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Milano Innovation Hub europeo per farmaci e life science: ultima chiamata al Governo

brevetti farmaceutica
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Milano Innovation Hub europeo per farmaci e life science: ultima chiamata al Governo

Adesso o mai più: se il Governo ha a cuore il futuro dell’industria farmaceutica italiana (che produce il 52% dei farmaci venduti in Europa) deve muoversi ora, portando a livello politico lo “scippo” delle competenze a danno della sede centrale del Tribunale Unificato Europeo dei Brevetti (UPC: Unified Patent Court) che dovrà essere assegnata a Milano. Uno scippo che vanificherebbe la prospettiva di fare del capoluogo lombardo l’Innovation Hub europeo per il processo di innovazione industriale di questo settore, attirando in Italia importanti investimenti stranieri.

Rumors insistenti dicono che già il 25 aprile il Comitato Amministrativo della UPC affronterà il tema della sorte della sede centrale di Londra del Tribunale Europeo dei Brevetti, divenuta indisponibile per la Brexit, e che in tale occasione i rappresentanti italiani - diplomatici senza competenze specifiche in materia di proprietà intellettuale - formuleranno una proposta concordata con i loro omologhi francesi e tedeschi che prevederà la riassegnazione di questa sede a Milano, ma con competenze molto ridotte rispetto a quelle attribuite a Londra e che comprendevano tutti i brevetti chimico-farmaceutici (mentre quelli elettronici vanno a Parigi e quelli meccanici a Monaco). In pratica, Milano “cederebbe” a Parigi i brevetti chimico-farmaceutici per cui vi sia un Supplementary Protection Certificate (oggi concesso per la maggioranza di quelli che portano a un farmaco sul mercato) e tutto il resto della chimica a Monaco. 

La riassegnazione a Milano della sede già destinata a Londra è conforme all’art. 87.2 dell’Accordo UPC, che prevede che il Comitato Amministrativo possa modificare l’Accordo per adeguarlo a un trattato internazionale in materia di brevetti o a una modifica del diritto dell'Unione: e la Brexit configura appunto quest’ultima ipotesi. Non così la spartizione delle competenze già assegnate a Londra, perché una spartizione non rientra nel novero delle modifiche che il Comitato Amministrativo UPC può adottare e per essere attuata legittimamente richiederebbe la stipula e la ratifica da parte di tutti gli Stati di un accordo modificativo.

Questa spartizione di competenze pertanto sarebbe di enorme pregiudizio non solo all’Italia, ma all’intero sistema. Anzitutto, essendo illegittima perché operata dal Comitato Amministrativo, la spartizione darebbe luogo a contestazioni (fondate) nelle cause chimiche e farmaceutiche che fossero proposte alle sedi centrali di Parigi e di Monaco, rallentandole o persino bloccandole, se per dirimere la questione fosse necessario, com’è probabile, l’intervento della Corte di Giustizia Europea. 

In secondo luogo - e questo è ancora più grave - questo smembramento di competenze renderebbe ingestibile il sistema, perché in molti casi moltiplicherebbe le cause in campo chimico-farmaceutico, rendendo molto più difficoltoso chiedere in un unico processo la revoca o la dichiarazione di non contraffazione di tutti i brevetti relativi a uno stesso prodotto, quando la loro classificazione non sia omogenea, perché solo alcuni dispongono di un SPC (e per essi la causa andrebbe a Parigi) o perché dei rimanenti alcuni sono classificati come chimici (dunque destinati a Monaco) e altri come farmaceutici (e quindi a Milano), salva solo la possibilità di un coordinamento sulla base dell’art. 17 delle Rules of Procedure, che lascia spazio a molte incertezze (e a operazioni di forum shopping). 

Questo impedirebbe una trattazione congiunta, invece indispensabile sia per ridurre i costi di causa, sia (e soprattutto) per impedire esiti incoerenti: ciò è tanto più importante, poiché questo smembramento di competenze potrebbe indurre molte imprese a brevettare Stato per Stato, rendendo il sistema del Brevetto Unitario poco appetibile e quindi anche l’Europa molto meno interessante per gli investimenti stranieri in campo chimico-farmaceutico.

Dunque è necessario scongiurare questo risultato e insistere perché i Governi europei si accordino nel modo più semplice, ossia perché sia riassegnata a Milano la sede di Londra senza modificarne le competenze e perché le tre sedi centrali divengano operative tutte insieme il 1° giugno prossimo.

Occorre però che si muova il nostro Governo, e in prima persona la Presidente del Consiglio, destinataria di una lettera aperta firmata da tutte le principali Associazioni del settore. Per non doversi pentire, dopo, dell’ennesima occasione perduta per avviare un processo di nuova crescita, felice e sostenibile, del nostro Paese.

[Articolo già pubblicato su Il Sole24ore]

Sul punto leggi anche:

Lettera aperta al Governo e al Parlamento italiano:

PROPRIETÀ INTELLETTUALE LEVA DELLA COMPETITIVITÀ MADE IN ITALY

Primo passo: Milano sede del Tribunale Unificato dei Brevetti