V.M. 2018 GDPR

Bologna, 26 maggio 2018 (San Filippo Neri)
Noi che fummo consulenti nelle gloriose giornate del maggio 2018 avremmo potuto accorgerci che stavamo definitivamente perdendo la nostra verginità intellettuale – sempre che l’avessimo sino ad allora serbata – e, peggio, eravamo complici dell’ennesimo assalto alla iniziativa imprenditoriale condotto dai volonterosi carnefici tecnici e uguali, dietro il rassicurante vessillo del diritto alla riservatezza.
Avremmo potuto sentire l’inconfondibile profumo da eccitazione orgasmica delle autorità “indipendenti” a cui – e per disegno delle quali – si consegna un ricchissimo bottino di poteri, per di più con il perverso incentivo circolare: più sanzioni, più rilievo, più legittimazione, più percezione, più crescita, più sanzioni.
Avremmo potuto, ma tra una scheda di registro e una informativa chiudemmo gli occhi, supportati dalle opportunità, confortati dai diritti e convinti dalla buona causa.
Eppure bastava osservare, come bimbi smaliziati, che una normativa sulla privacy che produce spamming non è tanto onanismo legislativo ma, peggio, pornografia legislativa, neppure creativa.