USA: il voto dei Grandi Elettori. Che succede se non votano come promesso?
Dopo una campagna elettorale durissima, durata mesi, senza esclusione di colpi, il 14 dicembre si è svolto il fatidico e attesissimo voto dei Collegi elettorali dei vari stati americani. Bisogna innanzitutto ricordare che l’orario di riunione è differente a seconda degli stati, perché il Collegio non si riunisce in un solo luogo, ma i delegati votano nelle capitali dei loro Stati.
Il tanto contestato Nevada, ad esempio, con i suoi 6 elettori, visto l’eccezionale momento di pandemia mondiale, ha convocato una riunione esclusivamente virtuale via Zoom. Molti altri stati, invece, non hanno chiarito nulla al riguardo e si ignorano le modalità di adunanza.
La Costituzione americana, tra le altre cose, non indica un orario esatto. Per cui ogni Stato è libero di farlo in base a proprie esigenze, e, nell’ambito di questa libertà di agire, molti Stati non hanno fornito un orario esatto. Pertanto, il processo di voto durerà per tutta la giornata.
Ma i Grandi Elettori sono obbligati a esprimere la preferenza di voto per il candidato al quale sono legati? La risposta, se si guarda la legge federale, è negativa, poiché da questa legislazione si evince che i Grandi Elettori non sono costretti a votare per uno specifico candidato.
Diverso è invece il discorso se si guarda ad alcune leggi dei singoli stati e alle promesse formali da firmare in 32 Stati e nel Distretto di Colombia, che invece prevedono un vero e proprio vincolo di mandato dei Grandi Elettori. Qualora poi gli stessi, nonostante i divieti, votassero un altro candidato e realizzassero un vero e proprio "voltagabbana", anche qui la situazione non è univoca.
Sanzioni specifiche sono previste soltanto in cinque Stati, con pene che possono arrivare sino a un anno di reclusione o multe fino a 1.000 dollari.
Ma come si svolge il voto? Gli elettori delegati votano in maniera palese separatamente per il presidente e il vicepresidente. I voti vengono registrati su un “Certificato di voto” e un “Certificato di accertamento” (cioè una lista dei candidati presidenziali) e vengono successivamente inviati al Congresso e agli Archivi Nazionali. Resteranno agli atti come documentazione legale e ufficiale dell'elezione presidenziale.
Dopo aver raccolto tutti i voti, il Congresso si riunirà il 6 gennaio alle 13 in seduta plenaria per il conteggio dei voti ricevuti. Presiede l’adunanza il vicepresidente in carica (quello eletto deve ancora essere confermato), ovvero Mike Pence, incaricato di annunciare il nome del vincitore una volta terminata la registrazione de voti di tutti gli Stati, che vengono chiamati in ordine alfabetico.
Quest'anno non ci sono state sorprese. I Grandi Elettori hanno votato secondo mandato. Joe Biden è stato infatti eletto nuovo presidente degli Stati Uniti. Il candidato democratico ha superato la soglia dei 270 voti espressi dai grandi elettori. Il traguardo è stato raggiunto con i 55 voti elettorali della California, espressi nel meeting andato in scena a Sacramento. Con i 55 voti elettorali dello California infatti Biden conquista 302 grandi elettori, superando di gran lunga il quorum. In California, riporta la Cnn, Biden ha vinto con più del 63% dei voti in tutto lo Stato, mentre Trump ha guadagnato circa il 34%.
Però ricordiamo che in passato negli USA diversi grandi elettori non hanno votato il presidente e il vicepresidente che avrebbero dovuto sostenere. Rammentiamo solo incidentalmente che nelle 59 elezioni presidenziali svolte finora, 205 grandi elettori non hanno votato il ticket a cui avrebbero dovuto dare la propria preferenza.
Di questi:
- 49 hanno votato per un candidato presidente diverso da quello che avrebbero dovuto votare;
- 117 hanno votato il candidato presidente giusto, ma sono stati faithless nel voto vicepresidenziale (il faithless elector è l'elettore infedele, che non vota secondo mandato);
- 39 sono stati faithless sia nel voto presidenziale che in quello vicepresidenziale.