione.

L’intento di creare un nuovo contenitore a sinistra dopo l’assemblea al teatro Brancaccio fallisce per l’indisponibilità dei comunisti a trattare con gli ex PD. Si originano così due percorsi distinti che porteranno alle elezioni del 2018 la lista di Liberi e Uguali da un lato e di Potere al Popolo! dall’altro, sostenuta da PRC, PCI, Sinistra Anticapitalista e altri movimenti che si fermerà all’1,1%. Fuori dal Parlamento restano inoltre il Partito Comunista e la lista Per una Sinistra Rivoluzionaria, cartello composto da Partito Comunista dei Lavoratori e Sinistra Classe Rivoluzione, la componente FalceMartello fuoriuscita dal PRC nel 2016.

Oggi la galassia dei comunisti in Italia si ritrova atomizzata in sigle, prive di un reale seguito elettorale, come Partito Comunista Italiano, Partito Comunista dei Lavoratori, Partito Marxista-Leninista Italiano, Fronte Popolare e Sinistra Anticapitalista, altri ne sono ben presto usciti, come Pap e Prc. Tante sigle che vogliono rappresentare nei loro nobili intenti i lavoratori e gli emarginati ma quest’ultimi sembrano sordi al richiamo.

Siamo partiti da Livorno per giungere alla frantumazione dell’atomo comunista e direi che c’è poco da festeggiare.

Rimane l’interrogativo di fondo: Compagno dove sei