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Tribunale Europeo dei Brevetti: perché Milano deve ospitare la terza sede centrale

Tribunale Europeo dei Brevetti
Tribunale Europeo dei Brevetti

Dopo l’uscita del Regno Unito (causa Brexit) dal sistema del Brevetto Europeo ad effetti unitari e della Unified Patent Court, la sede centrale originariamente assegnata a Londra – e che si occuperà delle cause di nullità dei brevetti del comparto farmaceutico e Life Science – dovrà essere rilocalizzata: Milano, capitale italiana dell’innovazione, è sotto molteplici profili la candidata “naturale” a prenderne il posto.

Il Governo italiano però non ha ancora formalizzato la relativa richiesta ed anzi non ha neppure preso una posizione chiara sul tema, che rischia anzi di trasformarsi in motivo di scontro politico, mentre oggi più che mai c’è bisogno che il nostro Paese si presenti unito e convinto dell’importanza di questo obiettivo.

Di seguito pubblichiamo la versione integrale di quattro articoli (pubblicati in forma ridotta in una pagina speciale de Il Giorno) che fanno autorevolmente il punto della situazione.

 

Marina Tavassi

già Presidente della Corte d’appello di Milano

Perché Milano è la candidata ideale per la sede della corte centrale del brevetto unitario

È opportuno premettere che il Tribunale unificato dei Brevetti è una corte comune agli Stati membri, finanziata dai contributi dei medesimi Stati membri.

Il sistema si basa sul c.d. European Patent Package, composto dal Regolamento n. 1257/2012, del 17 dicembre 2012, sulla cooperazione rafforzata per la protezione del brevetto unitario, dal Regolamento n. 1260/2012 del 17 dicembre 2012, sul regime delle traduzioni linguistiche, dall’Accordo sulle Corti del Sistema del Brevetto Unitario (il c.d. Agreement), del 19 febbraio 2013 (già ratificato dall’Italia), cui si accompagnano lo Statuto e le Regole di Procedura delle Corti del Brevetto Unitario.

La sottoscritta, che è stata presidente del Tribunale dell’Impresa di Milano e poi Presidente della Corte d’appello della medesima città, oltre a seguire la genesi dell’intero sistema, come giudice esperto nella materia e come membro dell’Enlarged Board of Appeal dell’EPO (l’Ufficio Brevetti Europeo di Monaco), ha poi fatto parte dell’Expert Panel of the Rules of Procedures, ovverosia del gruppo di esperti europei che ha approfondito le problematiche e partecipato alla stesura delle regole di procedura delle Corti del Brevetto unitario.  

Il sistema delle Corti si compone del tribunale di primo grado, della corte d’appello e di un sistema di cancellerie (denominato Registry).

È stato così concepito un organo giurisdizionale unificato, le cui decisioni avranno effetto in tutti i Paesi aderenti (allo stato hanno sottoscritto 26 Paesi dell’Unione Europea).

La corte d’appello avrà sede in Lussemburgo, avrà composizione multinazionale e deciderà con un collegio di 5 giudici (potrà essere composta da tre giudici togati e da due giudici tecnici).

Il Tribunale di primo grado (TUB, ugualmente di composizione multinazionale) è stato concepito come struttura articolata in una Corte Centrale (detta anche Divisione centrale) con sede a Parigi e due sezioni a Londra e a Monaco di Baviera, e di una o più divisioni locali, fino a un massimo di quattro, per ogni Stato membro che lo richieda.

L’Italia ha già ottenuto la Divisione locale, che con provvedimento del Ministro della Giustizia (l’allora Min. Andrea Orlando) è stata collocata a Milano. La sede della Divisione locale (collocata nel nuovo Palazzo di Giustizia di via San Barnaba 50) ben può essere integrata con l’assegnazione di altri spazi nel medesimo Palazzo per accogliere la sede della Corte Centrale. Altre collocazioni, parimenti idonee e pronte nell’immediato, sono già state offerte nell’area Expo e dalla Regione Lombardia.

Dopo la Brexit e dopo che il Regno Unito ha scelto di non ratificare l’Accordo sul brevetto unitario, si deve procedere a scegliere una nuova sede in luogo di quella di Londra (dedicata ai brevetti del settore chimico-farmaceutico). L’ipotesi, pure prospettata, di mantenere le sole due sedi di Parigi e Monaco appare impraticabile, dal momento che fin dall’inizio delle trattative apparve chiara l’opportunità di dividere le competenze della Corte Centrale a seconda dei settori in cui i brevetti si collocavano e dal momento che l’Accordo prevede appunto tre sedi diverse. Furono così individuate tre collocazioni per tre grandi settori, e cioè Parigi, sede del gabinetto del presidente: tecniche industriali, trasporti, tessili, carta, costruzioni fisse, fisica, elettricità; sezione di Monaco: meccanica, illuminazione, riscaldamento, armi, esplosivi; sezione di Londra: necessità umane (farmaceutico), chimica, metallurgia.

Il criterio individuato per la scelta delle sedi fu quello di considerare i Paesi che nell’anno 2012 avevano avuto il maggior numero di brevetti europei validati: dopo i tre Paesi assegnatari (Germania, Gran Bretagna, Francia), vi era appunto l’Italia.

Parlando del nostro Paese e della assoluta opportunità di presentare una candidatura unitaria, la scelta non può che ricadere su Milano.

Milano è la città ove vengono in assoluto registrati il maggior numero di brevetti (il 24% dei brevetti italiani e in Regione Lombardia, il 32% dei brevetti italiani). È la sede giudiziaria in cui si concentrano in misura maggiore (oltre il 70% rispetto al resto d’Italia) le controversie in materia di brevetti, con conseguente alta specializzazione dei suoi magistrati, degli avvocati, dei tecnici coinvolti in tali controversie. Non a caso l’Associazione Nazionale dei Consulenti in Proprietà Industriale ha sede a Milano.

È noto poi che Milano è il polo economico di maggiore industrializzazione nel Paese, con forte concentrazione anche delle imprese del settore farmaceutico e chimico (il 42% del settore farmaceutico e il 31% del settore chimico), e cioè proprio di quei settori di cui è attualmente investita la Corte Centrale di Londra.

Il nostro Paese non può perdere l’occasione di andare al confronto con gli altri Paesi europei aspiranti (le alternative proposte prevedono di potenziare Parigi e Monaco, o di spostare la sede da Londra ad Amsterdam, come purtroppo già è stato fatto per l’EMA) con una candidatura forte e legittimata a livello europeo ed internazionale quale è quella di Milano.

L’interesse verso la sede della Corte centrale non è solo determinato da ragioni di prestigio per il nostro Paese (l’Italia non ha presenza di istituzioni europee nel campo della proprietà industriale, mentre in altri campi ha delle rappresentanze di interesse minore), ma anche da ragioni economiche e di sviluppo.

Uno studio condotto presso una Università americana ha evidenziato che in Europa il fatturato per le cause di brevetto potrebbe arrivare ogni anno a tre miliardi di euro, e comunque, al di là di simile impressionante cifra, è evidente l’interesse che una simile istituzione potrebbe riverberare per il mondo dei tecnici, degli economisti, dei legali che sarebbero coinvolti non solo a livello locale, ma nell’intero Paese.

Per l’intero Paese si realizzerebbero benefici a catena in termini di iniziative professionali, posti di lavoro, incentivi alla formazione e alle specializzazioni, offrendo anche agli esperti italiani del settore (avvocati e consulenti di brevetti, giuristi ed esperti d’impresa) occasioni per competere sul mercato internazionale della proprietà intellettuale da cui altrimenti, per ragioni strutturali del settore, finirebbero per essere emarginati.

La Corte Centrale, inoltre, nasce e funziona con finanziamenti europei (e dovrebbe poi mantenersi anche grazie ai contributi di coloro che avvieranno azioni giudiziarie davanti alla Corte stessa), mentre le Corti locali e regionali saranno finanziate dai Paesi ospitanti.

L’urgenza di intervenire in questi giorni risiede nel fatto che il discorso riguardante la Brexit è di piena attualità e che a breve vi sarà una riunione a livello europeo per decidere la sorte della sede londinese: quindi la candidatura per lo spostamento della sede della Divisione Centrale di Londra deve essere avanzata immediatamente e la proposta deve essere unitaria e determinata.

Milano è la candidata ideale

Inutile presentarsi con candidature minori, meno conosciute a livello europeo e internazionale, meno apprezzate per competenze ed esperienze nei settori specifici, meno attrezzate per disponibilità logistiche, comodità di trasporti, ricchezza di servizi e di ricettività alberghiera.

 

Cesare Galli

Studio IP Law Galli - Centro Studi Anticontraffazione

UPC a Milano: i vantaggi per il sistema Italia

La riassegnazione a Milano della sede centrale londinese della Unified Patent Court non è il “premio di consolazione” perché l’EMA è andata ad Amsterdam, ma costituisce un plus concorrenziale molto importante per il nostro Paese e per le nostre imprese.

Infatti, oltre al rilevante indotto che questa sede porterà alla Giustizia e alle professioni legate ai brevetti (che rappresentano un’eccellenza del nostro Paese, non ancora riconosciuta quanto meriterebbe) ed ai vantaggi per le imprese dei settori farmaceutico e Life Science, che a tale sede sarebbero affidati (e che sono parimenti un punto di forza dell’economia italiana), questa riassegnazione, facendo di Milano una delle tre capitali europee dei brevetti, con Monaco e Parigi, contribuirebbe in modo decisivo alla reputazione internazionale dell’Italia, riflettendosi in positivo sulla competitività di tutto il nostro sistema produttivo sul mercato globale, sugli investimenti stranieri nel nostro Paese e quindi sul processo di ripresa economica dell’Italia.

Proprio per questo la sede dell’UPC non può e non deve essere una “cattedrale nel deserto”, ma deve inquadrarsi in una politica di rilancio dell’economia, che abbia al centro il tema “Italia uguale qualità della vita”, non solo per il suo passato o le sue bellezze, ma anche per la sua capacità di innovazione, di cui Milano è il fulcro: servono quindi decisioni coerenti in tutti i campi, basate su una forte consapevolezza dei cambiamenti epocali che il Covid ha portato, anche nelle priorità dei consumatori, e dell’irreversibilità del processo di globalizzazione, che ha bisogno di un’Europa forte e di un mondo imprenditoriale più libero di tornare a crescere.

 

Daniela Mainini

Presidente del Centro Studi Grande Milano

La Sezione della Corte Centrale dei brevetti da Londra a Milano? via gli spot elettorali e tanta unione di intenti

La questione della Sezione della Corte Centrale dei brevetti da Londra a Milano è argomento che ha urgente bisogno di approccio serio e di unità nazionale. Lontani da slogan elettorali occorre chiedersi perché la politica non sia stata in grado ad oggi di affrontare o delegare al meglio una materia fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese.

Agli elettori forse è più semplice comprendere che il duello sia tra Milano e Torino e che si oscilli per opportunità politiche anche nella maggioranza, ma ciò che bolle in pentola, spiace doverlo ricordare, è cosa molto più seria.

L’Italia sconta un grave ritardo in questa materia: fuori dai giochi della cooperazione rafforzata entro la quale è nato il sistema del TUB (Tribunale Unificato dei brevetti) perché convinta di spuntarla avanti alla Corte di Giustizia vi ha poi fatto rientro solo nel 2015 a spartizione di competenze avvenuta tra Francia, Germania e Londra e sarebbe il caso prendesse in seria considerazione l’occasione odierna del post Brexit di avere la Sezione della Sede già  prevista a Londra proprio a Milano città deputata non solo per ciò che rappresenta a livello europeo e per numero di brevetti depositati, infrastrutture e imprese farmaceutiche ma altresì per numero di contenziosi brevettuali.

Per i non addetti ai lavori: il cd TUB (Tribunale unificato dei brevetti) prevede una Corte di prima Istanza costituita da una Sezione Centrale con sede a Parigi e sezioni distaccate previste a Londra (quella dell’attuale contendere che è relativa al chimico farmaceutico e alle biotecnologie) e Monaco (per la meccanica) nonché da numerosi uffici regionali e locali in ciascuno dei Paesi firmatari. L’Italia allo stato prevede un’unica sede locale a Milano.

Al prossimo Comitato preparatorio, l’organismo composto da tutti gli Stati firmatari e incaricato di curare l’entrata in funzione del Tribunale, previsto per il prossimo 10 settembre, occorre partecipare con delega proveniente dal più elevato livello governativo e con preparazione anche giuridica elevata perché ciò che è noto è che Germania e Francia ambiscano a spartirsi almeno in primo momento le competenze residue lasciate da Londra rinviando al futuro per l’eventuale terza sede.

Davvero si crede che Francia e Germania dopo aver fatto investimenti per spartire le competenze di Londra ci lasceranno la Sede Centrale tra tre anni?

Solo una considerazione.

Senza la candidatura di Milano fatta da chi dimostri di conoscere bene ciò di cui stiamo parlando accanto a una forte presa di posizione con Francia e Germania al momento della prevedibile dichiarata spartizione, la politica non si sarà mostrata all’altezza della situazione e chissà che nel frattempo ne approfitti Amsterdam e questa volta senza un sorteggio.

 

Vinicio Nardo

Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano

“L’Italia vince solo se candida una città che ha i requisiti per vincere”

Da molto tempo Milano è pronta ad accogliere la Corte europea dei brevetti che sta per lasciare Londra, avendo le competenze e le risorse giurisdizionali, professionali, imprenditoriali e infrastrutturali necessarie per rivestire a pieno titolo il ruolo di sede centrale specializzata. Per tale obiettivo, da un anno la Corte d’appello e l’Ordine degli Avvocati milanesi hanno costituito un tavolo tecnico, di cui fanno parte le massime rappresentanze istituzionali (amministrative, economiche e culturali).

Oggi, alla vigilia delle decisioni in sede europea, il tema è approdato sulle pagine dei quotidiani, ma rischia di veicolare il messaggio di una candidatura italiana poco convinta, da correggere accantonando gli interessi particolari di ciascuno. L’Italia vince solo se candida una città che ha i requisiti per vincere. Altrimenti l’Italia perde.

Non è il momento di campanilismi o di manovre politiche. La scelta è tecnica, non può essere merce di scambio. E Milano è la capitale italiana dei brevetti (col numero di depositi più alto e con la Sezione Specializzata del Tribunale e della Corte d’Appello che gestisce gran parte del contenzioso brevettuale); inoltre è già sede della divisione locale del Tribunale Unificato dei brevetti.

Ugualmente, non è il momento di divisioni cittadine. È stata tratteggiata l’immagine di una Milano che giunge “divisa alla meta”, ma non è così. Al di là del diverso approccio delle forze di maggioranza e opposizione, mai come adesso tutte le forze sociali, economiche e politiche della città convergono per un sostegno forte della candidatura di Milano.

Esitare adesso porterebbe il nostro Paese ad una sconfitta internazionale peggiore di quella amaramente subita ai tempi dell’Agenzia europea del farmaco.