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La sottile linea bielorussa

Lukašėnka
Lukašėnka

Kryscina Cimanoŭskaja e Vital Shyshou sono due aitanti bielorussi, rispettivamente di 24 e 26 anni, che condividono una salutare passione per l'esercizio fisico. Per Kryscina l'atletismo significa molto: la giovane pratica l'atletica leggera da almeno un decennio ed è campionessa nazionale iridata nei 100 e 200 metri piani. Vital, al contrario, di mestiere fa tutt'altro – si occupa infatti di attivismo politico – ma non rinuncia a periodiche corsette immerso nel verde, agevolato dalla presenza di un grande parco naturale nei pressi della sua dimora a Kiev.

A tal proposito, da sottolineare una peculiarità: ambedue le vite "parallele" di questi due bielorussi sono principalmente ambientate fuori dalla Bielorussia, per scelta o per necessità.

Dopo aver abbandonato la terra natia nel 2020 (poco dopo l’assai controversa rielezione di Lukašėnka), Vital ha infatti trovato rifugio nella vicina Ucraina – un tempo repubblica sorella di Minsk, oggi auto-candidata all’ingresso nell’UE (e nella NATO) per recidere l’odiato cordone ombelicale con Mosca. Kryscina invece ha lasciato Minsk appena poche settimane fa, diretta a Tokyo per partecipare a quei giochi olimpici che sono il sogno dichiarato di ogni atleta. Difficilmente, tuttavia, vi farà presto ritorno. La sprinter ha infatti accusato lo staff bielorusso d’incompetenza – per averla iscritta a una specialità che non aveva mai praticato prima (staffetta 4x100 m) –, provocando un’adirata reazione delle autorità sportive nazionali, che le hanno eufemisticamente chiesto (rectius intimato) di fare immediato ritorno a Minsk. Quel volo per Minsk, però, Kryscina non lo ha preso: appena arrivata in aeroporto, ha chiesto protezione alla polizia giapponese contro le minacciose ingerenze dei suoi connazionali e, dopo poche ore, ha ottenuto un visto umanitario dalla Polonia[1].

Nelle stesse ore in cui la velocista chiedeva (e otteneva) la protezione estera dalla sua camera d’albergo nipponica, Vital non se la passava esattamente benissimo. Anzi, non se la “passava” affatto: dopo la preoccupata segnalazione di sua moglie, che lo aveva aspettato invano dal suo tradizionale jogging, la polizia ucraina ha infatti trovato il suo corpo esanime nel parco vicino casa. Il corpo pendeva da un albero, una morte evidentemente sopravvenuta per impiccagione. Secondo gli inquirenti, è verosimile però che si tratti di “un omicidio premeditato concepito per apparire un suicidio[2]. I sospetti sono forti, forse inequivocabili: Vital era infatti il capo della “Casa Bielorussia in Ucraina” (BDU), una ONG che aiuta dissidenti e cittadini vittime (o potenziali tali) della repressione bielorussa a lasciare la “Russia bianca”.

Due episodi, uno dei quali divenuto tragedia, che non possono che irrigidire ulteriormente la posizione dell’UE nei confronti della “ultima dittatura d’Europa” – come viene appunto definita quella bielorussa. Dallo scoppio delle proteste di piazza successive alle elezioni del maggio 2020, Lukašėnka ha infatti scavato un solco tra sé e i vicini occidentali, e allo stesso tempo si è stretto in un pericoloso abbraccio con la Russia di Vladimir Putin. Pericoloso perché il Cremlino è perfettamente consapevole del fatto che il baffuto autocrate è quasi totalmente dipendente da Mosca per la sua sopravvivenza, e quindi è nella condizione di imporre le sue condizioni a Minsk da una posizione di incontrastata supremazia (il che intimorisce anche lo stesso Lukašėnka, che peraltro non può farci più niente).

E così, mentre il presidente bielorusso cerca di giocare la carta “alla turca” del ricatto sui migranti con l’UE (gli ingressi irregolari di migranti asiatici e africani dalla Bielorussia sono cresciuti di oltre 50 volte dallo scorso anno) come ripicca per le sanzioni anti-regime, la Commissione sembra voler passare al contrattacco e ipotizza la costruzione di una barriera sul confine lituano-bielorusso[3]. Curiosamente, nello spazio aereo sovrastante quella stessa linea di confine, il 23 maggio 2021, le autorità bielorusse avevano imposto al volo Ryanair 4978 (partito da Atene e diretto a Vilnius) di atterrare a Minsk per non meglio precisati motivi di sicurezza. Una volta atterrato all’aeroporto della capitale bielorussa, le forze dell’ordine hanno prontamente prelevato ed arrestato l’attivista bielorusso 26enne Roman Protasevič – accusato di “attività terroristiche” per aver informato clandestinamente i cittadini bielorussi sulle proteste anti-governative dei mesi precedenti[4].

Nella confusione generale delle accuse e delle contro-accuse che contraddistinguono il ping-pong tra Bruxelles e Minsk, un elemento sembra ormai lampante: la Bielorussia non è un Paese per giovani.

 

[1] “Belarus Is Making the Rest of Europe Nervous,” The Economist, 5 agosto 2021, https://www.economist.com/europe/2021/08/05/belarus-is-making-the-rest-of-europe-nervous.

[2] Natalia Zinets e Margaryta Chornokondratenko, “Head of Belarusian Exile Group Found Hanged in Ukraine; Police Open Murder Case”, Reuters, 3 agosto 2021, https://www.reuters.com/world/europe/missing-belarusian-activist-found-dead-kyiv-ukrainian-police-say-2021-08-03/.

[3] “L'Ue come Trump: Barriera sul Confine Lituano per Fermare i Migranti dalla Bielorussia,” Europa Today, 3 agosto 2021 https://europa.today.it/attualita/ue-trump-muro-migranti.html.

[4] Anton Troianovski e Ivan Nechepurenko, “Belarus Forces Down Plane to Seize Dissident; Europe Sees ‘State Hijacking’,” New York Times, 23 maggio 2021, https://www.nytimes.com/2021/05/23/world/europe/ryanair-belarus.html.