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Lituania-Cina: non è una lite sugli smartphone (ISPI)

Cina
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L’ultima disputa sul 5G tra Cina e Unione Europea arriva dalla Lituania: il ministero della Difesa di Vilnius ha infatti invitato i cittadini ad evitare l’acquisto di smartphone cinesi e a “gettare quelli già acquistati”. L’invito, spiega il ministero sul suo sito, è la diretta conseguenza di un’indagine del centro nazionale per la cybersecurity che ha mostrato falle e censure in alcuni modelli Huawei, Xiaomi e OnePlus. Per questo “raccomandiamo di non acquistare nuovi telefoni cinesi e di sbarazzarsi di quelli già acquistati il più velocemente possibile”, ha affermato senza mezzi termini il viceministro della Difesa Margiris Abukevicius. Le sue dichiarazioni, che hanno fatto in breve il giro del web, si inseriscono in un clima di crescenti tensioni tra Vilnius e Pechino. Ad agosto, dopo che la Lituania aveva annunciato l’apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan nel paese, Pechino aveva richiamato l’ambasciatore. Decisione cui aveva fatto seguito analoga misura da parte lituana: all’inizio del mese, anche l’ambasciatrice del paese baltico a Pechino è stata richiamata in patria per consultazioni.

 

Dubbi su censura e sicurezza?

Secondo alcuni analisti lituani, gli smartphone commercializzati dalle case di produzione cinesi non solo esporrebbero al rischio di cyberattacchi, ma possiederebbero la capacità di identificare e censurare espressioni sgradite al governo di Pechino come “Free Tibet”, “Long live Taiwan independence” oppure “democracy movement”. Il software in grado di filtrare questo tipo di informazioni, fanno sapere da Vilnius, sarebbe stato disattivato sui modelli destinati alla vendita in Europa, ma potrebbe essere riattivato in qualsiasi momento da remoto. Accuse respinte con forza dalle case produttrici. “Xiaomi non ha mai limitato e non limiterà o bloccherà mai alcun comportamento personale dei nostri utenti di smartphone, come la ricerca, le chiamate, la navigazione web o l'uso di software di comunicazione di terze parti” dichiara una portavoce della società alla Bbc, aggiungendo che “l’azienda è pienamente conforme al Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione Europea (Gdpr)”. Per Pechino quello lituano è un attacco in piena regola contro uno dei fiori all’occhiello dell’industria nazionale: nell’ultimo trimestre, le vendite globali di Xiaomi sono aumentate del 64% superando quelle della Apple, e rendendola il secondo produttore di smartphone al mondo dopo Samsung.

 

 

 

La Lituania raccomanda di non acquistare telefoni cinesi e buttare via quelli già comprati perché “a rischio censura e cyberattacchi”. Ma quella tra Vilnius e Pechino è molto più di una lite sugli smartphone.

 

L’ultima disputa sul 5G tra Cina e Unione Europea arriva dalla Lituania: il ministero della Difesa di Vilnius ha infatti invitato i cittadini ad evitare l’acquisto di smartphone cinesi e a “gettare quelli già acquistati”. L’invito, spiega il ministero sul suo sito, è la diretta conseguenza di un’indagine del centro nazionale per la cybersecurity che ha mostrato falle e censure in alcuni modelli Huawei, Xiaomi e OnePlus. Per questo “raccomandiamo di non acquistare nuovi telefoni cinesi e di sbarazzarsi di quelli già acquistati il più velocemente possibile”, ha affermato senza mezzi termini il viceministro della Difesa Margiris Abukevicius. Le sue dichiarazioni, che hanno fatto in breve il giro del web, si inseriscono in un clima di crescenti tensioni tra Vilnius e Pechino. Ad agosto, dopo che la Lituania aveva annunciato l’apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan nel paese, Pechino aveva richiamato l’ambasciatore. Decisione cui aveva fatto seguito analoga misura da parte lituana: all’inizio del mese, anche l’ambasciatrice del paese baltico a Pechino è stata richiamata in patria per consultazioni.

 

Dubbi su censura e sicurezza?

Secondo alcuni analisti lituani, gli smartphone commercializzati dalle case di produzione cinesi non solo esporrebbero al rischio di cyberattacchi, ma possiederebbero la capacità di identificare e censurare espressioni sgradite al governo di Pechino come “Free Tibet”, “Long live Taiwan independence” oppure “democracy movement”. Il software in grado di filtrare questo tipo di informazioni, fanno sapere da Vilnius, sarebbe stato disattivato sui modelli destinati alla vendita in Europa, ma potrebbe essere riattivato in qualsiasi momento da remoto. Accuse respinte con forza dalle case produttrici. “Xiaomi non ha mai limitato e non limiterà o bloccherà mai alcun comportamento personale dei nostri utenti di smartphone, come la ricerca, le chiamate, la navigazione web o l'uso di software di comunicazione di terze parti” dichiara una portavoce della società alla Bbc, aggiungendo che “l’azienda è pienamente conforme al Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione Europea (Gdpr)”. Per Pechino quello lituano è un attacco in piena regola contro uno dei fiori all’occhiello dell’industria nazionale: nell’ultimo trimestre, le vendite globali di Xiaomi sono aumentate del 64% superando quelle della Apple, e rendendola il secondo produttore di smartphone al mondo dopo Samsung.

5g nel mondo

 

Lo strappo di Vilnius?

È da un po’ che tra Vilnius e Pechino, le cose non girano: l’ex repubblica sovietica, e oggi membro di Unione Europea e Nato, ha preso una posizione via via più critica nei confronti della Cina, culminata ad agosto scorso con la decisione di uscire dal “17+1”, il forum di dialogo creato da Pechino con i paesi dell’Europa centrale e orientale. In quella stessa occasione, la Lituania aveva annunciato l’apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan nel paese, a testimonianza di una proficua relazione commerciale con Taipei, che interessa diversi paesi dell’area baltica, e che è andata crescendo di pari passo con la disillusione circa le opportunità economiche offerte dalla Cina. L’entusiasmo dei membri del ‘17+1’ è iniziato a scemare, sottolinea il Financial Times, quando è diventato chiaro “che Pechino intendeva usare la sua potenza economica per costruire influenza politica, portando con sé pochi guadagni economici”. Inoltre, molti paesi europei un tempo nell’orbita sovietica, e che oggi accolgono numerosi dissidenti russi, hanno osservato con crescente preoccupazione i sempre più stretti legami tra Pechino e Mosca.

 

Richiamo all’UE?

Anche le altre repubbliche baltiche, Estonia e Lettonia, hanno chiarito che preferirebbero che l'UE assumesse la guida nelle relazioni con la Cina. “Dobbiamo pensare ai prossimi decenni e a come possiamo bilanciare questa ambizione assertiva poiché la Cina vuole diventare una superpotenza”, ha detto Marko Mihkelson, presidente della commissione per gli affari esteri del parlamento estone, aggiungendo che “l'attuale formato 17+1 non ha funzionato bene” e sarebbe meglio una maggior “azione comune” da parte dell’Ue. Ancor più cristallino il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis: “La distribuzione dei vaccini, la lotta alle pandemie sono solo alcuni esempi recenti dei risultati che la Ue può raggiungere quando è unita nella solidarietà e negli obiettivi. L'unità dei 27 è la chiave del successo nelle relazioni dell'Ue con i partner esterni. I rapporti con la Cina non dovrebbero fare eccezione”. Mentre il ‘cuore’ del vecchio continente appare indeciso su come trattare con Russia e Cina e con strategie che prevedono l’uso del commercio come arma di pressione, forse è alla ‘periferia’ d’Europa che si deve guardare per trovare le risposte.

 

Il commento

Di Alessia Amighini, ISPI Asia Centre

“È positivo che alcuni dei paesi che hanno subito in passato maggiore influenza da Pechino, nelle relazioni diplomatiche bilaterali e anche nell’ambito della cosiddetta iniziativa del 16+1, chiedano all’UE di farsi portavoce di posizioni condivise. Una posizione e un tavolo unico europeo con la Cina è da tempo indispensabile, ma la frammentazione delle competenze nella struttura delle Direzioni Generali non lo favorisce; anzi ciascuna DG continua a guardare il proprio orticello di competenza, impendendo una visione comune e unitaria”.

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)